!! ATTENZIONE‼️
Purtroppo questa notte la pagina Facebook dell’ANPI di Faenza ha subito un attacco (shitstorm) da parte di movimenti legati ai no vax.
In circa un’ora abbiamo ricevuto più di 600 commenti fascisti pieni di insulti ai Partigiani ed all nostra Storia.
Siamo riuscitə a nascondere i commenti e bloccare gli utenti, ma continuano ad arrivare reazioni negative al post.
In risposta invitiamo tuttə a mettere o la reazione del cuore ❤️
o quella di abbraccio sotto il post di solidarietà per far sparire quelle arrabbiate
Noi ci siamo e non ci faremo intimidire !
Questo il post:
https://www.facebook.com/100333221667465/posts/469639704736813/?d=n
In Italia ancora troppi ostacoli alla diffusione delle fonti pulite
Ecco la mappa dei 20 luoghi simbolo dove oggi le rinnovabili sono ostacolate e ferme al palo
a causa di burocrazia, amministrazioni locali e regionali, Sovrintendenze e comitati Nimby e Nimto
In Emilia-Romagna contrastato l’impianto eolico offshore di Rimini, che per la riduzione di emissioni annue di CO2 avrebbe gli effetti di oltre 150.000 impianti fotovoltaici familiari da 3 kW
Legambiente: “Il rincaro bollette non si risolve attraverso una insensata corsa al gas e al nucleare,
ma puntando su fonti pulite, efficienza e autoproduzione. Se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta venisse realizzato, l’Italia avrebbe anche già raggiunto gli obiettivi climatici europei”
Link alla mappa delle 20 storie e alla clip di commento >> clicca QUI
Nell’Italia del sole e del vento, le rinnovabili faticano a decollare, anzi il più delle volte sono ostacolate da una burocrazia farraginosa, ma anche da blocchi da parte di amministrazioni locali e regionali, da comitati Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato) senza dimenticare il ruolo del Ministero della Cultura e delle Sovrintendenze. A metterle sotto scacco matto sono normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni. E la poca chiarezza è anche causa delle opposizioni dei territori che devono districarsi tra regole confuse e contraddittorie.
È quanto emerge dalla fotografia scattata dal nuovo report di Legambiente “Scacco Matto alle rinnovabili. Tutta la burocrazia che blocca lo sviluppo delle rinnovabili favorendo gas e finte soluzioni” in cui l’associazione ambientalista racconta e raccoglie venti storie simbolo di blocchi alle fonti pulite. Storie che riguardano tutta la Penisola, dal Nord al Sud Italia. Si va ad esempio dal Veneto dove il consiglio regionale ha proposto una legge per limitare il fotovoltaico in aree agricole (contenendo la potenza installabile di impianti solari fotovoltaici su aree agricole fino ad un massimo di 200 kWp o 1 MWp, in base alla tipologia di area agricola interessata dall’impianto) ai casi dell’eolico offshore di Rimini, Taranto, Sicilia e Sardegna (Sulcis).
In Emilia-Romagna Legambiente ha più volte rimarcato i benefici che l’impianto eolico offshore di Rimini apporterebbe al territorio e al bilancio energetico regionale: si stima che a livello di riduzione di emissioni annue di CO2 l'impianto avrebbe gli effetti di oltre 150.000 impianti fotovoltaici familiari da 3 kW o la piantumazione di oltre 5 milioni di alberi. Questo anche tenendo conto di disponibilità di vento piuttosto cautelative.
Ciononostante, il progetto è contrastato da un’imponente azione NIMBY e NIMTO a livello regionale e locale, in particolare all’interno del Comune di Rimini, che, come effetto immediato ha portato ad un ridimensionamento dell’opera da 59 pale eoliche a 51, riducendo l’area interessata da 113 a 80 chilometri quadrati. Anche dalla Giunta regionale sono arrivati strali inappropriati: l'assessore regionale Corsini infatti, pur in assenza di competenza in materia di VIA si è espresso fin da subito contro l'impianto. Lo stesso assessore, tuttavia, che è continuamente sulla stampa a richiedere al governo risorse per nuove strade e autostrade.
L’associazione si domanda quindi come la Regione Emilia-Romagna pensa di raggiungere gli obiettivi che si era posta, e cioè la neutralità carbonica al 2050 e il raggiungimento del 100% di fonti rinnovabili entro il 2035.
