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Faenza, 31 luglio 2017

 

Comunicato stampa

 

UN FIUME RIDOTTO A CANTIERE STRADALE

A Faenza, da alcuni giorni, il fiume è stravolto da lavori, erroneamente definiti di “pulizia”, al fine di eliminare totalmente la vegetazione degli argini.

Come nel 2012, il Lamone viene invaso e degradato da un cantiere di tipo stradale, con aperture di larghe vie sterrate, attraversamenti sul fiume, ammassi di rami e detriti.

Alle conseguenze dell'emergenza idrica si aggiunge l'impatto brutale di un intervento che sfigura paesaggio e biodiversità dell’ambiente fluviale.

È la solita applicazione del metodo emergenziale: ci si ricorda dell’esistenza di un fiume solo in occasione delle piene, delle crisi da siccità e, in ultimo, dell’eccessiva crescita della vegetazione sulle sponde dell’alveo.

Per risolvere il “problema” della vegetazione si ricorre al periodico intervento di un’azienda che produce cippato da utilizzare come biomassa da bruciare.

Tra un intervento e l’altro, il tratto urbano del Lamone ritorna ad essere un luogo marginale e dimenticato dalla classe politica.

Esiste invece un modo per coniugare le prescrizioni dell’Autorità di Bacino sulla sicurezza idraulica, l’ecologia del fiume e la qualità del paesaggio: è il modello di gestione basato su una manutenzione costante.

Un modello che previene la formazione di grandi masse di vegetazione in alveo ed evita pesanti e frequenti interventi come quello in corso.

Con mezzi meccanici leggeri si può mantenere una copertura a prato e piccoli arbusti, conservando solo i principali alberi che, per posizione e stabilità, non rappresentino alcun rischio per il deflusso dell’acqua.

È una condizione di equilibrio che eviterebbe gli sconquassi fisici e ambientali dei luoghi, la degradazione della fruibilità del fiume e quindi della qualità abitativa della città.

In tempi di forte impulso ciclo turistico, l’attuale stato del Lamone offre un pessimo biglietto da visita della città anche per i ciclo escursionisti che, pur in assenza di promozione turistica, usano gli argini dei fiumi come percorsi di una rete ciclabile.

Da decenni a Faenza si susseguono annunci e grandi progetti: dal “Parco fluviale” dei vari PRG e PSC (definizione scorretta: l’ambito di un parco fluviale va dalla sorgente alla foce), ai “fiumi” di parole sulla qualità urbana (dei mesi scorsi), ai contratti di fiume; sarebbe ora di passare dalle roboanti dichiarazioni d’intenti alle azioni concrete e coerenti.

Il tratto urbano del Lamone deve essere considerato come un parco della città, inserito nel contesto territoriale di bacino; un luogo centrale per la qualità abitativa e paesaggistica.

I pesanti interventi della cosiddetta “pulizia” dimostrano che attualmente il fiume è visto solo come potenziale fonte di problemi.

Passare a un modello di manutenzione costante della sua “architettura del paesaggio” è il modo migliore per valorizzare un ecosistema, la funzione sociale, le potenzialità turistiche.

Circolo Legambiente Lamone Faenza

Salvaiciclisti Faenza

Fiab Faenza Forlì

Associazione Fuori dal Coro

Comitato Ambiente e paesaggio a Castelbolognese