Scritto da Comitato di Faenza per la valorizzazione e la difesa della Costituzione
Carissime/i,
in questa torrida e pazza estate, dopo gli eventi alluvionali che hanno cambiato in parte la nostra città e che avranno strascichi per lungo tempo, pensiamo opportuno non abbandonare l’impegno che ha portato alla nostra nascita.
Per questo vi comunichiamo la nostra adesione alla manifestazione che si terrà a Roma il 30 settembre per la Costituzione e che vede la partecipazione di tante associazioni laiche e cattoliche, oltre alla CGIL, per difendere la Costituzione nell’attuazione di una società democratica basata sul diritto al lavoro, alla salute all’istruzione, a un ambiente sano e sicuro, alla lotta alla povertà e a una politica di pace.
In allegato trovate il manifesto e le motivazioni dell’evento.
Un caro saluto.
Antonella Baccarini
per il Comitato di Faenza per la valorizzazione e la difesa della Costituzione
Uno studio dell’Ong Save The Children nelle campagne di Latina e Ragusa denuncia le condizioni di vita dei minori «invisibili». «Queste bambine e bambini trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna, forte isolamento, con un difficile accesso a scuola e servizi sanitari e sociali», si legge nel rapporto
Figlio di un bracciante nella provincia di Latina - Francesca Sapio/Save the children
Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli. Ricadono invece, e pesantemente, le condizioni di deprivazione economica, esclusione sociale e sfruttamento lavorativo. Lo denuncia Save The Children nel XIII rapporto Piccoli schiavi invisibili pubblicato ieri, in vista della giornata internazionale contro la tratta del 30 luglio, con un focus sui figli dei braccianti a Latina e Ragusa. «Quella che emerge è la fotografia di bambine e bambini figli di braccianti sfruttati che spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali», afferma il rapporto.
SECONDO LE STIME dell’Istat, relative a due anni fa, nel settore dell’agricoltura italiana erano circa 230mila i lavoratori occupati irregolarmente. Massiccia la presenza di stranieri non residenti e donne (55mila). Questo fenomeno si concentra in alcune province che richiedono una forte presenza di manodopera e sostiene un pezzo importante del Pil agricolo del paese. Spesso in cambio di costi umani devastanti, che colpiscono sia i lavoratori che le loro famiglie. Prole compresa.
NEL DISTRETTO del Monviso, in provincia di Cuneo, da anni gli stagionali si battono per alloggi dignitosi. Nelle baracche del “ghetto” di Torretta Antonacci, nel foggiano, vivono circa 2mila braccianti che lo scorso 14 luglio insieme al sindacato Usb hanno presentato le proposte su “Casa, lavoro, terra e libertà” per uscire dalla marginalizzazione e ottenere i diritti che gli spettano. A Nardò, nel Salento, i lavoratori agricoli stranieri hanno ottenuto anche quest’anno l’accoglienza nella foresteria Boncuri, insieme ad alcuni servizi socio-sanitari. Altre situazioni difficili si registrano in Campania, Calabria e Sicilia, da Castel Volturno a Rosarno fino a Pachino.
Lo studio di Save The Children punta l’obiettivo, con i reportage di Valentina Petrini, sulla provincia di Latina e la Fascia trasformata di Ragusa, l’area delle coltivazioni in serra che tocca diversi territori siciliani. In queste zone la forza lavoro è richiesta sia per la raccolta che per l’imballaggio dei prodotti e si trovano due dei mercati ortofrutticoli più importanti del paese: il centro agroalimentare di Fondi e l’ortomercato di Vittoria. I numeri riportati nel rapporto, che vengono dall’ufficio di statistica Crea e riguardano il 2022, dicono che sono di origine straniera 13mila dei 20mila operai agricoli censiti/registrati a Latina e quasi 13mila su 28mila a Ragusa. «L’esclusione si radica dalla nascita», denuncia l’Ong, e tocca aspetti fondamentali per i figli di questi braccianti.
ALCUNI DI LORO sono coinvolti in attività lavorative, anche pesanti, prima dell’età minima stabilita dalla legge italiana: 16 anni. Nella provincia siciliana K., 15enne di origine tunisine, lavora in un magazzino con la sorella, mentre S. ha iniziato a 13 anni a «bombare i fiori», cioè cospargere veleno sulle coltivazioni. A mani nude e bocca scoperta.
