L'Assemblea legislativa (oltre a de Pascale e Ugolini) sarà formata da 27 consiglieri del Pd, 3 di Verdi e Sinistra, 2 della lista civica di de Pascale e 1 del M5s. Nel centrodestra saranno 15: 11 di Fratelli d'Italia, 2 di Forza Italia, uno della Lega e uno per la lista civica di Ugolini
Cresce il peso politico del Pd in Regione: nella nuova assemblea legislativa avrà 27 consiglieri, oltre a Michele de Pascale. Cinque saranno eletti a Bologna e tra questi c’è miss preferenze: Isabella Conti, la più votata in Emilia-Romagna, oltre che nella «sua» Bologna. Assieme a lei, sugli scranni del Pd dovrebbero sedere altri quattro «bolognesi»: prevedibilmente Irene Priolo, Maurizio Fabbri, Raffaele Donini e Simona Lembi.
Oltre ai 5 seggi Pd, il capoluogo se ne assicurerà due per Fratelli d’Italia, uno a testa per Avs, M5S, FI e sempre uno a testa per le liste civiche che sostenevano de Pascale e Ugolini. Nessun eletto, invece, per la Lega che sotto le Due Torri si ferma al 3,5%. E nemmeno per Emilia-Romagna futura (+Europa, Azione, Psi, Pri), poco sopra il 2%.
Isabella Conti e Marta Evangelisti tra le più votate
Chi sorride, con un sorriso che sa di riscatto, dopo questa tornata elettorale, è Isabella Conti. È lei la più amata dagli emiliano-romagnoli. Se l’è giocata con Alessio Mammi, l’assessore regionale all’Agricoltura, secondo per una manciata di voti. A Bologna, il derby della preferenze, se l’è giocato invece con Marta Evangelisti, di Fratelli d’Italia, battendola senza troppi affanni. E pensare che era partita meglio la candidata meloniana. Non avrà vinto le primarie con Matteo Lepore, ma evidentemente l’ex sindaca di San Lazzaro ha conquistato la fiducia dei bolognesi che l’hanno scelta in tanti per rappresentarli in Regione.
Anche quattro anni fa a vincere fu una donna. Era l’attuale segretaria del Pd Elly Schlein: a Bologna raccolse 15.975 preferenze, 22.098 in regione. Conti era candidata solo nella circoscrizione di Bologna, invece. E su Bologna ha raccolto più voti di lei.
Molte preferenze anche per Irene Priolo
È stata una sfida tra donne anche quella interna al Pd. A Bologna la segue, distante oltre duemila voti, Irene Priolo, assessore alla Protezione civile, vice di Bonaccini e poi sua sostituta con l’uscita (verso Bruxelles) di scena del presidente. Sicuramente il ruolo di primissimo piano negli ultimi mesi, causa dimissioni di Bonaccini e causa alluvione, l’ha premiata. Non è stato però sufficiente a battere per preferenze la collega di partito.
I risultati di Alleanza Verdi e Sinistra
Anche nella seconda lista che ha ottenuto più voti a Bologna, Alleanza Verdi e Sinistra, si è registrato un testa a testa tra due donne. Si tratta in questo caso di Simona Larghetti e Silvia Zamboni. Ha vinto la prima, battendo la giornalista e ambientalista Zamboni con un buon margine. L’attivista della mobilità dolce, consigliera comunale di Bologna, è la più votata della lista «green» di questa tornata elettorale. È suo un posto in Assemblea. La neoeletta consigliera regionale ha così commentato, sui social, il suo risultato: «Grazie a tutte le persone che mi hanno dato fiducia, è come sempre un risultato collettivo. E da domani si torna a pedalare!»
Eletto anche il medico che soccorse Senna (civica de Pascale)
La lista civica di Michele de Pascale a Bologna ha portato al successo Giovanni Gordini, medico che soccorse Senna, a lungo colonna portante dell’Ospedale Maggiore e paladino della sanità pubblica. La poltrona assegnata a Bologna spetterà a lui: è il civico con de Pascale più votato.
Nel Movimento 5 Stelle eletto un consigliere
Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un seggio per Bologna e dovrebbe essere Lorenzo Casadei ad occuparlo, stando al numero di preferenze raccolte. L’opposizione «bolognese» può contare su i due seggi di Fratelli d’Italia e uno a testa per Forza Italia e la lista di Ugolini.
