dal blog del Circolo de "il Manifesto" di Bologna. Articolo dell'avv. Sergio Palombarini
Il decreto legge 113 del 4 ottobre 2018, detto anche decreto Salvini, convertito nella legge n. 132 del 1 dicembre scorso, tra le tante misure che ha introdotto in materia di sicurezza ed immigrazione, ha modificato anche il decreto legislativo n. 142 del 2015. All’art. 13 “Disposizioni in materia di iscrizione anagrafica” si prevede che:
Dunque la riforma interviene anche sul decreto legislativo che regola l’accoglienza e la vita dei richiedenti asilo in Italia, tra le altre cose sul piano della iscrizione anagrafica. Da una parte si introduce una norma che nega la possibilità di ottenere la residenza sul territorio italiano, dall’altra si abroga quella che fino ad oggi aveva invece regolamentato questo diritto.
Il motivo di tali modifiche appare subito chiaro: la volontà di impedire un radicamento regolare e naturale a chi chiede protezione in Italia. Anche se forse si potrebbe dire di più, ossia che la riforma su questo punto più che in altri sembra un vero e proprio dispetto, una autentica cattiveria. Si consente di permanere ma si preclude l’accesso agli strumenti che rendono più agevole e sicuro il vivere quotidiano, complicando o impedendo l’accesso ai servizi pubblici.
Dopo aver ipocritamente urlato che non si vuol più vedere ragazzi stranieri “che ciondolano per la strada facendo l’elemosina”. Ma a veder bene vi è ancora di più. L’anagrafe è il registro (anche etimologicamente) degli abitanti di un determinato territorio. Serve a tener conto di chi abita e di chi non abita più in una città. E questo prima di tutto per fondamentali esigenze della stessa Pubblica Amministrazione, che per il buon governo del territorio deve sapere chi abita dove, chi si sposta, come sono composte le famiglie, ecc.
Ciò come detto per motivi amministrativi e di governo della cosa pubblica, e quindi anche, ed è molto importante, per motivi di sicurezza. Sicurezza che evidentemente in realtà non interessa poi più di tanto: la cosa più importante anche in questo caso è far vedere che si è fermi ed impietosi, ma con i più deboli.
Commenta (0 Commenti)Per limitare il consumo di suolo, come chiede la nuova Legge Regionale sull’Urbanistica, Il Consiglio Comunale chiede all’unanimità di verificare il perimetro del territorio costruito e del patrimonio non utilizzato; prima che la verifica si sia conclusa, l’Assessore vuole dare via libera a nuove urbanizzazioni.
Avevamo salutato positivamente l’ordine del giorno del Consiglio Comunale che chiedeva “l’individuazione della superficie del territorio urbanizzato esistente nel Comune alla data del 1 gennaio 2018 e i dati sul patrimonio costruito inutilizzato”; e poi “di aprire un confronto, non solo istituzionale, ma partecipato con tutta la comunità, sulle linee della pianificazione futura della città e del territorio (qualità, rigenerazione urbana, beni comuni di interesse pubblico) che parta dalla verifica dei reali fabbisogni”. In effetti questi dati sono stati forniti: il territorio urbanizzato è di 16,57 Km quadrati, (secondo la Legge Regionale da oggi al 2050 non bisognerebbe utilizzarne più del 3%,- circa mezzo Km quadrato), ma il terreno potenzialmente edificabile, secondo gli attuali strumenti urbanistici, sarebbe di 24,88 Km quadrati; mentre gli appartamenti che teoricamente si potrebbero costruire sarebbero quasi 8.000; Le Unità immobiliari residenziali non utilizzate sono circa 3.800 e circa 1.000 sono gli immobili destinati ad attività economiche, non utilizzati; i fabbisogni abitativi si riducono, la popolazione diminuisce (– 72 dal 2013 al 2017), anche se aumentano le famiglie (+ 237) composte da meno persone, quindi con una modifica nelle tipologie abitative; La prestazione energetica degli edifici è mediamente bassa, così come è alta la vulnerabilità sismica.
