IL LUNGO CONFLITTO. Proprio ieri, giorno delle nuove minacce di Putin, era la Giornata mondiale della pace. Lettera aperta al segretario Onu Guterres delle 400 organizzazioni di “Europe for Peace”
Dopo gli ultimi rovesci e le crescenti difficoltà interne Putin mostra di nuovo la «faccia cattiva»: mobilitazione militare rafforzata e rinnovate minacce nucleari. Per ironia della sorte queste preoccupanti mosse sono arrivate ieri, 21 settembre, data in cui da oltre quaranta anni si celebra la Giornata Internazionale per la Pace voluta dall’Assemblea generale dell’Onu per rafforzare gli ideali di pace chiedendo che vengano osservate 24 ore di nonviolenza e di «cessate il fuoco».
Ma mentre il dramma della guerra (non solo in Ucraina, ma anche in tutti gli altri confitti armati «ignorati») prosegue sul binario di una follia che non sembra rallentare (e senza che i potenti della Terra capiscano di doversi impegnare seriamente per evitare la catastrofe) c’è chi continua a pensare a strade possibili di Pace: la società civile.
Ed è proprio nella data significativa della Giornata per la Pace che la coalizione “Europe for Peace” (formata da oltre 400 organizzazioni e promossa tra gli altri da Rete Italiana Pace e Disarmo, Sbilanciamoci, Stop the War Now, AOI Cooperazione e Solidarietà internazionale, Anpi) ha voluto inviare una lettera aperta al Segretario Generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, e ad altri esponenti delle strutture Onu.
Il cuore del messaggio del movimento pacifista italiano è chiaro: i conflitti e le violenze sempre più fuori controllo rendono
Leggi tutto: Regna la guerra e la società civile traccia strade di pace - di Francesco Vignarca *
Commenta (0 Commenti)Il 21 settembre di ogni anno ricorre la giornata internazionale della Pace, quest'anno l'appello per fermare i conflitti è ancora più urgente visto l'imperversare della guerra in Ucraina. Ma i luoghi di scontro armato sono quasi 60 in tutto il mondo e oltre 300 le aree di crisi cronica mentre le spese per le armi e militari continuano ad aumentare ovunque
L' Assemblea delle Nazioni Unite istituì nel 1981 la giornata internazionale della Pace che successivamente venne fissata per il 21 settembre di ogni anno. Nel 2001 gli Stati membri votarono una risoluzione affinché in quella giornata vi fosse il cessate il fuoco su tutto il pianeta. Che si fermassero le armi di tutti i conflitti almeno nel giorno della pace. Un giorno che durasse per sempre.
Purtroppo, l’appello non ha messo a tacere le armi ma è sempre più urgente ricordarlo e rilanciarlo visto che la produzione e il commercio di armi, la spesa militare e le guerre godono di ottima salute. Chi sta male, invece, sono le popolazioni e il pianeta.
L’industria mondiale di armi, dal 2010 al 2020, ha prodotto un fatturato pari a 5.000 miliardi di dollari, con un trend di continua crescita
Leggi tutto: Fermare tutte le armi, almeno nel giorno della pace - di Sergio Bassoli *
Un programma composito di richieste e proposte da sottoporre ai candidati di queste politiche, scritto dalle associazioni della società civile, idee che rispondono alle necessità dei cittadini, delle fasce più deboli, dei fragili, dei precari. Cose da fare e progetti da realizzare per cambiare modello di sviluppo
Non è esattamente un libro dei sogni, ma un insieme di richieste legate alle urgenze e alle emergenze del nostro Paese, alle necessità di noi cittadini, delle fasce più deboli della popolazione, dei fragili, dei lavoratori precari. È l’agenda sociale di cui l’Italia ha bisogno, fatta di idee e proposte che hanno come obiettivo il cambiamento del modello di sviluppo, elaborata dalle associazioni della società civile che hanno stretto un’alleanza con la Cgil per promuovere politiche di pace e disarmo, tutelare e creare lavoro, accelerare la transizione ecologica, rilanciare un welfare dei diritti. Un programma composito da sottoporre ai candidati di queste elezioni politiche, che copre a 360 gradi i temi più rilevanti, cose da fare e progetti da realizzare per il governo e il Parlamento prossimi venturi. Ecco una carrellata.
Leggi tutto: L'agenda sociale per un'Italia più giusta - di Patrizia Pallara
25 SETTEMBRE È GIÀ PASSATO. Sembra autoavverarsi quella infausta profezia che vede il PD destinato al suicidio, come già accadde per Veltroni e Renzi e non c’è molto da rallegrarsi anche tra chi, da tempo, ha deciso di non votare più per esso
Molti e onesti compagni sono stati spiazzati, e ora smarriti, di fronte alla scelta di Letta di non fare accordi con Conte e di non aprire ad un’alleanza che comprendesse l’intero arco della sinistra frammentata. Una scelta incomprensibile tanto più rispetto a una legge elettorale infame che avrebbe dovuto obbligare le sinistre a fare fronte comune, almeno dal punto di vista elettorale, contro uno schieramento di destra che appare (anche se non lo è) compatto.
