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Striscia di sangue. Incontro con gli attivisti palestinesi Ismail e Halima Abusalama, fuggiti da Gaza

«Se gli Usa non scaricano Netanyahu la tregua è impossibile»

Ismail e Halima Abusalama sono in tour in Italia per raccontare le atrocità vissute a Gaza e dintorni dal 7 ottobre fino a oggi. Moglie e marito sono riusciti a uscire da quell’inferno dopo circa quattro mesi e ora vivono in Spagna con uno dei loro figli.
«Sia di sera che di giorno, quando lanciavano le bombe, vedevamo le persone correre senza sapere dove si sarebbero rifugiate. Pensavo che fosse arrivato il giorno del giudizio», racconta così Halima quei mesi trascorsi a Gaza sotto le bombe, in quella piccola-grande città che ormai non è più casa loro.

ISMAIL E HALIMA Abusalama sono stati a Torino, il 29 agosto, presso la Bocciofila Circolo Arci Vanchiglietta Rami Secchi. Un momento prezioso organizzato in collaborazione con Non una di meno Torino, Arci Torino e Bds Torino.
Halima e Ismail sono i genitori di cinque figli. Lei ha trascorso la sua vita lavorando come infermiera e fornendo assistenza sanitaria anche alle persone detenute in carcere. Nata e cresciuta tra Gaza e Gerusalemme, Halima non poteva non interessarsi alla politica. «Mi hanno arrestato per la prima volta quando avevo 14 anni perché avevo partecipato a una manifestazione». Come trovano le donne palestinesi la forza di resistere? Halima risponde con la voce tremante: «La risposta è semplice: di fronte a un’atrocità, ingiustizia e violenza di questo genere, la forza si trova e si lotta insieme a tutta la famiglia».

ISMAIL, invece, ha dovuto trascorrere, in totale, circa 18 anni della sua vita in carcere. Oggi quest’uomo compie 72 anni e ha speso quasi un’intera vita a combattere, dentro e fuori dalle prigioni, per la libertà del suo popolo. Ismail è noto anche per la sua partecipazione all’importante sciopero della fame del 1980, mentre si trovava nella prigione del deserto di Nafha, che durò 33 giorni. Fu liberato nel 1985 in seguito a un accordo che prevedeva la scarcerazione di una serie di detenuti palestinesi presenti nei centri penitenziari israeliani. «Voi qui vedete solo una piccola parte di ciò che sta accadendo in Palestina», spiega. «Tutte le zone dichiarate sicure da Israele sin dal 7 ottobre sono state sfollate e bombardate. Le armi usate da Israele avvelenano le persone e, a lungo andare, emergeranno nuove malattie e ci saranno epidemie».

Quando si parla di tregua, cessate il fuoco e delle trattative che zoppicano da mesi, Ismail Abusalama dichiara al manifesto: «Netanyahu e gli Usa non vogliono finire la guerra. Le richieste dei palestinesi sono: fermare immediatamente la guerra, permettere alle persone di tornare a casa loro e liberare le persone arrestate in questo periodo. Loro, invece, continuano a far saltare il tavolo tirando fuori nuove richieste e opposizioni. Finché gli Usa non smetteranno di sostenere economicamente, politicamente e militarmente il governo di Netanyahu, la tregua non sarà possibile».

UN ALTRO TEMA importante è senz’altro l’indifferenza di quasi tutto il Medio Oriente riguardo a ciò che accade. «Coloro che hanno firmato l’Accordo di Abramo sono gli alleati degli Usa e, mettendo la firma, hanno deciso di farsi invadere economicamente e culturalmente da Washington e dal progetto sionista. Quindi oggi non possono reagire», sostiene Ismail Abusalama. In merito alla posizione ipocrita e opportunista di Ankara, aggiunge: «Il Presidente della Repubblica di Turchia ha definito Netanyahu un assassino e l’ha paragonato a Hitler, ma ha mantenuto i suoi ponti commerciali con Israele durante la guerra. La Turchia fa parte della Nato, quindi segue una serie di interessi internazionali. Oggi il governo turco cerca di sembrare in conflitto con Tel Aviv, ma penso che, una volta conclusa questa guerra, ripristinerà i suoi rapporti con Israele esattamente come prima».

DURANTE L’INCONTRO, sia Ismail che Halima hanno chiesto più volte al pubblico di sostenere le campagne di boicottaggio e disinvestimento in corso contro le aziende israeliane, per sensibilizzare le persone e indebolire la potenza economica di Israele.
Infine, la coppia non ha dimenticato di ricordare Vittorio Arrigoni, giovane italiano, reporter e cooperante, nonché autore del libro Gaza. Restiamo umani edito nel 2009 da ManifestoLibri. Vittorio fu ritrovato, nel 2011, ucciso in un appartamento di Sudaniyeh, nella Striscia di Gaza, in Palestina. Vittorio visse un periodo a casa di Ismail e Halima, tanto che la coppia lo ha definito «un amico di famiglia»