Povera patria. Dopo le crisi dei sottosegretari leghisti incappati in vicende giudiziarie, dopo lo scontro a parole su chi decide se i porti debbano o no restare chiusi all’accoglienza e se il soccorso degli esseri umani debba diventare una «colpa», e dopo l’ultimo giallo della lettera di Tria alla Ue, ecco che divampa la polemica anche sul ruolo dell’esercito
«Libertà e democrazia non sono compatibili con chi alimenta i conflitti, con chi punta a creare opposizioni dissennate fra le identità, con chi fomenta scontri, con la continua ricerca di un nemico da individuare, con chi limita il pluralismo», sono le parole di ieri del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del concerto per il corpo diplomatico che apre le celebrazioni della Festa della Repubblica.
Ci pare di capire che con queste parole siamo sulla strada giusta, se non altro per ricordare che di Festa della Repubblica si tratta il 2 giugno e non di quella delle Forze armate.
E soprattutto che basta estendere l’occhio della raccomandazione alta del Quirinale al Mediterraneo e agli scenari internazionali, per avere un messaggio che può e deve essere interpretato quale rifiuto di ogni identitarismo razzista e della ricerca dei nemici a tutti i costi; un messaggio di pace, per una Repubblica fondata su una Costituzione che all’articolo 11 «rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali».
Sembrerebbe ovvia questa considerazione, ma ci troviamo ancora una volta di fronte ad un conflitto dentro il governo del «contratto», quel «contratto» che ormai i risultati delle elezioni europee hanno ridotto al lumicino, con l’affermazione del populismo sovranista di Salvini e il duro ridimensionamento del M5S.
Dopo le crisi dei sottosegretari leghisti incappati in vicende giudiziarie, dopo lo scontro a parole su chi decide se i porti debbano o no restare chiusi all’accoglienza e se il soccorso degli esseri umani debba diventare una «colpa», e dopo l’ultimo giallo della lettera di Tria alla Ue, ecco che divampa la polemica anche sul ruolo dell’esercito.
All’attacco contro il ruolo della ministra della Difesa Trenta, sono andati stavolta – ma in sottofondo si sente l’eco della destra più estrema che in qualche modo si è affermata alle europee – ben quattro generali. Non siamo nella Spagna repubblicana del 1936 e non c’è un generalissmo Franco all’orizzonte, ma nell’Italia
Leggi tutto: 2 Giugno: "Quattro generali dietro la collina" - di Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)La politica come mercato. Al contrario di Renzi, Salvini non è solo una bolla: distrugge i 5Stelle perché è ideologia, è politiche di governo coerenti con il messaggio. È il nuovo Berlusconi
Decenni fa, Schumpeter sosteneva che la politica è un mercato. Secondo l’economista austriaco, partiti e i leader sono imprenditori che cercano di massimizzare un profitto (voti, cariche, soldi), vendendo agli elettori un prodotto (le politiche pubbliche) che corrisponda ai loro interessi. Rispetto a questa metafora, la situazione odierna si è radicalizzata.
Ai tempi di Schumpeter gli attori politici restavano attori politici. I partiti erano partiti, legati a una base sociale e a un’idea di società, i capi erano capi per molti anni, i posizionamenti ideologici non cambiavano con facilità.
La metafora della politica-mercato riguardava quindi solo lo spazio elettorale.
Oggi invece la politica intera acquisisce la forma stessa del mercato. Tutti gli oggetti politici (partiti, leader, discorsi, politiche, scelte di governo, perfino) assumono la forma di merce e sono completamente definiti da questa forma. Che cos’è Salvini? È un prodotto, costruito dal 2014 per essere una merce. Se si assiste a un suo comizio si troverà tutto tranne che il carisma: annoia, è pedissequo, monocorde, induce applausi forzati. Perché Salvini non è carismatico, è un prodotto creato per funzionare in televisione e sui social media: il suo carisma, più che una dote personale, è una costruzione sociale.
All’invenzione di questo prodotto hanno partecipato Salvini e il suo entourage (Luca Morisi e la sua “Bestia”, la comunicazione social salviniana), sicuramente, ma sono stati fondamentali anche i media mainstream. Da quando è stato eletto segretario nel 2014, il prodotto è stato lanciato con un campagna permanente su tutte le televisioni nazionali e tutti i quotidiani principali.
Questi stessi media, non bisogna dimenticarlo, costruiscono ogni giorno anche le precondizioni per il successo del discorso politico leghista: parlando ininterrottamente, per esempio, dell’emergenza immigrazione’, esaltando ogni fiammata razzista, e non parlando di molte altre cose. Salvini ha sempre trovato amplissimo spazio anche sui media cosiddetti progressisti: era utile, già ai tempi di Renzi, per costruire un competitore che provasse a schiacciare i 5 Stelle nella logica bipolarista. Il Pd, infatti, attacca molto più Di Maio che Salvini. Lo schema forse ora comincia a funzionare. Ed è uno schema da apprendisti stregoni, come tutti gli schemi inventati dal Pd e dai media alleati.