Ora Letta invoca il “voto utile” per non perdere indecorosamente. Ma questa volta la trappola non funziona, sia perché Conte appare capace e determinato di guidare lo schieramento M5S, sia perché a sinistra è nata la nuova formazione di Unione Popolare che si richiama a quei valori e a quelle classi da tempo abbandonate dal PD di Letta.
Unica giustificazione a sua difesa sarebbe la necessità di proseguire in quella fantomatica agenda Draghi e ricercare il consenso dell’establishment
Leggi tutto: Pensiamo al dopo, quanto mai minaccioso - di Enzo Scandurra
Commenta (0 Commenti)SINDACATO ED ELEZIONI. Assemblea nazionale dei Delegati a Bologna. Il «decalogo» di richieste rivolte ai partiti su redditi, precarietà e pensioni «sia discusso nelle assemblee». Landini: né a Renzi né a Berlusconi abbiamo permesso di cambiare la costituzione
Maurizio Landini chiude l'Assemblea nazionale dei delegati Cgil a Bologna - Foto Cgil di Marco Merlini
A dieci giorni dal voto la Cgil si prepara già per il post elezioni. Tenutosi scientemente lontano dalla campagna elettorale, Maurizio Landini ribadisce la linea di «autonomia» dai partiti chiedendo a gran voce: «Ascoltate il lavoro».
L’assemblea nazionale riunisce a Bologna 5 mila delegati sotto la tensostruttura della neonata piazza Lucio Dalla. Lo spaccato che esce dai racconti dei lavoratori è di un paese in cui la pandemia ha fatto in gran parte arretrare i diritti e peggiorare le condizioni quotidiane delle «persone che per vivere hanno bisogno di lavorare».
Dal tempo pieno negato nelle scuole del sud al decennale dramma tra salute e lavoro dell’ex Ilva di Taranto, dai precari che si scoprono partite Iva senza diritti e solo doveri al lento inabissamento tramite spezzatino del colosso Tim, dai pensionati impauriti dall’inflazione che chiedono aiuto agli autisti alle prese con l’escalation di aggressioni (venerdì sciopero nazionale di 8 ore sul tema dopo quello sui treni), il quadro che viene fuori dalle due ore di palco riservato ai delegati è a tinte sempre più fosche.
Landini – pressato dall’interno da chi chiedeva un impegno più preciso contro il pericolo della destra – sceglie di mettere subito in chiaro la scelta presa già a luglio: fermare il congresso per non farsi tirare per la giacchetta in campagna elettorale preparando già la mobilitazione di ottobre «per presentare le nostre richieste a qualsiasi governo ci sarà».
CITANDO IL PADRE «PARTIGIANO che quando qualcuno nel giorno delle elezioni aveva qualche titubanza
Leggi tutto: «Ascoltate il lavoro»: la Cgil si mobilita già per il dopo voto - di Massimo Franchi
Commenta (0 Commenti)ECONOMIA DI GUERRA. Senza abbassare le armi di tutti, quelle militari e quelle economiche, e senza praticare una vera autonomia strategica europea, continueremo ad avere la guerra nel cuore del Continente. E a ottobre ci troveremo a fronteggiare, in Italia più che altrove, problemi drammatici in termini di inflazione
Di fronte a questioni fondamentali per il nostro futuro occorrono lucidità e onestà intellettuale. Gazprom ha annunciato la sospensione a «tempo indefinito» delle forniture di gas all’Unione europea tramite il gasdotto Nord Stream 1.
Al contempo l’Ue, dopo mesi di imbarazzato silenzio e di fronte a nuive divisioni interne, ha posto le basi affinché la prossima riunione dei ministri dell’Energia discuta della possibilità di introdurre un tetto al prezzo di acquisto del gas. Peccato che lo farà a rubinetti chiusi. Il fattore tempo, in politica, è tutto. Ammesso che le importazioni via Ucraina compensino almeno una parte di quelle bloccate a nord, molto dipenderà dal tipo di price cap che verrà varato.
Non è un dettaglio che si tratti di un intervento sul complesso dei mercati europei (interrompendo gli acquisti e attingendo agli stoccaggi interni nella misura in cui il tetto è superato) oppure di un tetto solo al prezzo del gas russo (iniziale proposta Draghi) oppure ancora – come sostiene la Germania – di un intervento degli Stati a copertura della differenza tra prezzi all’ingrosso e prezzi al dettaglio.
Il ministro Cingolani parla di un grande e inaccettabile «ricatto» russo. Ma cosa sono state gran parte delle nostre sanzioni (dal
Leggi tutto: Abbassare le armi, quelle militari e quelle economiche - di Simone Oggionni
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