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Passo indietro del governo sulla norma più volte richiesta dal sindacato che chiede di usare le risorse per lavoro, salari, sanità e servizi pubblici

Rome, Italy - August 14, 2017: main entrance to the Palazzo Chigi at the Piazza Colonna in Rome: Residence of the Italian Prime Minister Foto: cineberg / stock.adobe.com

Passo indietro del governo", così la Cgil nazionale definisce il provvedimento sugli extraprofitti varato dall'ultimo Consiglio dei ministri, aggiungendo che la norma non può essere però limitata alle sole banche, utilizzando poi le risorse per sostenere lavoro, salari e welfare pubblico.

"Allora si può fare: è possibile tassare gli extraprofitti, come la Cgil richiede da tempo, pressoché inascoltata - scrive il sindacato in una nota -. Adesso il Governo, dopo questo passo indietro rispetto al ridimensionamento dell’imposta sugli extraprofitti deciso nell’ultima legge di bilancio, non si fermi a un provvedimento estemporaneo, ma estenda la decisione assunta sulle banche a tutte le imprese e i settori che stanno macinando risultati record, e riconsideri anche le recenti scelte fiscali tutte a vantaggio di imprese e profitti".

Vanno chiamati tutti a contribuire in un momento in cui le fasce popolari del Paese sono in grande sofferenza a causa dell’inflazione, dell’aumento di mutui e affitti, dell’impennata del carrello della spesa e del costo dei carburanti. Per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse recuperate, quindi, per noi non ci sono dubbi: sono da destinare al sostegno di lavoro, salari, sanità e servizi pubblici. Infine, le banche non utilizzino strumentalmente questa scelta del governo per compromettere il confronto in corso per il rinnovo del contratto nazionale"

PIANO GREEN. Il movimento resterà apartitico, ma apre alla partecipazione alle liste per le europee: «Il resto dell’opposizione faccia lo stesso». Incontro tra Ultima Generazione e Pichetto Fratin: «Il governo fa passi troppo piccoli. Le azioni continueranno»

I Fridays for future rispondono all’appello dei rosso-verdi Fridays For Future in marcia per il clima e contro la guerra, Torino 25 marzo 2022 - Ansa

«Mixed feelings», pronunciato in inglese. Sono «sentimenti contrastanti» quelli con cui molti attivisti dei Fridays for future reagiscono all’appello lanciato ieri sul manifesto dai leader dell’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs). «Ai movimenti, alle associazioni, alle migliori esperienze civiche ed anche alle singole personalità interessate proponiamo la costruzione di un nuovo patto, un’Alleanza eco-sociale per clima, democrazia e uguaglianza», avevano scritto Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Significa aprire alla società civile il percorso e le candidature alle europee di giugno 2024. La proposta: incontriamoci a ottobre.

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«Camminiamo insieme», l’invito ai giovani movimenti di Alleanza Verdi Sinistra

«È GIUSTO che dopo oltre quattro anni di scioperi climatici i partiti guardino al nostro movimento», dice Giacomo Zattini. Sta terminando la laurea magistrale in Scienze internazionali e diplomatiche dell’università di Bologna e ha 27 anni. Teoricamente è eleggibile per l’europarlamento, dove l’età minima è 25. Molti Fridays non ce l’hanno. Zattini è uno degli otto portavoce nazionali del movimento – quattro uomini e quattro donne, divisi tra nord, centro, sud e isole – votati ogni otto mesi.

«La politica si fa in tanti modi. C’è chi vuole continuare a spingere dal basso e chi entrare in dinamiche istituzionali, per cambiarle da dentro e per cambiare i partiti. Questi vanno spostati su una maggiore attenzione alla crisi climatica», continua. Per partiti non intende solo quelli che compongono Avs, cioè Verdi e Sinistra italiana, ma anche gli altri che non negano l’emergenza ambientale. Cioè l’attuale opposizione dentro e fuori il parlamento: Pd, M5S e Unione popolare (Up). «Non vogliamo affiliarci o prendere posizione verso una singola forza politica. Sono le forze politiche che devono aprirsi ai nostri temi e tradurre questa apertura in un coinvolgimento nelle liste», spiega.

Anche Giorgio De Girolamo – 21 anni, studente di Giurisprudenza, attivo con i Fridays di Lucca e Pisa – è convinto che occorra «sporcarsi le mani». Ma è più scettico su Avs. «Il rischio è quella “sinistra per procura” di cui ha scritto il manifesto. Sono consapevole che si può governare solo in una coalizione di centro-sinistra, ma il contesto italiano è diverso da quello spagnolo: senza forza sufficiente si attrae una parte di elettorato che ha le idee giuste, ma con l’unico risultato di riprodurre un certo ceto politico». Le sue simpatie sono più orientate verso Up, anche se è consapevole che «con l’attuale 1% non può pesare».

