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L'incontro tra 19 leader + Zelensky + Nato Un piano a trazione franco-britannica "per fermare i combattimenti. Poi discuteremo quel piano con gli Stati Uniti e lo porteremo avanti insieme”, in caso di cessate il fuoco, per dispiegare truppe di pace. Magari sotto l'egida della Turchia, E non senza il sostegno di Trump. Starmer: riarmo massiccio con i fondi russi congelati. Bilaterale dei "pontieri" con Meloni, che insiste sul vertice con gli Usa

Il premier britannico Starmer al centro con Macron e Zelensky al summit di Londra Il premier britannico Starmer al centro con Macron e Zelensky al summit di Londra – Ap

Con “boots on the ground, planes in the air”, l’Europa sosterrà Kiev. Armandosi, sia militarmente che, soprattutto, di buona volontà. Con i fondi russi congelati. Con ulteriori sanzioni alla Russia. Ma giammai senza il forte sostegno degli Stati Uniti. E non accetterà un accordo come quello di Minsk “che i russi possono violare facilmente.”

Lo ha detto domenica il premier britannico Keir Starmer  alla fine del summit londinese da lui convocato dopo il trauma collettivo appena vissuto dall’ex-Occidente a Washington. Vincere la pace insomma, come si diceva da queste parti nel 1946. Gli fa eco Ursula von der Leyen con un’acuminata metafora: l’Unione europea deve “urgentemente” riarmarsi e aiutare l’Ucraina a trasformarsi in un “porcospino d’acciaio” che si riveli “indigesto a futuri invasori” come la Russia.

Ancora un po’ sbigottiti dal reality shit-show allo studio ovale fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky venerdì,  i 19 leader europei sono accorsi al summit denominato “Rendiamo sicuro il nostro futuro” nella neoclassica cornice di Lancaster House. Oltre allo stesso Zelensky, Ursula von der Leyen, Macron e a Giorgia Meloni erano presenti i leader di Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e Romania.

C’erano anche il segretario generale della Nato Mark Rutte, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, e due uscenti, il cancelliere tedesco Scholz e il canadese Justin Trudeau. Tutti invitati da Starmer – che già sabato aveva accolto il presidente ucraino con calore manifesto nel tentativo di metabolizzare il recente trauma collettivo e concedendogli l’onore di un’udienza col monarca (su desiderio di Zelensky; i due si sono fatti fotografare nel tardo pomeriggio) – e che più di ogni altro leader europeo è ostaggio della Casa Bianca.

Si sa che le priorità dei partecipanti, a onta della proiettata unità, sono assai sfilacciate. Per questo a prospettarsi è la ben nota Europa a due velocità, stavolta in materia di difesa contro la minaccia russa. Secondo il piano delineato da Starmer, la Francia e il Regno Unito si impegneranno nella costruzione di una “coalizione di volenterosi” (riemerge da fondali limacciosi questa formula già screditata dall’invasione dell’Iraq) che offra garanzie di sicurezza all’Ucraina nel caso

in cui venga raggiunto un cessate il fuoco. I due paesi – i primi due “veri” stati-nazione europei, i due maggiori imperi coloniali, e le uniche due potenze nucleari europee, anche se dell’arsenale e l’intelligence britannici senza Washington resterebbe ben poco – sono già da settimane impegnati a formulare una proposta per il dispiegamento di truppe di pace in Ucraina una volta negoziata una tregua con la Russia. Che potrebbe anche avvenire sotto l’egida della Turchia, come proposto dal titolare degli Esteri turco.

“Abbiamo concordato che il Regno Unito, la Francia e altri lavoreranno con l’Ucraina su un piano per fermare i combattimenti. Poi discuteremo quel piano con gli Stati Uniti e lo porteremo avanti insieme” – ha detto Starmer, improvvisamente assurto a un ruolo internazionale per ottenere il quale un Boris Johnson avrebbe dato un rene. “Lo scopo dell’incontro di oggi è stato quello di unire i nostri partner per rafforzare l’Ucraina e sostenere una pace giusta e duratura […]. Dobbiamo partire dal mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile ora, in modo che possa negoziare da una posizione di forza”.

Il Regno Unito ha firmato un prestito di 2,2 miliardi di sterline per fornire ulteriori aiuti militari all’Ucraina, sostenuto non dai contribuenti britannici ma dai profitti dei beni russi congelati, ha proseguito il premier britannico, annunciando un nuovo accordo che consente all’Ucraina di utilizzare 1,6 miliardi di sterline di finanziamenti dalle esportazioni nazionali per più di 5000 missili di difesa aerea che saranno prodotti a Belfast, “creando posti di lavoro nel nostro brillante settore della difesa”.

Zelensky era arrivato a Londra già sabato, intascando, oltre agli abbracci di Starmer, il suddetto prestito.

Poco prima dei lavori, il premier britannico aveva accolto per un bilaterale Giorgia Meloni, chiamata come lui svolgere il ruolo incrociato di “pontiere:” Starmer (appassionatamente) fra Trump e Zelensky, Meloni (controvoglia) fra Trump e un’Europa brancolante perché improvvisamente orfana della Nato. La presidente del Consiglio ha rilasciato dichiarazioni analgesiche e lontane dal tono epico-cavalleresco che imperversa in cancellerie ed editoriali: “Siamo tutti molto impegnati per una pace giusta e duratura in Ucraina e penso che sia molto importante evitare il rischio che l’Occidente si divida […]. Ho proposto un incontro tra i leader statunitensi ed europei […] se ci dividiamo saremo tutti più deboli”.

Starmer riceve Giorgia Meloni a Downing Street, London (Ap)
Starmer riceve Giorgia Meloni a Downing Street, London (Ap)

L’incontro ha preceduto il vertice a Bruxelles, previsto per giovedì, in cui la Commissione europea annuncerà un pacchetto di difesa per l’Europa, Ucraina compresa.