Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Il comizio a Madison Square Garden Doveva essere un’opportunità per il candidato repubblicano per presentare i suoi argomenti conclusivi e chiudere alla grande, ma il trumpismo ha preso il sopravvento suscitando molte critiche

Comizio di Trump di Madison Square, Ap Madison Square Garden, New York. Tutto esaurito per il comizio di Trump

Migliaia di persone provenienti da tutta l’area di New York e da altre parti del Paese si sono radunate a Madison Square Garden per il comizio di Donald Trump, a soli nove giorni dal giorno delle elezioni, con i due candidati alla Casa Bianca che restano testa a testa. Un sondaggio di Cbs News uscito durante il comizio ha mostrato  Kamala Harris al 50% e Trump al 49% a livello nazionale, mentre negli stati in bilico invece i due candidati sarebbero assestati entrambi al 50%.

Il comizio di Trump nella democraticissima New York ha segnato una deviazione dagli stati campo di battaglia dove fino ad ora si sono concentrati tutti gli sforzi e ha fatto il tutto esaurito per i suoi 19.500 posti. L’evento doveva essere un’opportunità per Trump per presentare i suoi argomenti conclusivi e chiudere alla grande, ma gli insulti razzisti e la volgarità degli interventi di apertura, pronunciati prima dell’arrivo dell’ex presidente, sono stati così pesanti e hanno scatenato una tale reazione negativa che la stessa campagna è stata costretta a divulgare un disconoscimento.

Il comico Tony Hinchcliffe, conosciuto come Kill Tony, si è riferito a Porto Rico come a “un’isola galleggiante di spazzatura” e ha continuato inanellando battute offensive sui neri e sugli ispanici che “adorano fare bambini. Non è riescono a tirarsi fuori. Vengono dentro, proprio come fanno col nostro Paese”.

Sid Rosenberg, un conduttore radiofonico con cui Trump parla spesso, ha definito Hillary Clinton una “figlia di puttana malata” e ha chiamato i migranti dei “fottuti illegali”. David Rem, un amico d’infanzia di Trump, ha definito Harris “l’anticristo” e i democratici, più in generale, come “odiatori degli ebrei e persone di basso livello”. Grant Cardone, un imprenditore, ha detto che Harris “e i suoi papponi distruggeranno il paese”.

Nel suo discorso Trump, introdotto a sorpresa da sua moglie Melania, ha ripetuto alcune delle sue affermazioni più dure sul tema dell’immigrazione, inclusi gli appelli a estirpare “il nemico dall’interno”, per poi continuare chiedendo la pena di morte per “qualsiasi migrante che uccide un cittadino americano o un agente delle forze dell’ordine”. Il target del tycoon nelle ultime settimane sono diventati i venezuelani e a un certo punto si è fermato per mostrare un video proprio sui migranti venezuelani e sull’attività delle bande a New York, mentre la folla scandiva: “Rimandateli indietro”.


Da anni The Donald desiderava tenere un evento al Madison Square Garden, nel cuore di Manhattan, e il comizio è stato una sfilata di star Maga e miliardari: da Elon Musk a l’ex giornalista di punta di Fox News Tucker Carlson, all’ex wrestler professionista Hulk Hogan.

“Questa è la casa di Donald Trump, fratello – ha detto Hogan – Sapete una cosa, Trumpmaniacs, non vedo nessun schifoso nazista qui”, ha concluso, riferendosi al famigerato raduno nazista del 20 febbraio 1939 che si è tenuto proprio al Madison Square Garden.

Due bizzarri ex democratici, Tulsi Gabbard e Robert Kennedy Jr., hanno attaccato tanto il loro vecchio partito quanto i repubblicani che sostengono Harris.

Per Gabbard la campagna dei democratici sta corteggiando in modo troppo aggressivo i repubblicani moderati ed è stata applaudita quando ha dichiarato che un voto per Harris è un voto per Dick Cheney, l’ex vicepresidente di George W. Bush ha appoggiato la candidata dem.

Anche Rudy Giuliani è stato accolto con una standing ovation. L’ex sindaco di New York ha perso la licenza di avvocato e questa settimana è stato condannato da un giudice di New York a consegnare alcuni dei suoi beni, tra cui un appartamento da 5 milioni di dollari a Manhattan e una maglia autografata di Joe DiMaggio.

Anche se New York non è uno stato campo di battaglia, la campagna di Trump sa che Manhattan è il tipo di location che attira una massiccia attenzione dei media e che questo da una spinta che nei giorni finali della campagna vale oro