Intervista . Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna
Parco eolico in Sardegna foto Ansa
«In Sardegna qualcuno accusa la presidente Todde di aver avuto un ruolo nel determinare l’attuale situazione, e la lettera della presidente ai sardi “risponde” a questioni molto regionali, e non mi pare riferita a divergenze o scontri con il ministero», sottolinea Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna. Il tema è la stampa sarda vicina alla destra schierata contro la presidente e le rinnovabili per proteggere gli interessi legati alle fonti fossili, come il gas.
Cosa succede?
Una logica emergenziale ha aperto alla candidatura delle imprese per la realizzazione degli impianti senza che fossero realizzati quei passaggi preliminari in capo al ministero e alla Regione sulle aree idonee, cosa che ha generato un “eccesso” ora più difficile da gestire.
A che eccesso fa riferimento?
Il numero di richieste di connessione alla rete elettrica per impianti di produzione da fonti rinnovabili, è importante sottolinearlo. C’è una narrazione, sbagliata, che guarda a questo dato e all’estensione del suolo potenzialmente interessato tralasciando che il rapporto tra le domande di allaccio e i progetti che arrivano a ottenere l’autorizzazione è ben diverso. In mezzo, c’è un lavoro impegnativo di valutazione dei progetti che può portare all’autorizzazione, al rigetto, alla messa a punto e risoluzione di aspetti critici. È l’ordinario lavoro – ma con una mole e concentrazione inusuali – che compete alle strutture pubbliche: ricondurre all’interno della cornice di regole condivise, che tutelano l’interesse pubblico, la legittima iniziativa imprenditoriale.
Qual è il vulnus?
Senz’altro, la mancata definizione per tempo dei criteri per l’individuazione delle “aree idonee”, che dovevano arrivare entro 180 giorni dal Decreto 199, cosa che ha impedito alle Regioni come la Sardegna di legiferare in materia. In merito, è però anche opportuno ricordare che la Sardegna già coordinava il tavolo Energia della Conferenza delle Regioni e che con la Giunta precedente non si è fatto alcun passo in avanti.
La Sardegna a suo avviso è davvero sotto stress da rinnovabili?
Sono diversi gli elementi che mi portano a rispondere che la narrazione intorno a questo tema è scorretta. Oltre all’eccesso calcolato sulle domande di connessione, l’altro elemento sbagliato è l’analisi relativa alla quantità di energia di cui abbiamo bisogno: «Il fabbisogno dei sardi è basso», si dice; «non sono necessari i 6,2 gw di nuova potenza da installare entro il 2030 assegnati alla Sardegna». Questa logica non tiene però conto del fatto che la domanda di energia elettrica è destinata ad aumentare se davvero siamo convinti di voler praticare la strada della transizione energetica. In un futuro prossimo andremo infatti a sostituire il parco auto con macchine elettriche; rafforzeremo le ferrovie, oggi sottodimensionate e alimentate con combustibili fossili; non bruceremo più biomassa per il riscaldamento. Dobbiamo immaginare una Sardegna diversa, che si evolve secondo le direttrici europee.
Quali azioni ritenete prioritarie, a livello regionale?
È fondamentale fare in modo che lo sviluppo delle Fer (fonti da energia rinnovabile) non vada in contrasto con la tutela dell’identità locale. La legge regionale 5/2024 (di «moratoria») in questo senso è chiara: energia e paesaggio, aggiornamento del Piano Energetico Regionale ed estensione del Piano Paesaggistico alle aree interne devono andare di pari passo (e, aggiungiamo noi, anche la pianificazione della risorsa idrica per le potenzialità inespresse sul fronte dell’accumulo di energia). È urgente comporre bene, in maniera partecipata, la mappa delle aree idonee e non idonee per orientare la realizzazione degli impianti dove non impattano sui paesaggi e sui beni identitari, dove non si sostituiscono a un’economia agricola attiva, ma anzi nei luoghi in cui possono trainare azioni di miglioramento (i suoli agricoli in abbandono, le aree da bonificare, le coperture in amianto).
L’università di Cagliari ha stimato in meno dell’1% l’estensione del territorio regionale da mettere in gioco; possiamo sceglierlo bene e insieme, di sicuro abbandonando la «corsa al vincolo» che con tutta probabilità lascerà scoperti e disponibili territori non utili. Infine, è fondamentale essere realisti e informare correttamente la collettività, ad esempio non illudendoci di poter affrontare la politica energetica di una regione con le sole Comunità Energetiche, che per quanto importanti non possono quantitativamente rispondere alle effettive necessità. Se riporteremo il dialogo su un piano di confronto costruttivo la Sardegna vincerà la sfida