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Nel corso della seduta del Consiglio comunale svoltasi nella serata di lunedì 28 maggio, il consigliere de L’Altra Faenza Edward J. Necki ha presentato la seguente interpellanza:

“Chiedo al signor Sindaco quali siano le evidenze ad oggi conosciute relativamente al vergognoso atto vandalico di cui è stata oggetto la piscina comunale la notte precedente la sua inaugurazione.

Chiedo inoltre se si stiano valutando azioni legali nelle quali il Comune si costituisca parte civile o se queste siano possibili.

Mi risulta infatti che la Cooperativa che gestisce la piscina non volesse sporgere denuncia.

La dinamica con cui si è svolto l’atto vandalico infatti può sicuramente essere una bravata, ma purtroppo risulta anche calzante con una tipica intimidazione di stampo mafioso e purtroppo il nostro territorio non è esente da infiltrazioni mafiose”.

 

Faenza, 29 maggio 2018

 L’Altra Faenza

Nei giorni scorsi gli organi d’informazione hanno riportato dichiarazioni del sindaco Giovanni Malpezzi circa un ipotetico progetto di riqualificazione dell’area della stazione ferroviaria di Faenza, con l’obiettivo di intercettare i previsti fondi regionali destinati alla rigenerazione urbana.

Il sindaco Malpezzi ha anticipato che il progetto prevede inoltre l’ampliamento del parcheggio nello scalo merci e la realizzazione di un sottopasso su via Filanda Nuova. Il tutto è stato confermato in occasione del recente passaggio delle deleghe per le attività produttive dal sindaco stesso all’assessore Piroddi, nella convinzione che queste siano strategicamente connesse con la gestione dell’urbanistica. Un concetto, questo, sul quale ci permettiamo di esprimere riserve.

A parte il modus operandi di comunicare a mezzo stampa temi così importanti per la città senza condividerli con le altre forze politiche e sociali – ma ormai, come L’Altra Faenza ha in più occasioni denunciato, sta diventando prassi l’eludere il confronto nelle sedi proprie, in primis il Consiglio comunale – ci sono aspetti che è opportuno chiarire.

Il nuovo progetto di fatto pare smentire e azzerare tutte le argomentazioni enunciate da questa Amministrazione: essa infatti, a fronte delle problematiche evidenziate da cittadini e pendolari, ha sempre sostenuto che si sarebbe dovuto aspettare la costruzione del nuovo scalo merci per vedere realizzato un nuovo parcheggio e, forse – RFI, Trenitalia e relativi fondi permettendo – anche il sottopasso su Via Filanda Nuova. La necessità di tali opere è sostenuta da anni dai pendolari nei confronti dell’Amministrazione, assieme alla richiesta di riorganizzazione della mobilità, dei punti informativi in stazione, dei parcheggi bici privati e delle bici blu, questi ultimi di fatto “nascosti” e inutilizzati.

I piani urbanistici prevedono ad oggi la trasformazione dell’attuale scalo merci in area residenziale con i conseguenti adeguamenti della mobilità. Il progetto al quale si è sempre fatto riferimento (progetto Metropolis) prevede lo spostamento dello scalo merci, la realizzazione di un’area residenziale, il trasferimento della stazione delle corriere dov’è ora lo scalo merci, la costruzione di una struttura ricettiva, la realizzazione di un sottopasso ciclabile attrezzato fra via Masaccio e via Scalo Merci, il prolungamento dell’attuale sottopasso di stazione.

Cosa c’è dunque di realmente nuovo? Si prevede di attuare questo progetto o di apportarvi delle modifiche? Oppure il progetto Metropolis viene accantonato? Come potrà essere inserita e spesata nel quadro complessivo la realizzazione del sottopasso ferroviario se è un’opera relativa a fabbricati e aree di Cento Stazioni – RFI? Si prevede la realizzazione di un parcheggio in via Filanda come suggerito da anni dai pendolari, magari nell’area ex Stafer o nell’ex parcheggio (oggi chiuso) del Conad Filanda sul modello di Imola e Castel S. Pietro? Quali azioni vuole mettere in campo il Comune in un’area già pesantemente impattata dal punto del vista del traffico e con problemi di viabilità ed inquinamento come quella di Via Filanda Nuova?

A queste e ad altre domande devono essere fornite risposte chiare e convincenti, promuovendo i necessari momenti di confronto, di ascolto, di reale coinvolgimento partecipativo con i portatori di interessi e con i cittadini. Si sta parlando di interventi destinati a modificare l’assetto urbano, la mobilità, le infrastrutture di servizio di una porzione considerevole della città. E’ necessario finalmente poter ragionare, partecipare, concorrere all’assunzione delle decisioni in modo democratico. Bisogna evitare che si ripeta la brutta pagina della riconversione dell’area ex Cisa, con i cittadini e lo stesso Consiglio comunale espropriati del diritto di conoscere per tempo e di esprimere liberamente le proprie opinioni.  