Molti altri bambini e adolescenti sono costretti a trascorrere da soli buona parte del tempo extra-scolastico perché i genitori sono a lavoro. Spesso vivono in situazioni abitative sovraffollate e precarie. «I minori incontrati a 9/10 anni sono spesso già adulti. Crescono fratelli e sorelle più piccoli. Molti di loro non fanno sport, né altre attività ricreative», dice il rapporto rispetto alla situazione nella provincia di Latina.
PER QUESTI MINORI la frequenza scolastica è «costantemente minacciata dagli effetti diretti e indiretti dello sfruttamento lavorativo» e altri gravi problemi vengono dal muro della burocrazia: le difficoltà di ottenere la residenza o il codice fiscale ricadono a cascata su quelle di vedersi assegnato un medico o un pediatra. Le testimonianze raccolte, anche tra il personale sanitario, denunciano il rischio della negazione del diritto alla salute.
Alla luce dei risultati della ricerca Save The Children chiede un intervento istituzionale che coinvolga ministero del Lavoro, comuni e Viminale per «proteggere tutti i minorenni e i loro genitori vittime di tratta e/o sfruttamento»
Rapporto sui media di Greenpeace: il 20% delle news su giornali, tg e social è un megafono anti-climatico
Palermo, l’intervento dei vigili del fuoco nella zona dell’areoporto - Ansa
Lunedì, mentre Catania si apprestava a restare senz’energia elettrica e senz’acqua, l’ex senatore leghista Simone Pillon su Twitter pubblicava una piccola mecedonia di negazionismo climatico: «100 contro 1 che il 2024 sarà l’anno più caldo dal Giurassico. Io capisco che vogliate vendere auto elettriche e svalutare il patrimonio immobiliare, ma state esagerando. In Italia a luglio fa caldo, ha sempre fatto caldo, e farà ancora caldo. Grazie a Dio». La città aveva raggiunto un picco di 47,6 gradi centigradi, non troppo lontano dal record di 48,8 dell’estate 2021.
EPPURE anche in questa settimana in cui il Paese è stato travolta da un’ondata di calore che dipende dai cambiamenti climatici effetto della nostra civiltà fossile – come spiegava l’analisi del World Wheather Attribution anticipata ieri dal manifesto – c’è chi continua a negare. Vittorio Feltri, intervistato nei giorni scorsi su Rete4 dal compagno della presidente del Consiglio, Andrea Giambruno, ha affermato: «Gli ecologisti sono dei conformisti che parlano di caldo record, ma è sempre stato così a partire dagli anni Ottanta. A me del caldo non interessa, non lo soffro e non sudo nemmeno». Del resto il giornalista lo aveva introdotto così: «La notizia, ammesso che tale sia, è che a luglio fa caldo e probabilmente a dicembre nevicherà, ma secondo gli ambientalisti la colpa è di
Un contributo alla riflessione sul tema dei cambiamenti climatici e dei combustibili fossili a cura di Gianfranco Pellegrini, CTO e cofounder di TEON.
In filosofia si parla di passaggio da potenza ad atto. Potenziale è tutto ciò che è inattivo ma attivabile. I combustibili fossili sono energia potenziale – cioè inattiva – ma attivabile.
Sono stati necessari 100 milioni di anni per conservare l’energia potenziale costituita da tutti i combustibili fossili accumulati nel sottosuolo. Son bastati 200 anni per attivare quasi tutta questa energia potenziale.
Per fare un esempio è come se una schiera di formiche (formicaio) accumulasse senza mai interrompere cibo per tre anni e si mangiasse tutto quel cibo in soli tre minuti. L’esempio è valido a fini del confronto ma non per altro, perché nel caso delle formiche al più muoiono per il troppo mangiare.
Bruciare tutto quel combustibile fossile in così poco tempo surriscalda la terra e riempie di fumo l’atmosfera consentendo al calore solare di restare intrappolato al suo (dell’atmosfera) interno. Se ad attivare tutta questa energia potenziale fossero stati i marziani avremmo potuto dire che trattavasi di azione “marziopica”, ma siccome trattasi di opera umana l’azione è antropica.
Poi il negazionista climatico potrà obiettarmi che i cambiamenti ci son sempre stati, ma in fisica è lecito sovrapporre gli effetti e la stragrande maggioranza degli scienziati che sa fare questi conti ha riscontrato che sovrapponendo al cambiamento climatico naturale quello antropico emerge che l’effetto di quest’ultimo sovrasta abbondantemente il primo.
Fortunatamente l’uomo come sa combinare i guai, allo stesso modo sa riparare i danni. Dunque consentiamogli di rimettere a posto le cose nel più breve tempo possibile senza essere disturbati da chi rema contro, come i negazionisti climatici.
