La festa di Verdi e Sinistra. «L’alternativa alla destra la costruiamo sui temi», dice Schlein mentre la sala fischia Renzi e Calenda (assenti). Fratoianni: non è geometria. Conte: il leader poi. Ma la guerra divide
I leader del cosiddetto "campo largo"
Alla prima festa nazionale di Alleanza Verdi Sinistra riprende la stagione politica del centrosinistra. L’ultima foto risale alla festa bolognese dell’Anpi. Qui i cinque leader (Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Elly Schlein, Giuseppe Conte e Riccardo Magi) si ritrovano reduci dalla votazione del Ddl sicurezza alla camera. E l’unità del campo largo, di cui si fa un gran parlare fin dai dibattito pomeridiani, è garantita anche dalle condizioni meteorologiche: tutti sotto il tendone che ripara l’uditorio dalla pioggia torrenziale che piomba sul parco Nomentano, senza tanti fronzoli.
«Noi vorremo che chi è qui questa sera fosse l’anima dell’alternativa alla detesta che ci disgoverna – esordisce Fratoianni – Sono quelli che manderanno in galera operai, studenti ed ecoattivisti. Questa serata deve rappresentare l’avvio dell’alternativa, assumendocene la responsabilità come facciamo spesso già in parlamento». Sul perché non ci sono Matteo Renzi e Carlo Calenda (il pubblico urla «Noooo»), il segretario di Sinistra italiana chiarisce: «Ragionare adesso del perimetro della coalizione non ha alcun senso, se è un tema di carattere geometrico dico subito che abbiamo bisogno di allargare il consenso. Ma serve una proposta credibile: milioni di italiani hanno smesso di partecipare, si sono sentiti delusi e traditi».
Elly Schlein dice subito che è meglio chiamarlo «campo progressista». «Mi sono impegnata a raccogliere proposte su cui lavorare insieme appena sono diventata segretaria – prosegue – Noi l’alternativa alla destra la costruiamo sui temi. Pensiamo alla sanità pubblica: la destra vuole sanità a misura di portafoglio. O alla difesa della scuola pubblica come prima grande leva di emancipazione». E poi: «Non saremo d’accordo su tutto, ma nei discorsi che ascolto c’è un tratto comune che risponde a un bisogno comune di speranza: le forze qui presenti stavano già insieme quando abbiamo vinto contro la destra alle amministrative».
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Angelo Bonelli risponde idealmente alla leader della Bsw tedesca Sarah Wagenknecht (della quale si parla molto nelle retrovie) precisando che «questione sociale e questione ambientale sono indistinguibili». Bene, ma chi sarà il leader? Giuseppe Conte mostra fair play: «Ora non ha importanza stiamo costruendo la coalizione. E il giverno difende un’economia da bar, di camerieri e per il turismo, mente l’industria perde». Riccardo Magi ridisegna la metafora spaziale della coalizione: «Il campo largo è stanziale, fisso: parliamo di strada e di quello che ci tiene insieme, come i diritti che vengono violati dal Ddl sicurezza».
Alla fine, Conte è costretto a chiarire l’eterna questione su Trump, parla di deep state e di Stati uniti guerrafondai ma non può evitare la questione. Nicola Fratoianni si dice certo: se definiamo il perimetro ci chiariremo anche questioni più importanti, l’importante è partire». Ma si dice ottimista sul futuro: «Da quando c’è questo governo reazionario ci troviamo giorno dopo giorno a votare insieme, il dialogo nasce lì. Su alcune cose siamo d’accordo, su altre no». Poi, forse anche a beneficio dello scontro interno ai 5 Stelle, tira fuori l’importanza dell’«etica pubblica» e i conflitti d’interesse. Tutti in un modo o nell’altro parlano dell’astensionismo, del fatto che la metà del paese ha smesso di votare.
Ma la foto di Montesacro, ultima in ordine di tempo coi cinque leader, non può prescindere dalle differenze. Soprattutto in politica estera. «Il diritto internazionale dice che l’Ucraina è il paese aggredito», dice Magi. E Fratoianni rivendica il voto contro ogni invio di armi. «Per mandare a casa questo governo con venature neofasciste non bisogna nascondere le differenze e bisogna rafforzare le convergenze», è la formula proposta dal segretario di +Europa.
Chiude Angelo Bonelli, con Fratoianni padrone di casa: «Se commettiamo l’errore drammatico del 2022, quando dividendoci abbiamo regalato la maggioranza alla destra, ci rincorrono coi forconi. Ma vorrei dire a Magi che il diritto internazionale vale anche per Gaza. E non dimentichiamo il progetto neocoloniale che chiamano Piano Mattei. Su questo facciamo già battaglia comune in parlamento. E come Avs porteremo le organizzazioni africane, il prossimo 17 ottobre, a parlare di quel progetto». Bonelli viene ormai identificato come l’uomo degli esposti. Rivendica che quello sul sottosegretario Delmastro è servito a mandarlo sotto processo. «La stessa cosa vale per Sangiuliano: non possiamo tollerare la permeabilità delle istituzioni, se io da deputato avessi chiesto la mappa del G7 a Pompei giustamente non me l’avrebbero data. Si comportano così perché si sentono padroni. Per questo dobbiamo mandarli all’opposizione». Alla fine sale sul palco una delegazione di «italiani senza cittadinanza» che invita a firmare per i referendum che dimezza, da dieci a cinque, gli anni che servono per ottenere la cittadinanza