Oggetto: Qualità dell'aria, mobilità sostenibile e bike to work
Il Comitato Ambiente esprime forte preoccupazione per i gravi livelli di inquinamento da polveri sottili registrati negli ultimi mesi in tutta la Romagna e per i sempre più gravi incidenti stradali che coinvolgono pedoni e ciclisti.
Chiediamo al sindaco di Faenza e ai sindaci dell'Unione Romagna Faentina di adottare al più presto le norme contenute nel piano PAIR 2020, quali:
-ampliamento delle zone pedonali nel centro storico e nelle aree sensibili (in particolare davanti le scuole);
-maggiori limitazioni per i veicoli diesel e euro3;
-implementazione dei servizi di trasporto pubblici sia urbani sia extraurbani;
-aumento aree verdi;
-costruzione di nuove ciclabili, e creazione di percorsi sicuri, affinché il tessuto urbano sia sempre più a misura di pedoni e ciclisti e non di auto.
-zone 30 (limite orario a 30 km/h) esteso a sempre più zone del centro abitato, compresi i viali, che sono purtroppo molto pericolosi e inquinati;
-promozione dell'uso della bici nei percorsi casa-scuola e casa-lavoro. A questo riguardo esprimiamo la nostra più grande soddisfazione per la recente approvazione da parte del Comune di Faenza dell'ODG “Avvio della sperimentazione del progetto Bike to Work”.
Auspichiamo che il progetto possa essere realizzato e avviato in tempi brevi.
Auspichiamo che tutti i comuni dell'Unione Romagna Faentina possano imitare questa buona pratica.
Siamo disponibili a partecipare alla stesura del progetto Bike to Work, alla sua diffusione, mettendo in campo le nostre esperienze e conoscenze, così come parteciperemo alla stesura del PUMS Piano Urbano Mobilità Sostenibile.
Nel formulare l’augurio di buon lavoro a Maria Chiara Campodoni, nuova presidente del Consiglio comunale, L’Altra Faenza si aspetta da lei la stessa correttenza e competenza che ha riconosciuto a chi l’ha preceduta nell’incarico.
Quella andata in scena nei giorni scorsi resta una pagina poco edificante per la maggioranza PD-Insieme per Cambiare-La tua Faenza. Per giungere al risultato finale – espresso in una risicatissima maggioranza – sono infatti state necessarie otto votazioni e una seduta fiume in un crescendo di sospetti, accuse e alterchi fra i consiglieri della maggioranza stessa.
Dovendosi eleggere una figura istituzionale “super partes” non era forse il caso di aprire un confronto franco e leale con tutti, forze di minoranza comprese, per giungere ad una condidatura condivisa?
Ancora una volta hanno invece prevalso la miopia e una cultura politica “muscolare” che non sa dialogare con le opposizioni – e nemmeno instraurare una sana dialettica democratica al suo interno – perfino quando si tratta di eleggere una figura di garanzia che trae la sua sostanziale legittimazione proprio dall’ampiezza del consenso e dall’essere riconosciuta come tale anche dalle minoranze. Seguire questo percorso era tanto più doveroso per una maggioranza consiliare insediatasi a Palazzo Manfredi “per il rotto della cuffia”.
Questa vicenda ha messo a nudo la debolezza del gruppo dirigente del PD faentino e il suo essere subalterno nei confronti “di chi tira le fila” secondo logiche di corrente. Ed ha confermato quanto precari siano gli equilibri sui quali si regge la maggioranza, in fibrillazione ad ogni passaggio significativo dell’attività politica e amministrativa.
Faenza, 14 febbraio 2017
L’Altra Faenza
FIRMA ANCHE TU E INVITA A FIRMARE SUL SITO
www.stopglyphosate.org
Parte la sfida dei cittadini europei per dire Stop al glifosato. FIRMA E DIFFONDI!
Ecco la petizione "Restituire la sovranità agli elettori", frutto della decisione dei Comitati
referendari all'assemblea nazionale di Roma del 21 gennaio u.s.
E' importante firmare e farla girare.
Qui sotto il link per sottoscrivere la petizione
https://www.change.org/p/ restituire-la-sovranit%C3%A0- agli-elettori
***
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Presidente della Camera dei Deputati
Il risultato straordinario del referendum del 4 dicembre segna una
svolta nella storia del nostro Paese.
Con questo referendum il popolo italiano non solo ha respinto la
deformazione della Costituzione contenuta nella proposta Renzi- Boschi
ma ha anche rifiutato l'Italicum, un sistema elettorale disegnato a
misura della riforma costituzionale, espressione dello stesso disegno
neoautoritario ed accentratore.
La Corte Costituzionale il 25 gennaio ha cancellato il ballottaggio
demolendo un pilastro dell’Italicum, ma sono rimasti in piedi altridue
pilastri che tendono a svilire le elezioni riducendole ad una mera
procedura per l’attribuzione del potere di Governo ad un ristretto
gruppo, attraverso il controllo del Parlamento, a scapito della
rappresentanza.
Per rendere omogeneo e coerente il sistema elettorale nelle due Camere,
come richiesto dal Capo dello Stato, sarebbe inaccettabile la soluzione
di estendere al Senato i meccanismi dell’Italicum. Al contrario è
indispensabile che, con un sussulto di dignità, il Parlamento intervenga
per cancellare gli aspetti inaccettabili non rimossi dalla sentenza
della Corte costituzionale.