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Il pericolo di una sinistra per «procura»

QUELLO DEI FRIDAYS, sottolineano tutti gli intervistati, resterà in ogni caso un movimento apartitico. Rispetto ad altri percorsi politici di base della recente storia italiana, però, qui emerge un approccio più laico al tema della rappresentanza e delle elezioni. Probabilmente non è condiviso da tutti, ma non sembra neanche rappresentare uno scoglio insormontabile o un motivo di contesa. Del resto alle amministrative i Fridays hanno già eletto tre consigliere: Sara Diena a Torino (Sinistra ecologista), Francesca Ghio a Genova (Europa verde) e Valentina Gastaldi a Brescia (Brescia Attiva).

«I partiti di sinistra devono chiedersi cosa stanno sbagliando e perché l’astensionismo è così alto. Sono stati per troppo tempo poco aperti all’innovazione, evitando di dare spazio ai giovani», dice Agnese Casadei, 23 anni e attivista dei Fridays di Forlì. «Tanti ragazzi diffidano delle attuali forze politiche. Né la destra, né la sinistra sono state in grado di fronteggiare una crisi climatica conosciuta da tempo. Ma per noi essere apartitici non significa essere equidistanti. Bisogna contrastare le destre e un negazionismo ambientale ancora molto forte», aggiunge.

«È POSITIVO CHE AVS si apra ai movimenti sociali. È un processo interessante che ci auguriamo sia messo in campo anche da altri partiti. Non solo sul piano della rappresentanza, ma anche su quello dei contributi ai programmi», dice Luca Sardo, che partecipa ai Fridays di Torino e ha 24 anni. «Sappiamo che sarà difficile coniugare le nostre posizioni radicali con i meccanismi istituzionali che spingono al compromesso. Ma intanto vogliamo capire quale proposta sarà fatta nell’incontro di ottobre a cui ci interessa partecipare», precisa.

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La persistenza di Ultima Generazione

Ultima Generazione, invece, non commenta per ora l’apertura rosso-verde. Delle elezioni europee discuterà a settembre. Fino a ieri gli ecoattivisti erano concentrati sull’incontro con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. «L’Italia sta già facendo, sta diminuendo l’utilizzo di carbone e petrolio e aumentando la produzione di energie rinnovabili», ha detto il forzista al termine del confronto. Dove ha ribadito l’invito a «smettere di imbrattare i monumenti».

«LE AZIONI CONTINUERANNO fino a quando ci saranno scelte politiche nette», ha risposto Ultima Generazione secondo la quale «il governo fa passi troppo piccoli». Gli ecoattivisti hanno anticipato la proposta di legge che in autunno porteranno in parlamento con il sostegno delle opposizioni: tagliare otto sussidi ambientalmente dannosi che valgono cinque miliardi di euro da destinare a transizione e messa in sicurezza dei territori; riattivare la Commissione per la riduzione dei sussidi al fossile. «Su questo il ministro non ha dato una risposta chiara», dicono.

SINISTRA. "Alle migliori esperienze civiche ed anche alle singole personalità proponiamo la costruzione di un nuovo patto eco-sociale per il clima, la democrazia e l’uguaglianza"

«Camminiamo insieme», l’invito ai giovani movimenti di Alleanza Verdi Sinistra 

Siamo a un punto di svolta fondamentale per il futuro del nostro continente e dell’Italia, lo sappiamo noi e lo sa la destra nazionalista, che nella prospettiva delle prossime elezioni europee sta provando a giocare il tutto per tutto. La posta in palio è molto alta: decidere quale strada debba intraprendere l’Europa.

Le destre hanno un progetto chiaro. Vogliono annullare ogni avanzamento verso una transizione ecologica giusta e socialmente responsabile e nel contempo non intendono disturbare multinazionali, e grandi evasori, che all’interno della stessa Unione Europea trovano interessanti rifugi per evitare di pagare le tasse. Propongono un’Europa delle nazioni, come nei peggiori incubi della prima metà del ‘900, una sorta di giungla in cui non c’è cooperazione, ma competizione esasperata.