E'in corso già dal 2019 in Inghilterra il procedimento per l'estradizione negli Stati Uniti d'America di Julian Assange, il giornalista fondatore di Wikileaks, nato in Australia.
Oltreoceano egli è accusato di 18 reati contestatigli in larghissima parte in base alle disposizioni dell'Espionage Act del 1917 che punisce, in particolare, le interferenze con le relazioni internazionali e commerciali degli Stati Uniti e le attività di spionaggio: in caso di condanna Assange rischia una pena fino a 175 anni di reclusione.
Come ha dettagliatamente precisato nei suoi rapporti Nils Melzer, dal 2016 al 2022 relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Assange è stato sottoposto ad una lunga e durissima tortura soprattutto psicologica di cui sono a suo avviso responsabili:
gli Stati Uniti, che lo perseguono per crimini inesistenti, dopo avere a lungo segretato le indagini;
la Gran Bretagna, che lo detiene dall’ 11 aprile 2019 nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, noto come la “Guantanamo britannica”, dopo avere “assediato” militarmente l’Ambasciata ecuadoriana in cui si era prima rifugiato;
la Svezia, che ha favorito l’arresto in U.K. di Assange, chiedendone l’estradizione – ma al fine di favorire quella successiva verso gli USA - per un'indagine per violenze sessuali, tenuta a lungo aperta ed alla fine archiviata per assenza di prove;
l’Ecuador, che il 16 agosto 2012 ha concesso asilo e cittadinanza ad Assange per decisione del presidente Correa, ospitandolo nell’Ambasciata londinese dal 19 giugno 2012, ma revocandoli entrambi l’11 aprile 2019, per scelta del nuovo presidente Moreno, e consentendo alla polizia inglese di farvi irruzione ed arrestarlo.
In particolare, Assange è stato sottoposto a tortura psicologica, almeno dalla fine del 2017 (allorchè si trovava ancora nell’ambasciata dell’Ecuador) con confinamento in spazi ristretti, video controllo permanente anche nel bagno, divieto per un certo periodo di usare cellulari e connessioni al web, controllo di ogni suo movimento, inclusi i pochi incontri autorizzati con amici ed avvocati, al punto da non poter neppure organizzare la sua difesa dinanzi alle autorità inglesi per non essere estradato prima in Svezia e poi negli Stati Uniti. Trasferito dopo l’arresto nel penitenziario di Belmarsh, vi è detenuto in cella di minime dimensioni, con restrizioni e controlli ancora più accentuati, al punto che medici specializzati hanno rilevato, anche in ambulatorio, sintomi tipici della esposizione prolungata alla tortura psicologica con rischio di suicidio o comunque di morte.
L’accusa ad Assange di avere violato segreti di Stato americani lede la libertà di stampa, un diritto-dovere proprio di ogni vera democrazia, previsto anche nel primo emendamento della Costituzione americana e nell’art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: nell’ “enciclopedia digitale” che lui ha fondato sono state rese note notizie riscontrate e di pubblico interesse, anche se segrete e di fonti anonime (i cd. “whistleblower”). Assange e WikiLeaks, infatti, decisero nell’aprile del 2010 di far conoscere a tutto il mondo un video segreto chiamato “Collateral murder”, che documentava lo sterminio di civili, inclusi due giornalisti dell'agenzia di stampa internazionale Reuters e due bambini gravemente feriti, a Baghdad nel 2007 ad opera delle truppe americane, e poi altri filmati e documenti che, come gli “Afghan war logs” tratti dai database del Pentagono e del Dipartimento di Stato e fornitigli dal soldato Bradley, ora Chelsea Manning, consentirono di svelare altri crimini contro l’umanità commessi dagli Stati Uniti in Afghanistan, nonché nel lager di Guantanamo ed in altre parti del mondo.
Tra l’altro, contrariamente alle accuse, Assange non ha leso fondamentali interessi degli Stati Uniti, poichè, prima di far conoscere tramite Wikileaks alcuni dei nomi degli autori di così gravi crimini contro l’umanità (perché di questo si tratta), aveva accertato che si trattava di nomi ampiamente già noti, nel contempo lavorando con un team di giornalisti internazionali per proteggere quelli sconosciuti. Di fatto, a tredici anni dalla pubblicazione di quei documenti, l'amministrazione americana non ha mai fornito un solo nome di persona uccisa, ferita, incarcerata a causa di quelle rivelazioni.
