Un passo in avanti per la Campagna "Un'altra difesa è possibile".
Dopo la consegna a Montecitorio, avvenuta il 22 maggio scorso, delle 53.435 firme per la presentazione della Legge di iniziativa popolare, giovedì 10 settembre incontreremo la Presidente della Camera, Laura Boldrini, alla quale illustreremo i contenuti della nostra proposta.
Si tratta di un atto politico importante, dopo il passaggio formale delle consegna dei moduli.
Al termine dell'incontro, previsto per le ore 17, diffonderemo un comunicato.
La “delegazione” è così composta:
Mao Valpiana - Coordinamento Campagna
Licio Palazzini - CNESC
Franco Uda - Sbilanciamoci
Sergio Bassoli - Rete della Pace
Luisa Del Turco - Tavolo Interventi Civili di Pace
Enrico Maria Borrelli - Forum Nazionale Servizio Civile
Francesco Vignarca - Rete Italiana per il Disarmo
Ancora un volta ringraziamo tutti i gruppi e le singole persone che si sono impegnate per la raccolta delle firme. La Campagna prosegue.
Nelle prossime settimane ci sarà da fare pressione sul Parlamento e sui deputati per mettere all'ordine la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Quello che sta accadendo nel mondo, in Europa, in Italia, sul tema profughi/guerre, ci interpella direttamente e chiede risposte concrete di
"difesa" delle persone e dei loro diritti.
Mao Valpiana
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UN'ALTRA DIFESA E' POSSIBILE!
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona
Tel/Fax 045 8009803
www.nonviolenti.org
Comunicato stampa
“L’Altra Faenza” aderisce alla “Marcia degli scalzi”
L’Altra Faenza” aderisce con piena convinzione alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi” condividendone le motivazioni e il significato.
La migrazione verso l’Europa di grandi masse di persone da Paesi poveri e dilaniati dai conflitti è anche il risultato delle ingiustizie e degli squilibri determinati dalle guerre e dalle politiche di rapina e di sfruttamento volute dai Paesi ricchi. Solo chi non conosce la storia e quanto sta accadendo nel mondo può credere che si possa arginare questo fenomeno epocale erigendo muri e alimentando odio e paure.
“E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare”. E’ il momento delle scelte coraggiose e lungimiranti, di politiche capaci di coniugare il rispetto delle regole di convivenza con la tutela dei diritti e della dignità di tutti, di praticare l’accoglienza e di favorire l’integrazione nell’interesse stesso del nostro Paese.
“L’Altra Faenza” chiede che questo si faccia a tutti i livelli, dal governo nazionale alle comunità locali.
Faenza, 10 settembre 2015
L’Altra Faenza
Un appello del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Una martellante campagna rilanciata dalla grande maggioranza degli strumenti di informazione vuole convincerci che per sbloccare l’Italia c’è bisogno delle “riforme” costituzionali e istituzionali propugnate dal governo Renzi. In realtà lo stravolgimento della Costituzione e del sistema elettorale, come della pubblica amministrazione e della scuola, non tendono a sbloccare l’Italia, ma convergono verso un unico fine, quello di “bloccare” la democrazia, mettere le ganasce agli istituti repubblicani che garantiscono l’equilibrio dei poteri e la partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale. E per questa via restaurare una nuova forma di governo oligarchico, svincolato dal rispetto dei beni pubblici che la Costituzione ha attribuito al popolo italiano. La riforma elettorale, combinata con la controriforma costituzionale, che elimina il Senato come organo eletto dai cittadini e rappresentativo della sovranità popolare, che sottrae alle Regioni il governo del territorio, realizza un modello inedito di “premierato assoluto”, con un’inusitata concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito —che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori— potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica, dei componenti della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, organismi di garanzia fondamentali per la vita della democrazia come l'ha costruita la Costituzione nata dalla Resistenza. La centralità del Parlamento, posta da madri e padri Costituenti a presidio delle libertà dei cittadini, viene rovesciata. La fiducia, dopo questo stravolgimento, in realtà non andrebbe più dal Parlamento al Governo, ma dal Capo del Governo (che di fatto nomina la maggioranza dei deputati) al Parlamento. Così il Senato diventerebbe un organo del tutto posticcio, senza una reale autonomia, mentre la Camera dei Deputati sarebbe soggetta, in forza di un enorme premio di maggioranza, all’egemonia di un partito unico, nel quadro di un drastico ridimensionamento della rappresentatività popolare. È necessario fermare questo processo per sbloccare la democrazia, restituendo potere alle cittadine ed ai cittadini e riconducendo l’esercizio dei poteri nell’ambito della legalità repubblicana, che non prevede sedi parlamentari che non siano elette direttamente dal corpo elettorale, mentre è del tutto possibile differenziare i ruoli delle due camere, pur elette da cittadine e cittadini. Non si può consentire a un Parlamento, la cui composizione è stata giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale perché non rispecchia la volontà espressa dagli elettori, di modificare, a colpi di una risicata maggioranza, le regole che garantiscono i diritti politici di tutti i cittadini. Per questo è importante che la controriforma costituzionale venga ripensata -se non profondamente modificata- ora nel suo passaggio al Senato che si presenta decisivo; per di più la sua bocciatura renderebbe ingestibile il nuovo sistema elettorale, concepito per un sistema monocamerale, aprendo la strada ad un reale cambiamento. Chiediamo a tutte le cittadine ed i cittadini che hanno a cuore la Costituzione e la democrazia di far sentire alta la loro voce di dissenso ai membri del Senato, in ogni città, in ogni collegio elettorale, chiedendo un voto per far ripartire l’Italia sbloccando la democrazia, senza cedere al ricatto dello scioglimento delle Camere , decisione che non spetta al Capo del Governo.