Questi dati dimostrano chiaramente come a Faenza non ci sia necessità di nuove urbanizzazioni, né a fini residenziali né produttivi. Tutto questo dovrebbe invece portare l’Amministrazione ad indicare le linee strategiche per una diversa progettazione della città pubblica futura, orientate innanzitutto a riqualificare e rigenerare il patrimonio esistente, dal punto di vista funzionale, ambientale, energetico, ecc. In questi ambiti vi sarebbero ampi spazi per progetti, investimenti, lavoro qualificato per tutti i settori collegati all'edilizia. Nulla va in questa direzione, per fare un solo esempio, il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) varato prima della elezione di questa Giunta non ha fatto passi avanti.
Invece, nel mentre è aperta la discussione in Commissione sui dati urbanistici (il 27 novembre si è tenuta la prima presentazione dei dati, il 18 prossimo dovrebbe proseguire la "DISCUSSIONE DEGLI APPROFONDIMENTI SULL'ORDINE DEL GIORNO “URBANISTICA” APPROVATO IN CONSIGLIO COMUNALE”) apprendiamo che il 12 è convocata la stessa commissione per discutere: INVITO ALLA PRESENTAZIONE DI PROPOSTE COSTITUENTI MANIFESTAZIONI DI INTERESSE AI SENSI DELL'ART. 4 DELLA LR N.24 DEL 21.12.2017. Traducendo dal linguaggio burocratico: è vero che la Legge Regionale prevedeva la possibilità di selezionare una parte delle previsioni di costruzione previste dal PSC (Piano Strategico Comunale), attraverso un avviso pubblico di manifestazione di interesse da parte di privati, naturalmente ponendo delle indicazioni e dei vincoli, che invece non risultano. Peraltro i termini sono scaduti, doveva essere attivato entro il termine di 6 mesi dall’entrata in vigore della legge. E’ quindi doppiamente grave questa forzatura: l’Ordine del Giorno del Consiglio Comunale si concludeva, affermando: “ritiene che questo percorso di approfondimento debba essere preliminare a qualsiasi altro atto urbanistico che possa comportare ulteriore consumo di suolo”. Dobbiamo concludere che la “partecipazione” che spesso questa Amministrazione sbandiera e solo una bufala? L’Assessore all’Urbanistica scriveva, tra l’altro (in una nota del 13 marzo scorso, intitolata Documento per la qualità urbana del Comune di Faenza: la “Mappa delle Opportunità”. MATERIALI DI LAVORO): “Questo innovativo documento, rinnovato nei contenuti con l’approvazione della nuova Legge Urbanistica Regionale (LR 24 del 21.12.2017), costituirà la base per coordinare e diffondere le strategie in tema di qualità del Comune di Faenza nei diversi strumenti urbanistici e potrà/dovrà fungere da atto prodromico per la redazione dei documenti e nuovi piani richiesti dalla normativa urbanistica vigente”.
Ci pare invece che, per questa Amministrazione, sia prodromico l'apertura alle proposte di interessi privati, piuttosto che agli obiettivi di qualità abitativa e ambientale stabiliti dalle norme urbanistiche, da quelle regionali a quelle locali. Faenza, 11 dicembre 2018
Circolo Legambiente Lamone Faenza
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.legambientefaenza.it Tel – 333 6218832 (c/c presso BCC Faenza - Cod. IBAN: IT39 A085 4223 7000 0000 0055 612) Onlus di diritto (Art 10, e 8, D Lgs 460/97) Registro Comunale delle Libere Forme Associative n° 56 - Registro Regionale Associazioni Volontariato, Sez. Prov RA N° 466 del 24/08/1999.
Il 10 dicembre di settant’anni fa veniva approvata la Dichiarazione universale dei diritti umani, che indica nel rispetto degli uguali diritti di ogni essere umano il fondamento di un mondo libero, giusto e in pace.
La Dichiarazione stabilisce eguaglianza e dignità di ogni essere umano e pone in capo a ogni stato il dovere centrale di garantire a tutti di godere dei propri inalienabili diritti e libertà. A oggi, non uno degli stati firmatari ha riconosciuto ai cittadini i diritti che si era impegnato a promuovere.
