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L’Oasi dellelefante preistorico,  giove 12 aprile, alle ore 20,30

presso il Museo Malmerendi  in via Medaglie d’Oro.

UN’OASI NATURALISTICA NELLA EX CAVA DI ORIOLO

Incontro pubblico sul recupero di un luogo che ha subito interventi errati

Sono trascorsi più di trent’anni dal ritrovamento di un cranio di elefante preistorico, nella cava di via Salita a Oriolo.

Ma la straordinaria scoperta paleontologica e l’importanza geologica del sito, tutelato dalla Regione Emilia Romagna, non hanno “protetto” il luogo da una serie di interventi sbagliati. Iniziati con la bonifica della ex cava, nei primi anni Duemila, e proseguiti con la più recente sistemazione di un’area verde attrezzata di tipo urbano, estranea al contesto ambientale. Una combinazione di errori che ha reso anonimo il luogo, ridotto ad area di servizio per disordinati bivacchi.

Il caso è stato portato all’attenzione pubblica da Legambiente, nel novembre scorso.

Nel gennaio di quest’anno, il Consiglio Comunale ha votato un Ordine del Giorno che impegna l’Amministrazione comunale alla realizzazione di un tavolo di lavoro congiunto che coinvolga tutte le associazioni, i comitati e i cittadini interessati, per il ripristino e la fruibilità del parco, cosiddetto (erroneamente) “delle Ginestre”.

Per promuovere l’attivazione del tavolo,il circolo Legambiente Lamone Faenza,con la collaborazione del Museo Malmerendi, ha organizzato l’incontro pubblico:

L’Oasi dellelefante preistorico, che si svolgerà giove 12 aprile, alle ore 20,30, presso il Museo, in via Medaglie d’Oro.

Il titolo dell’incontro vuole già indicare la necessità di avviare un percorso per il recupero naturalistico del luogo che valorizzi natura, storia e potenzialità educative. Un progetto di fattibilità che permetta di intervenire su alcuni errori commessi negli ultimi 15 anni, a cominciare dal nome stesso, sostituendo l’assurdo e “fuori luogo” Parco delle ginestre con il più appropriato “Oasi dell’elefante preistorico”.

All’incontro, moderato da Massimo Sangiorgi (Legambiente), intervengono:

Stefano Marabini(Geologo, scopritore dell’elefante)

Marco Sami (Paleontologo)

Gianmarco Carcioffi(Legambiente)

Sandro Bassi (Botanico)

Antonio Bandini (Assessore all’Ambiente del Comune di Faenza)

Seguirà il dibattito.

Grati per l'attenzione , cordiali saluti .

circolo legambiente lamone Faenza 

 

Faenza, 8 aprile 2018

Legambiente interviene sugli aumenti della TARI e segnala che potrebbero esserci errori nell’ultima bolletta

Comunicato

Nelle scorse settimane sono stati approvati in tutti i Comuni i Piani Economici - Finanziari (PEF) - predisposti da ATERSIR (Agenzia Territoriale dell'Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti) - che determinano le tariffe della TARI, sia per le utenze domestiche, che per le attività produttive, che quasi ovunque, anche quest’anno, sono aumentate.

Molte le proteste di associazioni di categoria e di consumatori, ma anche nei Consigli Comunali, naturalmente da parte dei rappresentanti delle opposizioni, ma non solo.

A Cervia, l’Amministrazione ha dichiarato: "La Giunta sta valutando di avviare azioni formali, non escluse le vie legali, nei confronti di Atersir che, nel determinare i costi del servizio, non ha fornito tutti gli elementi informativi e dati numerici richiesti riguardo agli aumenti…”.

La cosa buffa è in tutte le delibere dei Comuni si legge che: “La legge regionale n.23 del 23/12/2011 ha disposto che l’esercizio associato delle funzioni pubbliche relative al servizio dei rifiuti urbani, già esercitato dall’Autorità d’ambito Territoriale Ottimale, sia svolto dall’Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i Servizi Idrici e dei Rifiuti (ATERSIR), alla quale partecipano obbligatoriamente tutti i Comuni e le Province della Regione; ATERSIR, si configura pertanto come una forma partecipativa degli Enti Locali…”

Allora occorre chiarire: o i Comuni (che partecipano obbligatoriamente…) si oppongono, quando ATERSIR approva i Piani Economici – Finanziari, che i gestori gli preparano (nel nostro caso HERA) e quindi non li approvano nei loro Consigli Comunali; oppure, se questo non è possibile, si prenda atto che ATERSIR così come è strutturata oggi su base regionale, non funziona e sarebbe molto meglio tornare agli ambiti provinciali, dove i Comuni potevano esercitare sul serio la loro partecipazione.

