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  • Una fotografia lucida e reale del deserto e dell'improvvisazione culturale a cui ci ha costretto l'attuale Amministrazione comunale.

    01/08/2016 - Giovanni

  • E se approfittassimo, noi operatori culturali e Amministratori, per prendere spunto da quello che Bertaccini scrive, e che in gran parte condivido, per cominciare un serio e approfondito confronto sui temi delle politiche culturali in città, sui progetti e sulla "visione" del ruolo e del peso dell'arte e della cultura per la nostra comunità? Questo è ovviamente un invito a farlo, noi siamo come sempre, disponibili al confronto.

    02/08/2016 - Alberto Grilli

  • L'accusa arriva da chi ha sempre sostenuto e votato la sinistra governando insieme e ricevendone incarichi con assessori amici. Mi spiace ma non è credibile. enzo

    02/08/2016 - enzo

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Pubblichiamo la lettera aperta di Renzo Bertaccini al Sindaco Giovanni Malpezzi e la risposta del Sindaco e dell'Assessore alla cultura Massimo Isola, con l'intenzione di contribuire ad allargare la riflessione anche su questo sito.

 UNA LETTERA APERTA A GIOVANNI MALPEZZI, SINDACO DI FAENZA, IN MERITO ALLA SUA DICHIARAZIONE DOPO LA MORTE DI GIOVANNI NADIANI

 

Caro Sindaco, adesso che abbiamo accompagnato il nostro Giovanni Nadiani nel suo ultimo viaggio, vorrei rispondere alla tua dichiarazione per la scomparsa del nostro amico poeta.

Perdona se non mi viene la mia abituale ironia. Non ti nascondo infatti la mia rabbia e il mio fastidio a leggere quelle parole, le stesse che avete usato (parlo di voi istituzioni) due anni fa alla morte di Guido Leotta.
Allora se ne era andato "una colonna della cultura faentina", adesso invece è la volta dell'intellettuale eclettico "che ha lasciato un segno profondo".
Belle parole, ah sì sì, peccato che nessuno di loro le possa più sentire. Basta, per favore.

Scriveva Nadiani alla scomparsa di Leotta: "Sognavamo una Casa della Letteratura in cui far convergere tutte le iniziative attorno a quest'arte sempre più bistrattata. E in trent'anni, dopo centinaia di libri pubblicati, le recensioni nei maggiori organi di stampa, dopo il Premio della Traduzione del Ministero della Cultura, i premi e i riconoscimenti di tanti enti internazionali come l'Unesco, ebbene sì in trent'anni il Comune di Faenza nel suo provincialismo non è stato in grado di trovare neppure un sottoscala, nonostante le reiterate promesse di sindaci e assessori".


Altri intellettuali, altri studiosi, altri artisti se ne andranno, d'altronde siamo una razza di morti.
Volete aspettare che siano tornati a essere polvere per accorgervi di loro e riconoscere il loro lavoro?

Cosa ne è dell'arte e della cultura a Faenza? Stiamo diventando una città fighettina, modaiola, distratta, sorda, superficiale, smemorata. Volete passare alla storia per questo?

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MIGRANTI, il ritorno dei muri in Europa, dalla prima barriera a Melilla al Brennero

"Il primo muro ad essere stato eretto nell'epoca di Schengen è stato quello Mellila, pagato con fondi della Ue, l'ultimo - almeno per il momento - la barriera del Brennero, che è in fase di realizzazione". "Il reticolato di Ceuta e Melilla, come gli altri che mano a mano sono stati costruiti, non hanno, ovviamente, risolto nulla, e l'evitare di affrontare dimensioni e realtà dei problemi per calcoli elettorali e di consenso politico ha portato alle conseguenze deflagranti di oggi. Le avvisaglie, però c'erano tutte, già vent'anni fa. Europadreaming " ( da ANSA 27 aprile 201616:21 News )
I muri sono un elemento di divisione che limitano il nostro orizzonte. Non è dato inoltre sapere, in prospettiva, da quale parte del muro vi sarà un futuro migliore. Isolarsi vuol dire non poter fruire delle ricchezze degli altri, sapendo che, senza integrazione, anche quanto ora momentaneamente ci appartiene inevitabilmente si esaurirà. Pensare di congelare coi muri eventuali privilegi è irrazionale, irrealizzabile e sconveniente; via quindi al sogno europeo che superando egoismi nazionali ci porti sulla unica strada dell’integrazione europea e ad una serena e fattiva collaborazione con il resto del mondo.
Alcune associazioni faentine, in occasione della giornata dell’Europa, hanno eretto il 09 maggio 2016 in Piazza del Popolo a Faenza una simbolica barriera per enfatizzare le incongruenze che stanno prendendo piede.
A chi attraversava la barriera veniva simbolicamente consegnato un passaporto europeo riportante parte del preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea:
“I popoli d'Europa, nel creare tra loro un'unione sempre più stretta, hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni.
Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l'Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà; essa si basa sul principio della democrazia e sul principio dello Stato di diritto. Pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. L'Unione contribuisce alla salvaguardia e allo sviluppo di questi valori comuni nel rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d'Europa, nonché dell'identità nazionale degli Stati membri e dell'ordinamento dei loro pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale; essa si sforza di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile e assicura la libera circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali, nonché la libertà di stabilimento".
Nella serata il Teatro due Mondi ha presentato in piazza lo spettacolo “Azione contro la quotidiana indifferenza” realizzato in collaborazione con migranti presenti sul territorio.

