Istituire «zone rosse» nelle città e vietarle ai «soggetti pericolosi». Con una lettera ai prefetti, il ministro Piantedosi anticipa il disegno di legge «sicurezza». Dalle feste in piazza di questa sera e per i prossimi mesi, decide la polizia chi entra nei centri storici e chi deve stare lontano
I soliti sospetti La direttiva del Viminale per Capodanno rafforza il Daspo urbano, la discrezionalità e le emergenze penali
Agenti di pattuglia a Capodanno – LaPresse
Sarà un capodanno con meno diritti, anche se la notizia viene impacchettata in mezzo all’allarme petardi e frullata nel contesto delle eterne emergenze sicurezza dichiarate di continuo, soprattutto in occasione di grandi eventi. Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha inviato una direttiva ai prefetti per sottolineare l’importanza di individuare, con apposite ordinanze, aree urbane dove vietare la presenza di «soggetti pericolosi» o con precedenti penali e poterne disporre l’allontanamento.
L’INDICAZIONE di Piantedosi serve ad estendere ad altre città il dispositivo che è in vigore a Milano per Capodanno fino al 31 marzo e che ha già avuto una prima applicazione a Firenze e Bologna. Dove negli ultimi tre mesi, si apprende, sono stati emessi 105 provvedimenti di allontanamento su quattordicimila persone controllate. A Firenze, ha fatto sapere ieri la questura tracciando un bilancio dell’anno passato, le misure di prevenzione adottate nel 2024 registrano un aumento del 37,50% rispetto all’anno precedente. In particolare, sono raddoppiati i provvedimenti di divieto di accesso alle aree urbane (previste all’articolo 13 bis del decreto emanato, nel 2017, quando al Viminale c’era Marco Minniti, governo Gentiloni) per reati contro la persona o contro il patrimonio, con estensione alla resistenza a pubblico ufficiale ed al porto di armi od oggetti atti ad offendere (fattispecie inserite da questo governo nel cosiddetto «Decreto Caivano») commessi nelle pertinenze di locali pubblici e i Daspo in ambito sportivo per condotte ritenute pericolose in occasione o a causa di manifestazioni sportive.
IL RICORSO alle cosiddette «zone rosse», dicono dal Viminale, rientra nella più ampia strategia volta a garantire la tutela della sicurezza urbana e la piena fruibilità degli spazi pubblici da parte dei cittadini. Queste ordinanze, recita la versione governativa, sono particolarmente utili in contesti caratterizzati da fenomeni di criminalità diffusa e situazioni di degrado, come le stazioni ferroviarie (vera ossessione del ministro, citate a più riprese) e le aree limitrofe, oltre che le «piazze dello spaccio». Il fatto è che le misure potranno essere applicate anche in altre zone, come quella della cosiddetta movida, «caratterizzate da un’elevata concentrazione di persone e attività commerciali e dove si registrano spesso episodi di microcriminalità, risse, vandalismo, abuso di alcol e degrado». In vista del Capodanno, recita la velina del ministero dell’interno, l’applicazione delle «zone rosse» rappresenta «un ulteriore efficace strumento per rafforzare i controlli nelle aree di maggiore affluenza».
La redazione consiglia:
Zone rosse: i precedenti a Bologna, Firenze e Val di SusaMA CHI PRENDE di mira il provvedimento? Ciò che preoccupa è la discrezionalità delle misure, visto che
lo spettro dei soggetti considerati pericolosi per il decoro e l’ordine pubblico è ampio e variegato. Si punta il dito contro le persone «che hanno precedenti» (il che peraltro non significa per forza condanne: bastano le segnalazioni) per stupefacenti, aggressioni, furti, rapine e detenzione abusiva di armi tra le altre cose. Ma il sospetto del Viminale cade anche su persone che genericamente «assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi o molesti». «La misura del divieto di accesso dovrà essere disposta ogni qual volta il comportamento del soggetto risulti concretamente indicativo del pericolo che la sua presenza può ingenerare per i fruitori della struttura», scrive Piantedosi.
QUESTA INDICAZIONE precipita nelle città ed è il frutto di decreti in materia, regolamenti comunali, disposizioni alle polizia locale che si sono succeduti in questi anni, fino all’acme del Ddl sicurezza attualmente in discussione al senato (non a caso menzionato dal ministro nella sua circolare). A Roma, per fare un esempio, con il regolamento di polizia urbana che risale all’epoca dell’amministrazione pentastellata di Virginia Raggi, si decise di estendere l’elenco di condotte passibili di multa e di eventuale allontanamento amministrativo. Ed eccole, alcune di queste minacce all’ordine pubblico: sedersi sui monumenti (art. 4, lettera a), trascinare un passeggino sulle scalinate di un monumento (art.19, lettera d); liberare un cane dal guinzaglio in un parco o calpestare le aiuole (art. 24 lettere c-e). Che dire, buona fortuna.