Striscia di sangue I funerali di Ahmed Mansour, terza vittima dell'attacco alla tenda dei reporter. Dallo studio ovale Trump e Netanyahu tornano a magnificare l’idea di pulizia etnica
Khan Younis, una vittima dei raid israeliani estratta dalle macerie – Ap
Tantissime persone hanno partecipato, ieri, ai funerali di Ahmed Mansour, il giornalista che era stato gravemente ferito e ustionato nell’attacco israeliano alla tenda dei reporter nel cortile dell’ospedale Nasser, a Khan Younis, nel sud della Striscia. Mansour è rimasto incastrato nel rifugio, e lunghi minuti sono durati i tentativi disperati dei suoi colleghi per salvarlo dalle fiamme che ne stavano avvolgendo il corpo. È sopravvissuto per due giorni in gravissime condizioni e alla fine non ce l’ha fatta. Ahmed è la terza persona morta nell’attacco, insieme al collega Helmi al-Faqawi e a Yusuf al-Khazandar. Nove reporter sono rimasti feriti.
ISRAELE HA RIVENDICATO il bombardamento, dichiarando di aver preso di mira uno dei giornalisti presenti, Hassan Islayeh, descritto dallo stato ebraico come un membro di Hamas. Il numero dei reporter uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023 è salito a 211. Ieri gli attacchi di Tel Aviv hanno fatto decine di vittime, compresa una famiglia di undici persone, di cui quattro bambini, sterminata nel bombardamento all’edificio civile in cui vivevano. Un raid aereo nei pressi di un’università a sud di Gaza City ha ucciso almeno due palestinesi.
Tra lunedì e martedì, in 24 ore circa 58 persone sono state uccise e 213 ferite. Dal 18 marzo Israele ha ammazzato 1.449 palestinesi e ne ha feriti 3.647. In molti sono rimasti intrappolati sotto le macerie e la protezione civile lavora senza sosta ma anche senza mezzi.
«NEMMENO UN CHICCO di grano entrerà a Gaza», ha dichiarato il ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, proprio mentre le organizzazioni internazionali lanciano l’allarme sulla situazione alimentare, diventata catastrofica nella Striscia a causa del blocco umanitario che va avanti da più di cinque settimane. Le scorte di farina ancora presenti non possono essere conservate in maniera adeguata e spesso le famiglie che tra enormi difficoltà riescono a riceverle sono costrette a eliminare vermi e insetti con i setacci.
Ma dove alcuni vedono morte, disumanità, fame e tormento, qualcun altro scorge guadagni e occasioni edilizie. È il caso del presidente Usa Donald Trump, che in conferenza stampa alla Casa Bianca insieme al suo omonimo Israeliano Benyamin Netanyahu, ha ribadito ieri con inquietante naturalezza il suo piano di pulizia etnica: «Sapete cosa penso della Striscia di Gaza. È un incredibile pezzo di una importante proprietà immobiliare e penso sia qualcosa in cui saremo coinvolti».
IL TYCOON ha definito gli Usa una «forza di pace» che dovrebbe possedere la Striscia, e nella rappresentazione di questo suo mondo alla rovescia ha favoleggiato di un Israele che avrebbe regalato Gaza agli abitanti palestinesi e che lo avrebbe fatto addirittura per ottenere la pace. «Non capisco perché Israele ci abbia rinunciato», ha dichiarato con anacronistica sfacciataggine dinanzi al ricercato internazionale seduto al suo fianco, «non è stato quest’uomo [Netanyahu, nda]. Lui non lo avrebbe mai fatto, lo conosco molto bene».