Nel nostro paese, la negazione nella pratica di questi diritti sta facilitando la diffusione di nuove forme di razzismo, la solidarietà è considerata reato, l’odio per il diverso prevale sullo spirito di fratellanza, l’aiuto viene tacciato di buonismo.
Oggi più che mai è urgente recuperare quei principi di umanità e di convivenza civile che sono alla base della Dichiarazione e che la retorica della paura sta cercando di smantellare.
Per questa occasione a Faenza si terranno vari incontri e momenti di sensibilizzazione:
- Martedì 4 12 2018 alle ore 20,30 - Incontro Pubblico Circolo Arci Prometeo Via Pasolini 6 Faenza. Accoglienza ai migranti e lavoro sociale ,l’esperienza a Gioiosa Ionica : SPRAR- Corridoi umanitari . Cooperazione sociale. Interviene Maurizio Zavaglia, Presidente Cooperativa Nelson Mandela e consigliere comunale di Gioiosa Jonica, da anni impegnato in percorsi di economia sociale e per la difesa dei diritti Sono invitati a partecipare: Cittadini, Consulta delle Cittadine e dei Cittadini stranieri comune di Faenza, Amministratori e Consiglieri comune di Faenza ,Operatori sociali impegnati nell’accoglienza e per creazione di opportunità lavorative solidali.
- Lunedì 10 12 2018 ore 12 ,00 minuto di silenzio , in ogni luogo.
- Lunedì 10 12 2018 ore 18,00 gazebo in Piazza del Popolo (di fronte alla scalinata del comune) a Faenza.
per leggere i 30 punti fondanti della dichiarazione ,svolgere brevi interventi e testimonianze.
- Lunedì 10 12 2018 ore 19,30 AZIONE SINTETICA PER I DIRITTI UNIVERSALI SENZA CONFINI, laboratorio partecipato del Teatro Due Mondi.
- Lunedì 10 12 2018 ore 20,45 incontro pubblico organizzato da Diocesi “ Siamo Sicuri “ Aula 4 complesso Salesiani.
- Martedì 01 01 2019 ore 15,30 alle 18,00 . La buona politica è al servizio della pace , MARCIA DELLA PACE con partenza da via Zaccagnini. A conclusione Messa in Duomo.
A Faenza le associazioni locali aderiscono alla campagna "Diritti a testa alta” promossa a livello nazionale da :
ActionAid, Amnesty International Italia, Caritas, EMERGENCY, Oxfam, Tavola della Pace .
Imma D’Amico dello sprar di Caserta. «Aumenterà la sfruttamento lavorativo, tempo un paio di mesi e avremo una bomba sociale da gestire. Chi aveva il permesso umanitario aveva il tempo per cercare di regolarizzare la propria posizione, passare da un lavoro in nero al contratto. Adesso ricadrà quasi certamente in circuiti illegali», spiegano dall’Ex Canapificio
«Che ci siano dei quattrini pubblici gestiti da chi occupò dei locali è una cosa bizzarra»: si tratta di uno dei tanti attacchi che il ministro Matteo Salvini ha rivolto ai ragazzi dell’Ex Canapificio di Caserta. Il titolare del Viminale non si è preso la briga di verificare che l’associazione ha un regolare contratto di comodato d’uso stipulato con la regione Campania. «I quattrini» derivano dall’aver vinto un bando pubblico per la gestione dello Sprar da 200 persone che è un modello in Italia. L’Ex Canapificio realizza «percorsi di inclusione sociale bilaterale»: i ragazzi prendono la licenza media e chi vuole prosegue gli studi, fanno tirocini formativi (il 20% ottiene un contratto a tempo indeterminato, la media italiana è del 6), gestiscono il Pedibus cioè accompagnano a piedi i bambini a scuola facendo lezioni di educazione civica. Il pomeriggio tengono corsi di inglese e francese gratuiti per le famiglie che non possono pagare il doposcuola, si occupano degli spazi pubblici abbandonati. Mimma D’Amico, a nome dell’Ex Canapificio, aveva chiesto a Salvini di non cancellare il permesso di soggiorno per motivi umanitari: «Sarà il caos in molte città».
