Nuovo medioevo Scene di caccia e di guerra alla Casa bianca. Davanti a Trump, Zelensky ha cercato disperatamente di difendere le sue ragioni e quelle dell’Ucraina. Ma si è accorto troppo tardi […]
Scene di caccia e di guerra alla Casa bianca. Davanti a Trump, Zelensky ha cercato disperatamente di difendere le sue ragioni e quelle dell’Ucraina. Ma si è accorto troppo tardi che il famoso accordo sulle terre rare era una trappola per attirarlo a Washington e far rotolare la sua testa sul tavolo del negoziato tra gli Stati uniti e la Russia di Putin.
Trump ha rovesciato completamente la narrazione – la Russia non è più l’aggressore – e ha spazzato via i principi del diritto internazionale e di qualsiasi etica che l’Europa proprio in Ucraina ha voluto difendere.
Vale solo il diritto del più forte, la violenza, esattamente come accade tra gli israeliani e i palestinesi, cosa sui cui gli europei dovrebbero riflettere: se sulle leggi internazionali e i principi cedi da una parte prima o poi sarai costretto a cedere anche da un’altra.
Trump ha incalzato Zelensky con argomenti falsi – sapendo benissimo che lo sono – e alla fine, sparando bordate come in una caccia al cinghiale, lo ha costretto alla fuga.
È evidente che non vuole che si sieda al tavolo del negoziato, questa si può azzardare come la prima conclusione di un incontro dove la rissa, fortemente voluta da Trump e dal suo vice Vance, ha sostituito la diplomazia: non credo si sia mai vista un cosa simile alla Casa bianca.
Gli europei devono tenerne conto adesso che vanno a Londra per discutere sulla difesa. Nella logica di Trump tocca a loro pagare un eventuale tregua in Ucraina ma anche finanziare la Nato se vorranno ancora contare sull’ombrello americano. E se verranno mai invitati al negoziato tra Usa e Russia dovranno versare una lucrosa quota di ingresso per sedersi al tavolo.
Un altro punto è apparso chiaro. Per Trump la «pace giusta», la formula cui si aggrappano costantemente gli ucraini e gli europei, non esiste. Al massimo c’è solo una «pace possibile», che non si ottiene con il consenso delle parti ma nell’unico modo concepito dal presidente americano: con un suo diktat e i suoi accordi con Putin.
Nella sua visione del mondo gli ucraini e gli europei sono solo comparse e se vogliono la pace – questo è il suo ragionamento – la devono pagare cara. Lo ha detto lui stesso quando gli è stato chiesto se ritiene di essere dalla parte dell’Ucraina o un mediatore: non sono con nessuno, è stata la sua risposta, ma per gli interessi degli Stati uniti. Una riedizione di una vecchia frase di Churchill secondo il quale «gli stati non hanno amici ma interessi».
Lo scontro della Casa bianca va oltre la guerra in Ucraina e i confini europei. Qualunque leader o governo se invitato in futuro alla Casa bianca per firmare un accordo si chiederà se va incontro a un’intesa o a una trappola. Per primi se lo domanderanno i cinesi e poi noi e tutti gli altri.
Trump si sente legibus solutus, non intende rispondere a nessuno delle sue parole e dei suoi atti: agisce anche in preda allo stato d’animo del momento, visto che ieri a un certo punto è diventato paonazzo in volto mentre redarguiva e insultava Zelesnky.
Non bisogna comunque pensare che tutto questo sia dovuto al caso o frutto delle stravaganze di un leader. Molto è stato pianificato negli ultimi quattro anni non solo in politica estera ma anche all’interno, come dimostra la raffica di ordini esecutivi presidenziali firmati in un mese da Trump. Il suo è un attacco al deep state Usa, quello che ritiene il suo vero nemico. Noi, ai suoi occhi, siamo solo vassalli da usare come portantini in una battuta di caccia. Fine dell’Occidente conosciuto e inizio del nuovo medio evo.