La tragedia è avvenuta a Scampia. La struttura si è staccata dal terzo piano travolgendo quelle dei piani inferiori. Il racconto dei testimoni
Napoli, Scampia. Intorno alle 22:40 di ieri, 22 luglio, un boato squarcia la quiete della sera. Alla Vela Celeste il ballatoio in ferro del terzo piano si stacca e travolge quelli dei piani inferiori. Nel crollo muoiono due persone e 13 restano ferite. Di queste, 7 sono bambini, tutti compresi tra i 2 e gli 8 anni di età. Le vittime sono un uomo di 29 anni e una donna di 35 che è deceduta dopo il ricovero al Cto. Subito dopo lo schianto della struttura, le persone hanno lasciato le proprie abitazioni e si sono riversate in strada. Le testimonianze raccontano di un rumore assordante simile a un terremoto.
Ad aprile scorso era stato annunciato il piano di rigenerazione urbana dell'amministrazione Manfredi relativo alle Vele di Scampia con i lavori di riqualificazione che avrebbero riguardato proprio la cosiddetta Vela Celeste, finanziati dal Piano Periferie con circa 18 milioni di euro.
Dopo aver scavato nelle macerie, i Vigili del Fuoco hanno evacuato i piani alti, mentre si sta procedendo alle verifiche di stabilità. L’ipotesi più accreditata resta quella di un cedimento strutturale.
Il segretario della Cgil Maurizio Landini firma al banchetto di un ospedale romano: “Una battaglia per la democrazia e l’unità del Paese”
“Questo è un percorso molto importante. Vogliamo abrogare questa legge perché non è ciò di cui il Paese ha bisogno”. A dirlo è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che questa mattina (20 luglio) ha firmato al banchetto allestito presso l’ospedale San Filippo Neri, a Roma.
Parte così la raccolta delle sottoscrizioni per indire nuovo referendum – dopo quelli della Cgil sul lavoro le cui firme sono state portate ieri in Cassazione – per abolire l’Autonomia differenziata. L’obiettivo, come al solito, è superare abbondantemente le 500 mila firme previste dalla Costituzione per poter dare vita alla consultazione popolare.
"Noi – ha detto il leader della Cgil – abbiamo bisogno di unire il Paese e di diritti garantiti per tutti a partire dal diritto alla salute, alla sanità pubblica (non a caso ha firmato in un ospedale, ndr), all'istruzione, all'assistenza. A partire dal diritto a un lavoro non precario e a una politica nazionale che affronti il tema della politica industriale”. (mm)
“Contro l’autonomia differenziata: una firma per l’Italia. Unita, libera e giusta”. Con questo slogan si apre ufficialmente anche a Faenza sabato 20 luglio la campagna referendaria contro l’autonomia differenziata approvata con il Ddl Calderoli (legge 26 giugno 2024, n. 86).
Nel gazebo allestito in Pazza della Libertà, dalle ore 9 alle ore 12, saranno presenti i rappresentanti del Comitato locale promotore del referendum abrogativo dell’autonomia differenziata che interverranno per esporre le ragioni della campagna.
Come noto, servono almeno 500.000 firme a livello nazionale, per sostenere il referendum abrogativo. I cittadini sono invitati a firmare per dire NO ad una legge che, sottraendo competenze allo Stato a favore delle Regioni su molte materie (tra cui scuola e sanità), rompe l’unità del Paese, aumenta le diseguaglianze ed è in contrasto con la Costituzione che sancisce che la Repubblica è una e indivisibile, persegue l’uguaglianza dei cittadini e il dovere della solidarietà.
L’autonomia differenziata mette in pericolo anche la qualità di vita e il benessere economico e sociale delle regioni del Nord che sono notoriamente quelle con i servizi più efficienti e i redditi più alti.
Con l’autonomia differenziata si torna indietro: la regionalizzazione dei contratti di lavoro produrrebbe una corsa al ribasso con la riduzione dei salari e dei diritti, che porterebbe alla compromissione della generale qualità di vita anche di queste regioni. Il rischio è quello di avere un Paese arlecchino in cui ogni Regione si darebbe le proprie regole in settori strategici a livello nazionale.
Il Comitato promotore è composto a livello nazionale da un vasto fronte di partiti dell’opposizione, di sindacati e di associazioni.