D’Amico, come giudicate il dl Sicurezza?
Siamo abituati all’equazione immigrazione uguale problema di pubblica sicurezza, un’impostazione che il decreto voluto da Salvini cristallizza nella legge più razzista degli ultimi quindici anni. Ad esempio, prevedere l’espulsione per chi non ha il permesso di soggiorno come un automatismo, è un principio che c’era già nella Bossi-Fini che prevedeva l’espulsione con la cessazione del contratto di lavoro. Abbiamo già visto i centri di detenzione, a cui di volta in volta viene cambiato solo il nome, il trattenimento per l’identificazione fino a 180 giorni. Insomma nel dl Sicurezza ci sono principi vecchi, ma peggiorati. L’esperienza ci ha insegnato che questi strumenti creano solo disagio e paura tra i migranti accanto a un crescente senso di insicurezza nella popolazione.
Quali sono gli elementi che vi preoccupano di più?
Fino a oggi prefetture, comuni, Asl operavano sulla parte straordinaria dell’accoglienza avendo come orizzonte di riferimento gli Sprar. Adesso il sistema si scinde in due, quello che era straordinario, il Cas, prende il sopravvento offrendo per altro un’accoglienza ridotta al minimo. Così persino chi è vulnerabile finirà negli hotspot per mesi e poi nei Cas. L’Anci ha stimato che sui comuni ricadranno più di 200milioni di costi: i migranti, infatti, non spariscono ma verranno catapultati sui servizi sociali, senza alcun rimborso da parte dello stato per le amministrazioni locali.
Leggi tutto: Decreto Salvini, «è la legge più razzista degli ultimi quindici anni»
Commenta (0 Commenti)da "Il Fatto Quotidiano" del 15 novembre 2018
Tomaso Montanari (presidente dell'associazione Libertà e Giustizia) commenta l'articolo di Ezio Mauro apparso su Repubblica del 11.11 (Il nuovo civismo senza odio).
Come stanno le cose sul Tav lo sa benissimo chi, oltre a difenderla, la poca stampa libera la legge anche. Una grande opera la cui necessità è “smentita dai fatti”, per citare le parole del commissario dell’ Osservatorio sul Tav (che non è una istituzione terza, ma un’ emanazione dell’ opera).
Un’ opera fuori tempo, che serve solo a chi la costruisce. Un’ opera insostenibile sul piano ambientale, e su quello democratico. Un’ opera che ha condotto lo Stato a imporre una sorta di stato d’ assedio su una parte del proprio territorio (la Val di Susa) sollevando una gigantesca questione democratica in cui tutti i nodi sono venuti al pettine: dall’ arretramento di un sindacato incapace di vedere il nesso tra il lavoro e i diritti della persona, ai drammatici limiti della libertà di espressione (il caso Erri De Luca, la condanna per le tesi di laurea ‘no Tav’). Un importante libro di Wu Ming 1 (Un viaggio che non promettiamo breve.Venticinque anni di lotte No Tav, Einaudi 2016) ha spiegato come la battaglia No Tav sia diventata una dei cruciali laboratori per qualunque sinistra possibile in un’ Italia di fatto senza sinistra parlamentare.
Ora, è su questo punto che il discorso pubblico sulla manifestazione torinese di sabato scorso ha consumato l’ ultima, simbolica, svolta. Mostrando in modo davvero definitivo che un importante blocco di opinione (quello, per intendersi, che si riconosce nelle posizioni di Repubblica) non intende superare, archiviare, criticare davvero le scelte strategiche della lunga stagione del centrosinistra. Una lunga stagione suicida.
