Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Revocare permesso a Edison per stoccare metano in sovrapressione a S.Potito-Cotignola (RA)

 
                      Firma questa petizione   
 

NO ALL'AUTORIZZAZIONE CONCESSA ALLA EDISON PER LO STOCCAGGIO SOTTERRANEO DI METANO IN SOVRAPRESSIONE NEI SITI S. POTITO E COTIGNOLA (RA). TROPPE LE INCOGNITE SUI RISCHI REALI. IL GOVERNO PRESCRIVA UNA PRELIMINARE VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE.

L'autorizzazione concessa dal MI.S.E. ad Edison Stoccaggio Spa ad aumentare del 7% e poi del 20% (da 200 a 240 BAR) la pressione di iniezione per lo stoccaggio di metano nel giacimento sotterraneo che sottostà ai comuni di Lugo, Bagnacavallo, Cotignola, Faenza, Solarolo e Castel Bolognese, deve essere ritirata in assenza di una preliminare VIA (Valutazione d'impatto ambientale). Questo indicano le osservazioni avanzate da rappresentanti politici locali, dall'Unione dei Comuni e dal Servizio Geologico della Regione Emilia Romagna alla proposta di Edison. L'assemblea di popolazione organizzata dai gruppi civici Partecipazione Sociale ed Alfonsine solidale, svolta a San Potito di Lugo nella serata del 15 febbraio, ha fatto proprie le osservazioni delle istituzioni locali e della Regione, chiedendo l'annullamento dell'autorizzazione in corso di rilascio. Serve la V.I.A. “per poter valutare compiutamente le proposte progettuali con dati più attendibili, e quindi, in ultima analisi, più cautelativi e a favore della sicurezza”.

La questione non è di poco conto se si pensa che le contestazioni riguardano:

1. i possibili inneschi di sismicità riferibili alla operatività con livelli di  sovrapressione mai autorizzati sul suolo italiano;

2. le sollecitazioni che possono pervenire agli strati profondi e al suolo dall'alternanza continua tra cicli di stoccaggio del gas in pressione e successiva  estrazione;

3. l'incertezza sugli effetti indotti nel sottosuolo a breve e a lungo termine;

4. gli effetti di subsidenza sulla rete scolante e di microsismicità indotti dal sovrapporsi dell’attività di Edison con importanti attività estrattive contigue. 

I sindaci di Bagnacavallo, Cotignola e Lugo hanno emanato una dichiarazione che ribadisce come “indispensabile non autorizzare lo stoccaggio del gas in sovrapressione” e chiede al Ministero “la preventiva valutazione di impatto ambientale”. Nonostante questo però il Governo è nella fase di “predisposizione del provvedimento”. I presenti all'Assemblea di San Potito, sottoscrivendo la richiesta di annullamento del provvedimento di autorizzazione e rifiutando di essere utilizzati come cavie per una attività carica di rischi e priva di conoscenze sugli effettivi impatti sul territorio, hanno convenuto sulla necessità di mobilitarsi, unitamente alle istituzioni locali, alle organizzazioni agricole di categoria, ai consiglieri regionali ed ai parlamentari della zona, per scongiurare l'avvio dei lavori. Firma anche tu la petizione per risparmiare al territorio e alla popolazione locale una ferita che può avere effetti irreversibili

Nel 2017 sulle acque superficiali diminuiscono le irregolarità ed aumenta la superficie a bio, ma tante ancora le criticità

Sistema di monitoraggio ambientale tra i più completi a livello nazionale, ma servono più controlli per garantire il rispetto delle regole”

Sul Glifosato le prime analisi 2018 confermano altissime presenze: necessaria una strategia di messa al bando sia di livello nazionale che regionale

Legambiente ha presentato oggi a Bologna il proprio Dossier regionale sui Pesticidi.

Un lavoro in buona parte basato sui dati di monitoraggio delle acque superficiali 2017 (analisi effettuate annualmente da Regione e ARPAE) e sulle statistiche nazionali di ISPRA. Quest’anno arricchito dalle segnalazioni di “cattivo uso” dei pesticidi segnalati dai cittadini.

 

Rispetto alla situazione generale l’indagine mostra un leggero miglioramento rispetti ai dati 2016 ed una crescita continua delle superfici ad agricoltura biologica. L’Emilia Romagna, con 8 kg/ettaro di pesticidi acquistati, rimane comunque molto sopra la media nazionale.