Faenza, 26.5.18

L’Altra Faenza

«Dando seguito alla decisione di Legambiente dell’Emilia Romagna, dopo l’approvazione della nuova Legge Regionale sull’Urbanistica (24/2017), ci stiamo occupando di raccogliere i dati sulla ”Individuazione della superfice del territorio urbanizzato esistente nel Comune alla data del 1 gennaio 2018 e dei dati sul patrimonio costruito inutilizzato”. 

A questo fine abbiamo inviato, in data 10 maggio scorso, la lettera (allegata) al Dott. Giovanni Malpezzi, Sindaco del Comune di Faenza e Presidente dell’Unione della Romagna Faentina; All’ Avv. Domizio Piroddi, Assessore all’urbanistica del Comune di Faenza; all’ Arch. Ennio Nonni, Dirigente Settore Territorio URF; e p.c. ai Consiglieri Comunali del Comune di Faenza.

La necessità che questi dati vengano resi pubblici, espressamente prevista dalla Regione, serve intanto per il calcolo del 3% di consumo di suolo massimo, indicato dall’articolo 6 della legge, ma più in generale per avere, da parte di tutti i cittadini, la percezione del reale utilizzo del territorio, in relazione agli effettivi fabbisogni.

Per questo abbiamo chiesto che siano resi pubblici anche i dati sul patrimonio costruito e non utilizzato. Tutte informazioni importanti anche per il percorso partecipativo per la definizione del Documento Programmatico della Qualità Urbana, sul quale l’Assessore all’Urbanistica ha a suo tempo sollecitato “l’invio di nuovi contributi, approfondimenti e riscontri da far pervenire entro il 30.06.2018”.

Per quanto ci riguarda, come Circolo di Legambiente, vorremmo che tutti questi approfondimenti non fossero circoscritti ai soli specialisti e addetti ai lavori, ma diventassero patrimonio di tutti i cittadini perché il territorio e la qualità urbana sono beni comuni, ed è questo il miglior antidoto per evitare che possono esserci sorprese su nuovi insediamenti o espansioni non necessarie nei nostri territori».

La lettera:


Gentilissimi,
in relazione alla nuova Legge Urbanistica Regionale n°24/2017, con la presente siamo a sollecitare la Vostra Amministrazione a procedere, quanto prima, con la definizione e la perimetrazione della superficie del Territorio Urbanizzato (TU) al 1 gennaio 2018, come previsto dagli art. 32 della stessa legge.  Chiediamo inoltre che tale lavoro venga reso pubblico con appositi elaborati, consultabili da tutti i cittadini.

La definizione del perimetro del TU risulta fondamentale per la successiva attuazione di numerose parti della legge (a cominciare dal calcolo del 3% di consumo di suolo massimo, di cui all’art 6), tuttavia la Legge Regionale permette la possibilità di procrastinare nel tempo – fino alla partenza del PUG, dunque fino al 2021 – la definizione cartografica del perimetro.
Ma già oggi sul territorio sono in atto nuove trasformazioni, dunque una perimetrazione del TU posticipata nel tempo dovrà essere “al netto” di tutte le aree che verranno edificate dopo il 1 gennaio 2018. Un procedimento che risulterebbe dunque poco lineare. Riteniamo dunque che più tempo si aspetterà per cartografare la perimetrazione del TU, più alti saranno i rischi di incertezza, errore e opacità.
Viceversa riteniamo che la rapida predisposizione di tale atto ricognitivo costituisca non solo un valido contributo iniziale al monitoraggio degli effetti della LR 24/2017, ma anche un elemento di garanzia per lo stesso Comune rispetto ai momenti partecipativi ed al dibattito che si svilupperanno successivamente al momento della formazione ed approvazione del PUG. Riteniamo infine che procedere immediatamente risulti un lavoro molto più semplice anche per gli stessi Uffici Comunali.
Si tratta dunque di mettere agli atti anticipatamente, in tempo reale e trasparente – perché materialmente riscontrabile sul territorio urbano da ogni cittadino – il punto ricognitivo di partenza.
L’assoluta importanza di tale monitoraggio è ribadita dalla stessa Regione nella nota in cui fornisce “Prime indicazioni applicative per i Comuni, le Unioni e gli altri Enti territoriali”:
“Trattandosi di informazioni che il Comune ha l’obbligo di raccogliere e trasmettere, e che risultano essenziali per valutare l’attuazione di una delle politiche principali perseguite dalla legge, la mancata disponibilità di dette informazioni sarà preclusiva della possibilità di valutare, in sede di CU, sia gli strumenti urbanistici che saranno elaborati dai Comuni nel corso del periodo transitorio, sia il PUG.“
Analogamente, chiederemo anche agli altri Sindaci dei Comuni dell’Unione della Romagna Faentinadi procedere con la definizione e la perimetrazione della superficie del Territorio Urbanizzato (TU) al 1 gennaio 2018 e di rendere pubblici questi dati.
Nello spirito della corretta applicazione della nuova normativa regionale, riteniamo che per potere avere una percezione corretta del reale utilizzo del territorio in relazione agli effettivi fabbisogni, sarebbe necessario che, sia per il Comune di Faenza, che per gli altri Comuni dell’Unione della Romagna Faentina, siano resi pubblici i dati:
– sul costruito inutilizzato, sia abitativo che produttivo/commerciale, distinguendo tra proprietà private, pubbliche o di Enti e Fondazioni; con una suddivisione tra costruzioni recenti e storiche;
– sulle aree edificabili, con progetti già autorizzati, avviati parzialmente o bloccati, e quelle non ancora urbanizzate, che potrebbero essere riconvertite, come era previsto da un bando promosso dall’Amministrazione Faentina, per tornare alla destinazione d’uso originale”.