A livello nazionale, tutti questi ostacoli stanno mettendo a rischio anche il raggiungimento degli obiettivi europei climatici che prevedono una riduzione del 55% delle emissioni, al 2030, rispetto ai livelli del 1990 e una copertura da rinnovabili del 72% per la parte elettrica. Un obiettivo preciso per mantenere la temperatura al di sotto del grado e mezzo e che l’Italia con i suoi 0,8 GW di potenza media annua installata negli ultimi 7 anni rischia di veder raggiunti non prima del 2100. Eppure, sottolinea Legambiente, se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine dell’iter autorizzativo, la nostra Penisola avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici europei.
“I pesanti rincari in bolletta dovuti all’eccessivo consumo di gas in Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - si affrontano in modo strutturale, non con l’aumento della produzione nazionale dei pochi idrocarburi presenti nel sottosuolo e nei fondali marini italiani o con un surreale ritorno al costosissimo nucleare, ma con lo sviluppo delle rinnovabili, l’innovazione industriale e politiche di efficienza energetica in edilizia. È urgente snellire le procedure per i nuovi progetti di eolico a terra e a mare, per l’ammodernamento degli impianti esistenti, per la realizzazione dell’agrivoltaico che produce elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, per le comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile. Il ministro della Cultura Franceschini deve fissare regole chiare sulla semplificazione delle autorizzazioni del fotovoltaico integrato sui tetti nei centri storici, perché altrimenti le Soprintendenze continueranno a dire sempre no, a beneficio di chi vuole fare fotovoltaico a terra e nuove centrali a gas".
Criticità e Proposte: Nel report Legambiente ricorda che tra le prime criticità che investono lo sviluppo delle fonti rinnovabili, nel nostro Paese, c’è la mancanza di un quadro normativo unico e certo in grado di mettere ordine e di ispirare le decisioni di tutti gli attori coinvolti nei processi di valutazione e autorizzativi. Il principale riferimento è il Decreto Interministeriale del 10 settembre 2010, emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente (ora Ministero della Transizione Ecologica) e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un testo che ha ormai quasi 12 anni e risulta obsoleto rispetto a quanto è cambiato non solo in termini di conoscenze delle diverse tecnologie ma anche di innovazione e applicabilità. Per questo l’associazione ambientalista lancia oggi le sue proposte ribadendo l’urgenza di una revisione delle linee guida, rimaste ferme al DM del 2010, con un inquadramento aggiornato del comparto delle fonti rinnovabili e attraverso un lavoro congiunto tra MITE, MISE e Ministero della Cultura. Il varo di un Testo Unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato e dia tempi certi alle procedure. Inoltre a fianco a processi di semplificazione dei processi, di trasparenza e certezza dei tempi è necessaria una maggiore partecipazione dei territori sia nell’individuazione delle strategie da attuare per il raggiungimento degli obiettivi climatici sia nella realizzazione e individuazione dei siti dove questi devono essere collocati.
Un esempio significativo è il lavoro che Legambiente ha portato avanti in Emilia-Romagna sulla necessità di favorire la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici in aree degradate, discariche e sulle grandi superfici oggi adibite a parcheggi urbani. Secondo le stime di uno studio che l'associazione ha svolto sulle aree parcheggio in regione, infatti, negli 800.000 mq censiti ci sarebbe la possibilità di installare circa 190 MW di fotovoltaico, che coprirebbero il fabbisogno energetico di più di 50 mila famiglie.
Il report completo Scacco matto alle rinnovabili è disponibile su www.legambiente.it
Link per mappa e clip di commento:
https://drive.google.com/
A quasi due anni dallo scoppio della pandemia, nel pieno di una ulteriore ondata di contagi, l’organizzazione del Sistema sanitario nazionale (Ssn) messa in campo da moltissime Regioni «mostra ancora molte delle problematiche già presenti prima del Covid, aggravate dagli esiti dei ventidue mesi che abbiamo alle spalle».
Lo sottolinea la Fp Cgil delle tre province dell’Ausl Romagna, che in una nota inviata alla stampa denuncia: «Il continuo convertire e riconvertire strutture, il passaggio da reparti puliti a reparti Covid in un giorno, la permanente difficoltà della medicina generale, attestano come si sia guardato alla pandemia come a un evento di forte impatto ma di breve periodo, cosa evidentemente smentita dai fatti, con il risultato che sono evidenti i danni derivanti dal mancato svolgimento delle attività ordinarie. Visite e interventi ordinari sempre più difficilmente potranno proseguire a fronte della sempre più critica situazione lavorativa degli operatori».
