TORNATE UMANI. Slogan contro Israele, definito «Stato assassino». Ma la maggioranza sfila pacificamente. Qualche tensione con i giornalisti. Alla Fao strappata la bandiera di Israele. A sventolare ci sono quasi solo bandiere palestinesi, ma non mancano quelle arcobaleno della pace
La manifestazione contro la guerra in Palestina a Roma - Ansa
Slogan contro Israele, definito di volta in volta «criminale», «assassino» o «terrorista». La richiesta agli Stati arabi di fermare il «processo di normalizzazione» con lo stato ebraico. E la bandiera israeliana che a un certo punto un manifestante toglie acrobaticamente dal pennone della Fao in viale Aventino. Ma anche una giovane tunisina che a Porta San Paolo spiega di provare «solidarietà con il popolo israeliano» ma si rifiuta di definire Hamas una formazione terrorista perché «è un partito islamista che è stato votato liberamente e quello che è successo il 7 ottobre è stata legittima difesa».
Inutile girarci intorno: sarebbe stato ingenuo pensare che alla manifestazione che si è svolta ieri a Roma in sostegno della Palestina non si sarebbe sentito il repertorio scontato di frasi e offese contro Israele, ma sarebbe ingiusto attribuirle a tutte le decine di migliaia di persone che hanno sfilato pacificamente e senza scadere in slogan trucidi per chiedere la fine dei bombardamenti su Gaza e per il cessate il fuoco. E non era scontato vista la piattaforma – senza dubbio condannabile – che invitava alla partecipazione scrivendo che «Il 7 ottobre il popolo palestinese ha ricordato al mondo di esistere, ha dimostrato che sono ancora i popoli a scrivere la storia».
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A dire il vero non era neanche scontata una partecipazione così grande all’iniziativa promossa dalla Comunità palestinese di Roma e del Lazio ma nella quale alla fine c’è stato un po’ di tutto, da formazioni di destra ai no vax. Si aspettavano non più di 5.000 persone, per la questura ne sono arrivate 20 mila ma in realtà quelle che si presentano sotto la Piramide Ostiense sono molte di più. Alle tre precise del pomeriggio il corteo comincia a muoversi lungo viale Aventino. «Stop al genocidio, fine dell’occupazione. Palestina libera» c’è scritto sullo striscione di testa. Un ragazzo con gli occhiali scuri e una maglietta bianca con la bandiera della Palestina avverte i manifestanti: «Voglio sentirvi, non è una passeggiata oggi». Subito dietro altri giovani tengono alta sopra la testa una grande chiave nera, simbolo del ritorno dei palestinesi nella loro terra.
Un momento del corteo della manifestazione davanti al Colosseo foto Ansa
A sventolare ci sono quasi solo bandiere della Palestina, più qualcuna arcobaleno. «Free, free Palestine» scandisce il corteo mentre un cartello promette: «From the river to the sea, Palestine will be free». Non manca, purtroppo, anche chi va in giro con un cartello in cui la bandiera israeliana viene paragonata alla svastica.
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Davvero pochi i momenti di tensione. Uno riguarda i giornalisti, che in molti accusano di diffondere «propaganda imperialista». Ne sa qualcosa una troupe di «Piazza pulita», contestata solo per aver chiesto un parere su uno dei tanti video dell’orrore messi in circolazione da Hamas.
Mischiato ai manifestanti c’è anche Elzir Izzeddin, l’imam di Firenze che lunedì scorso, rispondendo a un appello lanciato da padre Bernardo Gianni, ha partecipato con il rabbino Gadi Piperno a una manifestazione per la pace nel capoluogo toscano. Perché è qui? «Perché noi siamo per la pace e la vita», risponde. «Vedendo i bombardamenti di Israele dobbiamo manifestare per la vita di tutti». Questa di Roma però è una manifestazione molto diversa da quella di Firenze, sembra quasi che si chieda a una pace a senso unico: «Certo – prosegue l’imam – e per questo quando c’è la possibilità di essere tutti uniti per la pace lo sottolineiamo. Quello in corso non è uno scontro tra religioni, tra musulmani e ebrei. E’ sui diritti, sulla libertà di tutti i civili che devono essere salvati. La vita è sacra».
Al corteo sono arrivati manifestanti da tutta Italia. A un certo punto fa il suo ingresso anche un gruppo della Rete napoletana per la Palestina che racconta di essere stato fermato e perquisito dalla polizia sull’autostrada.
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Quando manca ormai poco a San Giovanni, punto di arrivo della manifestazione, gli altoparlanti montati sul camion che apre il corteo diffondono Mawtini, «Patria mia», una sorta di inno della Palestina, e in molti alzano le mani facendo il segno della vittoria