In sostanza, mettono in discussione tutte le garanzie e le tutele sociali che l’Europa aveva messo in campo, in un modello unico al mondo, con le Costituzioni nate dopo la seconda guerra mondiale e dopo le esperienze devastanti delle dittature fasciste, naziste e franchiste. La crisi climatica causa gravi danni economici impoverendo i ceti sociali più deboli, anche per questo dobbiamo con urgenza costruire politiche per il clima. Il pianeta è in ebollizione come ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’urgenza di affrontare la crisi climatica è sostenuta anche dall’appello del presidente della Repubblica Mattarella e di Papa Francesco, mentre al contrario il governo italiano sta costruendo il fronte dei paesi negazionisti che vogliono fermare la transizione ecologica avviata dalla commissione Ue per difendere gli interessi degli inquinatori.

Dall’altro lato, però, c’è una speranza che è idea concreta e che disegna un’altra strada. È l’idea di un’Europa diversa, che si faccia casa dell’ecologia, della giustizia sociale e della pace. Un’Europa che non sia l’incubo della destra irresponsabile, ma nemmeno quella troppo attenta solo alle politiche di bilancio e refrattaria agli effetti esplosivi delle crisi economiche, sociali e ambientali che in questi anni si sono scaricati sul ceto medio e sugli strati più deboli dell’Europa stessa, alimentando la retorica nazionalista delle destre. Un’Europa consapevole di sé stessa, della propria fondamentale importanza nel mondo, per mantenere e costruire la pace e per lavorare al superamento delle politiche economiche energivore, che molti danni arrecano al pianeta e a chi lo vive. È la nostra idea di Europa.

Alleanza Verdi Sinistra ha avuto il merito di riaprire una nuova prospettiva in Italia per le culture ecologiste, progressiste e solidali dopo le elezioni politiche del settembre 2022 e le successive elezioni regionali e amministrative. Non era un esito né semplice, né scontato. È stato piuttosto il risultato di una sfida, che ha puntato innanzitutto a unire storie, esperienze e culture politiche diverse.

E, proprio a partire dalla positiva esperienza di Alleanza Verdi Sinistra, vogliamo offrire uno spazio aperto e inclusivo, che sappia anche andare oltre, con l’obiettivo di costruire una proposta convincente, credibile e attraente per le prossime elezioni europee del giugno 2024.

Una piattaforma politico-elettorale fondata sulla partecipazione democratica, aperta a chiunque abbia voglia di impegnarsi, che sappia mettere a valore le differenze e unire, nella pluralità, chi vuole contrapporre all’Europa delle nazioni e del patriarcato una proposta radicale su clima, welfare, modello di sviluppo, femminismo e diritti universali della persona. Loro vogliono dividere: Paese da Paese, residenti e migranti, nord e sud, ecologia da economia. Noi vogliamo unire: l’Europa, i popoli, le generazioni. Unire per difendere il pianeta e chi subisce le conseguenze di un modello di sviluppo ingiusto, energivoro, disuguale.

Ai movimenti, alle associazioni, alle migliori esperienze civiche ed anche alle singole personalità interessate proponiamo, quindi, la costruzione di un nuovo patto, un’Alleanza eco-sociale per il clima, la democrazia e l’uguaglianza, rilanciando il progetto politico di un’Europa federale, con una comune politica estera e di difesa e con una forte autonomia strategica.

Avanziamo questa proposta proprio nei giorni in cui l’Unesco ci mette in guardia sulla minaccia che i cambiamenti climatici stanno portando ad una città d’arte e costiera come Venezia, con esiti disastrosi che potrebbero verificarsi ben prima di quanto gli stessi scienziati avevano previsto. E negli stessi giorni in cui il governo italiano mostra la faccia più feroce con i lavoratori a basso reddito, insabbiando la nostra proposta di legge sul salario minimo, e con i più poveri, cancellando con un sms la protezione del reddito di cittadinanza.

Ma noi abbiamo un dovere ulteriore, che non è solo quello di opporci. Dobbiamo saper costruire l’alternativa. Una delle più importanti novità degli ultimi anni è stata certamente l’irruzione sulla scena sociale e politica di movimenti animati dalle giovani generazioni, che hanno consentito al dibattito sul futuro dei nostri Paesi e del mondo di fare un passo in avanti. Questi movimenti da qualche anno mettono al centro l’inscindibilità di tre grandi questioni: l’ambiente, la democrazia e l’uguaglianza. Ed è proprio con questa consapevolezza – con l’urgenza che i problemi richiedono e con lo stesso entusiasmo dei movimenti giovanili – vogliamo provare a costruire il futuro, con speranza e con la forza delle nostre proposte. L’appuntamento che proponiamo – a tutti e tutte coloro che, come noi, credono sia possibile incidere sulle scelte fondamentali e cambiare realmente le cose – è per il prossimo ottobre.