Sono poi diverse le criticità in singoli corsi d’acqua, sia per concentrazioni di inquinanti che per numero di sostanze rilevate contemporaneamente. Valore massimo registrato nel 2017 è di 24 pesticidi (33 nel 2016) rilevati in un corso d’acqua del ferrarese, un valore elevato che genera il cosiddetto “effetto cocktail”: una situazione su cui mancano adeguate informazioni scientifiche rispetto ai possibili effetti sanitari sinergici. Sono 56 le sostanze fitosanitarie complessivamente rilevate nei nostri fiumi.

Diversi i bacini idrici in cui le somme dei vari pesticidi o la singola sostanza vanno oltre i limiti fissati dagli SQA (standard di qualità ambientali). Ovviamente il periodo nero è quello primaverile estivo dove si registrano i picchi più elevati nelle singole misurazioni.

 

Se promuovere le pratiche biologiche è la prima soluzione per combattere questo problema, risulta importante anche garantire il rispetto delle regole. Non solo in agricoltura ma in generale nella gestione del verde anche in aree urbane.

Legambiente ha raccolto varie segnalazioni da cittadini, invitando gli stessi a continuare ad inviarne, dalle quali emergono diverse tipologie di pratiche scorrette che vengono attuate: l’uso massiccio di erbicidi nella manutenzione del verde a lato strada e lungo i canali, la mancata attenzione alle ricadute dei pesticidi sulle case e attività vicine durante l’irrorazione, l’uso di disseccanti per le pratiche agricole del tutto inutili ai fini della qualità dei prodotti, abbandoni di contenitori di pesticidi….

 

L’Emilia Romagna dispone di un sistema di monitoraggio ambientale tra i più completi a livello nazionale, tuttavia esiste una necessità di maggiori controlli. E’ evidente – sottolinea Legambiente – che esiste un problema di rispetto dei disciplinari, delle distanze dalle abitazioni, di apposizione dei cartelli prima delle irrorazioni e mancata attenzione alla presenza di venti sfavorevoli. Tutti aspetti su cui le norme sono molto chiare, ma spesso non vengono applicate. Una situazione non semplice da monitorare, data la diffusione capillare di utilizzatori di sostanze pericolose. Per questo l’associazione ritiene che anche i Comuni debbano impegnarsi a vigilare e disciplinare la convivenza tra le attività agricole e attività e residenti limitrofi, e usare maggiore attenzione sul tipo di gestione del verde sul proprio territorio.

Infine una delle criticità segnalate dall’associazione è l’incompletezza e disomogeneità del sistema nazionale di rilevamento: risulta difficile fare comparazioni tra regioni differenti. Ad esempio le sostanze cercate nelle analisi in Emilia Romagna sono state 91 contro le 46 delle Marche o le 28 della Puglia.

 

Il Glifosate, sostanza diffusissima e sospettata di alti impatti sanitari, viene cercato nelle acque solo in poche regioni: nel 2016 le ricerche del glifosate e dell’ AMPA (suo metabolita) sono state effettuate solo in Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto. Da giugno 2018 anche la Regione Emilia Romagna ha iniziato a monitorare queste due sostanze (una richiesta avanzata da Legambiente nel primo dossier del 2016).

Sebbene un solo semestre non sia un periodo completo per parlare di valori medi (che devono essere annuali) si può evidenziare come l’AMPA superi il limite di riferimento di 0,1 µg/l in 44 casi su 56 stazioni, mentre il glifosate supera i limiti in 16. In almeno una decina di stazioni le medie rilevate superano i valori di riferimento di oltre 50 volte!

Si può dunque ipotizzare che, a regime, il monitoraggio di questo erbicida porterà a numerose situazioni di superamento degli SQA paragonabili a quanto accade in Lombardia e altre regioni che già attuano il monitoraggio di questo erbicida.

Basterebbero questi dati per richiamare azioni urgenti per limitare l’uso di questa sostanza, a cui si aggiunge il dibattito in corso sulla reale pericolosità per la salute. Legambiente quindi torna a richiedere un piano nazionale e regionale per l’abbandono del Glifosate.

