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L’evento di presentazione premiato con la Medaglia del Presidente della Repubblica 

 

Nel 2022 non si arresta la morsa dell’ecomafia 

30.686 le illegalità ambientali registrate con una media di 84 reati al giorno 

Impennata dei reati nel ciclo illegale del cemento, 12.216 (+28,7% rispetto al 2021) e dei reati contro la fauna 6.481 (+4,3%), al terzo posto gli illeciti nel ciclo dei rifiuti a quota 5.606 

Preoccupano il virus della corruzione, la diffusione dei comuni sciolti per mafia e dei clan censiti 

 

FOCUS EMILIA-ROMAGNA: più 38% dei reati ambientali, vera e propria impennata negli illeciti nel ciclo del cemento, 128% reati in più nel 2022 rispetto al 2021.  

 

Tutti i dati nazionali e regionali sul sito noecomafia.it  ;  Video Ecomafia 2023; cartella digital >> QUI 

Video sintesi e video commento presidente Legambiente >> Link we transfer    

 

Nel 2022 non si arresta la morsa delle ecomafie. I reati contri l’ambiente restano ben saldi sopra la soglia dei 30.000, esattamente sono 30.686, in lieve crescita rispetto al 2021 (+0,3%), alla media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni oraCrescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030 (con un incremento sul 2021 del +13,1%): sommando queste due voci – reati e illeciti amministrativi - le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100.000 (97.716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora). A fare il punto è il nuovo rapporto Ecomafia2023, realizzato da Legambiente, edito da Edizioni Ambiente, media partner Nuova Ecologia. Il rapporto, presentato oggi a Roma nella Sala della Regina della Camera dei deputati, in un evento insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica, mette in fila dati e numeri sulle illegalità ambientali nella Penisola.  

 

Ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti sono le tre principali filiere su cui nel 2022 si è registrato il maggior numero di illecitiA farla da padrone quelli relativi al cemento illegale, (dall’abusivismo edilizio agli appalti) che ammontano a 12.216, pari al 39,8% del totale, con una crescita del +28,7% rispetto al 2021. Crescono del 26,5% le persone denunciate (ben 12.430), del 97% le ordinanze di custodia cautelare, che sono state 65, addirittura del 298,5% il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro. Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+7,6%). Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5.606, (−33,8%), sia delle persone denunciate (6.087, −41%), ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Crescono anche gli illeciti amministrativi (10.591, +21,4%) e in misura leggermente minore le sanzioni, che sono state 10.358, pari al +16,2%. Al quarto posto, dopo il terribile 2021, i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del - 3,3%). In aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno, +16,7%) e i sequestri (122, con un +14%). Come sempre, un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, sono 404 i furti d’arte nel 2022.  

 

L’ILLEGALITA’ AMBIENTALE IN EMILIA-ROMAGNA NEL 2022 

 

In continua crescita gli illeciti ambientali anche in Emilia-Romagna, ottava regione in Italia per numero di casi: nel 2022 sono stati 1468 i reati in materia ambientale registrati dalle forze dell’ordine e dalle capitanerie di porto, il 4,8% del totale, con una crescita del 35% rispetto al 2021. La provincia di Ravenna svetta per totale complessivo di illeciti ambientali, con 324 reati registrati nel 2022. Seguono Rimini, con meno della metà di illeciti registrati, e Reggio Emilia. 

 

Vera e propria impennata per gli illeciti nel ciclo del cemento: dopo un lieve calo nel 2021, nel 2022 si sono registrati 553 reati di questa tipologia, il 128% in più a parità di numero di controlli, facendo passare la nostra regione dalla 14° posizione nazionale alla 10° nell’anno considerato. Sebbene questo possa essere letto come un segnale positivo sull’efficacia della rete di controlli in regione, non bisogna chiudere gli occhi su un settore destinato alla crescita nella ripresa post-pandemica e nell’uso dei fondi del PNRR. In cima alla classifica delle province per numero di reati nel ciclo del cemento Rimini, seguita da Reggio Emilia e Ravenna.  

