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Elezioni tedesche Un pur modesto ridimensionamento del grande successo che si attribuisce all’ultra destra di Afd, carico per giunta delle aspettative e delle mire conquistatrici d’oltreatlantico, potrebbe modificare la percezione del clima politico e i comportamenti degli altri partiti

Il fallimento liberista e l’onda lunga dell’austerità

 

I risultati elettorali di questa sera nella Repubblica federale tedesca ci diranno come è andata, ma non come andrà, l’aria che tira, ma non la sua precisa direzione e intensità. Troppe incognite gravano sul quadro politico che probabilmente ne verrà fuori. Quanto alle percentuali, le grandi sorprese sono altamente improbabili.

I sondaggi restano stabili da tempo (ad eccezione dell’exploit attribuito alla Linke) e corrispondono tutto sommato alla penalizzazione dei fattori che hanno eroso e poi affossato la coalizione guidata da Olaf Scholz: scarso contrasto al declino economico, conseguenza del perduto rapporto con la Russia e dell’ottuso catechismo di bilancio imposto dai falchi liberali; l’abbandono da parte dei Verdi dei loro temi storici e della loro ragione sociale a favore di un opportunismo governativo industrialista sempre più disinibito.

Tuttavia, in una situazione così delicata come quella in cui si svolge questa consultazione, nel mezzo di un’Europa che frana disastrosamente verso destra, anche un lieve spostamento delle percentuali da quelle indicate, abbastanza omogeneamente, dai sondaggi merita attenzione.
Un pur modesto ridimensionamento del grande successo che si attribuisce all’ultra destra di Afd, carico per giunta delle aspettative e delle mire conquistatrici d’oltreatlantico, potrebbe modificare la percezione del clima politico e i comportamenti degli altri partiti.

Soprattutto se l’emorragia dei voti della Spd dovesse rivelarsi meno copiosa del previsto. E se il partito liberale, che vive fuori dal mondo reale nelle nuvole della dottrina, dovesse restare fuori anche dal Bundestag. Infine, se le urne dovessero confermare il deludente risultato del nuovo partito di Sahra Wagenknecht indicato dai sondaggi, sarà finalmente chiarito lo scarso appeal di un ritorno a stili sovietici e all’incrocio tra temi classici del movimento operaio e posizioni nazionaliste.

La Cdu-Csu si appresta ad appuntarsi sul petto la medaglia della vittoria, ma su un campo quasi irriconoscibile per un partito ultra atlantistico abituato ad essere senza sforzo il principale interlocutore di Washington nell’Europa continentale. Merz dovrà vedersela ora con forti e insistenti pressioni americane per spingerlo a una collaborazione con l’estrema destra, divenuta nella fase finale della campagna elettorale la sponda privilegiata di Trump.

Ma questo cozzerebbe con l’umore di gran parte del paese e con la leggenda del centrismo antifascista e della moderazione. Oltre che con le posizioni assunte nel conflitto tra Russia e Ucraina dalla Germania che si trova ad aver perso in un colpo solo il rapporto vitale con il grande vicino dell’Est e la coesione protettiva della Nato. È tra queste affilate tagliole che dopo le elezioni dovrà formarsi un governo di coalizione in balia di ardui equilibri, rapporti tesi e innumerevoli incertezze.

Con a fianco, incombente, un venti per cento dell’elettorato, in buona parte estraneo a passioni estremiste ma confluito comunque senza problemi sotto le bandiere della destra radicale. Questo esodo non è affatto inspiegabile: ha radici nel rigorismo economico che dal severo ministro delle finanze (ai tempi della crisi del debito greco) Wolfgang Schäuble transita ai professori e agli imprenditori che fondarono l’Afd nel 2013, con l’idea che la ricchezza e la stabilità finanziaria della Repubblica federale fossero insidiate da un eccesso di assistenzialismo a favore di poveri, disoccupati e richiedenti asilo, nonché dal costo dei paesi Ue più indebitati.

Una volta messa a fuoco la figura del parassita (non a caso uno stigma caro all’antisemitismo) la strada verso la radicalizzazione nazionalista e xenofoba era completamente aperta. Forse la crescita della Linke, soprattutto tra i giovani, (confermata da tutti i sondaggi), dipende proprio dall’aver messo in luce questo nesso, sottraendosi alla narrazione dominante di un liberismo del tutto innocente ed estraneo, addirittura antitetico, alle derive neofasciste dell’egoismo sociale.