Al via la raccolta fondi promossa da Legambiente per sostenere e aiutare
con azioni concrete le aziende agricole della Romagna e dell'Appennino colpite dall'alluvione
Il cuore verde dell'Emilia-Romagna deve tornare a battere forte. Per questo Legambiente lancia la raccolta fondi “Ricostruiamo il cuore verde dell'Emilia Romagna” per sostenere con azioni concrete diverse aziende agricole della Romagna e dell'Appennino, colpite nelle scorse settimane da una violenta alluvione che ha provocate frane, esondazioni, danni al territorio e perdite di vite umane. Si tratta di realtà che da anni vivono in queste zone e che incentrano la loro attività sulla valorizzazione della terra, dei prodotti locali, sul biologico, facendo anche rete con altre aziende.
Con una piccola donazione - andando sul sito di Legambiente e su sostieni.legambiente.it/cuoreverdemiliaromagna - si potranno sostenere diversi interventi concreti, utili e preziosi. In particolare, nell’Appennino bolognese si potrà contribuire a riaprire alcune strade per poter raggiungere i castagneti secolari della zona adesso isolati e a rischio crollo; nella zona dell’appennino forlivese a realizzare una strada provvisoria per permettere ad una comunità di raggiungere il borgo vicino; ad acquistare essenze rigenerative e siepi per dare una mano alle aziende bio della Romagna. Ed ancora si potranno aiutare gli apicoltori della Romagna acquistando nuove arnie da donare loro affinché possano riprendere le attività; infine, si potrà contribuire a velocizzare nell’Appennino bolognese alcuni interventi urgenti per poter di nuovo raggiungere i campi e stabilizzare i terreni.
“L’alluvione che ha colpito nelle scorse settimane l’Emilia-Romagna – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – mostra chiaramente come la crisi climatica abbia ormai accelerato la sua corsa con eventi climatici estremi sempre più frequenti e intensi che causano devastazione e purtroppo tragedie. Se da un lato è fondamentale che il governo intervenga con politiche e interventi non più rimandabili a partire dal Piano di adattamento al Clima, dall’altra parte è fondamentale non lasciare soli questi territori, comunità e realtà locali. Legambiente fin dai primi momenti è presente con i circoli e i gruppi di protezione civile regionali e i volontari, per aiutare le persone colpite. Ma ad oggi anche molte aziende agricole stanno lottando per ripristinare i terreni coperti dal fango che si sta indurendo, per superare l'isolamento generato dalle frane, per recuperare caseggiati e mezzi andati distrutti. Intere comunità rischiano di dover abbandonare i borghi dell'Appennino e della Romagna. Per questo nasce la raccolta fondi “Ripartiamo dal cuore verde dell’Emilia-Romagna”: per sostenere chi si è impegnato in questi anni per promuovere nei territori attività imprenditoriali importanti per l'ambiente e la comunità. Un’azione e un impegno che auspichiamo di portare avanti insieme a tutti coloro che ci vorranno dare una mano”.
“Questa alluvione – dichiara Paola Fagioli, direttrice Legambiente Emilia-Romagna - ha lasciato ferite profonde nel territorio. Interi centri abitati stanno ancora lottando con il fango, ma l'altra grande emergenza è la ripresa delle attività agricole in pianura e in montagna. Il fango depositato sui campi in pianura ha provocato la perdita di intere coltivazioni e la progressiva sterilità dei terreni mentre le numerose frane in montagna impediscono di raggiungere campi e boschi. Spesso queste aziende e piccole comunità sono dei veri presidi del territorio che rischiamo di perdere se non potranno avere più una fonte di guadagno certa. Ecco perché la nostra azione si è concentrata su queste realtà, spesso di piccole dimensioni, che lavorano seguendo il disciplinare del biologico e che stanno lottando per non dover rinunciare a vivere in quelle aree, nonostante tutte le difficoltà. Il nostro lavoro nei prossimi mesi sarà quello di portare un aiuto concreto a queste aziende e piccole comunità ma anche di accendere un faro perché queste realtà non siano dimenticate una volta finita l'emergenza, ma possano contare anche su una diversa e più attenta gestione del territorio”.