E’ evidente che le ragioni che determinano ogni anno gli aumenti della TARI dipendono dalla gestione del servizio: nell’intera provincia di Ravenna l’aumento medio è stato del 3,3%; nel Cesenate, anch’esso gestito da HERA, del 1,3%. Nei Comuni del circondario di Forlì, con la gestione diretta, tramite Alea (società interamente pubblica), - benché contrastata da più parti – si sta già verificando una piccola riduzione (-0,3%) per il 2018 e ulteriori diminuzioni sono previste per i prossimi anni.

Ma in questo caso la responsabilità è di tutti gli altri Comuni che hanno dato il via libera ad una gara per l’affidamento del servizio di raccolta (il cui esito potrebbe lasciare tutto com’è per altri 15 anni). Sarebbe auspicabile che questa scelta potesse essere rimessa in discussione.

Sono stati segnalati disservizi nell’ultima bolletta TARI

In questi giorni, nel Comune di Faenza, stanno arrivando le bollette della Tari, relative alla prima rata del 2018, qui non ci sono ancora gli ultimi aumenti deliberati, li troveremo solo nella seconda rata. Ma a questo proposito abbiamo ricevuto segnalazioni che alcune di queste bollette non conterrebbero la scontistica per i materiali differenziati (carta, plastica, vetro, ecc.) consegnati al centro di raccolta o negli appositi sacchi.

Non è la prima volta che Hera è in ritardo in questi conteggi, di solito, di fronte alle lamentele dei cittadini, la risposta di HERA è di non preoccuparsi che poi arriverà il conguaglio (ma intanto contribuiamo, anche in questo modo, a finanziare HERA gratis).

Riteniamo utile che i cittadini controllino la propria bolletta, sia per le utenze domestiche che per quelle delle attività economiche e produttive, e in caso di irregolarità, inviino un reclamo agli uffici di Hera e del Comune, magari anche coinvolgendo le associazioni dei consumatori, assieme alle quali sarebbe utile promuovere una maggiore attenzione sulla gestione dei rifiuti e delle bollette.

Faenza, 4 aprile 2018                                                                     Circolo Legambiente Lamone

I lavoratori del commercio di Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Lazio incrociano le braccia durante le festività. Filcams, Fisascat e Uiltucs: “La liberalizzazione selvaggia si è rivelata disastrosa, non ha portato occupazione e aumento dei consumi”

“Aperti anche a Pasqua e Pasquetta”. Sono migliaia gli esercizi commerciali, dai ristoranti, ai supermercati, ai centri commerciali, che da giorni annunciano su volantini e inserti pubblicitari le aperture nei cosiddetti “super rossi”, i giorni festivi per eccellenza. Per questo Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno proclamano uno sciopero per domenica 1 aprile e lunedì 2, che si svolgerà in diverse regioni italiane.

La decisione è stata presa per opporsi di nuovo alle “liberalizzazioni selvagge”, e per una Pasqua e una Pasquetta libere dal lavoro. Le regioni interessate sono Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Lazio. La parola d'ordine è quella che le sigle del commercio delle organizzazioni confederali hanno lanciato ormai diversi anni fa: “La festa non si vende”. Non è infatti la prima volta che vengono chiamati i lavoratori a incrociare le braccia nei giorni di festa. E non sarà l’ultima, visto che Filcams, Fisascat e Uiltucs di Roma e del Lazio si sono portate avanti in vista delle prossime giornate festive e hanno già proclamato lo sciopero per il 25 aprile e il 1° maggio.

La completa liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive, anno dopo anno, si sta rivelando disastrosa, non ha portato nessun aumento dell’occupazione e nessun aumento dei consumi, come dimostrano i tanti negozi dei centri storici chiusi e le procedure di licenziamento fatte dalle aziende della grande distribuzione, anche quelle che hanno scelto il 'sempre aperto h24'”, affermano Filcams, Fisascat e Uiltucs Toscana .

Negozi chiusi anche in Puglia, dove i sindacati, nel proclamare lo stop per l'intero turno di lavoro per il giorni 1 e 2 aprile, scrivono: “Non è accettabile l'atteggiamento delle aziende della grande distribuzione che hanno di fatto peggiorato le condizioni di lavoro e di vita familiare dei lavoratori e delle lavoratrici".