 

L’ILLEGALITA’ AMBIENTALE IN EMILIA ROMAGNA NEL 2022 

Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2022).  

anno 

Reati 

% sul totale reati 

Persone  

Denunciate 

 

Persone 

Arrestate 

Sequestri 

Illeciti amministrativi 

Sanzioni amministrative 

2022 

1.468 

4,8% 

1.292 

219 

3.667 

4.586 

2021 

1.088 

3,6% 

936 

246 

3.156 

3.190 

2020 

1123 

3,2% 

905 

407 

n.d. 

n.d. 

2019 

1178 

3,4% 

1000 

352 

 

 

 

 

 

 

Provincia* 

Reati 

Persone denunciate 

Persone Arrestate 

Sequestri 

Ravenna 

324 

314 

24 

Rimini 

159 

135 

43 

Reggio Emilia 

99 

110 

18 

Forlì Cesena 

98 

73 

18 

Bologna 

97 

66 

17 

Parma 

93 

76 

27 

Piacenza 

82 

50 

37 

Modena 

73 

53 

26 

Ferrara 

59 

60 

 

 

 

 

 

L’ILLEGALITA’ NEL CICLO DEL CEMENTO IN EMILIA ROMAGNA NEL 2022 

Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2022) *sono esclusi i controlli della Guardia di finanza e dei Corpi forestali regionali di Sardegna, Sicilia, Valle d'Aosta e dei Corpi forestali provinciali di Trento e Bolzano. 

 

Pos. class. nazionale 

Anno 

Controlli* 

Reati 

% sul totale reati 

Persone  

Denunciate 

 

Persone 

Arrestate 

Sequestri 

Illeciti amministrativi 

Sanzioni amministrative 

10 

2022 

41.204 

553 

4,5% 

565 

18 

1.210 

2.134 


14 

2021 

41.905 

243 

2,6% 

199 

20 

1.274 

1.307 

15 

2020 

n.d. 

273 

2,4% 

204 

37 

n.d 

n.d 

13 

2019 

n.d. 

316 

2,8% 

224 

54 

n.d. 

n.d. 

 

 

Provincia* 

Reati 

Persone denunciate 

Persone Arrestate 

Sequestri 

Rimini 

46 

47 

Reggio Emilia 

33 

42 

Ravenna 

31 

24 

Forlì Cesena 

20 

23 

Parma 

19 

11 

Ferrara 

18 

32 

Piacenza 

15 

10 

Bologna 

10 

17 

Modena 

 

 

 

 

--

Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna

E-mail: ufficiostampa@Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web: www.legambiente.emiliaromagna.it

Alla Camera il Rapporto ecomafie di Legambiente: maglia nera al centrosud. Giro d’affari complessivo che sfiora i 9 miliardi. Un reato su quattro nell’abusivismo edilizio. Il ministro: “Per cambiare non basta un decreto”

Tre reati ambientali all’ora, 84 al giorno: così l’Italia sfregia il territorio. Pichetto Fratin: “Metteremo mano al codice dell’ambiente”

Più di tre reati all’ora, 84 al giorno, 30.686 all’anno. Sta in questi numeri  ( +0,3%) lo sfregio all’ambiente che gli italiani continuano a portare avanti come racconta il nuovo rapporto sulle ecomafie presentato questa mattina alla Camera da Legambiente dopo quello del 2022.  

Gli illeciti amministrativi

Crescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030: sommando queste due voci - reati e illeciti amministrativi - le violazioni delle norme poste a tutela dell'ambiente sfiorano quota 100.000. E il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, annuncia: “E’ una sfida da parte del governo e un dovere da parte del Parlamento mettere mano al Codice dell'ambiente. Il ministero farà una prima stesura, poi ci penserà il Parlamento con il coinvolgimento di tutti. Per cambiare il sistema non bastano i decreti". 

La maglia nera del Paese

Ed è ancora il centrosud la zona del Paese dove c’è meno cura dell’ambiente o dove le organizzazioni criminali lucrano su quella che è ormai da anni una nuova emergenza. C’è la Campania in cima alla lista delle Regioni con più di 4.000 reati nel 20220, pari al 13, 1% del totale, seguita da Puglia, Sicilia e Lazio, che nel 2022 supera la Calabria.