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Il racconto di Massimo Serafini, politico e scrittore, fondatore de “il Manifesto”, membro della segreteria nazionale di Legambiente. Tratto da la nuovaecologia.it

Ravenna

Se non segnalasse anche un tragico declino del paese, la scarsa voglia di futuro di chi lo governa, il gusto diffuso di mentire delle sue classi dirigenti, ci sarebbe solo da seppellirli con una risata questi adoratori dei combustibili fossili che, per sostenere le amate trivelle, ripetono le stesse ragioni che io, bambino, sentii oltre sessant’anni fa quando le installarono e con esse arrivò anche l’industrializzazione di Ravenna: producono lavoro, danno autonomia energetica al paese, è un’attività sicura che non inquina, compatibile col turismo… Solo una concezione del popolo come qualcosa di facilmente manipolabile può indurre a mentire con tanta sfrontatezza.

Sessant’anni fa quelle parole forse avevano un significato, trasmettevano alla popolazione la speranza di

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Il cuore del referendum è: le società petrolifere sono obbligate a smontare le piattaforme, chiudere e mettere in sicurezza i pozzi, bonificare i fondali a fine concessione. Se le concessioni non hanno fine (chi mai potrà dimostrare che un giacimento è esaurito?) nessuno smonterà le piattaforme e bonificherà le aree.

E' un regalo di qualche miliardo alle società petrolifere, che lasciano in eredità allo stato smontaggio e bonifiche.

Inoltre, non esistono per la legislazione italiana ed europea concessioni di beni pubblici a vita, queste concessioni sarebbero le uniche senza scadenza.

Infine non è neppure vero che non ci saranno trivellazioni nuove, non ci saranno nuove concessioni ma dentro le vecchie concessioni e permessi di ricerca (4 sono davanti a Marche e Abruzzo) il concessionario può fare altri pozzi.

Buon voto!

Ricorda che nella “rubrica telefonica” del Governo ci sono le lobby petrolifere, mentre nelle nostre rubriche c'è il popolo italiano che vuole difendere il mare dagli interessi di pochi!

Manda un messaggio a tutti i contatti della tua rubrica per votare e votare SI e invita tutti a fare altrettanto!

Non esitare, Fallo subito!

 

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Referendum sulle trivellazioni in mare entro 12 miglia marine (17 aprile 2016) Oggetto: Divieto di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in zone di mare entro dodici miglia marine. Esenzione da tale divieto per i titoli abilitativi già rilasciati. Abrogazione della previsione che tali titoli hanno la durata della vita utile del giacimento.

Opinioni nella cristianità

Da Agensir, Servizio di informazione religiosa della Conferenza Episcopale Italiana, Gennaio / marzo 2016

Trivelle:

- diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, “votare Sì al referendum”

- Acli, votare ‘Sì’ al referendum per “pensare a un modello energetico pulito”

- vescovi Piemonte, votare a referendum “perché il mare ci interessa”

- mons. Santoro (Taranto), “esprimo, in termini personali, ragionevole fondamento al sì al referendum del 17 aprile”

- Azione Cattolica Puglia, per il referendum “ci sentiamo di esprimere il nostro sì”

- Costalli (Mcl), “il sì darebbe al Paese una nuova prospettiva”

- Monsignor Galantino: sulle trivelle “non c’è un sì o un no”, “gli slogan non funzionano”

- Referendum trivelle: è molto più di un quesito

- Focsiv, “i cittadini italiani devono lanciare un chiaro messaggio alla politica”

- mons. Santoro (Cei), “noi vescovi del sud siamo contrari alle trivelle in Adriatico e Jonio”

- Referendum trivelle: in primavera cittadini interpellati su scelte che modellano il futuro 

 

 

LEGGI TUTTO SU http://www.c3dem.it

 

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