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La cantante israeliana si rivolge alla comunità internazionale: “Credo in Israele accanto alla Palestina. Solo così possiamo avere speranza per il futuro”

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“Credo in Israele accanto alla Palestina. Dal fiume al mare: due popoli liberi. Dal fiume al mare: pace per te e per me”. Sono parole profonde, commoventi, quelle pronunciate dalla cantante israeliana Noa, da anni impegnata sul fronte dei diritti umani, in occasione della “Marcia della pace e della fraternità” che si tiene domenica 10 dicembre ad Assisi.

“Dal 7 ottobre viviamo un incubo”, spiega l’artista: “I terroristi di Hamas, con il loro culto della morte, si sono infiltrati in Israele e hanno cominciato a stuprare, torturare, bruciare, massacrare, uccidere. Hanno compiuto brutali crimini contro l’umanità, hanno rapito 250 civili innocenti nei tunnel a Gaza, hanno lanciato bombe su civili innocenti, compresa la mia casa e la mia famiglia, che è stata tante volte nei rifugi”.

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Israele è sotto attacco, dice Noa, lotta per la sua esistenza. “Ma mi sento sotto attacco – prosegue – anche dal mio governo. Come milioni di israeliani mi sento tradita da questo governo radicale, di coloni estremisti, di terroristi ebrei, di messianici pazzi, che ci faranno finire tutti all’inferno, sotto la guida di un uomo corrotto e orribile che si chiama Netanyahu”.

Ma la cantante israeliana si sente tradita anche dalla comunità internazionale. “Abbiamo sentito chiamare Hamas combattenti per la libertà, abbiamo visto strappare i manifesti con le foto dei bambini rapiti”, aggiunge: “Me Too, le donne delle Nazioni Unite, hanno fatto commenti spregevoli sullo stupro delle donne israeliane. Abbiamo sentito le università americane fare dichiarazioni che hanno dell’incredibile. Tutto questo nulla ha a che fare con il sostegno alla causa palestinese”.

Noa, dunque, implora una soluzione diplomatica. “Come ha chiesto Biden, e apprezzo in questo senso la posizione degli Stati Uniti”, conclude l’artista: “Abbiamo bisogno dell’Europa, dei paesi arabi moderati, della Nato, abbiamo bisogno di chiunque possa venire a stabilizzare questa regione e iniziare immediatamente i negoziati per una soluzione di due Stati, Israele e Palestina, uno accanto all’altro. Solo così possiamo avere speranza per il futuro dei nostri figli”.