In attesa dell' incontro - richiesto dal Comitato "Adottiamo Castel Raniero" alla proprietà della Colonia, l'ASP della Romagna Faentina, - per verificare le disponibilità al confronto sulle proposte alternative avanzate dal Comitato spontaneo, pubblichiamo il testo integrale del loro comunicato di fine agosto.
Il Comitato spontaneo “Adottiamo Castel Raniero” in data 26 agosto 2017 si è riunito a seguito delle notizie apparse sulla stampa locale riguardanti la rinuncia di Ceo Maurizio Fionda, responsabile dell’azienda “Diennea” assegnataria del progetto di ristrutturazione della ex Colonia di Castel Raniero di proprietà dell’ASP della Romagna Faentina. Il Comitato si è riunito per discutere il rilancio del progetto a suo tempo presentato e accolto dalla Proprietà la quale aveva già espresso particolare interesse per la parte del progetto relativa alla gestione e fruizione pubblica del parco.
Il Comitato vuole innanzitutto apportare un contributo per affrontare la situazione attuale e mettere nuovamente in evidenza l’esigenza di un approccio finalizzato al recupero del bene pubblico che preveda scenari e percorsi che escludano la totale delega al progetto privato.
Il bando pubblicato dall’Asp, l’assegnazione ad un privato del progetto, i risultati successivi, non proprio soddisfacenti, devono far riflettere sul fatto che non sempre il dichiarato intervento del privato è risolutivo per il recupero di patrimonio immobiliare storico/artistico. A volte potrebbe essere più opportuno optare per interventi di minima che salvaguardino il bene da possibili crolli - rischio che in ipotesi si corre - anziché affidarsi a privati nella convinzione che questa sia l’unica possibilità di recupero del bene.
Il Progetto presentato dal Comitato nel luglio 2015 è ritenuto tuttora valido; ora in ragione delle condizioni in cui si trova la Colonia di Castel Raniero (struttura e verde) e nell’interesse di riguardante recupero del patrimonio comune si ritiene di procedere ragionevolmente affrontando alcuni primi passi che prevedano azioni preliminari di tutela a cui far seguire:
– azioni per la fruizione del sito in condizioni di sicurezza;
– azioni per inserire il sito in circuiti di interesse ambientale e turistico;
– messa a punto di un modello di gestione economica a fini di reddito e di occupazione.
Tali azioni ovviamente possono essere poste in essere solo in collaborazione con i soggetti istituzionali territoriali e non solo. Il Codice del “Terzo Settore”, appena entrato in vigore prevede, per l’associazionismo, la possibilità di avvalersi dell’istituto del “social bonus” in caso di recuperi del patrimonio storico/artistico.
Le azioni preliminari di tutela potrebbero consistere in un intervento della proprietà per la messa in sicurezza del bene (copertura e sistema di regimentazione delle acque meteoriche) ed il Comitato, attraverso le associazioni che lo compongono, potrebbe affiancare le istituzioni con campagne di raccolta fondi.
Una volta che il sito sia stato messo in sicurezza, è possibile restituirlo alla fruizione da parte della Comunità per visite guidate, feste, attività pubbliche che implichino l’utilizzo del verde. Un esempio fra tutti: dopo diversi anni in cui durante la rassegna “Musica nelle Aie di Castel Raniero” il parco della Colonia era aperto e fruibile all’ampi pubblico partecipante, il 2017 ha visto il luogo chiuso presentando uno spettacolo di abbandono e degrado non molto consolante per chi ha partecipato alla importante rassegna faentina.
La possibilità di utilizzare, anche solo il verde, per diverse attività rivolte al pubblico, magari gestite da parte dell’associazionismo, darebbe maggior possibilità di inserire il sito in circuiti di interesse ambientale e turistico.
Insieme ai soggetti istituzionali - e tenendo conto delle azioni preliminari sopra descritte - si potrebbe elaborare un modello di gestione da portare ad esempio per la sua caratteristica di gestione partecipata di un bene comune.
Per questi motivi il Comitato è disponibile a collaborare con la proprietà perché ritiene che l’amore per il proprio territorio e il grande desiderio di recuperare la Colonia di Castel Raniero siano fondamentali per lavorare positivamente perché c’è un legame storico affettivo fra i faentini e la Colonia. I più anziani la ricordano per esservi stati in Colonia, i meno anziani, ma non più giovani per i concerti estivi che fino a metà degli anni ’80 si svolgevano nel parco.
“CONTINUANO LE INIZIATIVE CONTRO LA CEMENTIFICAZIONE DI ARENA BORGHESI”
Il mancato riconoscimento dell’interesse paesaggistico da parte della Soprintendenza non pone fine all’azione di Italia Nostra e Legambiente
Il parere della Soprintendenza di Ravenna che non rileva l’interesse paesaggistico dell’Arena Borghesi, appare come il seguito burocratico del diniego dell’interesse storico-artistico espresso dal Ministero per i Beni culturali e Ambientali nel 1996 e nel 1997.