 

La versione integrale del Dossier Pesticidi è scaricabile a QUESTO LINK

 

La mappa interattiva delle segnalazioni sul cattivo uso di pesticidi è consultabile a QUESTO LINK

 

In allegato alcune foto esemplificative di segnalazioni arrivate all’associazione su trattamenti a ridosso di zone sensibili

 

 

DI SEGUITO ALCUNE SCHEDE DI SINTESI E MAPPE RIASSUNTIVE

 

L’Ufficio Stampa

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Tel: 051241324

SCHEDA DI SINTESI DOSSIER

 

Per quanto riguarda il limite medio annuo di 1 µg/l (sommatoria di tutti i pesticidi) sono 6 le stazioni che vanno oltre nel 2017. Un miglioramento rispetto all’anno precedente, che vedeva 9 stazioni andare oltre tale valore.

Rimangono invece stabili tra 2017 e 2014 i dati sul ritrovamento di pesticidi, con una percentuale di circa l’85% di presenza nelle stazioni monitorate.

Anche rispetto al numero massimo di sostanze contemporaneamente rilevate in un campione (il cosiddetto “effetto Cocktail”) il livello massimo è di 24 principi attivi per il 2017 mentre erano 33 sostanze nel 2016.

Si registra tuttavia un aumento notevole delle stazioni e dei prelievi che rilevano la presenza di pesticidi  (in particolare aumenta la diffusione dell'Imidacloprid), sostanza particolarmente pericolosa per le api.

 

Corpi idrici con particolari criticità (2017-2015)

E’ la provincia di Ferrare l’area con le maggiori criticità, evidente conseguenza di un’area dalla forte agricoltura intensiva. In generale sono le stazioni di rilevamento in pianura o pedecollina quelle ad avere maggiori contaminazioni.

A livello di singoli corsi d’acqua le situazioni più critiche riguardano:

 

Torrente Arda (PC) [stazione di Villanova] - superamento dei limiti annui per pesticidi totali sia nel 2016 che nel 2017. Nel 2017 superamento del limite annuo per singola sostanza (pirazone). Trovate fino a 19 sostanze contemporaneamente per singolo monitoraggio.

Cavo Sissa Abate (PR) - superati i limiti annui per pesticidi totali nel 2016; nel 2017 si supera di molto il limite annuo fissato per singola sostanza (il Tiametoxan).

Il Torrente Samoggia (BO) [ stazione Ponte s.p. trav. di pianura -Forcelli] - superamento dei limiti annui per pesticidi totali nel 2015 e nel 2017. Nel 2017 si registra il picco più elevato di inquinanti per singolo rilevamento (8,60 µg/l ) . Valori elevati per dell’erbicida Metolaclor che supera anche i limiti fissati per la singola sostanza. Trovate fino a 20 sostanze contemporaneamente per singolo monitoraggio.

Fiume Uso (RN) [stazione USO 3] - superamento dei limiti annui per pesticidi totali nel 2017 ; si registra il valore più alto per la concentrazione annua di singola sostanza, che supera di molto il limite fissato (Boscadil).Trovate fino a 22 sostanze contemporaneamente per singolo monitoraggio

Burana Navigabile (FE) [varie stazioni] - nel 2017 superamento del valore limite annuo per pesticidi totali di 1 µg/l in ben 3 stazioni di rilevamento - Trovati i valori massimi di numero di sostanze contemporaneamente per singolo monitoraggio (24, 23 e 22).

Situazione Glifosato in Regione

Rispetto al monitoraggio nelle acque del glifosate e del suo derivato AMPA anche la Regione Emilia Romagna si è dotata un sistema di indagine strutturato (una richiesta di Legambiente già dal 2016): a giugno 2018 è stata avviata la campagna di monitoraggio.

I dati disponibili di ARPAE riguardano un solo semestre, un periodo incompleto per rilevare le medie (che devono essere annuali) tuttavia si può evidenziare come l’AMPA superi il limite di riferimento di 0,1 µg/l in 44 casi su 56 stazioni, mentre il glifosate supera i limiti in 16. In almeno una decina di stazioni le medie rilevate superano i valori di riferimento di oltre 50 volte!

Si può dunque ipotizzare che, a regime, il monitoraggio di questo erbicida porterà a numerose situazioni di superamento dei limiti ambientali paragonabili a quanto accade in Lombardia e altre regioni che già attuano il monitoraggio di questo erbicida. Dati che richiamano ad azioni urgenti per limitare l’uso di questa sostanza, al netto del dibattito in corso sulla pericolosità per la salute.