Wikileaks, come è noto e come è stato riconosciuto anche dalla stessa giurisprudenza inglese, è un'organizzazione giornalistica operante nel mondo con il dichiarato scopo di proteggere dissidenti interni, fonti d’informazione e blogger da rischi legali o di altra natura connessi alla pubblicazione di documenti attestanti la commissione da parte di esponenti di singoli stati di fatti criminosi altrimenti sottratti alla conoscenza pubblica. Sin dalla sua nascita nel 2006, ad esempio, Wikileaks ha pubblicato anche altri importanti documenti riguardanti attività di spionaggio nei confronti della Commissione europea ed interferenze nelle elezioni presidenziali francesi.
Assange, dunque, è oggi, e da oltre 4 anni, detenuto nel citato carcere inglese di massima sicurezza di Belmarsh in attesa di una pronuncia definitiva da parte della High Court circa la domanda di estradizione formulata dal governo USA. La domanda è stata già accolta con un provvedimento recepito dal governo inglese adesso oggetto di reclamo davanti ad un diverso Collegio della High Court. Proprio all’inizio di giugno del 2023, la stessa High Court, in formazione monocratica, ha rigettato un precedente reclamo contro l'ordine di estradizione.
Si è, quindi, alla vigilia della decisione finale circa il destino di Julian Assange. Gli argomenti finora spesi dalla sua difesa appaiono della massima importanza perchè attengono a temi fondamentali negli ordinamenti a base democratica. In particolare, si tratta di stabilire se l'attività pubblicistica propria del giornalismo d’inchiesta che, posta in essere da Assange, ha consentito la rivelazione di gravi crimini commessi da singoli stati anche in occasioni belliche, rientri (come è stato affermato nelle autorevoli deposizioni rese in anteriori fasi del procedimento di estradizione inglese, del Professor Paul Rogers, insigne autore di studi sulla pace, e del Professor Noam Chomsky, prestigioso linguista e filosofo) nel principio della libertà di espressione e di opinione, riconosciuta dalla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo del 1950, e vada inoltre considerata di natura politica: circostanze, queste, decisive in quanto, se accertate dai giudici inglesi, impedirebbero, ai sensi dell' Extradition Act britannico del 2003, l'estradizione.
Ma vi è un ulteriore e basilare tema di indagine, affrontato con esiti alterni nei gradi precedenti: quello della sussistenza o meno di pericoli per la vita e l'incolumità del giornalista australiano nel caso di detenzione, a seguito di condanna, in strutture penitenziarie statunitensi. Né può sfuggire ad un'attenta valutazione giudiziale la condizione di grave prostrazione psicologica di Assange a causa della protratta privazione della libertà: condizione tanto grave da aver indotto il giudice inglese, Vanessa Baraitser, chiamato a pronunciarsi in primo grado sull'estradizione negli Stati Uniti nel gennaio del 2021, a negare l'estradizione per il timore che il giornalista potesse cedere a pulsioni suicide. Tale decisione fu riformata nel grado successivo del giudizio da un Collegio che ritenne si potesse concedere l'estradizione sulla semplice base delle assicurazioni fornite dal governo USA circa l'eventuale detenzione in stabilimenti dotati di adeguate strutture sanitarie, specializzate anche nei trattamenti di natura psicologica. Proprio sulla base di questa pronuncia il ministro inglese dell'interno ha emanato l'ordine di estradizione che, come si è detto, dopo un primo sommario rigetto dell'impugnazione proposta da Assange, sarà prossimamente e di nuovo esaminato dalla High Court.
La rilevanza della vicenda, per le sue implicazioni di principio e per i suoi gravissimi riflessi sul piano della persona di Assange, è di tale drammatica evidenza da impegnare l'opinione pubblica in genere e la comunità dei giuristi in specie a contribuire ad un dibattito aperto e costruttivo per la riaffermazione del principio di trasparenza cui ogni forma di esercizio del potere pubblico deve essere ispirata.
Non può, infatti, negarsi che l'estradizione di Julian Assange, oltre che ad elementari ragioni umanitarie imposte dalla sue provatissime condizioni psico-fisiche e dai ragionevoli timori circa il futuro regime carcerario, costituirebbe un terribile esempio di soffocamento della libera informazione orientata al disvelamento degli abusi di potere e si risolverebbe, in ultima analisi, nel definitivo inaridimento delle fonti di conoscenza di cui la collettività deve continuare a poter godere.
Sono queste le ragioni che inducono i sottoscrittori di questo documento, nella loro qualità di giuristi e cittadini sensibili al mantenimento della democrazia informativa, a diffonderlo e, confidando nella futura pronuncia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ad auspicarne la condivisione da parte dell'opinione pubblica.