A chi donare:
Appennino bolognese. AZIENDA AGRICOLA IL REGNO DEL MARRONE
Qui i castagneti coprono una superficie di più di 40 ettari. Una frana ha fatto scivolare a valle moltissimi castagni secolari, e le strade interne all’azienda sono interrotte a causa degli alberi caduti e del fango. Occorre intervenire subito per riaprire le strade e consentire le lavorazioni per salvare i castagni ancora presenti.
APPENNINO FORLIVESE. COMUNITÀ CA BIONDA E BORGO BASINO
Una comunità di 6 famiglie è rimasta isolata a causa di una frana che ha interrotto l’unica strada di collegamento con il vicino comune. Gli interventi per il ripristino impiegheranno probabilmente più di un anno. La comunità si sta attivando per realizzare una strada provvisoria e ci occorre il tuo aiuto per coprire i costi delle prime lavorazioni.
RETE DI AZIENDE AGRICOLE BIOLOGICHE
Rete Humus, in collaborazione con l’Associazione Agricoltura di Confine di Cesena, il Biodistretto dell'Appennino Bolognese e Legambiente, ha individuato aziende agricole bio in cui ripristinare la fertilità dei terreni coperti dal fango seminando essenze rigenerative e la messa dimora di siepi per il contenimento del dissesto.
FAENZA. APICOLTORI DELLA ROMAGNA
Interi apiari sono stati sommersi dal fango e le colonie di api distrutte. In molti casi è stato impossibile raggiungere in tempo gli apiari a causa delle frane e delle inondazioni. Insieme possiamo acquistare nuove arnie da donare agli apicoltori affinché possano riprendere le loro attività.
APPENNINO BOLOGNESE. AZIENDA AGRICOLA BORDONA
In questa piccola azienda biologica nell'alta valle del Santerno ai confini con la Toscana l'alluvione ha causato frane e smottamenti e ancora in alcune parti dell’azienda sono presenti ruscellamenti sotterranei che possono portare a cedimenti del terreno. Sono necessari interventi urgenti per poter di nuovo raggiungere i campi e stabilizzare i terreni.
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Come Circolo Legambiente Lamone di Faenza abbiamo ritenuto, finora, di non fare dichiarazioni pubbliche dopo le due alluvioni di inizio e metà maggio, ma piuttosto di contribuire, per la nostra parte assieme a militanti di Legambiente di altre città e migliaia di altri volontari singoli e di associazioni, ad affrontare la prima fase dell'emergenza, per la verità non ancora conclusa.
Ma poi le iniziative successive dovranno occuparsi di chi faticosamente potrà rientrare nelle case danneggiate e di chi invece non potrà farlo, delle attività economiche e produttive, della viabilità...
Il Governo ha preso l'impegno di garantire i famosi ristori al 100%, ricordiamocela questa promessa! Non che sia impossibile da mantenere, ma per farlo dovrebbe spostare risorse oggi destinate alle spese militari e pensate per ridurre le tasse a chi già ne paga poche.
I primi provvedimenti, come il “Contributo di autonoma sistemazione” (Cas) e il “Contributo di immediato di sostegno alle famiglie” (CIS), sono utili ma evidentemente insufficienti.
Per quanto riguarda la sospensione dei pagamenti amministrativi fino al 31 agosto, noi pensiamo che i cittadini che non hanno avuto danni potrebbero pagare anche subito, contribuendo a far entrare risorse necessarie alle casse degli Enti Locali, mentre i cittadini colpiti dai danni dovrebbero essere esentati dai pagamenti di IMU, TARI, ecc. e delle bollette; in particolare, per quando riguarda l'acqua, è necessario che anche Hera faccia la sua parte, rinunciando a far pagare questi consumi.
Oggi, contemporaneamente a tutto questo, è necessario tentare di compiere qualche approfondimento per contrastare narrazioni sbagliate, che circolano ampiamente, e immaginare cosa è necessario fare per il futuro.
Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che non c'è un'unica causa per questa tragedia, ma ce ne sono molteplici, e andrebbero affrontate tutte, pur con le complessità che richiedono.
Noi pensiamo che indubbiamente siamo di fronte ad “eventi estremi”, che i cambiamenti climatici in atto potranno indurre con maggiore frequenza (magari assieme a periodi di siccità); questo, per di più, in un territorio naturalmente fragile. Per l'assetto idrogeologico delle nostre colline (aggravato anche dall'abbandono di alcune zone); oltre che per la vulnerabilità della pianura, ampiamente antropizzata, con una rete idraulica in gran parte artificializzata, un grande consumo e impermeabilizzazione dei suoli, ampie autorizzazioni ad abitazioni anche in luoghi a rischio...
Sono scelte che vengono da lontano, che hanno caratterizzato il modello di sviluppo fondato sulla “crescita infinita” (sul consumo delle risorse naturali ed energetiche fossili) di questa regione, come di altre, ma continuano a perpetuarsi nelle politiche economiche e amministrative correnti.
Questa logica è la responsabilità politica principale che noi imputiamo agli amministratori ai vari livelli, logica che adesso dovrebbe essere ribaltata non per “ricostruire come prima”(come ha detto il Presidente della Regione), ma piuttosto per “ripensare unitariamente tutta l'organizzazione del territorio dall'appennino al mare” (come affermato dai Sindaci di Cervia e di Faenza) o anche (secondo il Sindaco di Lugo) “cominciare a de-costruire e rendere di nuovo permeabile parte del territorio”.
Posizioni non molto diffuse tra gli Amministratori, infatti, lo stesso Sindaco di Ravenna continua a dire che “ il tema del consumo di suolo c’entra poco." e infatti la sua Amministrazione ha deliberato proprio in questi giorni altri 66.000 mq di nuove urbanizzazioni.
Si sono sentite poi tante banalità e sciocchezze sulla responsabilità degli ambientalisti che impedirebbero “la pulizia dei fiumi e difendono le nutrie ..”, da ultimo dai rappresentati delle varie formazioni della destra in Consiglio Comunale di Faenza che, oltre a negare le evidenze scientifiche dei cambiamenti climatici, avendo loro studiato su altri libri, avrebbero la ricetta per risolvere i problemi: alzando gli argini e abbassando gli alvei dei fiumi...
Quando semmai il problema non è trovare spazi verticali per contenere l'acqua ma piuttosto spazi orizzontali. Da questo punto di vista la questione delle casse di espansione per il percorso del Lamone, del Marzeno, del Senio, come di altri fiumi, è una delle necessità concrete.
L'Autorità dei bacini regionali romagnoli, nel 2010 aveva commissionato uno studio: Valutazione delle possibilità di laminazione delle piene del fiume Lamone a monte del tratto arginato (di cui la nota allegata).
Se alcune di queste opere, comunque pensate su parametri oggi non più attuali, fossero state fatte certamente non avrebbero evitato tutti i danni, ma ovviamente li avrebbero attenuati.
Su questo, come su altri aspetti, servono riflessioni approfondite con la messa a confronto delle varie competenze tecniche e scientifiche, per i necessari interventi di mitigazione e adattamento. Ad esempio i Piani Urbanistici Generali, fatti o da fare, dovranno essere profondamente cambiati, le responsabilità che si individuano vanno denunciate, ma non si tratta di trovare capri espiatori, piuttosto di prendere coscienza che è necessario cambiare il modello di sviluppo e di rapporto con la natura che abbiamo costruito, ripensando a tutta la gestione del territorio.
Legambiente Lamone Faenza, nei prossimi mesi, non si sottrarrà al compito di organizzare incontri con persone competenti per riportare la discussione, entro un ambito documentato, su quanto l’accaduto ci interpella in merito a ciò che dovremo fare nei prossimi anni per ridare sicurezza ai nostri territori.