Ma il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio del 2004 ha introdotto la categoria specifica degli spazi storici meritevoli di tutela.
Stupisce un parere della Soprintendenza che nega l’interesse paesaggistico e al contempo ignora lo stesso valore storico dell’Arena Borghesi; un teatro fondato nel 1895 e ristrutturato nel 1928, la cui architettura del paesaggio di mattoni e alberi è in stretta relazione paesaggistica col Viale Stradone.
La presenza permanente degli alberi, come elementi di “costruzione” fisica e identitaria dell’Arena Borghesi, è ben documentata da immagini e dalla stampa del 1928, anno di riapertura del teatro.
La coerenza ambientale col contesto dello Stradone è strettamente legata all’ampio spazio alberato di cui fanno parte tre tigli di 30 metri di altezza e un vecchio tasso.
L’ampliamento del supermercato Conad, così come previsto dall’Accordo di Programma del Comune, comporta la distruzione di questo ampio spazio e dei suoi grandi alberi che determinano il carattere del luogo.
L’Arena Borghesi verrebbe inscatolata da un muro di cemento, camuffato con rampicanti e da un misero filare di alberelli; l’espansione del supermercato toglierebbe un quinto della superficie all’area del teatro.
È un fatto che cambierebbe fisicamente le forme, le dimensioni del luogo, il paesaggio.
Con modifiche così radicali, l’alterazione dell’identità è inevitabile.
Va anche ricordato che Conad non riqualifica l’intera Arena Borghesi; l’accordo prevede la sistemazione dell’ingresso con cabina di proiezione, dello spazio ristoro e della struttura del proscenio. È escluso un intervento sull’ampio fabbricato dell’ex officina.
Anche dopo il parere della Soprintendenza, continuano le azioni di Italia Nostra e Legambiente a difesa dell’integrità dello storico teatro.
Le iniziative in programma prevedono anche la continuazione della raccolta delle firme .
Distinti saluti
Marcella Vitali Massimo Sangiorgi
Presidente Presidente
Italia Nostra Faenza Circolo Legambiente Lamone Faenza
Quest'anno si svolgerà la quinta edizione della Marcia della Pace della Romagna 2017 e anche per questa edizione siamo a richiedere l'impegno e la partecipazione di tutti, a partire dai singoli cittadini per arrivare alle istituzioni affinché l'evento riesca positivamente e lasci un contributo attivo per il raggiungimento di un bene essenziale come la pace e il superamento di guerre e di violenze.
Perchè la Marcia della Romagna?
La Marcia si inserisce nel solco delle Marce della Pace Nazionali promosse dalla Tavola della Pace e dalla Rete della Pace e ideate dal prof. Aldo Capitini del Movimento Nonviolento nel 1961.
Negli stessi anni don Lorenzo Milani sviluppava la sua esperienza nella scuola di Barbiana. Nel 1967, 50 anni fa, don Lorenzo morì lasciandoci in eredità la sua memoria a sostegno dell'obiezione di coscienza al servizio militare:"l'Obbedienza non è più una virtù".
La Marcia per la pace della Romagna intende riprendere questa idea dell'obiezione di coscienza al proliferare della violenza, del riarmo e del commercio delle armi che sono causa di quella che nell'agosto del 2014 Papa Francesco ha chiamato <Terza Guerra Mondiale a Pezzi>: “Oggi siamo in guerra dappertutto. Viviamo la terza guerra mondiale, ma a pezzi”.
Dalla dichiarazione del Papa nulla è mutato in positivo, infatti nel mondo si spendono circa 1.700 miliardi di dollari per comprare armi. L'Italia dà purtroppo un contributo forte a questa “terza guerra mondiale a pezzi” come paese produttore e esportatore di armi (siamo fra le prime 10 nazioni nella classifica di quelle che producono e vendono armi nel mondo) e con una idea di difesa lontana da quella pensata da don Milani e proposta da Papa Francesco.In questa direzione va rivisto in quelle parti negative anche il Libro Bianco della Difesa (approvato dal Consiglio dei Ministri nel febbraio 2017), per adeguarlo al dettato dell'art.11 della nostra Costituzione
Urgente sarebbe per i promotori della Marcia della pace della Romagna l'istituzione dei Corpi Civili di Pace e del Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta.
Occorre anche oggi nel 2017 obiettare a visioni di futuro che considerino la guerra fra gli strumenti di risoluzione dei conflitti e lucrino senza controlli sul commercio delle armi che generano guerre che stanno alla base di gran parte delle migrazioni di civili inermi, tanto che oggi sono più di 65 milioni i rifugiati richiedenti asilo nel mondo (sarebbero la 20 nazione al mondo per popolazione).
