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Germania al voto per misurare l’argine all’ondata fascio-populista dell’Afd. I sondaggi danno avanti i cristiano-democratici, ma nessuna certezza sulla composizione del prossimo governo. Elezioni storiche, al cui esito è legato anche un bel pezzo del futuro d’Europa

Il fattore tedesco Avanti la Cdu-Csu di Merz, che torna a giurare «mai con Afd» e al tempo stesso esclude alleanze con chi non è anti-migranti

Germania al voto, i sondaggi sono chiari ma il futuro è oscuro Comizio di fine campagna elettorale del partito Afd in Turingia – Jacob Schr'ter/Ap

Archiviati ieri gli ultimi appelli dei leader di tutti partiti, questa mattina scatta l’ora della verità elettorale che sancirà ufficialmente vincitori e perdenti delle urne per il rinnovo del Bundestag. Anche se sembra davvero tutto già scritto nei sondaggi: l’ultima fotografia dell’istituto “Insa” sulle intenzioni di voto di poche ore fa conferma i valori delle ultime settimane, con la Cdu-Csu sempre al primo posto con il 29%, Afd a quota 20% e la Spd al 16%. Seguono i Verdi al 13% e la Linke che vale l’8%, mentre i liberali e i sovranisti di sinistra dell’Alleanza Sahra Wagenknecht continuavano a ballare sull’orlo della quota di sbarramento del 5% e stavolta rischiano seriamente di rimanere fuori dal Parlamento.

A MENO DI SOVVERTIMENTI dell’ultimo momento (comunque circa il 22% degli elettori tedeschi ieri risultava ancora indeciso secondo il dato diffuso da “Forsa”) questa sera il conteggio delle schede dovrebbe confermare i rapporti di forza che – in ogni caso – non permettono ancora di immaginare quale sarà la prossima coalizione di governo. Sulla carta, si profila un esecutivo a guida Cdu-Csu ma bisognerà attendere non solo lo spoglio finale ma pure l’esito del tavolo delle trattative per formare la nuova alleanza: Verdi o Spd, oppure entrambi, sempre se non sarà coi liberali. Nessuno a Berlino è in grado di prevedere il futuro imminente

Per ciò che vale, il candidato-cancelliere dell’Union, Friedrich Merz ieri ha riassicurato gli elettori: dopo il voto non ci potrà essere alcuna collaborazione con Afd. Però ha ricordato agli aspiranti partner di governo che lui non è disposto a imbarcare partiti contrari alla linea anti-migranti. Mentre si attende di misurare il peso sul voto dell’ennesimo inquietante atto di terrore consumatosi alla vigilia delle elezioni: l’accoltellamento di un turista spagnolo venerdì sera davanti al Memoriale della Shoah a Berlino da parte di Wassim Al M, 19 anni, richiedente-asilo siriano già noto alla polizia per piccoli reati. «Voleva uccidere ebrei e nel suo zainetto c’era una copia del Corano» sono i due elementi della solita miscela esplosiva pronta a deflagrare dentro le urne.

ANCORA BENZINA SUL FUOCO anti-migranti acceso dallo

schieramento di centro-destra rappresentato da Cdu e Afd e alimentato da sinistra dal Bsw di Sahra Wagenknecht. L’ultima fiammata poche ore prima del voto che coinvolgerà 59 milioni di tedeschi. A riguardo dopo lo spoglio si misurerà anche l’altezza del Brandnauer antifascista, ovvero si capirà quanto ha realmente inciso sulle elezioni la mobilitazione generale contro l’ascesa del fascio-populismo promosso dalla leader di Afd, Alice Weidel: la donna su cui hanno puntato le loro fiches Donald Trump ed Elon Musk (ma anche Viktor Orbán e Matteo Salvini) che piace non poco anche a Vladimir Putin. Oltre al fantasma dei migranti è questo l’altro spettro che oggi aleggerà nel segreto dell’urna.

Comunque il quadro politico tedesco risulta già semplificato, perlomeno sotto il profilo dei partiti ammessi alle elezioni. In totale in questa tornata sono appena 29 le forze politiche sulla scheda; nel 2021 erano 47.

«SONO SICURO CHE VINCERÒ di nuovo» sono le ultime parole di ieri del cancelliere Olaf Scholz, ricandidato-cancelliere dalla Spd che però, questa volta, non si riferisce al voto nazionale bensì molto più modestamente soltanto al suo collegio di Potsdam dove la sfida diretta è con la sua ex ministra degli Esteri, Annalena Baerbock dei Verdi con cui condivide le ricette dell’atlantismo senza se e ma, del riarmo senza limiti e della difesa della Ragione di Stato pro-Israele. Il candidato dei Verdi, Robert Habeck, ha speso le ultime energie per l’appello al voto utile: l’unico modo per provare a contenere la fuga verso la Linke degli ambientalisti scontenti della svolta bellicista dei Grünen.

Il comizio finale di Afd invece restituisce «il partito dell’amore contro il partito dell’odio», con i primi incarnati da Alice Weidel e i secondi identificati negli attivisti che anche ieri sono scesi in strada per contestare la chiusura della campagna elettorale dell’ultra-destra incentrata su xenofobia e razzismo. «Tutti insieme contro il fascismo!» è l’ultimo monito di piazza quasi fuori tempo massimo. Corrisponde al messaggio finale di Heidi Reichinnek, capolista della Linke in coppia con Jan van Aken e vera sorpresa di queste elezioni, diventata in poche settimane il personaggio più cliccato nell’universo social che spazia da Facebook fino a Tik Tok.

COMUNQUE FINIRÀ per la Linke ogni voto in più del 5% sarà considerato un successo: appena tre mesi fa il partito della sinistra era una forza politica praticamente morta e sulla via dello scioglimento. In più Reichinnek e Aken sono stati gli unici candidati a presentare un programma elettorale con tutte le coperture finanziarie delle misure proposte, smentendo così la favola della sinistra assistenzialista pronta a sfasciare i conti pubblici.