La disponibilità al lavoro festivo è una scelta libera e autonoma di lavoratrici e lavoratori. Recenti sentenze confermano questa nostra impostazione, secondo la quale il datore di lavoro non può imporre al dipendente di lavorare in una giornata festiva e definisce illegittima l'eventuale sanzione disciplinare a punizione del rifiuto al lavoro festivo, se non vi sia stato preventivamente un assenso di quest’ultimo”, affermano poi Filcams, Fisascat e Uiltucs dell'Emilia Romagna.

Filcams Cgil@FilcamsCgil
 
 Come noto, la liberalizzazione degli orari introdotta nel 2011 con il Decreto “Salva Italia” ha eliminato ogni vincolo e regola in materia di orari commerciali. La discussione nell’ultima legislatura si è fermata alla X Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, con un articolato normativo che se da una parte permetteva agli enti locali e alle parti sociali di ridiscutere di orari di apertura degli esercizi commerciali nei territori, dall’altra, non ponendo vincoli, se non la chiusura in sole 6 festività, sostanzialmente non risolveva la questione.

Il problema è di gestione di turni, ma anche di salari. Chi ha un contratto atipico in queste giornate non percepisce straordinario e festivo in busta paga. Chi ha un contratto ha anche vantaggi, economici, a lavorare di domenica e nelle giornate festive. Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams ha spiegato: “Non abbiamo mai pensato a una soluzione che passi attraverso il ripristino della totale chiusura degli esercizi commerciali, ma l’eccesso di liberalizzazione prodotto dal 2011 è appunto un eccesso che non serve al mercato e ha prodotto un peggioramento delle condizioni di lavoro delle persone che lavorano in quelle strutture”.

Per questo, i sindacati ricordano ai lavoratori che “sulla base delle norme contrattuali vigenti, e alla luce delle recenti sentenze della Cassazione, potranno rifiutarsi di effettuare prestazioni lavorative in tutte le festività, senza incorrere in nessuna sanzione”.

Comunicato

Rifiuti: due scelte sbagliate e una giusta

La riunione del Consiglio comunale di lunedì 26 è stata dedicata, quasi esclusivamente, alla questione rifiuti.

Nel corso della seduta precedente si era deciso l’affidamento della gestione e della riscossione della TARI ordinaria per il 2018 al gestore del servizio, ovvero a Hera Spa. Abbiamo contestato questa scelta perché così facendo l’Amministrazione cede qualsiasi strumento di conoscenza da un lato ad Atesir, dall’altro ad HERA. La gestione è stata messa a gara e (almeno sulla carta) potrebbe essere aggiudicata ad un altro gestore. Per quanto riguarda i costi, non siamo convinti che l’affidamento esterno comporti un risparmio.

Lunedì 26 si è votato sulla TARI per il 2018 e ancora una volta gli importi aumentano attorno al 4%. Da cosa dipende? I calcoli li fa Atersir (Agenzia Territoriale dell'Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti) secondo complessi meccanismi, ma la sostanza è che, siccome non siamo arrivati al 70% di raccolta differenziata, non possiamo usufruire dello sconto per i Comuni virtuosi, anzi, paghiamo di più perché produciamo troppi rifiuti indifferenziati. Inoltre, dato che si è estesa la raccolta porta a porta in qualche zona, Hera chiede di più, oltre ad aggiungere l’aumento del compenso per la gestione della riscossione della TARI.

Tutto questo è particolarmente grave anche in vista della piena applicazione della Legge regionale 16/2015 sull'“economia circolare”: essa prevede obiettivi vincolanti al 2020 (ossia tra meno di 22 mesi) tra i quali l'introduzione della tariffazione puntuale (si pagherà in base ai rifiuti indifferenziati prodotti e consegnati e non in base ai metri quadri o al numero dei componenti la famiglia; lo stesso criterio varrà anche per le utenze non domestiche). Tutto questo dovrebbe portare ad una riduzione dei rifiuti, ad un aumento della differenziazione e quindi all’aumento delle entrate per la materia recuperata da parte chi gestisce il servizio di raccolta. Di conseguenza si dovrebbe avere una riduzione degli importi dei PEF (Piani Economici e Finanziari) e quindi della TARI (che invece, con l'attuale sistema e tipo di gestione, tutti gli anni aumenta).

E’ interessante l’auspicio, fatto dall’Assessore all’Ambiente, che questa possa essere l’ultima TARI calcolata con questi metodi. Ci associamo pienamente, ma perché non rimanga solo un auspicio ci vuole una precisa volontà politica da parte di questa Amministrazione. Finora non l’abbiamo vista.

Infine si è votato sul Regolamento e Protocollo del Progetto “Disimballiamoci” volto a favorire la riduzione dei rifiuti, il vuoto a rendere e l’economia circolare.