Gli organizzatori ribadendo che l'”Obbedienza non è più una virtù”, vogliono porre l'attenzione dell'opinione pubblica a questi temi e farne oggetto di informazione e discussione nell'opinione pubblica e con i giovani studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Chi la organizza:il Centro Pace di Forlì in collaborazione con il Comune di Forli, i Comuni di Bertinoro e di Forlimpopoli e con la preziosa attività di supporto e sostegno degli Enti Locali del territorio e delle associazioni di volontariato e non (es. Centro Pace di Cesena, Centro di Documentazione don Tonino Bello di Faenza)
Come si attua: il programma prevede una partenza alle ore 9:00 circa da piazza Saffi a Forlì in bicicletta, fino ad arrivare in piazza Garibaldi a Forlimpopoli, vero e proprio punto di partenza della Marcia a piedi. A Forlimpopoli intorno alle 10:30, dopo che ci saranno stati interventi di riflessione sulle ragioni della Marcia e si saranno radunate le persone ci si incamminerà attraverso le strade di Forlimpopoli per salire fino alla Rocca di Bertinoro dove è prevista la chiusura dell Marcia attorno alle 13/13:30 con una serie di interventi di saluto delle autorità che hanno contribuito a realizzare l'evento e con la possibilità dei partecipanti di pranzare al sacco nei giardini della Rocca e del CEUB (struttura universitaria). Sono inoltre previsti banchetti informativi delle associazioni aderenti alla Marcia e intrattenimenti con la partecipazione di gruppi musicali.
Il ritorno dei marciatori da Bertinoro a Forlimpopoli è garantito da un servizio di navette-bus dalle 14:30 alle 17:30.
A chi è rivolta:all'opinione pubblica in generale e a tutti coloro che nella giornata del 17 settembre desiderano camminare per pace. Nelle edizioni precedenti si è avuta una partecipazione che andava dalle 1.000 alle 3.000 persone circa.
Ricadute della Marcia:per far sì che la Marcia non sia solo un bel momento di impegno ma senza prospettive, abbiamo previsto un percorso di “avvicinamento” alla Marcia con tre iniziative pubbliche già svolte: il 5 maggio 2017 “Donne e clima, che genere di cambiamento climatico”, il 12 giugno 2017 “Discussione sul Libro bianco della Difesa”, il 26 giugno 2017 “Anniversario 50° dalla morte di don Milani”.
Inoltre abbiamo svolto attività promozionali e di volantinaggio in diverse situazioni e abbiamo partecipato ai “Mercoledi del cuore” di Forlì, ed alla festa della Liberazione del 25 aprile al Parco Urbano di Forlì.
Abbiamo intenzione di svolgere altre iniziative anche a ridosso della data della Marcia e di pubblicizzare la marcia e i suoi contenuti attraverso i mezzi di informazione locali e con nostro materiale informativo.
Infine promuoveremo la possibilità di approfondire questi temi anche attraverso iniziative autonome delle realtà partecipanti che potranno contare sulla nostra fattiva collaborazione oltre che sugli spazi del Centro Pace di Forlì.
Cosa chiediamo:la vostra adesione e condivisione dei contenuti della Marcia (l'adesione va inviata anche solamente via email a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), la vostra partecipazione diretta all'evento e la sua pubblicizzazione attraverso i vostri canali, un vostro eventuale contributo economico a sostegno della Marcia (da inviare a Banca Etica, filiale di Bologna, IBAN: IT19E050180240000.0000156356, casuale Marcia Pace 2017), la vostra disponibilità ad organizzare iniziative di sostegno ai contenuti della Marcia anche dopo il 17 settembre (l'impegno per la Pace non si esaurisce con la Marcia).
Bilancio preventivo 2017
Entrate
Euro
Uscite
Euro
Contributo degli EE.LL.
4.000,00
Acquisto bandiere pace
550,00
Contributo da associazioni
400,00
Acquisto roll-up per pubblicizzare Marcia Pace
68,00
Contributi volontari per banchetti ed altre iniziative
250,00
Materiale pubblicitario per eventi di preparazione a Marcia Pace
130,00
Servizio navette-bus Bertinoro-Forlimpopoli
400,00
Servizio assistenza ambulanza CRI
102,00
Service per musica a Bertinoro
1.500,00
Noleggio generatore per musica durante il corteo
200,00
Materiale pubblicitario per Marcia (depliants, manifesti, ecc)
800,00
Commissioni bancarie
20,00
Spese non preventivabili
180,00
Costo per il Centro Pace di Forlì dell'impegno di 2 operatori per un totale di 160 ore circa a 12,81 euro all'ora (lordo aziendale)
2.050,00
Totale entrate
4.650,00
Totale uscite
6.000,00
Per informazioni:
Centro Pace Forlì, via Andrelini nr. 59, Forlì. Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Referenti: Mirya Elisabetta Porcheddu (329.3680287), Raffaele Barbiero (347.4773875)
Ufficio Eventi del Comune di Forlì, via delle Torri 13. Referenti: Mario Proli (333.4537689).