Roma, 3 settembre 2015
Primi firmatari: Pietro Adami, Cesare Antetomaso, Gaetano Azzariti, Francesco Baicchi, Mauro Beschi, Felice Besostri, Francesco Bilancia, Sandra Bonsanti, Aldo Bozzi, Giuseppe Bozzi, Antonio Caputo, Lorenza Carlassare, Claudio De Fiores, Enzo Di Salvatore, Anna Falcone, Antonello Falomi, Stefano Fassina, Gianni Ferrara, Tommaso Fulfaro, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Raniero La Valle, Giovanni Palombarini, Pancho Pardi, Livio Pepino, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Antonia Sani, Aldo Tortorella, Massimo Villone, Vincenzo Vita,
Puoi firmare anche tu qui
COMUNICATO STAMPA A proposito di trivellazioni e di politica: Il confronto continua e si intensifica, a Ravenna, a Bologna, a Termoli, a Roma Gli scienziati di Bologna che con la loro lettera al governo, alla Regione – senza risposta - e al Comune di Ravenna – con risposta a nostro avviso inadeguata - ci avevano suggerito un primo confronto con il vicesindaco Mingozzi e l’assessore Liverani, avvenuto il 17 luglio scorso, sono stati ricevuti, il 24 luglio, dall’assessora regionale Paola Gazzolo. Inoltre, con un comunicato stampa del 23 luglio, Legambiente Emilia-Romagna chiede alla Regione Emilia Romagna “una posizione chiara a favore dei territori”, e un referendum abrogativo delle norme pro-trivelle. A Termoli, sempre il 24 luglio, sei regioni si sono ritrovate per dire NO alle trivelle in Adriatico. Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria. Presenti presidenti di Regione – come Michele Emiliano – e assessori all’ambiente. Assente la regione Emilia Romagna, l’unica Regione interessata al problema che sostiene le scelte del governo contenute nello “Sblocca Italia”, rinominato da chi dissente - non a caso - “Rottama Italia”, coerentemente con le valutazioni che anche gli scienziati hanno proposto alla assessora Gazzolo. Le sopracitate Regioni hanno dato vita a un coordinamento permanente per una azione comune, e hanno auspicato che la Regione Emilia Romagna faccia parte del coordinamento, che avrà un primo confronto con il governo domani, 29 luglio. Ci uniamo con forza allo stesso auspicio. Stare fuori dai luoghi del confronto non è politica. Con soddisfazione rileviamo che, almeno nel caso di Ravenna e di Bologna, l’incontro è stato possibile e la risposta non è stata solo il silenzio. Una rappresentanza del gruppo di 22 scienziati – docenti e ricercatori dell’Università di Bologna, del CNR, di ARPA, di ENEA - coordinati dal professor Vincenzo Balzani, ha consegnato a Paola Gazzolo un documento di estremo interesse – leggibile a partire dall’allegato comunicato stampa diramato dagli scienziati dopo l’incontro - documento sul quale intendiamo lavorare, per approfondire il tema e per informare la cittadinanza, condizione indispensabile sia per comprendere la complessità del tema “trivellazioni” in Adriatico, sia per alimentare una diffusa e urgente attenzione al tema da parte della cittadinanza. Costituzione in mano. Ci ha favorevolmente colpito il metodo che gli scienziati propongono a chi governa, l’intreccio di scienza, cultura ed economia per affrontare la grave crisi economica, sociale e ambientale che tocca tutto il pianeta. E’ necessaria – dicono gli scienziati - una rivoluzione culturale ed economica. Le strade per farla sono la responsabilità - della cittadinanza e di chi governa - e la conoscenza obiettiva di dati scientificamente fondati, che sfatano molte “credenze”. Gli scienziati, con il documento consegnato a Gazzolo, propongono – e dimostrano, con dati precisi – che l’estrazione di idrocarburi è un affare per l’industria petrolifera, ma non per lo Stato, le Regioni e i Comuni. Nel documento leggiamo alcune informazioni riguardanti Ravenna: nel 2014 – a proposito di benefici economici (royalties) veramente esigui – al Comune di Ravenna sono arrivati 450 mila euro, cifra inferiore