L'appello. Chiediamo al governo sia di bloccare le spese militari che di «tagliare le ali» agli F-35 che ci costeranno 15 miliardi di euro
La guerra imperversa ormai dall’Ucraina alla Somalia, dall’Iraq al Sud Sudan, dal Califfato islamico (Isis), al Califfato del Nord della Nigeria (Boko Haram), dalla Siria al Centrafrica, dalla Libia al Mali, dall’Afghanistan al Sudan, fino all’interminabile conflitto Israele-Palestina.
Mi sembra di vedere il «cavallo rosso fuoco» dell’Apocalisse: «A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace della terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda, e gli fu consegnata una grande spada», (Ap.6,4). È la «grande spada» che è ritornata a governare la terra. Siamo ritornati alla Guerra Fredda tra la Russia e la Nato che vuole espandersi a Est, dall’Ucraina alla Georgia.
Nel suo ultimo vertice, tenutosi qualche giorno fa a Newport nel Galles, la Nato ha deciso di costruire 5 basi militari nei paesi dell’Est, nonché pesanti sanzioni alla Russia. Il nostro presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha approvato queste decisioni e ha anche aderito alla Coalizione dei dieci paesi, pronti a battersi contro l’Isis, offrendo per di più armi ai kurdi. Inoltre si è impegnato a mantenere forze militari in Afghanistan e a far parte dei «donatori» che forniranno a Kabul 4 miliardi di dollari. Durante il vertice Nato, Obama ha invitato gli alleati europei a investire di più in Difesa, destinandovi come minimo il 2% del Pil. Attualmente l’Italia destina 1,2% del proprio bilancio in Difesa.
Accettando le decisioni del vertice, Renzi è ora obbligato a investire in armi il 2% del Pil. Significa 100 milioni di euro al giorno. Questa è pura follia per un paese come questo in piena crisi economica. È la follia di un mondo lanciato ad armarsi fino ai denti.
Lo scorso anno, secondo i dati Sipri (lo Stockholm international peace research institute, l’istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma), i governi del mondo hanno speso in armi 1.742 miliardi di dollari che equivale a quasi 5 miliardi di euro al giorno (1.032 miliardi di dollari solo da Usa e Nato).
Siamo prigionieri del «complesso militare-industriale» statunitense e internazionale che ci sospinge a sempre nuove guerre, una più spaventosa dell’altra, per la difesa degli «interessi vitali», in particolare della «sicurezza economica», come afferma la ministra della Difesa Roberta Pinotti nel Libro Bianco.
Ci lanciamo in nuove guerre che assomigliano alle vecchie. Come quella contro l’Iraq , dove hanno perso la vita 4.000 soldati americani e mezzo milione di iracheni, con un costo solo per gli Stati uniti di 4.000 miliardi di dollari. Ed è stata questa guerra alla base dell’attuale disastro in Medio Oriente, che fa ripiombare il mondo in una paurosa spirale di odio e di guerre. Papa Francesco ha parlato di Terza guerra mondiale.
Davanti a una tale situazione di orrore e di morte, non riesco a spiegarmi il silenzio del popolo italiano. Questo popolo non può aver dimenticato l’articolo 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Non è possibile che gli italiani tollerino che il governo Renzi spenda tutti questi soldi in armi, mentre non li trova per la scuola, per la sanità, per il terzo settore. Tantomeno capisco il silenzio dei vescovi italiani e delle comunità cristiane, eredi del Vangelo della nonviolenza attiva.
È ora che insieme, credenti e non, ci mobilitiamo, utilizzando tutti i metodi nonviolenti, per affrontare la «Bestia» (Ap.13,1). Ritorniamo in piazza e per strada, con volantinaggi e con digiuni e, per i credenti, con momenti di preghiera. Chiediamo al governo sia di bloccare le spese militari che di «tagliare le ali» agli F-35 che ci costeranno 15 miliardi di euro.
Noi siamo prigionieri di un Sogno così ben espresso dal profeta Michea: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci, una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra». (Michea,4,3)