Faenza, 12 giugno 2023 Circolo Legambiente Lamone Faenza
Guarda la nota allegata
Così il segretario generale della Cgil a margine dell'incontro con la ministra Casellati: "Tema centrale deve essere cambiare la legge elettorale e rafforzare il ruolo del Parlamento"
Il Parlamento deve non solo rimanere al centro, ma il suo ruolo va rafforzato. Questo è quanto detto da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, alla ministra delle Riforme istituzionali Elisabetta Casellati durante l'incontro (era presente anche il segretario confederale Christian Ferrari) con i sindacati convocato per parlare di riforme costituzionali, sulle quali, ha ribadito il sindacalista, "non siamo disponibili a nessuna trattativa".
"Per noi – ha detto Landini – deve essere il presidente della Repubblica che nomina il presidente del Consiglio e scioglie le Camere", pertanto, "no all'elezione diretta del presidente della Repubblica né del premier". Di fronte all'evidente crisi della democrazia rappresentativa nel nostro paese, visto che quasi il 50% delle persone non va a votare, "il tema principale deve essere cambiare la legge elettorale. Tornare cioè a una legge in cui sono i cittadini che eleggono i parlamentari che rispondono ai cittadini che li hanno eletti".
Per il leader della Cgil il tema centrale è, dunque, "come si rafforza il lavoro del Parlamento, visto che negli ultimi anni i la maggioranza dei provvedimenti legislativi
Leggi tutto: Landini: «Nessuna trattativa sulle riforme costituzionali»
Nel 2021, solo 22,9% di produzione di energia rinnovabile in Emilia-Romagna, meno di un quarto dei consumi totali
SCATENIAMO LE RINNOVABILI - venerdì ore 17:00 presidio di Legambiente Emilia-Romagna e Rete Emergenza Climatica e Ambientale in Piazza Nettuno, Bologna
CARTELLA MULTIMEDIALE (report, tabelle, schede regionali e grafici)
Nella XVII edizione del Rapporto Comuni Rinnovabili Legambiente vuole rafforzare l’azione di denuncia sul blocco delle fonti rinnovabili. Nel 2022 il nuovo installato è di appena 3,4 GW, sicuramente un passo avanti rispetto agli anni scorsi, ma purtroppo lontani dalla media annuale che dovremmo tenere per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione al 2030.
I problemi sociali che il nostro paese sta affrontando, a partire dal caro bollette che ha messo in difficoltà tante famiglie facendole entrare in povertà energetica, dovrebbe imporre un cambio di passo verso un nuovo modello energetico. Invece, assistiamo alla candidatura della nostra penisola a diventare Hub del Gas, attraverso opere inutili e costose che ci legano a doppio filo all’industria fossile proprio nel momento in cui dovremmo lasciarcela alle spalle: il Golar Tundra, il nuovo rigassificatore di Piombino, il rigassificatore a Ravenna (approvato in tempi record, 120 giorni), nuovi e veloci accordi internazionali discutibili per le importazioni di gas, il rifiorire di progetti abbandonati come il gasdotto Eastmed e il gasdotto SNAM con arrivo a Minerbio, solo per citarne alcuni.
Un dato significativo che si evince dal Rapporto è la crescita importante di piccoli impianti, molti legati alle opportunità offerte dal Superbonus e dall’autoconsumo. Quasi a dimostrazione del fatto che le famiglie attendono il cambio di passo, il caro bolletta che ha spinto molti cittadini ad investire proprio su questi impianti e sulla loro capacità di portare benefici diretti e immediati.
Considerando gli obiettivi europei al 2030 si evince il netto distacco dell’Italia dal loro raggiungimento: sebbene la penisola goda ancora di una buona posizione tra i paesi europei per via di quanto fatto nel passato, considerando il tasso di incremento delle rinnovabili degli ultimi anni al 20230 l’Italia raggiungerebbe solo il 25% dell’obiettivo europeo.