A Faenza ne fanno parte Cgil e Uil, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza VerdiSinistra, Potere al Popolo, + Europa, Partito Socialista, tutte le associazioni che compongono la rete de La Via Maestra per la Costituzione, tra cui, Acli, Anpi, Arci, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Legambiente Lamone Faenza, Auser, Federconsumatori, Faenza Multietnica, Prometeo e altre associazioni del territorio.
Il COMITATO DI FAENZA PER IL REFERENDUM CONTRO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Faenza, 18 luglio 2024
Comitato Romagna Welcome
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Si prega massima diffusione
E’ stato annunciato per venerdì 19 luglio il 12esimo sbarco di ONG a Ravenna, in un anno e mezzo sono arrivate sul nostro territorio piu di 1100 persone in grave difficoltà.
Come lo scorso maggio noi cercheremo di essere presenti per dare il benvenuto alle persone in arrivo.Contestiamo fortemente la scelta del governo di indirizzare le navi delle ONG in un porto lontano miglia e miglia dal soccorso facendo perdere tempo alle organizzazioni e prolungando l’agonia delle vittime soccorse. In questo caso a bordo sono presenti 3 bambini di cui uno non accompagnato e due donne, di cui una incinta al settimo mese.
Le persone sono state soccorse a 40 miglia dalle coste libiche nella notte di lunedì. Le operazioni di soccorso sono state interrotte e messe in difficoltà dalle motovedette libiche che hanno spinto una persona a gettarsi in mare in piena notte. Ora dovranno affrontare più di 9900 miglia (circa 1600 km) per raggiungere Ravenna.
Questa è l’ultimissima parte delle torture che hanno dovuto subire queste persone, colpevoli solo di essere nate dalla parte “sbagliata” del mondo.
Questa scelta del governo ha un significato ben preciso: allontanare i soccorsi dal Mediterraneo e allungare le pene di chi è in viaggio in condizioni rischiosissime. Ricordiamo infatti che la rotta del mediterraneo, o rotta della morte, è la strada più difficile per raggiungere l’Europa, che solo pochi riescono a portare a termine vivi.
Nel 2023 sono morte 8 persone al giorno (accertate) nel mediterraneo e indicare come porto di sbarco Ravenna significa allontanare i soccorsi per 5-6 giorni dal mediterraneo e aumentare i costi di ogni singolo viaggio per le navi sostenute interamente da volontari.
Riteniamo che alla luce delle informazioni che il governo e tutte abbiamo, questa sia una scelta criminale.
È fondamentale mantenere alta l’attenzione sulla questione, anche e soprattutto dopo le ipotesi (per ora fortunatamente abbandonate in seguito alle numerose manifestazioni di cittadini) di voler aprire un Centro di Permanenza per il Rimpatrio a Ferrara.
L’organizzazione e la professionalità degli operatori a Ravenna è ineccepibile, ma è chiaro che il sistema di accoglienza In Italia vada riformato al più presto mettendo alla base i diritti umani e la libertà degli individui.
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- Comitato Romagna Welcome
IMMIGRAZIONE. «I politici del governo italiano Meloni e Piantedosi sono oggi in Libia per lavorare con il primo ministro della Libia occidentale Dabaiba sulla loro politica migratoria distopica. Di qualunque cosa […]
«I politici del governo italiano Meloni e Piantedosi sono oggi in Libia per lavorare con il primo ministro della Libia occidentale Dabaiba sulla loro politica migratoria distopica. Di qualunque cosa parlino, probabilmente mira ad aumentare il numero di uccisioni nel Mediterraneo. Auguriamo loro tutto il peggio».
Ad affermarlo sui social è stata ieri la ong Sea Watch in occasione della partecipazione della premier al Trans-Mediterranean Migration Forum di Tripoli.
La frase ha provocato la reazione della premier: «La Ong Sea Watch, che non ha nulla da dire sugli scafisti che si sono arricchiti uccidendo migliaia di persone – ha replicato Meloni -, augura a noi ‘tutto il male possibile dal profondo del cuore’ perché andiamo in Libia a confrontarci su come fermare l’immigrazione illegale creando sviluppo. Un cuore bizzarro, c’è da dire. In ogni caso, il governo italiano continuerà a lavorare per fermare la tratta di persone, l’immigrazione clandestina e le morti in mare. Che a loro piaccia o meno».