GUERRA E PACE. Le dichiarazioni programmatiche del presidente Meloni non danno adito a dubbi sulle scelte internazionali del governo. Niente di nuovo. Meloni potrebbe, al punto in cui governi di centro-destra e centro-centro […]
Giorgia Meloni alla Camera - LaPresse
Le dichiarazioni programmatiche del presidente Meloni non danno adito a dubbi sulle scelte internazionali del governo. Niente di nuovo. Meloni potrebbe, al punto in cui governi di centro-destra e centro-centro sinistra hanno portato la collocazione internazionale dell’Italia, non fare assolutamente nulla e gestire l’agenda esistente dalla nave nera che comanda.
Perché dalla crisi del mondo globalizzato, a quella climatica-ambientale, dal respingimento dei migranti nell’inferno libico, alla guerra senza mai citare, alla Camera, la parola pace, dal condizionamento dei mercati finanziari, alle rendite e ai processi neoliberisti che massacrano il cosiddetto «popolo» caro alla «patriota», tutto può procedere con i programmi dei governi precedenti, Draghi e non solo. Perché c’è un vento che, dispiegate le vele, muove la nave nera che comanda: è il vento atlantico.
Non sarà un caso che il primo suo atto internazionale sia stata la telefonata a Biden, dopo la
Leggi tutto: A vele spiegate con il vento atlantico - di Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)LA FIDUCIA ALLA CAMERA. Il presidente del consiglio Meloni (che non è un uomo ma una donna che vuole essere appellata come un politico maschio), ieri si è presentata in Parlamento per il discorso […]
Giorgia Meloni alla Camera - Ap
Il presidente del consiglio Meloni (che non è un uomo ma una donna che vuole essere appellata come un politico maschio), ieri si è presentata in Parlamento per il discorso di fiducia, testimoniando, in diretta tv, l’avvilente retromarcia lessicale. Confermata dall’incipit, con quel «onorevoli colleghi» che ha cancellato d’un colpo le altrettanto onorevoli «colleghe».
La successiva lunga sfilza di nomi di donne (Tina, Nilde, Rita, Oriana, Samantha….), citate come esempi di grandi biografie di riferimento, non è tuttavia servita a resuscitare improbabili richiami alla sorellanza che non c’è. Né nel suo partito, né nel suo governo.
La presidente (senza offesa) Meloni, nel lungo, coriaceo, furbo, identitario intervento ha tentato il grande salto: dallo status di underdog allo standing di figura istituzionale, dal ruolo di leader di partito a quello di leader di governo.
Senza riuscire nell’ardua impresa, perché la militante del fino a ieri marginale partito della destra post-missina, alla fine ha prevalso su tutto
Leggi tutto: Sì, la premier Meloni è di destra - di Norma Rangeri
Commenta (0 Commenti)PORTO RANCORE. Oggi la premier alla camera proverà a rassicurare chi teme una continuità con Draghi
Giorgia Meloni - Lapresse
Dopo aver rassicurato l’Europa e i mercati, il Colle e la Casa Bianca ora la presidente del consiglio deve fare lo stesso con il suo mondo e la sua maggioranza che iniziano a considerare esagerata la continuità con Draghi. L’occasione è oggi, il debutto, il discorso sulla base del quale chiederà la fiducia della Camera alle 11 e domani del Senato. Ci si può quindi aspettare un discorso sbilanciato a destra, teso insomma a garantire che Giorgia Meloni non ha dimenticato di essere a capo di un governo politico di destra. Atlantismo e sostegno all’Ucraina indiscutibili, perché l’ombrello che la protegge è costruito sull’asse Usa-Uk-Polonia e paesi europei dell’est ma già sull’europeismo i toni saranno più smorzati. Tanto più dopo l’insistenza di Macron sulla «vigilanza» nei confronti dell’Italia, al termine dell’incontro di domenica a Roma, che ha profondamente irritato la nuova inquilina di palazzo Chigi. Europa sì, quindi, però facendo valere gli interessi dell’Italia, anche sul fronte molto caro a Salvini – ma pure a Meloni – dell’immigrazione.
PIÙ CHE SOFFERMARSI sulle urgenze dietro l’angolo, la premier tratteggerà un orizzonte di legislatura, il piano a lungo termine di obiettivi che certificano la natura politica del governo: presidenzialismo, tasse, piano energetico in buona misura gestito dall’ex ministro e oggi alto consigliere Cingolani, Pnrr da rispettare ma anche da revisionare alla luce di un prezzo delle materie prime impennatosi, insistenza sui «valori» però senza rimettere in discussione i diritti acquisiti a partire dall’aborto. L’idea di base dovrebbe essere un discorso programmatico forte, con tanto di
Leggi tutto: Meloni chiede la fiducia, gli alleati sgomitano - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)EUROPEFORPEACE. Weekend di mobilitazioni diffuse in preparazione del 5 novembre. Da Bologna Massimo Bussandri della Cgil dice che fermare la carneficina è anche fermare i suoi effetti nefasti nel mondo sulle fasce più vulnerabili mentre Elly Shlein lancia un appello perché questa rete italiana, con vocazione europea, si colleghi alle altre reti del Vecchio Continente perché la pressione sulla pace investa tutta l’Europa
Milano, 21 ottobre 2022, la Cgil per la pace in Ucraina - LaPresse
È cominciato venerdì con una fiaccolata a Roma e un’iniziativa pubblica a Bologna, organizzata dalla Cgil emiliana e molto partecipata, il weekend di mobilitazione nazionale che prepara l’appuntamento del 5 novembre a Roma per chiedere negoziato, cessate il fuoco e una Conferenza internazionale per porre fine alla guerra in Ucraina.