COMUNI RINNOVABILI – SCHEDA EMILIA ROMAGNA
In Emilia-Romagna nel 2022 sono presenti 3.517 MW di potenza installata da fonti rinnovabili con oltre 127 mila impianti presenti nel territorio regionale. Rispetto all’anno precedente sono stati installati 229 MW di nuova potenza rinnovabile elettrica di cui l’99% è caratterizzato fotovoltaico, seguito poi dal mini-idroelettrico. Peccato per la totale assenza di nuovi impianti eolici. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2021 è di 6.330 GWh pari al 22,9% del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio della Regione Emilia Romagna, praticamente meno di un quarto dei consumi elettrici regionali.
Entrando nel dettaglio dei territori, sono 328 i comuni in cui è presente almeno un impianto fotovoltaico che sia su edifici residenziali o aziendali, sui tetti di enti pubblici o privati, sospesi o a terra. Sono invece 36 i comuni in cui è presente almeno un impianto di eolico, tra grande e minieolico, 85 i comuni in cui è presente il mini-idroelettrico. Infine, sono 140 i comuni in cui è presente almeno un impianto da bioenergie, che sia da biomasse solide, liquide o gassose per la produzione non solo di energia elettrica ma anche termica.
SCATENIAMO LE RINNOVABILI, presidio a Bologna: in Emilia-Romagna c’è un potenziale enorme per lo sviluppo delle energie rinnovabili, che scontra però con gli iter autorizzativi e le scelte politiche e strategiche della Regione. Basti pensare agli impianti di eolico off-shore Romagna 1 e Romagna 2 di Agnes e l’impianto al largo della costa riminese di Energia Wind 2020, che da soli porterebbero 930MW di energia rinnovabile al territorio. Lo stesso vale per le potenzialità dell’agrivoltaico, in un territorio dall’intensa produttività agricola. Di fronte a queste opportunità, la Regione continua a sostenere progetti come il Rigassificatore di Ravenna, autorizzato dal Commissario Straordinario Stefano Bonaccini in 120 giorni. Questo nella regione che si è data l’obiettivo ambizioso di arrivare al 100% di consumi da energia rinnovabile al 2030. Per queste ragioni abbiamo chiamato un presidio in Piazza del Nettuno a Bologna alle ore 17:00 per chiedere un cambio di passo all’Amministrazione regionale, che passi dalla presa in considerazione delle 4 leggi di iniziativa popolare in materia ambientale depositate a settembre.
DIFFUSIONE FONTI RINNOVABILI
Regione |
Potenza rinnovabile complessiva (MW) |
Nuovo installato 2022 fotovoltaico (MW) |
Nuovo installato 2022 eolico (MW) |
Nuovo installato 2022 idroelettrico (MW) |
Nuovo installato 2022 bioenergie(MW) |
Emilia Romagna |
3.517,40 |
225,5 |
0 |
1,8 |
1,5 |
PRIMI 10 COMUNI PER IL SOLARE FOTOVOLTAICO 2022
PR |
COMUNE |
ABITANTI |
kW solare 2022 |
PR |
Sissa Trecasali |
7.846 |
10.318,10 |
RA |
Ravenna |
155.751 |
7.006,30 |
RA |
Massa Lombarda |
10.604 |
6.856,10 |
FC |
Cesena |
95.778 |
6.249,00 |
RE |
Reggio nell'Emilia |
169.545 |
5.742,80 |
BO |
Mordano |
4.593 |
4.736,60 |
FE |
Poggio Renatico |
9.709 |
4.564,30 |
FE |
Ferrara |
129.340 |
4.428,30 |
FC |
Forli' |
116.440 |
4.366,20 |
FC |
San Mauro Pascoli |
12.186 |
4.253,00 |
I COMUNI DEL MINI IDRO 2022
PR |
COMUNE |
ABITANTI |
kW mini idro 2022 |
PR |
Fontevivo |
5.527 |
1579 |
MO |
Montecreto |
930 |
157,7 |
RA |
Brisighella |
7.186 |
99 |
Fonte Comuni Rinnovabili 2023
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Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna
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Flusso ininterrotto allo sportello di Federconsumatori. L’appello: “Chiedete copia dei documenti alle assicurazioni”. E c’è chi è già andato per le vie legali
E’ un flusso ininterrotto di cittadini colpiti dell’alluvione quello che da settimane si presenta ogni giorno allo sportello di Federconsumatori, in via Pelacano. Cittadini che nell’inondazione che ha sommerso interi quartieri della città hanno perso casa, aziende e auto inghiottite dalla furia dell’acqua e che si rivolgono all’associazione dei consumatori per attivare le procedure di accesso ai contributi e ai risarcimenti.