Riteniamo
che due interventi di fondo siano assolutamente necessari per
ripristinare il modello di democrazia costituzionale che le elettrici e
gli elettori hanno solennemente riconfermato con il voto del 4 dicembre.
Occorre:
- assicurare con le elezioni la piena rappresentatività del Parlamento,
delle province e delle aree metropolitane, ripristinando l’eguaglianza
del voto dei cittadini;
- garantire la possibilità per i cittadini di scegliersi i
rappresentanti, oggi designati dai capi partito.
Il premio di maggioranza rimane inaccettabile, anche con la soglia del
40 % dei voti, in quanto comporta l'attribuzione alla lista "vincitrice"
di oltre 90 seggi in più rispetto ai voti ricevuti, sottraendoli agli
altri partiti, dando vita ad una profonda divaricazione fra la volontà
espressa dagli elettori e la composizione del Parlamento.
Ugualmente inaccettabile è il sistema dei capilista bloccati che,
combinato con collegi di dimensioni ridotte, porterebbe al risultato che
la stragrande maggioranza dei deputati sarebbero nominati dai capi dei
partiti senza che gli elettori possano concorrere in alcun modo alla
scelta dei loro rappresentanti.
In questo modo rimarrebbe confermato il carattere oligarchico dei
partiti e l’impermeabilità del Parlamento alle domande che vengono dalla
società e alle ragioni della giustizia sociale e dell’uguaglianza
(lavoro, sanità, scuola, previdenza, ambiente).
Per questi motivi, prima che si giunga allo scioglimento delle Camere è
indispensabile che siano approvate profonde modifiche alla normativa
elettorale vigente.
CHIEDIAMO
che la riforma delle leggi elettorali in discussione nel Parlamento sia
informata ai seguenti principi.
Il sistema elettorale deve ripristinare la rappresentanza, garantire
l’eguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto,
restituire ai rappresentati il diritto di scegliere i propri
rappresentanti, ricondurre i partiti alla loro funzione costituzionale
di canali di collegamento fra la società e le istituzioni, piuttosto che
di strutture di potere autoreferenziali.
Questi risultati possono essere ottenuti con modelli diversi, a
condizione che venga garantita l'elezione proporzionale sulla base dei
voti di lista.
Per questo chiediamo fermamente:
– che si rinunci ad ogni forma di premio maggioritario;
– che si rinunci ai capilista bloccati;
– che si rinunci alle candidature multiple.
Non esistono formule magiche, ed è possibile valutare sistemi misti
(come quello tedesco, per esempio): quello che conta è che sia raggiunto
l’obiettivo di rendere il Parlamento realmente rappresentativo.
Occorre ripristinare la piena credibilità e rappresentatività del
Parlamento perché i cittadini debbono tornare ad essere protagonisti del
voto ed artefici, con il concorso dei partiti, della scelta delle
rappresentanze parlamentari, come richiede il principio fondante della
Costituzione che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo.
Rivendichiamo sulla base della vittoria del No, che ha confermato la
validità della Costituzione, una legge elettorale in grado di eleggere
Camere pienamente rappresentative, che rispondono agli elettori del loro
operato.
Primi firmatari: Alessandro Pace, Massimo Villone, Anna Falcone, Alfiero
Grandi, Domenico Gallo, Silvia Manderino, Mauro Beschi, Antonello
Falomi, Tommaso Fulfaro, Felice Besostri, Sandra Bonsanti, Tomaso
Montanari, Pietro Adami, Vincenzo Vita, Antonio Pileggi, Antonio Caputo,
Paolo Maddalena, Claudio De Fiores, Enzo Palumbo, Gaetano Azzariti,
Francesco Baicchi, Lorenza Carlassare, Alfonso Gianni, Franco Russo,
Giovanni Russo Spena, Mauro Sentimenti, Livio Pepino, Giovanni
Palombarini, Cesare Antetomaso, Carlo Di Marco, Sergio Caserta, Mauro
Volpi, Pancho Pardi, Agostino Carrino, Maria Agostina Cabiddu, Roberto
Zaccaria, Franco Astengo, Vittorio Bardi, Nico Cerana, Francesco
Rampone, Antonio Di Pietro, Guido Mastelotto, Marta Pirozzi, Gerardo
Labellarte, Andrea De Pietri, Walter Pirracchio, Bia Sarasini, Marta
Pirozzi, Gianni Ferrara.
Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento 1000 kmq di suolo fertile, un'area estesa come l'intera città di Roma.
Senza un suolo sano e vivo non c'è futuro per l'uomo. Oggi il suolo è violentato, soffocato, contaminato, sfruttato, avvelenato, maltrattato, consumato. Un suolo sano e vivo ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dalle emergenze alimentari. Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante, animali.
Nonostante questo, in Europa, non esiste una legge comune che difenda il suolo. I cittadini di tutta Europa chiedono di difenderlo dal cemento, dall’inquinamento e dagli interessi speculativi. Insieme a noi, oltre 400 associazioni chiedono all'UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l'acqua e come l'aria.