 

Roma guida invece la classifica provinciale con 1.315 reati  seguita da Napoli, dove è stato contestato il maggior numero di illeciti amministrativi (4.762). Sale al terzo posto Bari (1.128 reati) e balza al 14esimo posto la provincia di Genova, seguita da Cosenza, Palermo e Avellino.

I reati più diffusi: dall’abusivismo ai rifiuti 

Ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti sono le tre principali filiere su cui si è registrato il maggior numero di illeciti con un giro d’affari complessivo di 8,8 miliardi. A farla da padrone l’abusivismo edilizio: è in questo settore, con una crescita del 28,7 %, che si registra un reato ambientale su quattro. Più di 12.000 le persone denunciate e 211 milioni di euro il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative mentre il business dell’abusivismo edilizio in crescita sfiora i due miliardi di euro.

Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+7,6%). Scende invece al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5.606, sia delle persone denunciate (6.087). Ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l'attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). 

L’opera di repressione

Un capitolo a parte viene dedicato all'analisi delle attività di forze dell'ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all'accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, nell'ultimo anno i furti d'arte sono stati 404.

Dilaga la corruzione ambientale

A destare allarme anche la corruzione ambientale - Legambiente dal 1 agosto 2022 al 30 aprile 2023 ha censito ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale -, il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza). E la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti dall'associazione. 

Le proposte di Cianfani

"Mai come in questo momento storico – osserva Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente- si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del Pnrr”.

Dieci le proposte di modifica normativa presentate oggi dall'associazione ambientalista a partire dall'approvazione delle riforme che mancano all'appello, anche in vista della prossima direttiva Ue sui crimini ambientali, di cui l'Italia deve sostenere con forza l'approvazione entro l'attuale legislatura europea. Si chiede di rivedere, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto "a cascata", quanto previsto dal nuovo codice degli appalti e garantire il costante monitoraggio degli investimenti previsti per il Pnrr.

Un ddl contro le agromafie

Dal punto di vista legislativo, occorre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge che ha istituito il sistema nazionale per la protezione per l'ambiente; garantire l'accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte nel registro unico nazionale del terzo settore

CRISI UCRAINA. Alla vigilia del vertice Nato di Vilnius, appello di ex ambasciatori, giornalisti, giuristi, parlamentari uniti in un documento per sostenere il cammino verso la pace

Cessate-il-fuoco: la parola alla diplomazia Un'opera di Banksy

1. Dal convegno “Guerra o pace?”, svoltosi in una sala del Senato il 30 giugno scorso, sono emerse le conclusioni riflesse in questo documento, con il quale si intende contribuire a dare rappresentanza sociale e politica ai sentimenti di pace che percorrono l’opinione pubblica e raccogliere le adesioni di coloro che ne condividano il contenuto.

2. Nel perdurare del conflitto in Ucraina, ci rivolgiamo ai parlamentari italiani per promuovere un cessate-il-fuoco presidiato da forze dell’ONU con la supervisione dell’OSCE, e il simultaneo avvio di negoziati per una conferenza di pace e sicurezza in Europa. Il protrarsi della guerra, infatti, rischia di aggravarsi fino al confronto nucleare, alla possibile destabilizzazione della Russia e alla caduta in mani incontrollabili del suo arsenale atomico. L’opzione proposta scongiurerebbe tali rischi, affronterebbe con gli strumenti della diplomazia le spine all’origine del conflitto, aprirebbe la via a nuove architetture di sicurezza nel nostro continente e permetterebbe di riportare la Russia nel consesso europeo in un quadro di collaborazione che eviti futuri confronti e prevenga il consolidarsi di sentimenti antioccidentali. Inoltre, offrirebbe all’Europa l’opportunità di farsi capofila della propria sicurezza, nella lealtà atlantica e con la dovuta attenzione alle azioni in corso da parte del Vaticano e di altri importanti interlocutori internazionali.