«A tutto questo – continuano i sindacati – è chiamato ancora una volta a far fronte un personale, sia della dirigenza che del comparto, oramai stremato e disilluso, in quantità colpevolmente insufficiente anche a causa delle scelte effettuate dalla Regione Emilia Romagna, che non sempre ha assunto nelle quantità consentite dai provvedimenti emergenziali e che fino a pochi giorni fa non si è fatta scrupolo a comunicare di non rinnovare contratti precari che stavano scadendo. Ricordiamo, inoltre, tutti gli operatori non vaccinati sospesi e mai sostituiti e tutti i casi di operatori sanitari che si stanno nuovamente positivizzando (ad oggi ben 876), e che da eroi sono tornati ad essere fantasmi per l’opinione pubblica. Ferie e riposi che saltano, doppi turni per portare avanti le attività dei reparti, sia covid che non covid, ecco i sacrifici costanti degli operatori dell’Ausl Romagna. Operatori che spesso si trovano a dover affrontare gli attacchi di pazienti no vax, che rifiutano cure e assistenza».
«Mancano i professionisti, tra cui in particolare infermieri e oss – dichiara Fp Cgil –. Per i primi continuiamo a pensare sia necessario prevedere una sospensione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie, ma forse è giunto il momento di pensare a misure straordinarie simili a quelle che sono state adottate per favorire, data l’emergenza, l’ingresso dei medici specializzandi nelle strutture. A fronte di tutto ciò, le misure adottate con gli ultimi provvedimenti dal Governo continuano a spostare ingenti quantità di denaro pubblico in direzione di un privato che, anche in questa occasione, pare rispondere meno del dovuto alle necessità del Paese, e quando lo fa, basti vedere l’indegna speculazione delle farmacie sul costo delle mascherine Ffp2 prima e dei tamponi ora, pare rispondere ad altre logiche. È forte la preoccupazione che le scelte reali che si stanno via via adottando, anche in previsione della traduzione operativa dei progetti del Pnrr, possano portare, con la condivisione di buona parte della politica e di tante rappresentanze lobbistiche, ad una progressiva cessione di quote rilevanti di gestione del servizio sanitario nazionale in direzione di chi dimostra di considerare la salute dei cittadini come una variabile da declinare in funzione dei margini di profitto che se ne possono ricavare. Uno scenario avverso che rende indispensabile innalzare ulteriormente il livello di presidio e di mobilitazione».
“Brutto segnale di metodo democratico dopo l’approvazione in sordina del Piano Trasporti”
“Chi ha proposto l’emendamento faccia un’operazione di trasparenza e renda conto su quali comuni ne beneficeranno”
Legambiente commenta negativamente l’ennesimo regalo fatto in Consiglio Regionale ai “furbetti” del consumo di suolo.
Il 31 dicembre, infatti, avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno per la decadenza delle previsioni urbanistiche precedenti alla legge regionale sul suolo, varata a fine 2017. Questa scadenza, inizialmente prevista per la fine del 2020, era già stata posticipata di un anno a causa della pandemia.
Il termine definitivo era stato confermato di recente dall’assessore regionale di fronte a tutte le parti sociali. Tuttavia, un emendamento votato nella seduta del 21 dicembre ha regalato un’altra deroga ai comuni ritardatari, consentendo di completare l’iter in corso e tornare in Consiglio Comunale per votare altro consumo di suolo.
Si tratta dell’ennesimo voto fatto in sordina, dopo quello sul Piano Trasporti durante la settimana di Natale, che vara provvedimenti di impatto ambientale senza un dibattito pubblico.
È evidente che il Consiglio Regionale ha la propria autonomia ma, nel caso dell’emendamento, la maggioranza PD ha sconfessato gli accordi presi dal proprio assessore Lori di fronte a tutti gli attori sociali ed istituzionali che partecipano al tavolo di confronto sulla legge urbanistica.
Legambiente lo ritiene un episodio grave nel metodo, così come è stato per il voto sul PRIT, approvato dopo mesi di totale stasi e senza una revisione delle previsioni più impattanti dal punto di vista ambientale, soprattutto climatico. A maggior ragione per il fatto che su entrambi i provvedimenti c’è stato il voto contrario da parte di consiglieri di maggioranza, che rende manifesto il tentativo di mettere sotto traccia il confronto.