I valori più elevati nel secondo semestre 2018 si ritrovano nel torrente Ongina, Arda e Chiavenna (PC), nel torrente Crostolo (RE), nel Canale Emissario (MO), Torrente Samoggia e Canale Navile (BO), Canale Destra Reno (RA), Fiume Rubicone torrente Marecchia (RN).

 

Vendita pesticidi- dati nazionali e regionali

In Italia nel 2015 sono stati utilizzati 130 mila tonnellate di prodotti fitosanitari (dati ISTAT) : continuiamo ad essere un Paese in testa alle classifiche di vendita. Dal 2002 si è assistito ad un sensibile trend discendente, con la ripresa della crescita nel 2014. Una tendenza riscontrabile anche in Emilia Romagna.

La media nazionale nel 2015 è di 4,9 kg/ha di prodotto acquistato, l’Emilia Romagna, continua ad essere notevolmente sopra questa media con valori superiori agli 8 kg/ha di SAU (contro i 7,6 kg/ha del 2014).

Pur rimanendo a livelli molto elevati, nel 2016 i dati regionali (fonte ARPAE) attestano una nuova diminuzione. Da un’analisi disaggregata si evince come le forti fluttuazioni annuali in Emilia Romagna siano determinate in modo particolare dalla vendita dei fungicidi. Al contrario erbicidi ed insetticidi sembrano più stabili con una diminuzione tendenziale degli insetticidi. Aumentano le sostanze con principi attivi biologici, coerentemente con l’aumento degli ettari coltivati a bio. Tuttavia le sostanze biologiche pesano un 1,3% del totale rispetto ad oltre il 14% di SAU coltivata a BIO. Una testimonianza di una minore necessità di trattamenti nel biologico, oltre ad una minore pericolosità delle sostanze utilizzate.

 

Diffusione delle colture biologiche

E’ da sottolineare l’importante crescita del biologico in Emilia Romagna stimolata dal PSR negli ultimi anni: la superficie coltivata a biologico, a giugno 2018, ha raggiunto l’estensione di 152.400 ettari (fonte Regione) contro gli 85.500 ettari del 2013, con un aumento del 79 %. Attualmente la SAU a biologico copre oltre il 14% della Superficie agricola utilizzata regionale, con un incremento del 74% rispetto al 2014, grazie alle buone politiche di sostegno inserite nel PSR.

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

Legge sull'acqua: in Commissione passa il testo per la ripubblicizzazione.
Ora al via la discussione


Oggi la Commissione Ambiente della Camera ha deciso che la discussione in materia di gestione dell’acqua proseguirà solo sulla proposta di legge “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” accantonando definitivamente l’altro disegno di legge a prima firma On. Braga (PD).

Esprimiamo grande soddisfazione per questo passaggio che indica la direzione giusta verso la quale il Parlamento dovrebbe muoversi. Infatti, ci teniamo a ricordarlo che questa legge trae origine dalla legge di iniziativa popolare presentato nel 2007 dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua con oltre 400.000 firme e poi depositato nella scorsa legislatura con il sostegno dell’intergruppo parlamentare per l’acqua bene comune. Successivamente ulteriormente aggiornato e depositato in questa legislatura a firma di diversi parlamentari del M5S.

Ci sembra un buon segnale perché l’esclusione dell’altro testo significa, di fatto, respingere il tentativo del Partito Democratico e di altre forze politiche di sfruttare la discussione di questa proposta di legge per portare avanti il progetto privatizzatore attraverso la presentazione di una legge che, sostanzialmente, persegue il mantenimento dello status quo e si configura, quindi, come un ulteriore disconoscimento palese e spudorato dell’esito referendario.

Più in generale auspichiamo che il voto di oggi costituisca un’assunzione di responsabilità, a partire dalla maggioranza di governo, rispetto all'urgenza di dotare il nostro paese di un quadro legislativo unitario rispetto all’acqua come bene comune, introducendo modelli di gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico, procedendo da subito alla ripubblicizzazione, oltre a sottrarre le relative competenze ad ARERA, l’autorità di regolazione, che in questi anni ha dimostrato di tutelare gli interessi delle aziende e non degli utenti.