I seggi conquistati dal centrodestra
In Assemblea, di FdI, dovrebbe andare oltre alla già citata Evangelisti anche Francesco Sassone, secondo nelle preferenze. Per quanto riguarda la lista Ugolini, oltre alla candidata presidente che entrerà in automatico in Assemblea, anche Marco Mastacchi (primo della sua lista) si è aggiudicato uno scranno. In Forza Italia si riconferma, invece, Valentina Castaldini.
Sia Federico Serra che Luca Teodori, candidati alla presidenza della Regione, restano fuori. Le preferenze raccolte sono troppo poche per entrare in Aldo Moro.
Tutti i consiglieri eletti in Emilia-Romagna nel centrosinistra
Questi sono i consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna eletti. I dati sono in attesa di convalida.
Partito Democratico (28): Michele de Pascale (presidente), Isabella Conti, Irene Priolo, Raffaele Donini, Maurizio Fabbri, Fabrizio Castellari (Bologna), Gian Carlo Muzzarelli, Maria Costi, Luca Sabattini, Ludovica Carla Ferrari (Modena), Alessio Mammi, Elena Carletti, Andrea Costa, Anna Fornili (Reggio Emilia), Barbara Lori, Andrea Massari, Matteo Daffadà (Parma), Luca Quintavalla, Ludovico Albasi (Piacenza), Paolo Calvano, Marcella Zappaterra (Ferrara), Eleonora Proni, Niccolò Bosi (Ravenna), Daniele Valbonesi, Valentina Ancarani, Francesca Lucchi (Forlì-Cesena), Alice Parma ed Emma Petitti (Rimini).
Alleanza Verdi Sinistra (3): Simona Larghetti (Bologna), Paolo Trande (Modena), Paolo Burani (Reggio Emilia).
Civici per de Pascale (2): Giovanni Gordini (Bologna), Vincenzo Paldino (Modena).
Movimento 5 Stelle (1): Lorenzo Casadei (Bologna).
I seggi assegnati al centrodestra
Fratelli d'Italia (11): Marta Evangelisti, Francesco Sassone (Bologna), Annalisa Arletti, Ferdinando Pulitanò (Modena), Alessandro Aragona (Reggio Emilia), Priamo Bocchi (Parma), Giancarlo Tagliaferri (Piacenza), Alessandro Balboni (Ferrara), Alberto Ferrero (Ravenna), Luca Pestelli (Forlì Cesena), Nicola Marcello (Rimini).
Forza Italia (2): Valentina Castaldini (Bologna), Pietro Vignali (Parma).
Lega (1): Tommaso Fiazza (Parma)
Rete Civica (1): Marco Mastacchi (Bologna).
Elena Ugolini eletta in quanto candidata presidente seconda classificata.
I risultati definitivi per le elezioni regionali Emilia-Romagna del 2024 nel comune di Faenza sono stati resi noti. Michele De Pascale, con il sostegno di Partito Democratico, Civici, Con De Pascale Presidente, Alleanza Verdi E Sinistra - Coalizioni Civiche - Possibile, Movimento 5 Stelle, Riformisti Emilia-Romagna Futura - De Pascale Presidente, si posiziona in testa avendo ottenuto il 60,6% dei voti. Segue Elena Ugolini, con l'appoggio di Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni, Rete Civica - Elena Ugolini Presidente, Forza Italia - Berlusconi - Ugolini Presidente - Noi Moderati, Lega Salvini Emilia-Romagna - Il Popolo Della Famiglia, che ha raccolto il 36,6% dei voti. Questi numeri concludono il conteggio dei voti per l'elezione regionale nel comune di Faenza. Nella tabella qui sotto sono disponibili i dettagli dei dati definitivi di questa tornata elettorale per tutti i candidati.
L'affluenza alle urne per le elezioni regionali nel comune di Faenza si è attestata al 52,59%, un dato da confrontare con il 70,91% registrato nelle precedenti elezioni del 2020.