Weekend che si conclude oggi a Roma con la partecipazione all’Angelus di papa Francesco, a mezzogiorno in Piazza San Pietro. Ma si farebbe un torto a Pistoia, a Napoli ad altre città grandi e piccole citando solo Bologna e Roma perché il venerdì di inizio weekend è stato denso di appuntamenti, convegni, presidi in quello che è stato chiamato il fine settimana delle “cento città” che rischiano però di essere molte di più tra ieri e oggi. Se l’inizio simbolico di questo “giro d’Italia arcobaleno” – come la rete EuropeForPeace lo ha chiamato – è stata venerdì la Fiaccolata in piazza del Campidoglio a Roma, marce, flashmob, presidi, momenti di silenzio, incontri, tende erano previste in tutto lo stivale. In preparazione di una «chiamata alla pace» che la coalizione arcobaleno EuropForPeace, forte di oltre 600 adesioni, ha organizzato per sabato 5 novembre a Roma.
Da Bologna Massimo Bussandri della Cgil dice che
Commenta (0 Commenti)SCONFITTA. Noi di sinistra, come ogni cittadino democratico e antifascista, dobbiamo chiederci come mai siamo stati sconfitti tanto duramente, per quali ragioni ci ritroviamo la destra al potere, perché non siamo riusciti a diventare una maggioranza solida, credibile, duratura
Per chi è di sinistra, l’immagine di una ex missina che sale al Colle per ricevere dal presidente Mattarella l’incarico di formare il nuovo governo, è una sorta di shock politico e culturale. Nessuno, fino a qualche tempo fa, avrebbe mai potuto presagire un avvenimento così devastante per la storia di un Paese che affonda le proprie radici nella Resistenza al nazifascismo.
Ancora oggi, con tutti i rituali che accompagnano la presa del potere da parte della destra, sembra di aver fatto un brutto sogno e di vivere un orrendo risveglio.
Perfino alcuni esponenti della maggioranza, fascisti non pentiti, non credono alla realtà del passaggio dal Colle Oppio (nota sede di fasci picchiatori di Roma), al governo. Ma questo è. Dobbiamo prenderne atto, non stiamo dentro il set di un orribile film fanta-politico.
Giorgia Meloni sarà il prossimo presidente del Consiglio, sostenuta da una maggioranza solida, da un gruppo di fedelissimi nei ruoli chiave della compagine, nonostante i balletti ministeriali degli ultimi giorni, e le temerarie, comiche, patetiche uscite del Cavaliere, pronto a tutto per strappare la luce dei riflettori, e difendere il patrimonio familiare.
Si è molto discusso poi sul significato, storico per il nostro arretrato paese, della nomina di una donna alla guida di Palazzo Chigi. Ma, almeno in questo caso, la differenza di genere ha contato nulla.
Perché la giovane Meloni non ha
Leggi tutto: Adesso comincia l’incubo - di Norma Rangeri
Commenta (0 Commenti)VERSO IL 5 NOVEMBRE. Un messaggio al governo (che nasce), alle forze politiche, al parlamento per invitarli a prendere un’iniziativa autonoma nella direzione della via diplomatica: l’invio delle armi è una scelta sbagliata che invece di avvicinare la pace, fa incancrenire la guerra. Le guerre hanno fallito in questi anni: in Afghanistan, in Libia, in Medio Oriente, in Kosovo. Non ci sono alternative. La nonviolenza è una politica diretta a disarmare il conflitto e a costruire le condizioni di una pace giusta
Manifestazione per la pace - LaPresse
Sarà una grande manifestazione per la pace, quella del 5 novembre a Roma. Una grande mobilitazione, lanciata da “Europe for Peace” contro l’aggressione di Putin all’Ucraina, per chiedere l’immediato cessate il fuoco e l’apertura di un negoziato su basi giuste.
La continuazione della guerra sulla pelle della popolazione ucraina è inaccettabile. È l’ora della tregua e della via diplomatica, della trattativa, cui devono concorrere le Nazioni Unite e altri paesi che possono avere un ruolo di mediazione e di facilitazione del dialogo.
PENSARE che si possa “vincere la guerra” è completamente illusorio: senza l’avvio di una soluzione diplomatica, il conflitto armato continuerà tra offensive e contro-offensive, tra avanzate e ritirate, tra vittorie e disfatte delle forze in campo. A pagarne il prezzo le popolazioni civili in Ucraina, ma anche i pacifisti e gli obiettori di coscienza russi che vengono perseguitati e incarcerati. Con in più il rischio della guerra nucleare sullo sfondo.
Di fronte a questo scenario c’è una sostanziale irresponsabilità della comunità internazionale, a partire dalla Nato che presta il fianco all’escalation della criminale aggressione di Putin all’Ucraina. E in Italia, il governo che sta nascendo non ha sicuramente le carte in regola: al di là delle
Leggi tutto: Da oggi cento città in piazza per la pace - di Giulio Marcon