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Palestinesi in fuga da una parte all’altra della Striscia verso un rifugio che non c’è. Il cibo è introvabile: il 90% della popolazione mangia meno di una volta al giorno. Dopo il veto Usa alla mozione voluta da Guterres, Israele insiste: non abbiamo limiti di tempo, durerà mesi

GIOCO AL MASSACRO. Un fermo immagine del video che mostra decine di palestinesi catturati a nord di Gaza

Un fermo immagine del video che mostra decine di palestinesi catturati a nord di Gaza Un fermo immagine del video che mostra decine di palestinesi catturati a nord di Gaza

Il massacro, come uno show, deve continuare. È quello che dichiara di volere l’Amministrazione Biden che venerdì sera ha posto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il veto ad una risoluzione disperata che chiedeva l’immediato cessate il fuoco a Gaza, proposta eccezionalmente dal segretario generale dell’Onu Guterres che ha fatto ricorso all’articolo 99, quello che denuncia «la minaccia al mantenimento della pace e alla sicurezza internazionale». Il voto dice lo smacco dell’isolamento subito stavolta dagli Stati uniti: sui 15 votanti del Consiglio di sicurezza, oltre la Russia e la Cina anche la Francia ha votato a favore e la Gran Bretagna si è astenuta. Netanyahu, che poggia le sue fortune e la leadership nel gabinetto di guerra che momentaneamente lo ha salvato dalle sue responsabilità per l’attacco di Hamas del 7 ottobre, ringrazia: finché potrà dimostrare con le stragi in corso, di avere vinto a Gaza.

Così la sua salvezza politica e il suo ruolo di potere saranno definitivi e poco importa della sorte degli ostaggi, come ha detto. Intanto attacca Guterres, lo minaccia e lo indica quasi come un affiliato ad Hamas. Ma la «colpa» di Guterres è solo quella avere detto la verità: «La popolazione di Gaza sta guardando l’abisso, la comunità internazionale deve porre fine al loro calvario» aggiungendo «la brutalità perpetrata da Hamas non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese».

UNA VOCE ACCORATA la sua, il cui pregio oltre ad interpretare la drammaticità degli eventi senza doppi standard, richiama a ruolo l’autorità dell’Onu in questo buio planetario. Una autorità che il governo israeliano ha

letteralmente bombardato in questi due mesi, colpendo le sue sedi nella Striscia, uccidendo centinaia di suoi addetti e funzionari. Facendo tiro al piccione delle scuole dell’Unrwa rimaste, unico centro di solidarietà ed accoglienza per due milioni e 300 mila donne, bambini, anziani palestinesi deportati prima a sud poi a nord, nell’annuncio di una «sicurezza» smentita in un criminale teatrino da ogni raid israeliano. Per l’unica prospettiva di una nuova, grande Nakba. Ma dove fuggire?

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PERCHÉ A GAZA è in corso un massacro di inermi. Lo provano anche le inchieste indipendenti di coraggiosi giornalisti israeliani (come quella di +972 Local Call, pubblicata dal manifesto giovedì) che dimostrano come non ci siano effetti collaterali, ma che l’uccisione di civili è consapevole e programmata – l’infamia di parlare di «scudi umani» è appunto un’infamia: 364 kq, quasi come Roma, se si bombarda nel terrore come si fa a non sapere che le vittime saranno i civili? Siamo a quasi 18mila morti finora – ma a Natale arriveremo a più di 20mila e toccherà mettere un carro armato tra le statuine del presepe – dei quali almeno 7mila bambini. Che non hanno cure e psicologi che li soccorrono ma solo la vista spalancata sull’inferno: non esistono più le loro case, spesso non esistono più nemmeno i genitori, e quelli feriti – lo dice perfino il procuratore della Corte internazionale Khan «vengono operati senza anestesia».

E VEDONO I GRANDI umiliati, rastrellati come animali, mostrati al dileggio seminudi con cappuccio in testa e naturalmente fatti passare tutti per miliziani di Hamas, mentendo sul luogo del loro arresto come ha fatto all’Onu la delegazione israeliana parlando di Khan Younis. Joe Biden – che aveva votato a favore di entrambe le guerre, irachena e afghana, e che al disastroso ritiro dell’intervento Nato a Kabul ha avuto la faccia tosta di dichiarare che l’intervento militare «non era stato fatto per la democrazia ma per vendicare l’11 settembre» – all’inizio della risposta militare israeliana aveva dichiarato : «Non commettete gli stessi errori nostri in Iraq e in Afghanistan»; dopo il veto Usa all’Onu di venerdì sera, quelle parole vanno interpretate diversamente: «Continuate pure il massacro, tanto quello che abbiamo fatto in Iraq e in Afghanistan è rimasto e rimarrà impunito».

GIÀ, ABU GHRAIB, le extraordinary rendition, Guantanamo, le centinaia di miglia di morti civili, le stragi di Mosul, e Falluja dove non a caso ebbe origine la «generazione dell’Isis»: quale Corte internazionale si è mai impegnata a fare verità e giustizia? Ora di fronte a tanta nuova violenza e impunità, che si esercita, non come i macellai a mano di Hamas ma con raffinata e spersonalizzata tecnologia, intelligenza artificiale, jet e carri armati, c’è da temere. Quando non si riesce a fermare una strage di civili in corso, nemmeno con un voto del Consiglio di sicurezza riunito sulla «minaccia alla pace del mondo», vuol dire che la violenza è legittimata. Come quella dei coloni in Cisgiordania.

FA COSÌ STUPORE che l’Unione europea abbia, dopo l’attentato di Parigi di un giovane iraniano radicalizzato – allertato commissioni e iniziative per vigilare nel timore di attentati terroristici in Europa in occasione delle feste. L’Europa e l’ Italia- che con Meloni plaude a Netanyahu e allo scellerato veto di Biden – più che al pericolo per la pace finta dei mercatini di Natale, farebbero bene a guardare gli occhi dei bambini di Gaza. Le testimonianze indipendenti di ’Medici senza Frontiere’ e inchieste di media anche americani, ci dicono di un fenomeno tragico quanto nuovo: bambini di 5 anni che, negli ospedali in macerie dove anche i medici sono stati uccisi, scoprendosi orfani e mutilati, dichiarano di volersi suicidare; e tanti ragazzini di 8 e 9 anni che rivendicano con forza che nella vita vorranno solo combattere Israele.

E UNA QUALCHE ATTENZIONE andrebbe data al pericoloso annuncio di Netanyahu. Dopo la messa in mora della proposta di pena di morte per i terroristi di Hamas fatta dalla destra fascista di Ben Gvir, anche per la dura opposizione delle famiglie degli ostaggi, il premier israeliano ha dato il via alle operazioni all’estero del Mossad per colpire Hamas. Questa nuova guerra, prolungamento del massacro di Gaza, è credibile che ci arrivi in casa e contro obiettivi palestinesi qualsiasi; ne abbiamo viste tante purtroppo di queste esecuzioni – risultate poi «sbagliate» per lo stesso Mossad – dopo Monaco negli Anni Settanta. Basterà essere un intellettuale palestinese radicale, magari un poeta – allora a Roma Wael Zuaiter, oggi Refaat Al Areer assassinato con esecuzione mirata venerdì a Gaza. Tutto torna come e peggio di prima