PRIMO MAGGIO. Quella che dovrebbe essere la festa dei lavoratori, non di un astratto «lavoro», cade quest’anno nel pieno di una guerra devastante in piena Europa che, nata come sanguinosa aggressione militare di Putin all’Ucraina, ormai assume i contorni di una guerra mondiale dai costi incalcolabili, di lunga durata per la «vittoria» sulla Russia di un fronte di nuovi volenterosi a guida angloamericana, della quale l’Unione europea è al carro mentre già appare come vittima
L’aumento indifferenziato, generalizzato quanto insensato della spesa militare ne è il primo assoluto e infausto risultato. Azzerata senza responsabilità e spiegazioni la promessa della pace nel Vecchio Continente – in realtà già compromessa negli
Leggi tutto: Le guerre contro i lavoratori - di Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)LO SCANDALO. Inail: 189 omicidi nei primi 3 mesi del 2022: 4 in più rispetto al 2021. Nella giornata mondiale dedicata alla salute e alla sicurezza sul lavoro muore un operaio alla Farnesina. Più vittime del lavoro a causa della ripresa dopo il «lockdown». Cesare Damiano, ex ministro del lavoro e consigliere dell’Inail: «Non sempre questi rimbalzi statisticamente provocano conseguenze virtuosi; registriamo infatti una simmetria tra la crescita produttiva e gli infortuni»
Morti del lavoro, flash mob - Aleandro Biagianti
Fabio Palotti aveva 39 anni e lavorava per una ditta esterna che cura periodicamente la manutenzione di un ascensore alla Farnesina, la sede del ministero degli Esteri a Roma. Mentre stava operando sulla cabina dell’ascensore gli ingranaggi si sarebbero messi in moto facendo cadere l’operaio che è morto sul colpo. Palotti era padre di una bambina. Il suo corpo è stato ritrovato ieri mattina alle otto. È stato inghiottito dalle tenebre del gigantesco palazzo nelle quali è rimasto per ore. Su questa tragedia innominabile la procura di Roma ha aperto un’indagine per
Leggi tutto: Più morti del lavoro a causa della ripresa dopo il «lockdown» - di Roberto Ciccarelli
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Ciao Damiano,
mi è stato chiesto, anche se immeritatamente, di dire qualcosa per ricordarti, a partire da alcuni dei tanti ambiti e iniziative dove sei stato impegnato e che, almeno in parte, abbiamo condiviso, insieme a tante/i altri.
Ti ho conosciuto in tempi abbastanza recenti, mi pare attorno al 2010 per le iniziative sul referendum sull'acqua pubblica e poi per le fiere del baratto, insieme alla Caritas e Farsi Prossimo; a tante iniziative contro le norme discriminatorie e per l'accoglienza dei migranti; contro le fragilità e le vecchie e nuove povertà; a quelle per la pace; all'impegno sul referendum contro le trivellazioni del 2016 con Legambiente; ecc...
Ci hai coinvolti nelle Giornate Mondiali della Pace del 1 gennaio e sulle iniziative sul dialogo interculturale e interreligioso e fu proprio a conclusione di una di queste giornate, diversi anni fa (1 gennaio 2018 ?) che lanciasti l'idea di provare a collegare le tante iniziative che associazioni pacifiste, ambientaliste, di volontariato, per i diritti sociali, ecc. facevano ognuna per sé, e partì: Overall una rete di associazioni per sensibilizzare su temi sociali: Diritti Umani, Pace, Ambiente, che è stata promotrice di diverse iniziative in questi anni.
Vorrei anche ricordare la tua attenzione verso
Il funerale di Damiano Cavina sarà giovedì mattina alle 9.30 presso la parrocchia di Rivalta all'aperto.
La salma sarà esposta mercoledì pomeriggio a partire dalle 16 alla camera mortuaria di Faenza e chiusa giovedì alle 9.
