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Pace La Cgil parteciperà, altri ci stanno pensando: «Ma per fare cosa?»

La piazza romana per l’Europa tra adesioni e dubbi La bandiera dell'Unione europea – Ansa

Partita da Repubblica, e dall’Amaca di Michele Serra, la manifestazione «per l’Europa» del prossimo 15 marzo a piazza del Popolo, a Roma, sarà senza bandiere di partito ma presenta diversi punti interrogativi. Le forze politiche e le organizzazioni sociali che si oppongono alla destra di Giorgia Meloni e Donald Trump, insomma rischiano di dividersi attorno ai temi che la proposta sollecita. Ciò non avviene per quel che la convocazione dice, ma piuttosto per quel che almeno finora ha omesso di dire.

SI CHIEDONO ad esempio Marco Mascia, presidente del Centro diritti umani Antonio Papisca e Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace: «Partiamo dal presupposto che siamo tutti d’accordo sul fatto che c’è bisogno di più Europa, soprattutto di più Europa ‘politica’. Il punto è: quale Europa ‘politica’ vogliamo? L’Europa che rilancia una folle corsa al riarmo o l’Europa che avvia un negoziato globale per la pace e la giustizia sociale internazionale?». Sono domande che riassumono il sentimento che circola tra molte persone che guardano a quella piazza come prima reazione alla spartizione dell’Ucraina (e anche dell’Europa) tra Trump e Putin ma che considerano troppo, diciamo così, esile e indefinito l’invito a manifestare.

IL RISCHIO è che di fronte alla vaghezza dell’appello che convoca la piazza romana, l’appuntamento diventi teatro per operazioni politiche di cabotaggio più piccolo rispetto allo scenario mondiale di cui si vorrebbe parlare. In molti, ad esempio, hanno notato che sia il sindaco di Milano Beppe Sala che l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate, entrambi impegnati a costruire un perno moderato del futuro centrosinistra, sono stati tra i primi ad aderire. O che Carlo Calenda, annunciando la sua partecipazione, elencbhi i dieci punti per costruire una «grande potenza europea». Oppure, ancora, che agli occhi di alcuni l’evento del 15 marzo diventi occasione per distinguersi dalla piazza del 5 aprile convocata dal M5S anche per protestare contro le spese militari al posto di quelle sociali. Il sospetto che tutto si riduca a una contesa interna al centrosinistra, ancora, viene anche quando dalla piazza si sfilano quelli di Forza Italia, che pure per bocca di alcuni sindaci avevano comunicato la disponibilità ad esserci.

TUTTAVIA, IL TEMA che appare più divisivo è: si starà in piazza per un’Europa di pace o per una specie di «Europe First»? Se ne parla anche nel gruppo parlamentare del Partito democratico, che pure ha sposato da subito l’idea per bocca di Elly Schlein. «Noi a una manifestazione per l’Europa partecipiamo volentieri – dice al manifesto Paolo Ciani, che è affiliato ai dem ma che è anche segretario di Demos, soggetto politico vicino alla Comunità di Sant’Egidio – Ma vogliamo aggiungere che siamo per il no alle armi. Siamo per l’Europa dei padri fondatori che si è unita in nome del ‘Never again’ all’indomani della seconda guerra mondiale. Quindi ci saremo, sì. Ma parteciperemo con le nostre proposte, a partire dal no alla modifica della legge 185 sul commercio di armi».

I MODI, LE FORME e l’eventualità della manifestazione sono oggetto di valutazione in diversi ambiti. Ieri la segreteria nazionale di Sinistra italiana ha esaminato la faccenda, sul piatto l’ipotesi di avviare un’interlocuzione con i promotori (formalmente saranno i sindaci, con Roma dovrebbe farsi carico della segreteria organizzativa) anche per ottenere ulteriori chiarimenti. «L’Europa, se esiste, la pianti con la retorica militarista – afferma Nicola Fratoianni – Assuma un’iniziativa politica per la pace e un’iniziativa diplomatica, quella che non ha mai fatto in questi tre anni. L’Europa cambi passo è l’unica possibilità di recuperare un ruolo e un protagonismo». Ne discutono Arci e Anpi, con la consapevolezza che molta gente attraverserà piazza del Popolo e che l’evento intercetterà il sentimento anti-Trump. Dopo il comunicato della segretaria generale Cisl Daniela Fumarola, è arrivato il sì di Pierpaolo Bombardieri per la Uil: «È il momento di mettere da parte la zavorra dell’austerità e superare la logica del nuovo patto di stabilità. Se verranno scorporate le spese per la difesa, dovrà avvenire lo stesso con la sanità, gli investimenti e le spese sociali: le persone vanno difese da ogni punto di vista». In serata, giunge anche l’annuncio di «partecipazione» della Cgil. Con queste parole: «Rifiutiamo un’idea di Europa che propone politiche che riaffermano la guerra come strumento normale di regolazione dei conflitti».