Incontriamoci, confrontiamoci, costruiamo l’alternativa. Insieme.

Si spegne a 51 anni la scrittrice e attivista per i diritti. Il cordoglio della Cgil: "La sua idea di libertà continuerà a esserci da insegnamento"

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FOTO DI © LUCIANO MOVIO/SINTESI

“Le donne e gli uomini della Cgil piangono la scomparsa di Michela Murgia. Con la morte di Michela è venuta a mancare una delle voci più belle del nostro Paese. Non solo grande scrittrice, ma donna che ha ispirato col suo coraggio tante e tanti di noi nel nostro impegno a difesa dei diritti fondamentali e nella lotta per trasformare la società”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.  

La scrittrice Michela Murgia aveva 51 anni, era nata a Cabras in Sardegna e aveva raggiunto il successo letterario con il romanzo 'Accabadora' nel 2009, aggiudicandosi anche il Premio Campiello. Da sempre attivista per la difesa dei diritti e voce libera nella cultura del nostro paese, Murgia, a maggio, aveva fatto sapere di avere un cancro in fase terminale, continuando però a scrivere e a intervenire nei dibattiti pubblici sino a poche settimane fa.

“La sua idea di libertà che ha manifestato fino agli ultimi giorni ribellandosi a ogni ingiustizia, compreso il negare l'acqua ai migranti a Ventimiglia, continuerà essere da insegnamento per noi e per le future generazioni”, conclude Landini.

 
di seguito link della petizione
 
 
 

No al Ponte sullo Stretto. Legambiente: “Un grande bluff”

 
In Calabria il 70% dei km ferroviari è a binario unico, in Sicilia l’85%. L’associazione: “Il Paese investa in infrastrutture per rendere civile il sistema dei trasporti di quelle due regioni”.
 
Blitz di Goletta Verde di Legambiente nello Stretto di Messina, nel tratto di mare che collega la Sicilia e la Calabria per dire No al Ponte sullo Stretto. L’associazione ambientalista con uno striscione di sei metri con scritto NO PONTE, esposto via terra su una spiaggia di Messina, e con la sua storica imbarcazione in “azione” via mare lungo lo Stretto, ha espresso la sua contrarietà per un’opera faraonica utile solo a sperperare altri soldi pubblici, oltre al miliardo di euro che fino ad oggi sono costati studi, consulenze e stipendi della Società Stretto di Messina. Un’opera che di fatto ha distolto l’attenzione dalle vere priorità su cui in realtà si dovrebbe lavorare: in primis migliorare il trasporto su ferro per collegare meglio le due regioni con il resto della Penisola; migliorare quello via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici, replicando anche quelle esperienze virtuose sull’utilizzo dei traghetti elettrici che arrivano dall’estero; rendere più efficienti i servizi coordinando l’offerta dei diversi servizi per semplificare gli spostamenti e gli scambi tra treni, autobus locali e regionali, traghetti; integrare tariffe e biglietti dei vari gestori, migliorando l’offerta di viaggio per i pendolari con costi minimi per le casse pubbliche. Solo così in Sicilia e Calabria si potranno far spostare persone e merci in modo civile e da Paese moderno.
 
Per Legambiente il Ponte sullo Stretto di Messina rappresenta solo un grande abbaglio come ben racconta nel dossier “Il grande bluff. La verità sul ponte sullo Stretto” (pdf) diffuso e presentato oggi a Messina e in cui l’associazione ambientalista mette in luce alcuni nodi del decreto-legge approvato il 16 marzo scorso dal Consiglio dei Ministri e della relazione del Gruppo di Lavoro incaricato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile e in cui analizza alcune fake news sul Ponte. Tre in particolare i nodi che Legambiente evidenzia insieme a cinque bufale sul Ponte.
 