Leggi la diretta delle elezioni regionali in Umbria e in Emilia-Romagna qui
Faenza
ELEZIONI REGIONALI 2024 /
EMILIA-ROMAGNA /
PROV. DI RAVENNA /
FAENZA
Affluenza
52.59%(2024)
70.91 %(2020)
Sez scrutinate: 57/57
Ultimo aggiornamento: 18/11/2024 alle 20:27Fonte: Ministero dell'Interno
MICHELE DE PASCALE
C.Sin + M5S
60,60%14.434 voti
PARTITO
VOTI
%
Partito Democratico - De Pascale Presidente
9.779
46,92%
Civici, con De Pascale Presidente
1.410
6,76%
Alleanza Verdi e Sinistra - Coalizioni Civiche - Possibile
801
3,84%
Movimento 5 Stelle
703
3,37%
Riformisti Emilia - Romagna Futura - De Pascale Presidente
309
1,48%
ELENA UGOLINI
Centrodestra
36,60%8.719 voti
PARTITO
VOTI
%
Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni
4.971
23,85%
Rete Civica - Elena Ugolini Presidente
1.038
4,98%
Forza Italia - Berlusconi - Ugolini Presidente - Noi Moderati
768
3,68%
Lega Salvini Emilia - Romagna - Il Popolo Della Famiglia
714
3,43%
FEDERICO SERRA
Lista civica
1,82%433 voti
PARTITO
VOTI
%
Emilia - Romagna per La Pace, L'Ambiente e Il Lavoro
Scritto da Andrea Carugati INVIATO A BOLOGNA su il manifesto
RegionaliPd dominante sfiora il 43%, seguono con netto distacco Avs e 5S. A destra Fdi al 23%, la Lega tracolla al 5,3 superata da Forza Italia. Il neopresidente: «Ora basta speculazioni sull’alluvione, bisogna dare subito risposte»
Michele De Pascale con Stefano Bonaccini – Ansa
Sul muro esterno del centro civico Giorgio Costa un gigantesco murale di Umberto Eco vigila tranquillo sulla strada dove sorge il cinema Lumiere e la facoltà fondata del semiologo. All’interno gli anziani giocano a carte, nel cortile alle 15.01 si presentano alcuni membri dello staff del neopresidente Michele De Pascale: gli exit poll non lasciano spazio alla suspence, la vittoria è larghissima, tra il 53 il 57%, la candidata civica delle destre Elena Ugolini è intorno al 40%. Arrivano l’ex sindaco di Bologna Virginio Merola, e l’ex di Rimini, anche lui parlamentare Andrea Gnassi, e si concedono tranquillamente alle tv.
DE PASCALE SI PRESENTA attorno alle 17, quando ormai non c’è più nessuna scaramanzia da osservare, sotto braccio a Elly Schlein: 57 a 40, partita strachiusa all’ora del tè. La destra è competitiva solo nella provincia di Ferrara. Con loro anche Stefano Bonaccini, raggiante per un risultato che considera in parte anche suo. L’affluenza è stata bassa, intorno al 46%, con punte un poco più alte a Bologna (51,6%) e Ravenna (49,7%), la città che il candidato governa dal 2016.
Lui si avvia tra la piccola folla sul palchetto (rosso) allestito sotto un tendone, si stappano birre e bottiglie di prosecco, e fa un discorso identico a quelli della campagna elettorale: «Dal voto arriva un gigantesco basta alle liti e alle speculazioni politiche sull’alluvione. Nei prossimi giorni vedrò Meloni, ora deve iniziare una collaborazione istituzionale per mettere in sicurezza questa terra, serve un cambio di passo». «Una collaborazione leale per dare risposte concrete alle persone che la notte non dormono se il meteo annuncia pioggia».
Lui da sindaco di Ravenna e da presidente di una provincia che comprende anche Faenza duramente colpita nel maggio 2023 sa bene che non c’è tempo da perdere: gli indennizzi ai cittadini alluvionati sono al 2%, la destra ha cercato di cavalcare questo malessere ma la risposta è stata chiara. «Spero che le opposizioni di centrodestra ci daranno una mano». Ringrazia tutte le forze del campo larghissimo che l’ha sostenuto, dai 5S ai renziani, «ha vinto la squadra» e pure Schlein e Bonaccini, che l’hanno preceduto al governo della regione. «L’orgoglio degli emiliano-romagnoli per questa regione è ancora intatto e così i nostri valori: da domani ci mettiamo al lavoro».