ai danni subiti dalle coste. Un cane che si mangia la coda, e non basta. Il comune di Ravenna, dicono gli scienziati, ha siglato con Eni un accordo: sblocco delle attività di trivellazione in cambio di 12 milioni di euro per “interventi a favore dell’ambiente e studi sulla subsidenza”. Il buon senso ci fa pensare a un paradosso. Ma insistiamo e vogliamo capire. E’ una responsabilità che sentiamo di avere nei confronti della Costituzione che chiede alla cittadinanza il dovere della partecipazione. E senza conoscenza la partecipazione è impossibile. Infatti, nell’incontro del 17 luglio scorso, abbiamo chiesto di visionare il 7° accordo fra ENI e il Comune di Ravenna. E il piano di studi del Corso di Laurea in Ingegneria Off Shore. Siamo in attesa di questi documenti, per continuare il lavoro di approfondimento, e della data di convocazione della Commissione Ambiente del Comune su questi temi. Per poi arrivare, in tempi brevi, ad un più ampio e documentato confronto pubblico, che vorremmo fin d’ora potere mettere in calendario. Il gruppo ROTTAMA ITALIA ( Comitato in Difesa della Costituzione, Comitato per la Legalità e la Democrazia, Libertà e Giustizia, circolo di Ravenna, Legambiente, circolo Matelda di Ravenna). Ravenna, 28 luglio 2015
La variante al piano di classificazione acustica, relativa a ENOMONDO, non è un atto burocratico dovuto, ma la premessa per l'ampliamento degli impianti e delle quantità di biomasse e di rifiuti da bruciare. Per questo chiediamo venga bloccata.
La variante al piano di classificazione acustica, relativa al “Progetto di realizzazione di un impianto per la produzione di biomasse combustibili e ammendante compostato verde mediante la valorizzazione di scarti vegetali e ligno-cellulosici – ENOMONDO srl – da realizzare in via Convertite n.6 Faenza”, che dovrà essere discussa al prossimo Consiglio Comunale, non è un atto burocratico dovuto, ma la premessa per l'ampliamento degli impianti e delle quantità di biomasse e di rifiuti da bruciare. Per questo chiediamo che la variante sia bloccata.
E' vero che il progetto è già stato approvato il 15.12.2014 dal Consiglio comunale, con la relativa “modifica autorizzazione unica (d.lgs 387 del 2003 e s.m.i. e lr 241 del 1990), procedura di VIA (lr 9 del 1999 e s.m.i., d.lgs 152 del 2006 e s.m.i.), modifica sostanziale AIA n. 1423 del 26.04.2012 e s.m.i. comportante variante alla strumentazione urbanistica”. Questa deliberazione, prevede una variante al Piano regolatore e urbanizza 21.000 metri quadri, ma è stata presentata al Consiglio come normale amministrazione per l'adeguamento di spazi funzionali per l'azienda e quindi, anche per questo motivo, ha avuto scarsa l'attenzione.
Appena approvato questo progetto, due giorni dopo - il 17.12.2014 - Enomondo ha presentato il progetto “Adeguamento ambientale centrale termoelettrica esistente mediante integrale ricostruzione in v. Convertite, 6 – Comune di Faenza” alla Provincia per lo screening relativo alla concessione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)”.
Quindi solo successivamente si è capito qual'era la portata dei due progetti, evidentemente collegati l'uno all'altro. Sulla stampa cominciano ad uscire i particolari: si legge di 40.000 camion all'anno per la centrale a biomasse e delle ciclabili costruite dal Comune per compensare la nuova centrale, riferendosi ai contenuti del "Bilancio emissivo", compreso nei documenti aziendali, per compensare i maggiori impatti degli impianti; alcune associazioni denunciano che l'impianto brucerebbe non solo 95.000 t/anno in più di biomasse (peraltro provenienti fin dal Lazio e dal Friuli, quindi non certo da “filiera corta”), ma anche rifiuti (CDR, CSS, Sovvalli) – oltre a quelli già bruciati attualmente - e chiedono “Quanti rifiuti verranno bruciati in più con l'ampliamento dell'impianto”, chiedendo che anche questi non vengano più bruciati.