La crisi dei 5 Stelle si spiega anche nel quadro dell’assimilazione della politica a sottoprodotto del mercato e della comunicazione. Che ‘prodotto’ vende oggi, il Movimento 5 Stelle? Ha venduto per anni
Leggi tutto: Salvini non è una bolla, il M5S è schiacciato e il Pd ha dato una mano
Commenta (0 Commenti)Nel secondo terremoto politico in un anno, la sinistra è finita sotto le macerie. Il responso delle urne punisce severamente la lista a sinistra del Pd, che abbiamo sostenuto con convinzione e scarse speranze. Non bisognava essere facili profeti per temere di sbattere contro il muro del 4%, ma a quel muro non ci si è nemmeno avvicinati.
Il confronto con i verdi e le sinistre europee è impietoso. Mentre negli altri paesi l’onda verde sta assumendo i connotati del partito di massa, come in Germania, e le stesse sinistre, pur se in pesante arretramento, tuttavia sono al 5,6, 10 per cento, in Italia il 2,2% dei Verdi e l’1,7% di La Sinistra, ci relegano a fanalino di coda in Europa.
Nel paese c’è un’area larga e impegnata, di realtà sociali e ambientaliste più vasta di quel milione di voti che Verdi e La Sinistra hanno raggiunto, perdendo entrambi. E lo spettacolo delle divisioni non ha giovato. I verdi sono andati leggermente meglio ma sarebbe utile prendessero qualche lezione da francesi e tedeschi.
A parziale giustificazione del tonfo della sinistra può essere portato il fatto che ormai il paese passa da un terremoto all’altro. Con un sistema mediatico implacabile, votato al plebiscito, alimentato da investimenti massicci sulla comunicazione, Salvini docet. Esserne tagliati fuori, riuscire qualche volta a diventare la notizia, come nel caso della Mare Ionio sull’immigrazione, non infrange la regola di una disconnessione culturale e politica.
Nemmeno un anno è trascorso dall’onda anomala che a marzo 2018 aveva portato il Movimento di Di Maio al 32% e che oggi, maggio 2019, lo precipita al 17% spostandosi impetuosamente verso il 34% della Lega.
Se l’Italia ha votato meno, finendo a fondo classifica anche sulla partecipazione, da dove sono venuti i 3 milioni di voti conquistati da Salvini? Da tutto il paese, purtroppo anche da Riace, da Lampedusa, già in passato governata da una sindaca leghista, dal Piemonte e dall’Umbria, dal Nord e dal Sud, quel Sud dove i 5Stelle perdono 2 milioni di voti facendo il pieno dell’astensione, dissanguandosi con un forte travaso a favore della Lega.
L’analisi dei flussi, il giorno dopo, chiarisce i contorni delle linee di frattura, la dinamica dei travasi e, fondamentale, dirada molta nebbia con il conto puro e semplice dei voti assoluti. Il Pd ne perde per strada circa 100mila. Sul Partito democratico grava
Leggi tutto: Errare è umano perseverare è diabolico - di Norma Rangeri
Commenta (0 Commenti)Lanciato a Budapest il 3 maggio scorso, l’appello per un voto antifascista ha raccolto l’adesione di oltre sessanta candidati italiani al parlamento europeo. Insieme alle italiane Anpi e Aned, diverse associazioni partigiane e antifasciste europee – tra le quali Vvn-Bda (Germania), Zzb Nob (Slovenia), associazione Itaca (Belgio) – hanno rivolto un appello a tutti i cittadini della Ue «perché vengano sconfitti nazionalismi, razzismi, fascismi, nazismi, mai così forti dal dopoguerra ad oggi.
Vogliamo un’Europa contraria a qualsiasi forma di discriminazione, che garantisca asilo ai rifugiati e il rispetto dei diritti di tutti, in particolare delle donne e dei fanciulli».
All’appello, sottoscritto anche dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, dalla Cgt francese e dalle Commissioni operaie Ccoo e dall’Ugt spagnole, è stato sottoscritto in Italia da candidate e candidati appartenenti alle liste del Pd, del La sinistra, di Europa verde e di +Europa. L’elenco completo si può leggere sul sito dell’Anpi.
Oltre al programma faentino riportato di seguito,
tra i tanti appelli e approfondimenti segnaliamo:
- Prendiamoci in mano i destini della terra e obblighiamo i governi a seguirci
- Emergenza clima: dalle parole ai fatti - di Guido Viale
- Il Consiglio Comunale di Milano vota la dichiarazione di emergenza climatica