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Il nemico americano Le informazioni intorno al conflitto subiscono smentite clamorose nel giro di poche ore. Al centro resta l’Accordo sulle terre rare

Volodymyr Zelensky - Ap Volodymyr Zelensky – Ap

Dall’Ucraina emana un fumo denso che oscura il terreno e tutto ciò che entra in contatto con la guerra. È la confusione che attanaglia i soldati al fronte, che si chiedono quanto potranno resistere senza le armi Usa; il governo di Kiev, che non sa più come accettare le condizioni di Donald Trump senza passare dalla pubblica abiura e tutti i protagonisti internazionali. Le notizie, le dichiarazioni, persino le decisioni che riguardano il conflitto subiscono nel giro di poche ore smentite clamorose.

È IL CASO dell’interruzione del coordinamento tra la Cia e i servizi segreti ucraini. Ieri mattina il Financial Times aveva dato in anteprima la notizia che, oltre ad aver interrotto le forniture di armi, l’amministrazione di Washington aveva anche smesso di condividere informazioni di intelligence con i funzionari di Volodymyr Zelensky. Non solo i 3,85 miliardi di forniture belliche lasciate in eredità da Joe Biden, dunque. Ma anche le fondamentali coordinate satellitari usate per identificare e colpire gli obiettivi militari russi, gli allarmi sugli spostamenti delle truppe nemiche lungo la linea del fronte o i bombardamenti più pericolosi.

PERDERE TUTTO CIÒ per l’Ucraina significherebbe un danno enorme, forse non comparabile all’incapacità di rispondere al fuoco a causa della mancanza di proiettili, ma di sicuro invalidante per le sue capacità offensive. Non solo, gli Usa avrebbero anche imposto alla Gran Bretagna di adeguarsi alla decisione di Trump e di smettere a sua volta di fornire informazioni riservate alle forze armate di Zelensky. Anche se non è mai stato confermato ufficialmente, molti analisti ritengono che i successi della Marina ucraina nel Mar Nero, dall’affondamento del Moskva in poi, siano in parte frutto dell’assistenza costante dell’MI-6 di sua maestà.

A metà giornata i media ucraini hanno smentito: secondo il media Suspilne, le informazioni di intelligence continuano ad arrivare da oltreoceano, nonostante l’ultimo decreto di Trump. Ma i diretti interessati, stando al giornalista della Fox Edward Lawrence che ha citato direttamente il nuovo capo della Cia, John Ratcliffe, hanno confermato che per ordine del presidente il servizio esterno degli Usa ha chiuso la linea diretta con Kiev.

UNA NOSTRA FONTE ucraina, raggiunta nel mezzo di questo rimpallo di smentite e riaffermazioni, ci ha assicurato che alla giornata di ieri le informazioni continuavano ad arrivare, ma che sul futuro immediato c’è grande incertezza. Altre indiscrezioni si attestano nel mezzo: gli Usa avrebbero smesso di passare dati utili per gli attacchi, ma starebbero continuando a supportare il Paese est-europeo per la difesa. Tra l’altro, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Mike Waltz, ha dichiarato che «se riusciamo a definire questi negoziati e ad avanzare verso questi negoziati, allora il presidente esaminerà attentamente la revoca» allo stop delle forniture militari e alla cooperazione dell’intelligence.

Uno sviluppo simile ma con un finale diverso si è avuto per il presunto viaggio di Macron e Starmer a Washington per portare Zelensky a fare la pace con Trump. L’indiscrezione era stata inizialmente diffusa dal Daily mail e poi confermata da Sophie Primas, portavoce del governo francese, la quale aveva dato come “previsto” il viaggio al termine del Consiglio dei ministri di ieri. Poco dopo l’Eliseo ha smentito energicamente.

SORTE SIMILE, ma con risvolti molto diversi è toccata alla presunta lettera inviata da Zelensky a Trump. Durante il discorso sullo stato dell’Unione 2025 il tycoon ha dichiarato che il presidente ucraino avrebbe riconosciuto «gli sforzi degli Stati uniti e si sarebbe detto pronto a trattare la pace e a chiudere l’accordo sulle terre rare». Trump ha ringraziato Zelensky e ha dichiarato di aver “apprezzato il gesto”. Peccato che, secondo Kiev, questa lettera non esiste. Gli stessi concetti sono stati espressi dal presidente con l’uniforme in un post su X, ma non è stato inviato alcun documento ufficiale a Washington. Tuttavia, la disponibilità ucraina a concludere l’Accordo sulle terre rare è stata effettivamente rinnovata e, anche se l’indiscrezione di Reuters secondo la quale l’intesa era già stata firmata e Trump l’avrebbe annunciata martedì era errata, al momento sarebbe solo questione di tempo.

IN OGNI CASO il capo di gabinetto, Andriy Yermak, ha riferito che Ucraina e Stati uniti hanno concordato di riprendere i colloqui bilaterali e nel suo consueto messaggio serale Zelensky ha anticipato che già all’inizio della prossima settimana «si potrebbero vedere i primi risultati» di questo riavvicinamento. Ma di questi tempi una settimana è lunga e può succedere, letteralmente, tutto e il contrario di tutto.