Tornando al merito dell’emendamento, si spera che non siano molti i Comuni che dopo 4 anni dall’approvazione della legge regionale andranno a votare altre varianti. Si tratta comunque di un regalo che premia i più furbi e non quelli che per primi si sono adeguati alla legge.
Proprio per questo Legambiente chiede che sia reso pubblico l’elenco dei comuni e dei provvedimenti che beneficeranno di questa proroga. Sarebbe un atto di trasparenza se a farlo fosse chi ha presentato tale emendamento, ma in caso contrario l’associazione si rivolgerà agli uffici regionali richiedendo un accesso agli atti.
L’Ufficio stampa
Tel: 051241324
RILANCIAMO LA PETIZIONE RIVOLTA AL GOVERNO DRAGHI
(https://chng.it/m4SvpBf9s9) contro la proposta della Commissione Europea di inserire nucleare e gas nell’elenco europeo delle energie verdi, che vuol dire in sostanza usare i soldi del Next Generation EU (in Italia PNRR) per queste fonti pericolose e inquinanti. Il nucleare è già stato bocciato da ben due referendum popolari in Italia (1987 e 2011). Ci sono pochi giorni per bloccare la proposta della C.E., usiamoli tutti.
L’Europa deve sviluppare fonti di energie veramente rinnovabili come eolico, fotovoltaico, geotermico, idraulico. Nucleare e gas fossile non lo sono.
Questa posizione inaccettabile della Commissione Europea è un cedimento alle pressioni della lobby nuclearista, che ha nella Francia il capofila che ha bisogno di una quantità spropositata di miliardi di euro (si parla di 400) per mettere in sicurezza le vecchie centrali e per costruirne di nuove, nonché per completare i costosissimi depositi per le scorie radioattive. Questi costi scaricati sui Kw di energia elettrica porterebbe l’energia da nucleare in Francia a livelli proibitivi. I costi proibitivi del nucleare civile vengono nascosti e scaricati sulle finanze pubbliche. Per questo la Francia insiste per scaricare i costi del suo nucleare su tutta l’Europa e altri paesi sperano di fare altrettanto.
Contro questa proposta della Commissione si sta mobilitando la società civile europea. In particolare in Germania è stata presentata una petizione che chiede, in piena sintonia con la nostra petizione, di escludere il nucleare e il gas dal novero delle energie rinnovabili
Il problema del nucleare non è solo nei costi proibitivi. Ci sono problemi irrisolti nella sicurezza degli impianti. Gli incidenti nelle vecchie centrali in Francia, per fortuna non devastanti, si stanno moltiplicando. Ci sono pericoli per le persone e per l’ambiente nel funzionamento delle centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie è problema non risolto. In Italia Sogin propone addirittura di mettere le scorie pericolose per migliaia di anni insieme a quelle a bassa radioattività, almeno in Francia costruiranno due depositi distinti come indicano le direttive internazionali.
Il nucleare cosiddetto di nuova generazione è solo propaganda, le innovazioni negli impianti non cambiano la sostanza del nucleare a fissione. Per questo la Germania ha chiuso in questi giorni 3 centrali ed entro la fine del 2022 chiuderà le restanti.
Per quanto riguarda il gas fossile, la risposta alla speculazione sui prezzi - ormai alle stelle - deve essere fatta puntando su rinnovabili, rinnovabili, rinnovabili. Invece malgrado gli impegni presi al G20 e nella Cop 26, già insufficienti, la lobby del gas fossile cerca di ottenere la proroga delle scadenze decise.
Così l’impegno a mantenere il riscaldamento entro un grado e mezzo di aumento diventerà impossibile, il resto sono chiacchiere, bla, bla.
FIRMANDO LA PETIZIONE ITALIANA (https://chng.it/m4SvpBf9s9) SI SOSTIENE ANCHE QUELLA GEMELLA TEDESCA E VICEVERSA.
IL GOVERNO ITALIANO E QUELLO TEDESCO POSSONO ANCORA BLOCCARE L’INSERIMENTO DEL NUCLEARE E DEL GAS FOSSILE TRA LE ENERGIE RINNOVABILI.
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci
9/1/2022