Tant’è che a loro è stato dedicato uno sportello che ha la funzione di assistere e dare informazioni specifiche sugli strumenti di sostegno possibili e per la compilazione della modulistica che consente di accedere ai contributi. Molti di loro, però, insieme alle cose di una vita, hanno perduto nel fango anche le polizze assicurative e tutta la documentazione necessaria per avviare le richieste di risarcimento.
“Questo è il primo problema che si presenta - spiega Milad Basir, presidente di Federconsumatori Forlì-Cesena -. Spesso le persone che vengono da noi ogni giorno non sono più in possesso dei documenti assicurativi che sono andati distrutti durante l’alluvione e in questo caso per noi è impossibile procedere con le richieste di risarcimento. Senza avere in mano questa documentazione non possiamo prendere contatto con l’assicurazione perché le verifiche devono essere fatte caso per caso”.
Di qui l’appello di Federconsumatori a chi si trova in questa situazione. “Invitiamo tutti i cittadini che non sono più in possesso dei documenti cartacei a rivolgersi subito alla propria assicurazione - spiega Basir - e richiedere una copia del contratto. Una volta ottenuta, possono tornare da noi”.
In alcuni casi, però, sono state avviate le procedure legali per quei cittadini che si sono rivolti direttamente alla propria assicurazione e che si sono visti respingere la richiesta di risarcimento danni in quanto l’evento alluvionale non viene considerato un “evento naturale o atmosferico” ma classificato come “catastrofe” e quindi non contemplato nelle clausole della polizza assicurativa.
“Abbiamo passato le pratiche all’ufficio legale - dice Milad Basir - per un esame accurato della terminologia. Anche se, nella maggior parte dei casi che si attesta sul 95%, cerchiamo di affrontare e risolvere le problematiche in via extragiudiziale. Il ricorso agli avvocati è l’ultima opzione nel caso in cui ci troviamo di fronte a un muro di gomma”. A oggi il contributo immediato per le famiglie alluvionate messo in campo dal Governo arriva fino ai 5 mila euro e anche il Comune di Forlì ha attivato uno sportello ad hoc per fare domanda.
“Mi auguro che il Governo stanzi ulteriori risorse - dice Basir -: sono andato a spalare fango per giorni nei quartieri flagellati dall’alluvione e mi sono trovato di fronte a persone che hanno perso tutto, che non hanno salvato niente. Servono interventi molto più consistenti”
In Italia nei primi cinque mesi del 2023 + 135% degli eventi climatici estremi rispetto a quelli del 2022
Registrati da inizio anno 122 fenomeni meteorologici che hanno causato danni Sei le regioni più colpite a partire da Emilia-Romagna, Sicilia e Piemonte
Legambiente: “Servono politiche climatiche più ambiziose accompagnate da tre interventi concreti.
Piano di adattamento al clima e risorse per attuarlo, aggiornamento entro giugno del PNIEC, una legge contro il consumo di suolo le azioni su cui l’Italia è in ritardo e su cui deve accelerare il passo.
A livello europeo serve un Patto di solidarietà per il clima”
Un pianeta Terra sempre più in difficoltà, minacciato da una crisi climatica che non arresta la sua corsa e che non risparmia nessun Paese nel mondo. Campanello d’allarme: il trend in crescita degli eventi climatici estremi. Solo in Italia dall’inizio 2023 sono aumentati del +135% rispetto a quelli di inizio 2022. In particolare, nella Penisola, da gennaio a maggio, si sono