Chiediamo, quindi, che il Parlamento proceda celermente alla discussione della nostra proposta di legge fino all’approvazione senza stravolgimenti, proprio nel rispetto della volontà popolare chiaramente espressa dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con i referendum del 2011, perchè ancora una volta si scrive acqua ma si legge democrazia.

Roma, 30 Gennaio 2019.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Ravenna, 5 febbraio 2019                                                                     Comunicato stampa

Trivelle, blitz di Legambiente a Ravenna all’incontro dell’oil and gas organizzato dal sindaco Michele De Pascale

“Appuntamento anacronistico; per il clima e per tutelare i posti di lavoro è necessaria una politica di riconversione del sistema energetico nazionale”

Blitz di Legambiente questa mattina a Ravenna all’incontro organizzato dal sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele De Pascale, dove i volontari dell’associazione si sono presentati per esprimere la loro ferma contrarietà alle ragioni dell’appuntamento. Un incontro pubblico, organizzato in uno dei centri dell’industria estrattiva nazionale, a cui erano stati invitati “tutti coloro che a qualsiasi titolo fanno parte del comparto delle estrazioni per condividere, coordinare e programmare le azioni da intraprendere a sostegno del settore delle estrazioni e dei lavoratori”. Punto centrale dell’iniziativa i danni che verrebbero provocati al settore dall’emendamento 11.0.43, inserito nel Ddl semplificazioni, che genera una sospensione di 18 mesi ad alcune delle attività di estrazione.

Diverso il punto di vista di Legambiente secondo cui il summit è totalmente anacronistico, perché la priorità su cui si deve concentrare la politica è la decarbonizzazione dell’economia, con il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili e la riconversione del settore energetico. L’associazione ribadisce la necessità che il governo presenti al più presto un piano energetico nazionale per il clima e l’energia, che definisca un percorso ambizioso e concreto, e sottolinea la necessità che anche le Regioni e i Comuni interessati dalle attività estrattive si impegnino nella richiesta di un cambio di rotta. La strada da percorrere per tutelare davvero i lavoratori dell’industria oil and gas e dell’indotto è la riconversione del settore nelle fonti rinnovabili.

“Riorganizzare il comparto - dichiara il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini - significa anche andare a vedere quanti soldi vengono regalati alle compagnie che estraggono idrocarburi. Al centro del sistema energetico del nostro Paese vige ancora una dittatura delle fonti fossili da cui è urgentissimo uscire per arrestare i cambiamenti climatici, ma anche per ridurre e combattere l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità di vita dei cittadini. Il governo deve avere il coraggio di imprimere una svolta alla politica energetica nazionale”.

In Emilia Romagna, nel 2017, per una produzione regionale di idrocarburi pari a 18.352 tonnellate di petrolio e 1.819 milioni di Smc di gas, sono stati versati come royalties, tra Regione e Comuni, circa 3,7 milioni di euro. In base alle soglie di esenzione stabilite dalla normativa italiana, quell’anno tutto il petrolio estratto e circa il 62,9% di gas, pari a 1.145 milioni di metri cubi standard sono stati esenti dal pagamento delle royalties da parte delle compagnie petrolifere per un mancato introito stimabile in circa 24.876.493 di euro. Sui 18 Comuni coinvolti dalle attività estrattive, uno soltanto riceve le royalties spettanti. Il 96,7% di quanto estratto tra terra e mare è di ENI, di cui il 61,6% è esente da royalties per un mancato introito per gli enti locali di 16.723.076 di euro.

Legambiente ricorda che per ridurre in maniera significativa i gravissimi danni che provoca il cambiamento climatico, non solo nei paesi più poveri e vulnerabili ma anche in Europa, è necessario fermare l’aumento della temperatura del pianeta entro 1.5°C. Secondo le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, un aumento della temperatura globale di 2°C comporterebbe costi fino a 120 miliardi all’anno e se si raggiungessero 3°C il costo annuo sarebbe addirittura di 200 miliardi.

 
--
Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna
Via Massimo Gorki, 6 - 40128 Bologna
Tel: 051-241324
Fax: 051-0390796

E-mail: ufficiostampa@Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.legambiente.emiliaromagna.it
 

Anche a Faenza ottima riuscita della manifestazione "L'Italia che resiste", autoconvocata da cittadini e Associazioni, in tutto il paese.

che si è conclusa con una catena umana che ha abbracciato tutta piazza del Popolo.

Naturalmente non sarà finita qui.