3. È urgente, quindi, dar luogo a un’iniziativa parlamentare che ispiri il Governo italiano, e gradualmente tutti i membri dell’Unione Europea e dell’Alleanza, a una visione lungimirante per l’Europa, in modo da non distogliere energie dai temi planetari della nostra epoca e scongiurare l’infausta prospettiva di lasciare alle giovani generazioni un mondo devastato dall’odio. L’avvio di un negoziato – e di una visione – di pace si avvarrebbe di cultura e strumenti già disponibili e praticati in passato: i principi di Helsinki; le regole fondative dell’OSCE; le iniziative di cooperazione emerse dagli anni Novanta in poi nella stessa Alleanza Atlantica. Lo scopo finale sarebbe la costruzione, in Europa, di un sistema di garanzie reciproche che nessuno avrebbe interesse a scardinare. La ricostruzione dell’Ucraina farebbe ovviamente parte del progetto.

4. Questo documento si propone di tradurre in iniziativa politica il diffuso e crescente desiderio di pace che attraversa l’Italia e l’Europa. Attorno a esso intendiamo raccogliere componenti del Parlamento e della politica, al fine di indirizzare un chiaro messaggio all’Italia, all’Europa e agli Stati Uniti per la stabilità del nostro continente. Anche perché senza ampi correttivi da mettere subito in atto, le nuove adesioni alla NATO apportano ben pochi vantaggi; anzi, irrigidiscono ancor più il confronto globale. Perciò auspichiamo che nel prossimo Vertice di Vilnius non siano adottate precipitose decisioni sul futuro status dell’Ucraina che priverebbero il negoziato di un importante elemento di trattativa.

5. Chiediamo a chi condivida questo documento di aderire e rendersi disponibile a un coordinamento interparlamentare per gli obiettivi indicati. Non sarà un cammino facile, né breve. Tuttavia, è il solo che appare ragionevole, nel generale interesse.

***FIRMATARI
Giorgio Maria Baroncelli, Diplomatico A/R
Elena Basile, Diplomatica A/R
Mauro Beschi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale Mario Boffo, Diplomatico A/R
Rocco Cangelosi, Diplomatico A/R ; Giuseppe Cassini, Diplomatico A/R ; Guido Cerboni, Diplomatico A/R ; Enrico De Maio, Diplomatico A/R ;
Tommaso di Francesco, Giornalista
Biagio Di Grazia, Generale
Domenico Gallo, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale Giovanni Germano, Diplomatico A/R
Alfonso Gianni, Direttore di Alternative per il Socialismo
Alfiero Grandi, Vicepresidente vicario Coordinamento Democrazia Costituzionale Raniero La Valle, Giornalista
Silvia Manderino, Vicepresidente Coordinamento Democrazia Costituzionale Roberto Mazzotta, Diplomatico A/R
Gian Giacomo Migone, Presidente Commissione Esteri Senato 1994-2001; Fabio Mini, Generale
Enrico Nardi, Diplomatico A/R
Alberto Negri, Giornalista
Angelo Persiani, Diplomatico A/R
Antonio Pileggi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale Michelangelo Pipan, Diplomatico A/R
Armando Sanguini, Diplomatico A/R
Barbara Spinelli, Giornalista
Massimo Spinetti, Diplomatico A/R ; Vittorio Tedeschi, Diplomatico A/R
Massimo Villone, Presidente Coordinamento Democrazia Costituzionale; Vincenzo Vita, Presidente Associazione Rinnovamento della Sinistra

 

L'ultimo rapporto annuale Istat è tanto chiaro quanto preoccupante: la nostra mobilitazione è per loro, servono politiche che diano risposte vere

Gli investimenti legati al Pnrr avrebbero dovuto determinare anche un netto miglioramento della condizione delle/i giovani del nostro Paese, ma non solo questo non sta  avvenendo, se non si decide a cambiare decisamente passo, la condizione dei giovani rischia di peggiorare ulteriormente. A pesare saranno anche le scelte sbagliate del governo, a partire dall'ulteriore precarizzazione dell'occupazione determinata dal "Decreto Lavoro", che di fatto liberalizza il tempo determinato e sdogana l'utilizzo dei voucher in alcuni settori dove il lavoro dei giovani è presente. 