Il progetto “Disimballiamoci” è un’ottima iniziativa, una buona pratica che le associazioni ambientaliste hanno proposto per promuovere una riduzione della produzione di rifiuti. E’ rivolto in particolare, oltre che ai consumatori, a piccole attività commerciali. L’abbiamo subito appoggiato, insieme ai consiglieri del M5S, e a suo tempo fu votato all’unanimità dal Consiglio comunale. Questo progetto andrebbe esteso a tutti i Comuni, noi lo proporremo al Consiglio dell’Unione della Romagna faentina.

Collegandoci alla discussione precedente sulla TARI, abbiamo proposto che l’anno prossimo la riduzione della produzione di rifiuti dovuta a questo progetto (e auspicabilmente ad altre iniziative con lo stesso fine) venga conteggiata in riduzione nel PEF (e quindi a riduzione della TARI) per evitare che gli sconti –giustamente riconosciuti agli esercenti virtuosi – siano pagati da tutti gli altri se l’importo complessivo del costo del servizio pagato al gestore resta lo stesso.

Da segnalare, invece, come le Associazioni di categoria non abbiano inteso aderire e quindi promuovere l’iniziativa presso i propri associati, dimostrando così scarsa sensibilità su questi temi.

Infine, vogliamo evidenziare come il regolamento del progetto “Disimballiamoci” non sia stato, questa volta, votato dalla Lega. La difesa dell’ambiente si conferma un tema che riscuote scarso interesse da parte della destra, dovrebbe tenerne conto chi invece se ne occupa con coerenza, come il M5S.

 

Faenza, 27 marzo 2018

 

L’ALTRA FAENZA

ARENA BORGHESI 1928-2018

Motivi per la difesa del luogo dalla cementificazione

È un teatro storico- inserito in un viale monumentale; il primo insediamento risale al 1895

La sua ristrutturazione del 1928 è una lezione d’urbanistica; costituisce un’architettura del paesaggio organica al contesto del viale Stradone. La stampa dell’epoca documenta la persistenza di una “verde cornice di alti alberi che le fanno corona 

 Il supermercato costruito nel 1981, a ridosso dell’Arena Borghesi, è un edificio “incongruo e fuori contesto (così definito dal successivo PRG del 1996)

Oggi, un Accordo di Programma tra Comune ASL e CONAD, previsto dal RUE 2015, permette di allargare questa “incongruità”; un atto di negazione urbanistica.

Prevede l’espansione del supermercato dentro l’Arena Borghesi (triangolo azzurro evidenziato nella planimetria allegata).

Un intervento che comporterebbe:

  • la riduzione di un quinto della superficie dell’Arena Borghesi, che verrebbe occupato dall’espansione del supermercato;
  • la distruzione dell’ampio spazio alberato (330mq) composta da imponenti tigli e due tassi;
  • senza la sua “architettura alberata” la platea diventa l’interno di una scatola di cemento (il previsto camouflage con edera e fila di alberelli addossati al nuovo muro non può surrogare la profondità dell’attuale spazio alberato);
  • una disgregazione della relazione coerente col contesto paesaggistico del Viale Stradone
  • un’alterazione dell’identità e del modo di abitare questo luogo storico. Con tali profonde modifiche e con la “geometrica” (quindi oggettiva ) riduzione dello spazio, l’Arena Borghesi non potrebbe “rimanere la stessa”(cit. comunicato CONAD del 18/8/2017); un’evidenza che CONAD tenta di nascondere con immagini virtuali e slogan;
  • l’impossibilità di ricostruire le due piccole ali di palchetti ai lati del proscenio (demoliti nel 1971); con l’invasione dell’ampliamento del supermercato, non vi sarebbe più lo spazio.

Questi sono “fatti del paesaggio” che confermano le ragioni di merito di un’opposizione alla operazione di allargamento di un supermercato “incongruo” a scapito di un teatro storico.

Motivazioni che persistono a prescindere dal regime di proprietà dell’Arena Borghesi, che è stata acquisita da CONAD, nel maggio scorso (a seguito di asta pubblica indetta dall’AUSL – ex proprietaria).

Altre motivazioni per dare continuità all’azione di opposizione all’espansione del supermercato:

  • l’attesa di una risposta da parte della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Ravenna a seguito della Motivata richiesta di avvio del procedimento per la dichiarazione di interesse culturale a norma dell’art. 14 Codice beni culturali e paesaggio ( Lgs. 42/2004), inoltrata da Italia Nostra e Legambiente (ottobre 2017 !!);
  • la grande adesione alla raccolta di firme che ha superato quota 2600