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A partire dal titolo, il documento, inneggia all'efficienza energetica e alle fonti rinnovabili, ma nel testo si plaude al decreto “Sblocca Italia” e a nuove trivellazioni in Adriatico.

Una contraddizione non rilevata praticamente da nessuno, né nel mondo politico, né in quello ambientalista, tranne una precisa presa di posizione degli Ecologisti Democratici di Ravenna.
A parziale discolpa di tutti, va ricordato che il documento, sottoscritto dai Legali Rappresentanti di Provincia, C.C.I.A.A., Comune di Ravenna, Confindustria, Cofimi Impresa, CNA, Confartigianato, Legacoop, Confcooperative, AGCI, Cgil, Cisl Uil, pare non sia stato discusso in nessuna sede,

né nei Consigli Provinciale e Comunale di Ravenna, né nelle rispettive Giunte, e neppure nelle strutture sindacali (non abbiamo notizie sulle altre sedi).
E' molto opportuna l'esigenza, avanzata dal documento degli Ecodem, di promuovere “un dibattito che approfondisca e affronti tematiche difficili e controverse”, anche perché, se è vero che la provincia di Ravenna produce (con diverse fonti – alcune non troppo rinnovabili) circa la metà del fabbisogno energetico regionale, ci sarebbero ancora spazi per sviluppare fonti rinnovabili compatibili ma soprattutto, un uso più razionale ed efficiente dell'energia: nei sistemi produttivi, nella mobilità, negli edifici pubblici e privati.
Questa dovrebbe essere la priorità, su cui indirizzare il sistema economico e produttivo locale ad investire, piuttosto che insistere sulla ricerca di idrocarburi, peraltro in quantità irrisorie, in un area delicata come l'Adriatico, con la conseguenza di aggravare i fenomeni di subsidenza ed erosione delle coste.
Peraltro, se sul serio si intende promuovere la transizione energetica verso il massimo di efficienza e di uso delle fonti rinnovabili, molte cose possono essere fatte anche dagli Enti Locali, a partire dai Piani di Azione per l'Energia Sostenibile (i PAES), che stanno alla base del “Patto dei Sindaci”, al quale le Amministrazioni Locali hanno aderito. Il decreto “Sblocca Italia” ripropone il vecchio modello di sviluppo, fondato sulle grandi opere e lo sfruttamento indiscriminato del territorio, che ha mostrato di aver fallito e di non poter riprendere.
Gli stessi obiettivi UE su Clima-Energia al 2030 (-40% per le emissioni di CO2 sui livelli del 1990, + 27% per le rinnovabili, + 27% per l'efficienza energetica) per quanto timidi, danno un'altra indicazione per la qualità dello sviluppo. Prima tutti ne prenderemo atto e agiremo di conseguenza, meglio sarà. 

Vittorio Bardi