La fase di incontri per il “Patto di governance collaborativa, per uno sviluppo partecipato dell’Unione Romagna Faentina” del progetto “Fermenti” si è conclusa il 16 maggio scorso producendo un documento nel quale vengono richiamati obiettivi, metodi, azioni svolte e proposte che dovrebbero portare all’adozione del “Regolamento della partecipazione”. E’ doveroso dare atto a giovani che se ne sono occupati di aver svolto il compito con diligenza e con ammirevole impegno.

Va detto però che non può essere questo lo strumento che rimedia al grave deficit di coinvolgimento e di partecipazione che ha contrassegnato per cinque anni la “costruzione” dell’Unione dei Comuni. Il lavoro fin qui svolto è stato ambito pressoché esclusivo di un ristretto numero di amministratori di maggioranza e di funzionari. Forse è anche questa la ragione dello scarso coinvolgimento di alcune realtà associative nei vari incontri promosso da “Fermenti”.

Pur essendo rappresentata nel Consiglio comunale di Faenza e pur essendo il suo consigliere Edward J. Necki vicepresidente dell’Assemblea dell’URF, L’Altra Faenza non è mai stata messa in condizione di conoscere e tanto meno di discutere i corposi documenti scritti e riscritti dal 2012 in poi. Lo stesso è avvenuto per gli altri gruppi di minoranza, per le organizzazioni sociali e professionali, per le associazioni di volontariato.

Su queste problematiche di grande significato L’Altra Faenza ha promosso un convegno pubblico a più voci fin dall’aprile dello scorso anno. Un dibattito di merito, ricco di approfondimenti sia per gli aspetti giuridici e costituzionali che di funzionalità amministrativa, si è aperto grazie al lavoro di un gruppo numeroso di amministratori pubblici, di esperti e di cittadini.

Chi ha gestito tutta la partita dell’URF ha forse iniziato a rendersi conto delle incongruenze e delle criticità, dei pericoli insiti in un assetto delle istituzioni locali che svuota di ogni prerogativa e funzione gli organi dei Comuni espressione della volontà popolare.

E’ dunque necessario colmare il ritardo e aprire una fase nuova di confronto vero e costruttivo per mettere sui giusti binari l’Unione della Romagna Faentina. L’Altra Faenza auspica che ciò sia possibile nell’interesse delle nostre comunità, del diritto dei cittadini di sapere, di partecipare e di giudicare, in altre parole della vita democratica.

In un dibattito ampio e partecipato l’esito del lavoro svolto da “Fermenti” può costituire un utile contributo da recepire e utilizzare, non solo per dare valore alla cittadinanza attiva, alla cura dei beni comuni, alla trasparenza, ma anche per dar vita a veri istituti di partecipazione e di democrazia diretta, a partire dal “Regolamento della partecipazione”.

Nessuno pensi però che esso da solo possa rimediare a ritardi, a carenza di coinvolgimento e di partecipazione: la foglia di fico sarebbe davvero troppo piccola.

Faenza, 19 maggio 2018

L’Altra Faenza

Premesso che:

Com’era facile prevedere, l’inaugurazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, avvenuta lunedì 14 maggio, ha provocato una drammatica escalation di violenza e di morte. Sul confine di Gaza l’esercito israeliano ha ucciso più di 50 persone e ne ha ferito migliaia. Le proteste continuano e tutto lascia presagire un ulteriore aggravamento della situazione in uno scenario già percorso da pericolosissimi venti di guerra.