Ravenna in Comune accoglie con entusiasmo l'appello Falcone Montanari - Ravenna in Comune
Ravenna in comune nasce due anni fa come lista di partecipazione civica, dalla spinta di tante cittadine e cittadini con l’intento di dare un cambiamento alle politiche e al sistema di governo locale. L’idea di “cambiare spartito” nel nostro Comune è stata accolta da molti partiti sinistra, anche da coloro che hanno posizioni diverse a livello nazionale, che hanno sostenuto il progetto civico appoggiandolo e realizzando un luogo nuovo di partecipazione. Immediatamente dopo le elezioni abbiamo aderito alla rete “Le città in comune”, una rete di amministratrici e amministratori di città e regioni di tutta Italia, che sono stati e sono protagonisti di esperienze politiche e elettorali nate sui vari territori e rappresentate da liste unitarie della sinistra diffusa e di alternativa. L’appello pubblicato qualche giorno fa da alcune cittadine e alcuni cittadini, provenienti da diversi territori della provincia di Ravenna, che hanno accolto l’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari sul solco del Brancaccio, non puo’ che essere accolto con entusiasmo da Ravenna in Comune. Auspichiamo, come chiesto nella lettera aperta, di poter incontrare i firmatari e di poter portare il nostro contributo nella realizzazione di un incontro aperto a tutti, associazioni, partiti, singoli cittadini, per provare a dare una voce ai tanti delusi dalla politica che non trovano più rappresentanza nell’attuale sistema partendo da un’attività sempre più intensa nel territorio provinciale.
A Faenza, da alcuni giorni, il fiume è stravolto da lavori, erroneamente definiti di “pulizia”, al fine di eliminare totalmente la vegetazione degli argini.
Come nel 2012, il Lamone viene invaso e degradato da un cantiere di tipo stradale, con aperture di larghe vie sterrate, attraversamenti sul fiume, ammassi di rami e detriti.
Alle conseguenze dell'emergenza idrica si aggiunge l'impatto brutale di un intervento che sfigura paesaggio e biodiversità dell’ambiente fluviale.
È la solita applicazione del metodo emergenziale: ci si ricorda dell’esistenza di un fiume solo in occasione delle piene, delle crisi da siccità e, in ultimo, dell’eccessiva crescita della vegetazione sulle sponde dell’alveo.
Per risolvere il “problema” della vegetazione si ricorre al periodico intervento di un’azienda che produce cippato da utilizzare come biomassa da bruciare.
Tra un intervento e l’altro, il tratto urbano del Lamone ritorna ad essere un luogo marginale e dimenticato dalla classe politica.
Esiste invece un modo per coniugare le prescrizioni dell’Autorità di Bacino sulla sicurezza idraulica, l’ecologia del fiume e la qualità del paesaggio: è il modello di gestione basato su una manutenzione costante.
Un modello che previene la formazione di grandi masse di vegetazione in alveo ed evita pesanti e frequenti interventi come quello in corso.
Con mezzi meccanici leggeri si può mantenere una copertura a prato e piccoli arbusti, conservando solo i principali alberi che, per posizione e stabilità, non rappresentino alcun rischio per il deflusso dell’acqua.
È una condizione di equilibrio che eviterebbe gli sconquassi fisici e ambientali dei luoghi, la degradazione della fruibilità del fiume e quindi della qualità abitativa della città.
In tempi di forte impulso ciclo turistico, l’attuale stato del Lamone offre un pessimo biglietto da visita della città anche per i ciclo escursionisti che, pur in assenza di promozione turistica, usano gli argini dei fiumi come percorsi di una rete ciclabile.
Da decenni a Faenza si susseguono annunci e grandi progetti: dal “Parco fluviale” dei vari PRG e PSC (definizione scorretta: l’ambito di un parco fluviale va dalla sorgente alla foce), ai “fiumi” di parole sulla qualità urbana (dei mesi scorsi), ai contratti di fiume; sarebbe ora di passare dalle roboanti dichiarazioni d’intenti alle azioni concrete e coerenti.
Il tratto urbano del Lamone deve essere considerato come un parco della città, inserito nel contesto territoriale di bacino; un luogo centrale per la qualità abitativa e paesaggistica.
I pesanti interventi della cosiddetta “pulizia” dimostrano che attualmente il fiume è visto solo come potenziale fonte di problemi.
Passare a un modello di manutenzione costante della sua “architettura del paesaggio” è il modo migliore per valorizzare un ecosistema, la funzione sociale, le potenzialità turistiche.