20 luglio 2023
(Segue elenco di 117 firmatari)
Gaetano Azzariti – Università “Sapienza” di Roma
Daniela Abram - avvocato
Roberto Aniello - magistrato
Mauro Barberis - Università di Trieste
Fabio Basile – Università di Milano
Gian Antonio Bernacchio – Università di Trento
Alessandro Bernardi – Università di Ferrara
Laura Bertolè Viale, già magistrata
Paolo Borgna – presidente Istoreto Torino, già magistrato
Vittorio Borraccetti – già magistrato
Mario Bova - Ambasciatore
Alberto Bradanini – già Ambasciatore d’Italia a Teheran e Pechino
Giuseppe Bronzini – già magistrato
Silvia Buzzelli – Università Milano Bicocca
Andrea Calice - magistrato
Paola Cameran - magistrato
Nunzia Cappuccio – già magistrata
Gianrico Carofiglio – scrittore, già magistrato
Irene Casolo - magistrata
Marina Castellaneta – Università di Bari
Adolfo Ceretti – Università Bicocca di Milano
Davide Cerri - Avvocato
Elio Cherubini - avvocato
Alba Chiavassa – già magistrata
Angelo Cifatte, già funzionario pubblico in Genova
Enzo Ciconte – Università di Pavia
Giovanni Cocco – Università Bicocca di Milano e avvocato
Antonino Condorelli – già magistrato
Riccardo Conte - avvocato
Luigi Dainotti - magistrato
Nando dalla Chiesa – Università di Milano
Vito D’Ambrosio – già magistrato
Emilio De Capitani – già segretario della Commissione Libe del Parlamento Europeo (1998/2011)
Luciana De Grazia – Università di Palermo
Giovanna De Minico – Università Federico II di Napoli
Pasquale De Sena – Università di Palermo
Maria Chiara Di Gangi – Università di Palermo
Sandro Di Minco - avvocato
Daniele P. Domenicucci – Referendario c/o Corte di Giustizia dell’Unione Europea
Vittorio Fanchiotti – Università di Genova
Manuela Fasolato - magistrata
Damiano Fiorato - avvocato
Mario Fiorentini – Università di Trieste
Domenico Gallo – già magistrato
Giancarlo Geraci – Università di Palermo
Giuseppe Giaimo - Università di Palermo
Gianfranco Gilardi – già magistrato
Bruno Giordano - magistrato
Elisabetta Grande – Università del Piemonte Orientale
Filippo Grisolia – già magistrato
Laura Hoesch, avvocato
Costranza Honorati – Università di Milano Bicocca
Giulio Itzcovich – Università di Brescia
Enrico Imprudente – già magistrato
Caterina Interlandi, magistrato
Elena Ioratti – Università di Trento
Franco Ippolito – già magistrato e presidente della Fondazione Basso
Gabriella Luccioli – già magistrata
Oscar Magi – già magistrato
Franco Maisto – già magistrato, Garante diritti persone private della libertà personale del Comune di Milano
Francesca Manca – già magistrata
Marco Manunta – già magistrato
Maria Rosaria Marella – Università di Roma Tre
Giovanni Marini – Università di Perugia
Luigi Martino – già magistrato
Dick Marty - già magistrato, già Senatore e Presidente della Commissione dei diritti dell’Uomo del Consiglio d'Europa
Luca Masera – Università di Brescia
Filippo Messana - magistrato
Elio Michelini – già magistrato
Vincenzo Militello – Università di Palermo
Rachele Monfredi - magistrato
Nicola Muffato – Università di Trieste
Aniello Nappi – avvocato, già magistrato
Gioacchino Natoli – già magistrato
Roberto Natoli - Università di Palermo
Luca Nivarra – Università di Palermo
Giovanni Orlandini – Università di Siena
Maria Teresa Orlando – magistrato e Procuratrice Europea Delegata
Elena Paciotti – già magistrato
Giuseppe Pagliani - magistrato
Francesco Palazzo- Università di Firenze
Ignazio Juan Patrone – già magistrato
Maria Paola Patuelli - Associazione nazionale Salviamo la Costituzione
Lucio Pegoraro – Università di Salamanca
Rosario Petruso - Università di Palermo
Giuliano Pisapia - avvocato e Vicepresidente Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo
Giovanni Porqueddu – già magistrato
Vincenzo Antonio Poso – avvocato e consigliere Fondazione Pera