L'ultimo rapporto annuale Istat, riferito al 2022 è tanto chiaro quanto preoccupante: 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). Gli indicatori del benessere dei giovani, in Italia, sono ai livelli più bassi in Europa. Nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione, si tratta di 4 milioni e 870 mila persone. Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%). Divario territoriale che rischia di aggravarsi a causa degli effetti prodotti dall'autonomia differenziata proposta dall'attuale governo.

L'incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati. Purtroppo, però, 11,5% degli studenti, nel 2022, ha abbandonato la scuola senza ottenere il diploma secondario superiore. Inoltre in Italia, nel 2021 il tasso di espatrio per i laureati di 25-34 anni è pari al 9,5 per mille tra gli uomini e al 6,7 per mille tra le donne. Continua anche la forte migrazione di giovani qualificati dalle province del sud verso quelle del Nord, sempre a discapito dello sviluppo del mezzogiorno. 

Sappiamo che l'Europa, a differenza delle scarse risorse messe in campo dal governo italiano, stanzia ingenti finanziamenti per le politiche giovanili dei Paesi. Al nostro Paese manca evidentemente una progettualità che permetta di raggiungere dei risultati apprezzabili. I tagli all'istruzione e la scarsa attenzione all'occupazione giovanile, a partire dalla non volontà di contrastare la precarietà e lo sfruttamento, fanno il resto.

Continueremo a lavorare per ottenere serie politiche per le/i giovani, a partire dal tavolo sulla previdenza, a loro dedicato, di martedì 11 luglio, nel quale rilanceremo la proposta di una "pensione di garanzia" in grado di conferire rendite dignitose a chi ha avuto un percorso lavorativo precario e discontinuo.

Diritto allo studio e diritto al lavoro tutelato rimangono le priorità per le quali continueremo a incalzare il governo che, anziché colpevolizzare le donne per la scarsa natalità del Paese, dovrebbe agire per rendere il lavoro dei giovani stabile e adeguatamente retribuito. La mobilitazione della Cgil è per i giovani e per loro, e con loro, a settembre saremo in piazza per i diritti di tutte e di tutti.

Maria Grazia Gabrielli e Lara Ghiglione sono segretarie confederali della Cgil

Oxfam e ActionAid pubblicano i dati che certificano un drammatico aumento delle disuguaglianze in tutto il mondo, Italia inclusa

Oxfam Italia - Photos | FacebookActionAid Italia E.T.S. - Realizza il Cambiamento in Italia ...

 

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L’anno scorso 1 miliardo di lavoratori in 50 Paesi ha subìto una contrazione reale dei salari per 746 miliardi di dollari, mentre negli ultimi due anni 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato, in media, quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti all’anno. Ad affermarlo una nuova analisi di Oxfam e ActionAid, che ha passato in rassegna le compagnie della classifica “Global 2000” di Forbes, valutando i dati nel 2021-22.

L'analisi spiega che, mentre crescevano gli extraprofitti, i prezzi di beni di consumo, cibo ed energia schizzavano alle stelle assieme ai tassi di interesse, con un impatto devastante sul costo della vita per miliardi di persone in tutto il mondo. Basti pensare che i prezzi medi dei prodotti alimentari nel 2022 sono saliti del 14% contribuendo a portare alla fame 250 milioni di persone.

"Un’imposta sugli extraprofitti a un’aliquota tra il 50 e il 90% - si legge nel comunicato di Oxfam e ActionAid - potrebbe portare nelle casse pubbliche tra i 543 e 978 miliardi di dollari per il 2021 e tra i 430 e 774 miliardi di dollari per il 2022: risorse cruciali per affrontare l’aumento della povertà globale e l’impatto della crisi climatica. Con 440 miliardi di dollari si potrebbero garantire protezione sociale e assistenza sanitaria universale a più di 3,5 miliardi di persone nei Paesi a basso e medio reddito". 

Per Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, è necessario che cambino le politiche per affrontare l'inflazione, quindi quelle sui prezzi, sull'energia, sul lavoro, mentre in Italia quelle dell'attuale governo vanno nella direzione esattamente opposta della riduzione delle disuguaglianze. 

 

Foto di copertina: Marco Merlini