Sono gradite offerte per il futuro delle bambine, che sarà possibile fare anche tramite bonifico bancario sul conto corrente Intestato a:
Guazzolini Maddalena
IBAN: IT31G0854223700000000060359
LO SPETTRO UCRAÌNO. L’escalation ormai non è solo nelle parole ma nei fatti e gli eventi purtroppo fanno pensare che sia da escludere la via diplomatica, almeno in tempi brevi
Lituania, 22 Aprile, Rukla: soldati tedeschi della task force Nato "Enhanced Forward Presence" davanti a un carro armato Wiesel durante una visita del ministro degli Esteri Baerboc - Ap
Lo spettro di uno scontro diretto tra Nato e Russia si fa sempre più consistente: la guerra per procura degli ucraini contro l’invasione di Mosca tra un po’ potrebbe essere combattuta senza la finzione del braccio legato dietro la schiena. L’escalation è nelle parole e nei fatti: gli eventi fanno pensare che sia da escludere la via diplomatica, almeno in tempi brevi.
Mentre la Nato a Ramstein decideva ieri l’invio di nuove armi pesanti (tra cui quelle tedesche) il ministro delle forze armate britanniche, James Heappey, spiegava che gli alleati forniscono all’Ucraina armi con gittate che permettono a Kiev di colpire in territorio russo e che la Gran Bretagna considera «perfettamente legittime eventuali azioni ucraine in Russia “per “prendere di mira in profondità le linee di rifornimento». Quasi una dichiarazione di guerra: armiamo gli ucraini per colpirvi in casa, ha detto sostanzialmente Heappey.
La replica di Mosca è stata immediata: Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo ha risposto su Facebook che la Russia, con la stessa logica, potrebbe ritenere altrettanto legittimo colpire «in profondità le linee di rifornimento ucraino nei Paesi che trasferiscono armi a Kiev». Il rischio di un allargamento del fronte di guerra è
Leggi tutto: Lo spettro di uno scontro diretto Nato-Russia - di Alberto Negri
Commenta (0 Commenti)La tragedia della guerra in Ucraina sta rendendo difficile il confronto non tanto sulla doverosa condanna della aggressione russa, ma su come farvi fronte, da parte dei paesi dell’UE, formalmente non belligeranti.
Ed è in questo complesso contesto che vediamo emergere pulsioni di antipatia per l’antifascismo. Il termine pulsioni è forte. E va giustificato.
Vediamo aggressioni verbali nei confronti dell’ Anpi e del Presidente Pagliarulo non riconducibili a un fisiologico conflitto fra posizioni diverse.
Certo, non è poca cosa il dissentire sull’invio o meno di armi ai resistenti ucraini. Ma rozze semplificazioni, irrisioni su comunicati che non si apprezzano, l’accusa di complicità con il nemico Putin, l’accusa all’ Anpi di essere anacronistica, l’invito a sciogliere l’Associazione perché non ha più ragione di esistere, e via dicendo, fa appunto pensare a pulsioni da tempo represse e che finalmente hanno modo di mostrarsi e di spaziare.
L’ Anpi deve sciogliersi perché non ha più il monopolio interpretativo di cosa è stata ed è Resistenza?
In realtà, e per fortuna, il monopolio non l’ha mai avuto. Ci sono gli studi storici, gli Istituti di ricerca che nei decenni hanno fatto tanto lavoro, sulla Resistenza europea e italiana al nazifascismo.
Un nome fra tutti, che ha dato ulteriori strumenti interpretativi alla stessa Anpi. Ci riferiamo a Claudio Pavone che ha avuto il merito grandissimo di studiare la Resistenza nelle sue ragioni etiche profonde e nella sua complessità. Impossibile ricondurre la Resistenza ad un unico movente ideale, seppure tutti all’interno di una stessa cornice, che diventò Liberazione e confluì nella Costituzione.
Una Costituzione che intendeva creare una netta discontinuità con il fascismo, mettendo alle spalle anche una delle forme della Resistenza, la guerra civile. Inizialmente i partigiani non apprezzarono il vedersi storicamente interpretati come italiani che guerreggiarono contro altri italiani. Pensarono che le loro buone ragioni potessero cancellare la Repubblica di Salò, che invece fu un fatto storico molto concreto, da sconfiggere. E la sconfissero, con gli alleati, e in armi.
Ma questa guerra sta facendo emergere un fastidio per l’ Anpi che viene di lontano.
Il nostro paese i conti con il fascismo non li ha fatti fino in fondo.
Già negli anni Cinquanta Calamandrei lo vide e vide l’attacco su
Leggi tutto: COMUNICATO STAMPA: Il NOSTRO 25 aprile - di Maria Paola Patuelli, Alessandro Messina