Straordinariamente esplicito Ezio Mauro: per il quale il “papa straniero” capace di risollevare la sinistra potrebbe arrivare proprio dalla piazza delle madamine torinesi. Una piazza per nulla civica, e invece dominata dal blocco di partiti che hanno governato il Piemonte e l’ Italia degli ultimi decenni: Pd, Forza Italia, Lega. Il sistema, e in particolare il Sistema Torino: come certifica il sostegno militante del giornale della Fiat. Una piazza autoselezionatasi non attraverso una conoscenza del Tav (come dichiarato candidamente da una delle promotrici), ma invece per censo e in base alle convenienze professionali. Una piazza di destra, come ha spiegato in modo cristallino Angelo D’ Orsi per MicroMega. Una piazza che ha avuto dunque almeno il merito di riportare in superficie il conflitto sociale: quello eterno, tra i pochi ricchi e i molti poveri. L’idea che in questo conflitto la sinistra debba schierarsi è sacrosanto: che debba farlo dalla parte della destra è allucinante. Ma non sorprendente.
Perché si possono dare due spiegazioni opposte del declino della sinistra. La prima è che, dopo il 1989, la
Leggi tutto: La sinistra è finita sotto il Tav - di Tomaso Montanari
Il dibattito che è in corso all’interno della Cgil si svolge nei modi e nei tempi, assai tradizionali, del congresso nazionale. Un processo lungo che, come necessario in un’organizzazione complessa, coinvolge la base degli iscritti a partire dalle assemblee sui territori e dalla struttura di base delle singole federazioni: insomma un procedimento attraverso il quale i documenti programmatici congressuali possono essere discussi, approfonditi ed emendati. Un processo democratico come si deve, che alla fine dovrebbe portare alla scelta del* nuov* segretari* nella persona di chi meglio può interpretare e realizzare quegli obiettivi e quella strategia.
Ma le cose non vanno esattamente in tale modo: dei due documenti congressuali il primo (largamente unitario di varie sensibilità interne al movimento sindacale) raccoglie la stragrande maggioranza delle adesioni dei quadri sindacali e degli iscritti ed il secondo di una piccola minoranza. Il dibattito perciò non avviene realmente su tesi contrapposte ma su sottolineature e sfumature che nelle discussioni di base ed anche nei congressi territoriali tendono a intersecarsi ed a confondersi. Ma soprattutto di quella benefica, larga partecipazione l’opinione pubblica tende quasi a non accorgersi. Complice certamente la non adeguata capacità di comunicazione esterna della Cgil (ferma nel linguaggio e nei modi di comunicare e di rapportarsi con la stampa a modelli novecenteschi), la grande stampa nazionale non si preoccupa affatto di informare né spesso nemmeno di capire.
Che per le elites dominanti il sindacato, se non è proprio servizievole o non è necessario per risolvere drammatiche situazioni di crisi, sia comunque un fastidio, è cosa nota; ma se scorrete i giornali nazionali ed anche quelli locali vi accorgete che di tutta la difficile partita che la Cgil sta affrontando in un quadro di crisi internazionale del sindacato e di contingenza economica e politica molto difficile quello che appare sulla stampa è un duello “rusticano” fra Maurizio Landini e Vincenzo Colla. Descritto il primo come “il tribuno” che vuole chattare con i 5stelle (per i quali vota una parte significativa dei suoi ex protetti, i metalmeccanici) e, il secondo "lo sconosciuto" (perché quasi nessun articolo si preoccupa di approfondirne la figura e la biografia sindacale) che sarebbe la “longa manus del Pd sul sindacato”. Landini “il movimentista” o Colla “il riformista”: un’altra versione dello stesso schema, in realtà molto semplicistico.
Ci piacerebbe dare qualche elemento di maggiore conoscenza ai lettori: cerchiamo di farlo partendo dalle posizioni dei due candidati alla segreteria, come emergono da un bell’articolo di Carmine Fotia apparso sull’Espresso del 16 ottobre, che vi consiglio di leggere per esteso qui
Sostiene Carmine Fotia che “Del vecchio paradigma fondato sul compromesso tra capitale e lavoro che ha plasmato il Novecento
Leggi tutto: Congresso CGIL: Duello o discussione vera?
Commenta (0 Commenti)