I nodi: In primis c’è da sottolineare che il decreto-legge in questione, che riporta in vita la Società Stretto di Messina con una dote finanziaria di 50 milioni di euro per il 2023, non specifica la copertura finanziaria dell’opera né l’iter per le autorizzazioni ambientali. Seconda questione riguarda la Relazione del Gruppo di Lavoro2 incaricato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, del 2021, in cui si si legge che il 76,2% degli spostamenti su nave in ambito locale avviene da parte di passeggeri senza auto al seguito, e complessivamente sono 4.500 le persone che ogni giorno si muovono tra le due sponde, un numero assai esiguo a confronto con altre direttrici nazionali. Legambiente ricorda che per questi spostamenti oggi esiste un’offerta articolata con cinque compagnie che operano con servizio passeggeri e auto al seguito o treno con tempi medi di percorrenza di 30 minuti: 1. lungo la direttrice Messina-Reggio Calabria per le persone con la possibilità di auto al seguito; 2. sulla rotta Messina-Villa San Giovanni per persone, auto e camion, treni; 3. da Tremestieri verso Villa San Giovanni per camion e auto.
 
Terza questione, la citata Relazione del Gruppo di Lavoro al Ministero, evidenziava i veri punti critici di questi spostamenti, ossia la bassa qualità dei terminali passeggeri, la bassa accessibilità alle stazioni dei treni, la vetustà dei traghetti, la scarsa organizzazione delle coincidenze con il trasporto pubblico locale, oltre alla carenza di percorsi pedonali e ciclabili. Tutti interventi urgenti, che per Legambiente sono realizzabili in tempi brevi e che potrebbero rendere più attraente, anche per i turisti, queste aree della Sicilia e della Calabria e aiutare studenti e pendolari, ma che sono continuamente rinviati perché assurdamente considerati alternativi al Ponte.
 

Risorse per il futuro

Eppure, le risorse ci sono. Il PNRR prevede risorse per la riqualificazione delle stazioni ferroviarie e dei terminali marittimi, e destina 60 milioni a Rete Ferroviaria Italiana Spa per l’acquisto di tre nuove navi passeggeri per l’attraversamento dello Stretto e 20 milioni per le navi che traghetteranno i treni con alimentazione ibrida. Per le flotte private sono inoltre disponibili 35 milioni per il rinnovo dei mezzi. Infine, per i collegamenti di lunga distanza è previsto l’acquisto di 12 treni Frecciarossa da 4 vagoni ciascuno, capaci di essere traghettati attraverso lo Stretto senza scomporli, risparmiando nei tempi. Risorse e interventi che permetterebbero di migliorare la situazione: Legambiente ricorda che ad oggi in Sicilia e in Calabria, ad esempio, le corse dei treni regionali sono ogni giorno rispettivamente 506 e 333 contro ad esempio le 2.173 della Lombardia. In Calabria la flotta dei rotabili è composta da 99 treni regionali (tra Trenitalia e Ferrovie della Calabria), mentre in Sicilia sono 122 (Trenitalia e Circumetnea). Lontanissimi dalle flotte di regioni quali la Toscana (253) o l’Emilia-Romagna (166). In Calabria sono 686 i km a binario unico su 965 km totali di rete ferroviaria, ossia il 69,6%. In Sicilia i numeri parlano ancora più chiaro: qui sono addirittura 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km. Ci sono poi tante linee che hanno un enorme potenziale, ma che al momento non esistono, sono sospese o vedono transitare pochissimi treni al giorno perché in attesa di lavori infrastrutturali.
 
“Per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno, per l’ennesima volta nella storia del Paese – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si torna a discutere paradossalmente della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo è stato stimato recentemente dal DEF in almeno 13,5 miliardi di euro, per collegare più velocemente Calabria e Sicilia, dove oggi per arrivare da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando quattro treni regionali. È davvero senza senso continuare a parlare di una simile cattedrale nel deserto che non serve né ai siciliani, né ai calabresi, né a chi va in queste regioni per turismo o lavoro. Ci sono, infatti, tantissimi investimenti e opere pubbliche da fare nel settore dei trasporti, meno visibili mediaticamente del Ponte sullo Stretto, ma molto più utili alla collettività e all’economia del nostro Paese, a partire dai territori direttamente interessati, dove persone e merci non si muovono come in qualsiasi paese civile. È arrivato il momento di concretizzarli, aprendo i tanti cantieri della transizione ecologica che servono al Paese, potenziando e non indebolendo gli strumenti di partecipazione previsti dal Codice degli appalti approvato dall’attuale esecutivo”.
 
“In Sicilia e Calabria quello che è sempre mancato – aggiungono il presidente di Legambiente Sicilia Giuseppe Alfieri e Anna Parretta presidente di Legambiente Calabria – è un progetto per rendere più semplice la vita e gli spostamenti tra Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Tremestieri, per i pendolari, i cittadini e i tanti turisti, con servizi integrati e coincidenze per ridurre i tempi di spostamenti. Bisogna migliorare il trasporto su ferro e i servizi di traghettamento esistenti e sviluppare una seria alternativa progettuale, tramite interventi sul sistema infrastrutturale e logistico, con innovazioni tecnologiche per favorire l’instradamento dei treni e l’accessibilità degli autoveicoli per i collegamenti tra continente e Sicilia”.
 

