Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

SFRATTO ATLANTICO Trump lo snobba, Musk lo attacca («Si nutre dei cadaveri dei soldati). L’accordo-capestro su minerali e idrocarburi avanza a tappe forzate

Un poster di Donald Trump sul Patriot bus alla Cpac foto Ansa Un poster di Donald Trump sul Patriot bus alla Cpac foto Ansa

Quanto vale l’Ucraina? Ora che stiamo per entrare nel terzo anno di guerra forse sarebbe giusto fermarsi un attimo a chiedersi il peso che ogni parte coinvolta nel conflitto in Europa dell’Est assegna a Kiev. Al momento sono gli Stati Uniti a fare la parte del banditore perché le possibilità ucraine di continuare a esistere dopo la guerra si basano su alcuni elementi, tutti dipendenti dalle decisioni della Casa Bianca: garanzie di sicurezza, termini dell’accordo di tregua, ripresa economica, ricostruzione e integrazione euro-atlantica.

IERI DONALD TRUMP ha ribadito che «a essere onesti» non ritiene sia importante che l’Ucraina partecipi ai colloqui di pace. Prima rintocco di campana a morto. «Quando Zelensky ha detto che non è stato invitato all’incontro» di Riad, è perché «non era una priorità, visto che ha fatto un cattivo lavoro finora nel negoziare». Il presidente Usa vuole imprimere al ruolo marginale di Kiev questa doppia valenza di punizione e ridimensionamento. «Lo scontro con la Russia non è una priorità degli Usa» aveva detto il vice-presidente Vance durante la campagna elettorale, e quindi «bisogna chiudere la questione in fretta». Ora ci stanno provando. «Bisogna parlare con tutti gli attori coinvolti per mettere fine alla guerra in Ucraina. Per questo Trump parla con la Russia», ha minimizzato Vance giovedì dalla convention dei conservatori di Washington. Inevitabile, ma allora perché con Zelensky no? Forse perché, come ha scritto brutalmente il megafono del tycoon Elon Musk, «il presidente Trump ha ragione a ignorarlo e a cercare la pace indipendentemente dalla disgustosa e gigantesca macchina della corruzione che si nutre dei cadaveri dei soldati ucraini». Difficile credere che sia bastata una settimana per trasformare Kiev dal fronte est della democrazia in una tale mostruosità antropofaga, deve esserci dell’altro. È un misto di strategia commerciale, mediatica e militare che tratta le alleanze come fossero acquisizioni di aziende. Trump vuole le terre rare e i bacini minerari ucraini, vuole essere osannato come il restauratore della pace in Europa e vuole commerciare con la Russia. Per farlo è disposto a far fallire l’Ucraina screditandola del tutto – «Zelensky dittatore e comico mediocre» -, facendole terra bruciata intorno e portando le sue quotazioni ai minimi storici. In poche parole il presidente statunitense vuole mettere l’Ucraina nell’angolo per obbligarla a firmare la pace con Putin e comprarsela.

NON È UN’ESAGERAZIONE. «La richiesta di Donald Trump di una ‘restituzione’ di 500 miliardi di dollari all’Ucraina va ben oltre il controllo degli Stati Uniti sui minerali e le terre rare del Paese. Copre tutto, dai porti e le infrastrutture al petrolio e al gas, e la più ampia base di risorse ivi presenti» scrive il quotidiano britannico Telegraph, che ha avuto modo di visionare in esclusiva la bozza del memorandum di intesa sullo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine presentato al presidente ucraino dal segretario del tesoro statunitense Bessent una settimana fa. «Gli Usa prenderanno il 50% dei ricavi ricorrenti ricevuti dall’Ucraina dall’estrazione delle risorse e il 50% del valore finanziario di ‘tutte le nuove licenze rilasciate a terzi’ per la futura monetizzazione delle risorse». Nonostante sia stato Zelensky stesso a prospettare un’ipotesi di accordo in cambio del supporto militare della Casa bianca, «probabilmente non si aspettava di essere messo di fronte alle condizioni normalmente imposte agli stati aggressori sconfitti in guerra. Sono peggiori delle sanzioni finanziarie imposte alla Germania e al Giappone dopo la loro sconfitta nel 1945. Se questa bozza venisse accettata, le richieste di Trump ammonterebbero a una quota del Pil ucraino superiore alle riparazioni imposte alla Germania con il Trattato di Versailles». In breve: «I termini del contratto approdato una settimana fa nell’ufficio di Volodymyr Zelensky equivalgono alla colonizzazione economica dell’Ucraina da parte degli Stati Uniti, in perpetuo. Implicano un onere di riparazione che non potrà mai essere raggiunto». Parliamo della fine dell’indipendenza economica, e dunque politica, ucraina, a quanto sostiene il Telegraph (che ha potuto visionare le carte) più o meno per sempre.

IL BIVIO CHE SI PROSPETTA a Zelensky è fatto di due vicoli ciechi: da una parte l’occupazione militare della Russia, dall’altra quella economica degli Usa. In ogni caso le trattative sul memorandum proseguono e ieri, secondo la Casa bianca, Zelensky si è detto «pronto a firmare l’accordo proposto da Washington», anche se per Axios l’amministrazione Trump avrebbe consegnato alle autorità ucraine una bozza «migliorata» del memorandum. L’arma vincente di Trump è che presentare l’Ucraina come una miniera d’oro sarebbe un modo per giustificare di fronte agli elettori repubblicani il rinnovo del sostegno a Kiev. «Il tutto per un’abbondanza di prodotti che esiste soprattutto nella testa di Trump» conclude il Telegraph, dopo aver dimostrato che i ricavi previsti da Washington non saranno affatto garantiti, sia per il tipo di minerali presenti sia per alcune difficoltà tecniche dei progetti di estrazione.

INTANTO ALCUNE TESTATE ucraine ed europeeannunciano che forse Putin intende annunciare la vittoria sull’Ucraina e la Nato il 24 febbraio, terzo anniversario dell’invasione. Ma a questo punto importa poco, perché il progetto alla base dell’«operazione militare speciale» – rendere l’Ucraina uno stato satellite totalmente dipendente dall’estero – oggi sembra più plausibile che mai. Ma la bandiera dietro a quella gialla e blu sulla Verkhovna Rada forse non sarà il tricolore russo, ma quella a stelle e strisce.