GLI ALTOPARLANTI DIFFONDONO La Cura di Battiato, Sogna ragazzo sogna di Vecchioni e Sempre per sempre di De Gregori. Una play list decisamente di sinistra. A De Pascale scappa una lacrima quando abbraccia Manuela Rontini, presenza fissa al suo fianco da agosto, e Enzo Lattuca, sindaco di Cesena e suo fratello politico dai tempi della Sinistra giovanile nei primi anni Duemila.
Su una panchina a lato del palco ci sono la moglie Laura e i figli Giacomo e Gaia, di 9 e 5 anni. E il suocero Claudio Casadio, sindaco di Faenza 20 anni fa, che ricorda come «noi in Romagna siamo stati i primi a unire ex Pci e ex Dc dopo la vittoria di Berlusconi nel 1994». I bimbi protestano perchè il «babbo» non arriva, sequestrato dalle telecamere. Poi finalmente l’abbraccio familiare. «Ora però stai un po’ con noi». Ma lei cosa vuole fare da grande? «Da bambino sognavo di fare il presidente della regione, e sono sicuro che qui la coalizione non litigherà».
SCHLEIN, IN QUEL MOMENTO non ha ancora certezze sull’Umbria, ma parla di una «vittoria bellissima e commovente». «Passione, competenza e generosità»: così descrive la campagna del candidato, «sarà un grande presidente». «Qui si dimostra dove possiamo arrivare se siamo uniti, è la vittoria di una coalizione e di una squadra». «C’è il riconoscimento di una buona amministrazione, ma qui non ci sediamo sugli allori, ce la metteremo tutta per migliorare questa regione».
Poi ricorda il dato del Pd, che sfiora il 43%, seguito da Avs è al 5,3% e dal M5S al 3,5% (i centristi all’1,7%). Praticamente un monocolore dem con piccoli satelliti. Schlein glissa: «È la conferma che siamo il perno nella costruzione di un’alternativa alla destre». Bonaccini si compiace per il «rinnovamento generazionale». «Questo ragazzo ha 20 anni meno di me, abbiamo fatto una buona semina».
A DESTRA SI LECCANO le ferite. Con la sfidante Elena Ugolini al comitato non ci sono esponenti dei partiti. Lei è garbata: «Il centrodestra mi ha sostenuta in tutto il percorso». Fair play anche verso De Pascale: «Gli ho telefonato, la sua è una vittoria schiacciante. Bene se avrà un rapporto costruttiv3333o col governo nazionale». Fdi resiste al 23,7%, la Lega tracolla al 5,3% (nel 2020 era al 32%) superata anche da Fi.
Il sindaco di Bologna Matteo Lepore guarda avanti: «Ora al governo della regione c’è una nuova generazione di sindaci come Michele che hanno avuto il coraggio di andare in mezzo al fango a prendersi le critiche. Il centrosinistra vince perchè non ha lasciato sole le persone, e questa è una formula che vale anche a livello nazionale, molto più dei rapporti tra i partiti e i leader». Al comitato di De Pascale sono quasi tutti del Pd. Ma si notano gli abbracci di Schlein con la vicesindaca di Bologna Emily Clancy di Avs e con Silvia Piccinini e Giulia Sarti, due volti storici del M5S in Emilia-Romagna. A Bologna il campo largo va.
Regionali Stefania Proietti cattolica, pacifista e per la sanità pubblica supera la leghista Donatella Tesei
La vittoria di Stefania Proietti
Non è stato il testa a testa che si annunciava. La corsa tra Donatella Tesei e Stefania Proietti si è trasformata nella volata in solitaria di quest’ultima. Se si volesse liquidare con una sola immagine la sua vittoria in Umbria si potrebbe chiamare in causa il tocco magico inverso del Re Mida al contrario: Matteo Salvini, colui il quale cinque anni fa condusse la misconosciuta sindaca di Montefalco Donatella Tesei fino alla presidenza della Regione. Erano i tempi in cui il Capitano rastrellava voti, la Lega da queste parti era arrivata a più del 37% e i Fratelli d’Italia si erano fermati attorno al 10%.