La data scelta per una cerimonia disertata dalla maggioranza dei Paesi del mondo e macchiata del sangue di tante vittime, coincideva con il 70ª anniversario della fondazione dello Stato di Israele, ma anche con la commemorazione della “Nakba”, la cacciata di oltre 700mila palestinesi dalle loro case nel 1948. L’aver scelto proprio quella giornata ha assunto l’evidente significato di una sfida, di una provocazione.

Considerato che:

A nulla sono valsi i richiami alla moderazione e alla ragionevolezza. La decisione del presidente Trump è stata condannata dall’Unione Europea, dai capi delle Chiese cristiane in Palestina, da uomini di Stato e di cultura nel mondo intero. Disapprovazione è stata espressa dal Vaticano. Gerusalemme – si afferma saggiamente negli ambienti religiosi – è una città che appartiene a tutti e nella quale i Luoghi Santi devono restare accessibili a ognuno. La decisione del presidente degli Stati Uniti disconosce di fatto il patto che vigeva a livello internazionale di non trasferire le sedi di ambasciate a Gerusalemme fino al raggiungimento di un accordo di pace fra israeliani e palestinesi.

Il presente OdG Impegna il Sindaco, la Giunta e il Consiglio comunale di Faenza a:

  • disapprovare fermamente azioni dissennate che ostacolano il già difficile dialogo fra le parti in causa;
  • condannare la violenza e l’uso indiscriminato di armi d’ogni genere contro la popolazione civile e inerme;
  • ritenere che la soluzione da perseguire ad ogni livello – nel rispetto delle risoluzioni dell’Onu – sia quella di due Stati che vivano in pace e in armonia;
  • chiedere che in questo senso si pronunci e agisca il governo italiano.

 

Presentato da:

L’ALTRA FAENZA - MDP ART. 1

TRE LEGGI

per la DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE

Campagna di raccolta firme promossa dal Coordinamento nazionale per la Democrazia Costituzionale

Anche a Faenza è possibile firmare

 

Il Coordinamento Nazionale per la Democrazia Costituzionale ha promosso una campagna di raccolta firme per tre importanti leggi di iniziativa popolare.

La prima, è una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che vuole rimuovere dalla Costituzione (art. 81) il vincolo del pareggio di bilancio che è stato inserito nel 2012, durante il governo Monti, subendo le pressioni europee sull'austerità. Modifica della Costituzione non necessaria, perché le decisioni europee lasciavano agli Stati nazionali la scelta tra diverse modalità del loro recepimento. Ma il Parlamento, in quel momento, fece una scelta inaccettabile, perché pregiudica il futuro, in particolare il rispetto dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione. L'unico modo per rimuovere queste norme, inserite nella nostra Costituzione nel 2012 con una maggioranza superiore ai 2/3 dei parlamentari - maggioranza che impedisce il referendum abrogativo - passa attraverso la proposta di una legge di iniziativa popolare, per un ritorno sostanziale alla situazione precedente la modifica del 2012.

La seconda proposta di legge di iniziativa popolare ha l'obiettivo di riaprire la discussione politica e parlamentare al fine di cambiare la legge elettorale in vigore, quella con cui - purtroppo-  abbiamo votato il 4 marzo scorso. Avevamo denunciato, prima della sua approvazione definitiva, sia il metodo seguito (con il ricorso a ben 8 voti di fiducia tra Camera e Senato) che il merito della legge attuale, il rosatellum, che ha impedito ai cittadini di scegliere i loro parlamentari, in continuità con il porcellum e l’italicum. La legge elettorale attuale dà continuità alla serie dei Parlamenti nominati dai capi partito anziché composti da parlamentari scelti dagli elettori, con un ulteriore abbassamento della qualità della democrazia nel nostro paese. Gli elettori e le elettrici si sono trovati a fare una scelta  obbligata votando per candidature da loro non scelte.

La terza proposta di legge di iniziativa popolare è quella riguardante la scuola. Il CDC nazionale ha fatto propria la proposta di legge di iniziativa popolare della Lip Scuola. Questa proposta  di legge è  volta a modificare radicalmente la cosiddetta “Buona scuola” che probabilmente, in futuro, verrà riconosciuta come la legge che ha maggiormente allontanato i governi Renzi e Gentiloni dal personale della scuola, dai docenti, dagli studenti e dalle famiglie. La Lip Scuola si propone di ricostruire un quadro organico delle politiche scolastiche, e ha il merito di riaprire il confronto su una materia importante  come la scuola.

Invitiamo la cittadinanza interessata a informarsi direttamente sui testi delle proposte di legge di iniziativa popolare che abbiamo depositato, con i moduli per le firme, presso l’Ufficio elettorale del Comune di Faenza, P.zza Rampi.

E’ possibile firmare, con il proprio documento  di identità, fino al 20 giugno.

Il Comitato in Difesa della Costituzione di Faenza