Cinque Bufale sul Ponte

Legambiente sottolinea che:
1) Non è vero che infrastrutture di questo tipo e di questa lunghezza si fanno ovunque. Il progetto prevede una campata unica di 3,3 km di lunghezza, mentre la campata più lunga al mondo, quella del Ponte dei Dardanelli in Turchia, è di circa 2 km di lunghezza ed è solo stradale, senza binari ferroviari. L’area dello Stretto di Messina è ad elevata attività geologica e sismica: la Calabria meridionale e la Sicilia Orientale sono ricomprese nella Zona sismica 1 (a maggiore pericolosità), secondo la Classificazione sismica – aggiornata al novembre 2020, del Dipartimento della Protezione Civile.
 
2) Non è vero che il Ponte serve a chi ogni giorno si sposta da una sponda all’altra dello stretto. ll punto minimo di attraversamento, considerato come condizione necessaria alla realizzazione del Ponte a campata unica, allontana l’attraversamento dai baricentri delle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria, peggiorando o non migliorando nei fatti gli spostamenti e i tempi di percorrenza tra i due centri principali dell’area alle 4.500 persone che ogni giorno si muovono tra le due sponde.
 
3) Non è vero che il Ponte collegherebbe le città siciliane rapidamente con Roma grazie all’alta velocità. Secondo le previsioni di Ferrovie dello Stato, il tempo di percorrenza tra Roma e Palermo sarà di sette ore; questo, tra l’altro, solo quando anche i lavori dell’alta velocità tra Palermo e Messina e tra Reggio Calabria e Salerno saranno completati. Chiaramente tempi non competitivi rispetto ai collegamenti aerei.
 
4) Non è vero che il ponte sarà sostenibile dal punto di vista ambientale. Qualunque sforzo per rendere sostenibile ambientalmente un’infrastruttura di questo tipo verrebbe annullato dall’impatto generato sulle due Zone di Protezione Speciale presenti (sul lato calabrese la ZPS della Costa Viola e su quello siciliano dalla ZPS dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antenna a Mare e area marina dello Stretto) oltre che da un sistema di ben 11 ZSC (Zone Speciali di Conservazione).
 
 5) Non è vero che il ponte è economicamente sostenibile. È stato già speso circa 1 miliardo di euro in progetti, senza realizzare alcuna opera, mentre ancora non si ha idea di quanto effettivamente, a fine lavori, costerebbe. Si tratta inoltre di un’infrastruttura che è passata dai quasi 5 miliardi del 2001 (delibera Cipe 121/2001) ai 6,3 miliardi stimati dalla Corte dei conti nel 2011, fino agli 8,5 miliardi dell’anno seguente. Nell’ultimo aggiornamento del Documento di economia e finanza dello scorso aprile, il costo per la realizzazione del Ponte (escluse le opere connesse su entrambe le sponde) è di 13,5 miliardi di euro.

legambiente logo | Lecco News - Quotidiano di Lecco ...

abbiamo un’ottima notizia!

Dopo le nostre pressioni, insieme alle 96 realtà della Rete 6 V/m, il Consiglio dei Ministri ieri sera ha stralciato la norma che stabiliva l’aumento dei limiti elettromagnetici dagli attuali 6 volt al metro a 24 V/m.

Continuiamo a ripeterlo con forza da anni: non esiste nessun motivo per innalzare il valore di attenzione per i campi elettromagnetici generati dalle alte frequenze se non quello economico da parte dei gestori delle telecomunicazioni che intendono, dopo aver acquistato le licenze per il 5G, risparmiare sui costi delle infrastrutture!

Per digitalizzare il Paese, opera fondamentale che va fatta al più presto, bastano gli attuali limiti di 6 V/m!

Ci auguriamo che questa del Governo sia una scelta definitiva per salvaguardare la salute delle persone.

Per ribadirlo con forza ci serve anche il tuo aiuto!

Dobbiamo far sentire la nostra voce contro l’aumento dei valori di esposizione elettromagnetica.
Hai già firmato la nostra petizione, ma dobbiamo essere di più!

Condividi la nostra protesta. Mettiamo al primo posto la salute dei cittadini!

 

 

Katiuscia Eroe
Responsabile Energia Legambiente