NEI GIORNI SCORSI, il leader leghista ha provato a tenere a galla Tesei. A differenza degli altri leader del centrodestra ha trascorso diversi giorni percorrendo in lungo e in largo il territorio regionale, ha battuto a tappeto i comuni che si incontrano lungo le uscite della E45 e si è vantato di aver raggiunto con il suo tour un paesino dove «non era mai stato nessun ministro». Eppure la Lega, stando ai primi dati, si ferma attorno all’8%, meno del 10 di Forza Italia e lontano dal 18% di FdI (che alle precedenti regionali aveva superato il 5% ma alle politiche del 2022 era arrivato al 30%). Ma attenzione: questi numeri che fotografano il calo di tutta la coalizione, non c’è stato il semplice ribaltamento dei rapporti di forza interni a favore dei meloniani che avrebbe condotto comunque a una vittoria.
QUELLA UMBRA, poi, è stata una sfida che ha riguardato soprattutto due città, prese a simbolo dei diversi modelli in campo e usate come cartina di tornasole delle tendenze in corso. Da una parte c’è la Perugia di Vittoria Ferdinandi, che si è spesa per questa campagna elettorale accanto a Proietti e la cui impostazione civica (seppure nel primo caso solidaristico-gauchista, nell’altro legata al cattolicesimo sociale) alludeva alla necessità di allargare i consensi oltre l’abituale terreno di caccia dei partiti. Dall’altra parte c’è Terni, la città che dalla destra negli ultimi anni è passata a Stefano Bandecchi. Il sindaco-imprenditore, sotto ogni punto di vista contraltare di Ferdinandi, ha passato anni a bullizzare i suoi predecessori di FdI. Poi ha accettato di entrare in coalizione con le destre, puntando a fare il king-maker per intestarsi la vittoria. Dalle parti del centrosinistra erano consapevoli che la città dell’acciaieria avrebbe potuto fare la differenza: nell’ex comune rosso e operaio, dove la sinistra non tocca palla da un decennio, c’erano margini di recupero e anche molte contraddizioni tra gli avversari. E quando, nei dispacci coi primi dati, si è capito che l’affluenza nel capoluogo di Regione era più rilevante che nel comune amministrato da Bandecchi, si è pensato subito che poteva essere un primo segnale di controtendenza. A quel punto Proietti ha allungato le distanze fino a superare Tesei, man mano che i dati reali convergevano con le proiezioni, di cinque punti.
IN CHE MODO tutto ciò influisce sull’eterno tema della coalizione alternativa alla destra: «Queste elezioni dimostrano che Giorgia Meloni si può battere», dicono praticamente tutti i leader dell’opposizione. In Umbria ha vinto un campo più che largo: larghissimo. Nelle liste civiche di Proietti oltre ai renziani figurano, nella lista di scopo a sostegno della sanità pubblica, i candidati di Rifondazione comunista (che potrebbe anche tornare in consiglio regionale dopo quasi 20 anni). Questa ampia intesa ha pesato, ma ha contato anche il modo in cui si è dipanata, con sindaci e territori spesso in primo piano. Le prime parole della neo-presidente sono dedicate appunto alla vittoria di una squadra più che di un sindaco e sono legate ai valori della politica alta: «Viva la nostra Costituzione antifascista», esulta Proietti. Dal voto esce rafforzato il Pd di Elly Schlein, che raccoglie quasi un terzo dei voti, il 10% in più rispetto alle politiche e alle regionali precedenti.
«QUANDO UNA coalizione si configura come uno spazio di lavoro comune i risultati si vedono» dice Elisabetta Piccolotti di Avs, che sfiora il 4%. Per Piccolotti, che è stata assessora a Foligno prima di essere deputata, Proietti è stata decisiva. «La candidata ha avuto un grande ruolo – prosegue – La sua è stata una candidatura espansiva, ora non bisogna dismettere il modello costruito». Con Fratoianni&Bonelli ed Elly Schlein i leader nazionali sono andati tutti a Perugia. Tranne Giuseppe Conte. Il risultato del M5S non è esaltante: gravita attorno al 5%, scende di due punti rispetto alle regionali di cinque anni fa e più che dimezza i propri consensi rispetto alle politiche del 2022, quando superò il 12%. Conte. comunque, ha chiamato Proietti annunciandole che non avrebbe potuto spostarsi da Roma perché «impegnato sul fronte dell’assemblea costituente» pentastellata del prossimo fine settimana.