La passata Amministrazione smentisce dichiarando che, ovviamente, era a conoscenza di quest'ultimo progetto (quindi doveva aver capito il collegamento tra l'uno e l'altro) , ma che non ha mai visionato né condiviso il “Bilancio emissivo” che, dopo un incontro tra il Sindaco e l'Amministratore delegato dell'azienda, sarebbe stato ritirato - modificando quindi parte del progetto – ma queste modifiche, che l'Amministrazione ha dichiarato di conoscere, non sono mai state rese pubbliche.
Su tutta la vicenda si è sviluppata una forte opposizione di associazioni ambientaliste e comitati (e di alcune forze politiche), sono state presentate osservazioni agli uffici provinciali per la procedura di AIA, è partita una raccolta di firme organizzata dal CIF (Comitato contro gli Inceneritori a Faenza) che ha visto l'adesione di tutti i candidati a Sindaco (con l'esclusione di Malpezzi).
Ad oggi, la Commissione provinciale per il procedimento di screening, non ha ancora concluso i suoi lavori, dopo la prima riunione della Conferenza dei Servizi, il 12 febbraio, non si sono avute più notizie (forse per lasciar passare la campagna elettorale). In diverse sedi ufficiali è stato dichiarato che il procedimento si chiuderà con la richiesta di sottoporre il progetto ad una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ricominciando quindi da capo la procedura, rendendo accessibile tutta la documentazione del progetto.
Per questi motivi, ferma restando la nostra opposizione ai due progetti, chiediamo all'attuale Amministrazione e a tutte le forze politiche (anche se avessero posizioni diverse dalla nostra) di sospendere l'approvazione della variante al piano di classificazione acustica relativa al progetto Enomondo, almeno in attesa di conoscere tutta la documentazione relativa ai due progetti.
Faenza, 25 luglio 2015
Gruppo Acquisto Solidale di Faenza; CIF Comitato contro gli Inceneritori Faenza; Comitato Acqua Bene Comune Faenza e comprensorio; Comitato ambiente e paesaggio di Castel Bolognese; Comitato Brisighella Bene Comune; Comitato Debito pubblico: decido anch'io; Circolo Legambiente Lamone” di Faenza; Ecoistituto Ecologia scienza e società Faenza; Fuori dal Coro; Referente Rete rifiuti zero Emilia Romagna; Si rinnovabili No nucleare.
Uniamo la nostra voce a quella dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali, delle istituzioni e delle forze politiche per esprimere la profonda preoccupazione per il futuro della Cisa.
Il piano industriale presentato dai vertici della multinazionale Allegion comporterebbe la perdita non solo dei 238 posti di lavoro negli stabilimenti faentini, ma di altre significative opportunità per il nostro territorio. A nessuno possono sfuggire le conseguenze della preannunciata volontà di trasferire all’estero le lavorazioni meccaniche della maggiore industria manifatturiera. Una volontà peraltro giustificata dalla ricerca di più ampi margini di profitto e non da provate difficoltà produttive, di mercato e di bilancio. Essa metterebbe a repentaglio le sorti di centinaia di famiglie, pregiudicherebbe le prospettive di ripresa in un contesto già drammaticamente segnato dagli effetti di una crisi che si protrae ormai da otto anni, vanificherebbe decenni di impegno lavorativo e imprenditoriale che sono alla base di un marchio apprezzato nel mondo quale sinonimo di fiducia e di qualità. La Cisa è storia e vita di questo territorio.
Chiediamo che quel piano industriale venga accantonato. Già dall’incontro previsto per il 24 luglio a Roma, il confronto deve svolgersi su basi diverse: innovare la gamma dei prodotti e dei cicli di lavorazione con i necessari investimenti, creare le condizioni per un consolidamento dell’impresa tale da salvaguardare l’occupazione e qualificarne ulteriormente la professionalità.
Perché ciò avvenga è necessaria una chiara assunzione di responsabilità da parte di Allegion e del management aziendale, ma anche dei governi regionale e nazionale. Bisogna riportare l’uomo - con la sua dignità e i suoi diritti inalienabili - al centro delle scelte economiche. Bisogna che chi quelle scelte ha il potere di adottarle agisca nel pieno rispetto del dettato costituzionale là dove afferma che non possono “svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Primi firmatari:
ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Auser Faenza
Caritas diocesana
Centro diocesano per la Pastorale sociale
Circolo Arci “Prometeo”
Circolo Arci Santa Lucia
Comitato di Faenza per la valorizzazione e la difesa della Costituzione
Legambiente “Circolo Lamone” Faenza
Teatro Due Mondi