Regionali Stefania Proietti cattolica, pacifista e per la sanità pubblica supera la leghista Donatella Tesei
La vittoria di Stefania Proietti
Non è stato il testa a testa che si annunciava. La corsa tra Donatella Tesei e Stefania Proietti si è trasformata nella volata in solitaria di quest’ultima. Se si volesse liquidare con una sola immagine la sua vittoria in Umbria si potrebbe chiamare in causa il tocco magico inverso del Re Mida al contrario: Matteo Salvini, colui il quale cinque anni fa condusse la misconosciuta sindaca di Montefalco Donatella Tesei fino alla presidenza della Regione. Erano i tempi in cui il Capitano rastrellava voti, la Lega da queste parti era arrivata a più del 37% e i Fratelli d’Italia si erano fermati attorno al 10%.
NEI GIORNI SCORSI, il leader leghista ha provato a tenere a galla Tesei. A differenza degli altri leader del centrodestra ha trascorso diversi giorni percorrendo in lungo e in largo il territorio regionale, ha battuto a tappeto i comuni che si incontrano lungo le uscite della E45 e si è vantato di aver raggiunto con il suo tour un paesino dove «non era mai stato nessun ministro». Eppure la Lega, stando ai primi dati, si ferma attorno all’8%, meno del 10 di Forza Italia e lontano dal 18% di FdI (che alle precedenti regionali aveva superato il 5% ma alle politiche del 2022 era arrivato al 30%). Ma attenzione: questi numeri che fotografano il calo di tutta la coalizione, non c’è stato il semplice ribaltamento dei rapporti di forza interni a favore dei meloniani che avrebbe condotto comunque a una vittoria.
QUELLA UMBRA, poi, è stata una sfida che ha riguardato soprattutto due città, prese a simbolo dei diversi modelli in campo e usate come cartina di tornasole delle tendenze in corso. Da una parte c’è la Perugia di Vittoria Ferdinandi, che si è spesa per questa campagna elettorale accanto a Proietti e la cui impostazione civica (seppure nel primo caso solidaristico-gauchista, nell’altro legata al cattolicesimo sociale) alludeva alla necessità di allargare i consensi oltre l’abituale terreno di caccia dei partiti. Dall’altra parte c’è Terni, la città che dalla destra negli ultimi anni è passata a Stefano Bandecchi. Il sindaco-imprenditore, sotto ogni punto di vista contraltare di Ferdinandi, ha passato anni a bullizzare i suoi predecessori di FdI. Poi ha accettato di entrare in coalizione con le destre, puntando a fare il king-maker per intestarsi la vittoria. Dalle parti del centrosinistra erano consapevoli che la città dell’acciaieria avrebbe potuto fare la differenza: nell’ex comune rosso e operaio, dove la sinistra non tocca palla da un decennio, c’erano margini di recupero e anche molte contraddizioni tra gli avversari. E quando, nei dispacci coi primi dati, si è capito che l’affluenza nel capoluogo di Regione era più rilevante che nel comune amministrato da Bandecchi, si è pensato subito che poteva essere un primo segnale di controtendenza. A quel punto Proietti ha allungato le distanze fino a superare Tesei, man mano che i dati reali convergevano con le proiezioni, di cinque punti.
IN CHE MODO tutto ciò influisce sull’eterno tema della coalizione alternativa alla destra: «Queste elezioni dimostrano che Giorgia Meloni si può battere», dicono praticamente tutti i leader dell’opposizione. In Umbria ha vinto un campo più che largo: larghissimo. Nelle liste civiche di Proietti oltre ai renziani figurano, nella lista di scopo a sostegno della sanità pubblica, i candidati di Rifondazione comunista (che potrebbe anche tornare in consiglio regionale dopo quasi 20 anni). Questa ampia intesa ha pesato, ma ha contato anche il modo in cui si è dipanata, con sindaci e territori spesso in primo piano. Le prime parole della neo-presidente sono dedicate appunto alla vittoria di una squadra più che di un sindaco e sono legate ai valori della politica alta: «Viva la nostra Costituzione antifascista», esulta Proietti. Dal voto esce rafforzato il Pd di Elly Schlein, che raccoglie quasi un terzo dei voti, il 10% in più rispetto alle politiche e alle regionali precedenti.
«QUANDO UNA coalizione si configura come uno spazio di lavoro comune i risultati si vedono» dice Elisabetta Piccolotti di Avs, che sfiora il 4%. Per Piccolotti, che è stata assessora a Foligno prima di essere deputata, Proietti è stata decisiva. «La candidata ha avuto un grande ruolo – prosegue – La sua è stata una candidatura espansiva, ora non bisogna dismettere il modello costruito». Con Fratoianni&Bonelli ed Elly Schlein i leader nazionali sono andati tutti a Perugia. Tranne Giuseppe Conte. Il risultato del M5S non è esaltante: gravita attorno al 5%, scende di due punti rispetto alle regionali di cinque anni fa e più che dimezza i propri consensi rispetto alle politiche del 2022, quando superò il 12%. Conte. comunque, ha chiamato Proietti annunciandole che non avrebbe potuto spostarsi da Roma perché «impegnato sul fronte dell’assemblea costituente» pentastellata del prossimo fine settimana.