Nella foto: Manifestazione degli studenti a Milano contro le riforme del governo. Via @Getty Images
Oggi un Lunedì Rosso dedicato all’oppressione.
Quella che, secondo la rivista israelo-palestinese 972mag, è prevista nel presente e nel futuro che l’ultradestra israeliana immagina per Gaza.
L’oppressione che deriva dalle piccole e grandi discriminazioni che avvengono nelle discipline sportive, ne parla nel suo libro “Corpi che contano” la scrittrice Nadeesha Uyangoda.
Opprimere è una prerogativa di chi ha potere, così come è un diritto resistere all’oppressione.
Si prepara per dicembre a Roma una grande manifestazione nazionale contro il ddl Sicurezza, provvedimento ritenuto liberticida da molte anime della società.
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Dopo gli scontri tra polizia e studenti«Prima si incita alla rivolta, poi si aggrediscono i poliziotti, poi si spara». Dopo il «No Meloni day» il ministro Nordio agita lo spettro degli anni di piombo e ordina ai magistrati «severità contro questi banditi». E sull’autonomia Calderoli spera che l’opposizione «taccia per sempre»
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio – Mauro Scrobogna /LaPresse
Il ruolo richiederebbe prudenza, almeno un minimo per permettere ai magistrati di svolgere serenamente il proprio lavoro. Non sembra però pensarla in questo modo il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ieri, facendo riferimenti agli scontri tra studenti e polizia avvenuti venerdì in occasione del «No Meloni Day», si è lasciato andare a qualcosa di più di un semplice commento: «Spero che la magistratura intervenga nei tempi più rapidi e nel modo più severo nei confronti di questi banditi che hanno ferito le forze dell’ordine». Parole che vengono lette dall’opposizione come un’indicazione alle toghe su come agire, tanto da spingere il deputato di Avs Angelo Bonelli a chiedere «con quali poteri il ministro Nordio possa impartire ordini alla magistratura».
Il Guardasigilli parla a Stresa dove si trova per il forum organizzato dalla Fondazione Iniziativa Europea. E a margine dei lavori si lascia andare a una serie di considerazioni a 360 gradi. A cominciare dalla decisione presa dalla Consulta sull’Autonomia differenziata, che il Guardasigilli giudica «equilibrata, se si chiede se impedirà il referendum, ’a spanne’ direi di sì». Proseguendo poi con i provvedimenti di annullamento dei trattenimenti di migranti in Albania («Secondo noi vi è una assoluta carenza di motivazione») per finire parlando di una presunta caduta della credibilità dei magistrati («Vera a falsa che sia, l’opinione che hanno i cittadini è che alcuni di questi magistrati non siano imparziali ma condizionati politicamente dai propri pregiudizi»).
Ma è su quanto accaduto venerdì, e in modo particolare sugli scontri di Torino, che il ministro usa le parole più dure arrivando ad agitare lo spettro degli anni di piombo: «Data la mia età, ho visto come è nato il terrorismo, proprio a Torino», dice. «Hanno iniziato così, prima si incita alla rivolta, poi si aggrediscono i poliziotti poi si fa il gesto della P38 per strada e poi però si spara. Quindi l’intervento deve essere efficace. Non ci sono attenuanti per chi aggredisce le forze dell’ordine».
Farò tesoro degli indirizzi che usciranno dalla sentenza della Consulta, mi auguro poi le opposizioni taceranno e mi auguro taceranno per sempreCalderoli sull’automonia
Parole che inevitabilmente suscitano la reazione da parte delle opposizioni. Il primo a rispondere è Angelo Bonelli: «Nordio è riuscito a evocare lo spettro del terrorismo parlando delle manifestazioni degli studenti che manifestavano per lo stop ai tagli alla scuola e contro la violenza a Gaza e per loro il ministro ha chiesto alla magistratura pene severe. Io mi chiedo con quali poteri il