“Mentre Meloni fa propaganda noi proseguiamo la nostra mobilitazione delle opposizioni con quasi 100mila firme già arrivate in poche ore per la petizione sul salario minimo subito, per rispondere ai 4 milioni di italiani che guadagnano meno di 9 euro l'ora”, ha detto il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. Intanto, emerge il modello Pnrr per la convenzione col Cnel sul tema
Sostenere la petizione è semplice e veloce: basta collegarsi al sito www.salariominimosubito.it e seguire le istruzioni.
Facciamo sentire la nostra voce!
Mercoledì 16 agosto il Partito Democratico, Azione, Europa Verde e Sinistra Italiana hanno annunciato sulle proprie pagine social che la loro petizione per l’introduzione del salario minimo in Italia, supportata anche dal Movimento 5 Stelle e da Più Europa, ha superato le 200 mila firme.
Ma quanto è affidabile questa cifra? In base alle verifiche di Pagella Politica, infatti, alla petizione si può firmare quante volte si vuole. Ma c’è una motivazione.
Il sito per la raccolta firme è www.salariominimosubito.it ed è stato messo online dal “Comitato Salario Minimo Subito”, di cui fanno parte esponenti dei partiti dell’opposizione. La petizione è a sostegno della proposta di legge, presentata alla Camera da tutti i partiti di opposizione eccetto Italia Viva, per introdurre un salario minimo da 9 euro lordi l’ora. Iniziative di questo tipo sono previste dall’articolo 50 della Costituzione, in base al quale «tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».
In questo caso la proposta di legge è già stata depositata in Parlamento e a inizio agosto la Camera ha approvato la sospensione dell’esame del testo, rimandandola di due mesi. Dunque non esiste una soglia minima di firme da superare e, al di là del numero di sottoscrizioni, il Parlamento non sarà obbligato ad approvare la proposta nonostante il successo o meno della petizione.
Sul sito della petizione è presente un modulo dove si deve inserire: il proprio nome, il proprio cognome, il Cap di residenza e la propria email. Dopo aver dichiarato di aver letto e compreso l’informativa della privacy, si deve cliccare sul bottone “Firma ora!”.
Il sito per la raccolta firme è www.salariominimosubito.it ed è stato messo online dal “Comitato Salario Minimo Subito”, di cui fanno parte esponenti dei partiti dell’opposizione. La petizione è a sostegno della proposta di legge, presentata alla Camera da tutti i partiti di opposizione eccetto Italia Viva, per introdurre un salario minimo da 9 euro lordi l’ora. Iniziative di questo tipo sono previste dall’articolo 50 della Costituzione, in base al quale «tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».
In questo caso la proposta di legge è già stata depositata in Parlamento e a inizio agosto la Camera ha approvato la sospensione dell’esame del testo, rimandandola di due mesi. Dunque non esiste una soglia minima di firme da superare e, al di là del numero di sottoscrizioni, il Parlamento non sarà obbligato ad approvare la proposta nonostante il successo o meno della petizione.
Sul sito della petizione è presente un modulo dove si deve inserire: il proprio nome, il proprio cognome, il Cap di residenza e la propria email. Dopo aver dichiarato di aver letto e compreso l’informativa della privacy, si deve cliccare sul bottone “Firma ora!”.
Dopo un breve intervallo di tempo si riceve un’email all’indirizzo indicato in cui viene chiesto di confermare i propri dati, cliccando su un pulsante. Il testo specifica che la firma alla petizione «non sarà valida» finché non si clicca sul pulsante, che una volta cliccato rimanda a una pagina web, al seguente indirizzo: www.salariominimosubito.it/grazie.
Abbiamo utilizzato più volte lo stesso indirizzo email per firmare la petizione e altri indirizzi, alcuni creati con programmi gratuiti che offrono caselle di posta temporanee, usando nomi diversi. Il sito non ha riconosciuto che lo stesso indirizzo è stato usato più volte e lo ha sempre accettato come valido.
Donato Apollonio, ingegnere informatico responsabile nazionale della gestione dati del Partito Democratico, ha spiegato a Pagella Politica che c’è un motivo dietro alla possibilità di poter firmare più volte la petizione con lo stesso indirizzo email. Se il sito dicesse a una persona che il suo indirizzo è già stato utilizzato, chiunque in possesso di quell’indirizzo email potrebbe scoprire se chi usa quell’indirizzo ha sottoscritto la petizione per il salario minimo. Un esperto in materia contattato da Pagella Politica ha confermato che questa pratica è usata di solito nelle petizioni online. Apollonio ha comunque chiarito che nel conteggio delle firme un indirizzo email usato più volte viene contato una volta sola.
Discorso diverso vale per le email diverse, usate dalla stessa persona per sottoscrivere la petizione, magari usando un nome e un cognome che non corrispondono ai propri. In questo caso il sistema non è in grado di abbinare in maniera univoca la firma della petizione con un unico firmatario. Per fare questo sarebbe servito un sistema più complesso, per esempio basato sul Sistema pubblico di identità digitale (Spid), utilizzato in passato per sottoscrivere le richieste di referendum abrogativo sull’eutanasia e la legalizzazione della cannabis. Secondo Apollonio, esistono comunque sistemi a disposizione del comitato in grado di individuare eventuali anomalie nelle firme e stimare quante firme in una sottoscrizione come quella per il salario minimo siano state fatte in modo fraudolento e non regolare.
Donato Apollonio, ingegnere informatico responsabile nazionale della gestione dati del Partito Democratico, ha spiegato a Pagella Politica che c’è un motivo dietro alla possibilità di poter firmare più volte la petizione con lo stesso indirizzo email. Se il sito dicesse a una persona che il suo indirizzo è già stato utilizzato, chiunque in possesso di quell’indirizzo email potrebbe scoprire se chi usa quell’indirizzo ha sottoscritto la petizione per il salario minimo. Un esperto in materia contattato da Pagella Politica ha confermato che questa pratica è usata di solito nelle petizioni online. Apollonio ha comunque chiarito che nel conteggio delle firme un indirizzo email usato più volte viene contato una volta sola.
Discorso diverso vale per le email diverse, usate dalla stessa persona per sottoscrivere la petizione, magari usando un nome e un cognome che non corrispondono ai propri. In questo caso il sistema non è in grado di abbinare in maniera univoca la firma della petizione con un unico firmatario. Per fare questo sarebbe servito un sistema più complesso, per esempio basato sul Sistema pubblico di identità digitale (Spid), utilizzato in passato per sottoscrivere le richieste di referendum abrogativo sull’eutanasia e la legalizzazione della cannabis. Secondo Apollonio, esistono comunque sistemi a disposizione del comitato in grado di individuare eventuali anomalie nelle firme e stimare quante firme in una sottoscrizione come quella per il salario minimo siano state fatte in modo fraudolento e non regolare.
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