25 APRILE. Questo anniversario della Liberazione è stato forse il più antifascista di sempre, perché ha moltiplicato la presenza di donne, anziani, ragazzi nelle piazze, da Milano a Roma
Milano, 25 aprile - foto LaPresse
Mentre il presidente Mattarella va in montagna con Piero Calamandrei ricordando il significato del 25 aprile, la presidente del consiglio sciorina al Corriere della Sera un fiume di parole quando ne bastava una. Difficilmente i due Palazzi romani hanno mostrato la diversità, svelato la distanza, interpretato il contrasto tra una cultura che affonda le radici nell’antifascismo e perciò nella Costituzione, e una ideologia liberticida che galleggia sui luoghi comuni del neo-post-fascismo.
Questo anniversario della Liberazione è stato forse il più antifascista di sempre, perché ha moltiplicato la presenza di donne, anziani, ragazzi nelle piazze, da Milano a Roma (come abbiamo documentato con la diretta-tv sul manifesto.it), rinnovando l’impegno alla resistenza antifascista e antirazzista. Dopo sei mesi di messa alla prova del governo più a destra della storia dal ’45 a oggi, sappiamo che sono sotto attacco i diritti individuali e collettivi, civili e sociali da parte di forze e personaggi che, per convinzione, sono estranei ai valori della Resistenza.
Speciale 25 Aprile ai tempi del governo di Giorgia Meloni: rivivi la diretta del manifesto
Per il partito di maggioranza il 25 aprile è ancora vissuto come il giorno della sconfitta, comunque camuffata, preferibilmente usando
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Commenta (0 Commenti)PASSATO E PRESENTE. È vero che il fascismo di Giorgia Meloni non coincide con quello di Benito Mussolini (diversamente da quello di alcuni suoi ministri o sodali), e però per quanto si controlli, poi le sfugge la verità: che anche lei una riflessione critica su quel ventennio non l’ha mai neppure tentata
Un gruppo di partigiani in una foto storica
Primo anniversario del 25 aprile in presenza di un governo che trae la sua ispirazione politico-culturale da quelli che in quella data furono sconfitti. Che la nostra festa possa essere realmente condivisa è evidentemente impossibile. Ha fatto bene l’Arci a produrre per questa occasione un manifesto su cui è scritto:”25 aprile divisivo. Per i fascisti “. Perché sia giorno di fierezza anche per gli attuali Ministri dovrebbero aver fatto la rivoluzione dentro sé stessi, quella che tanti giovani nell’immediato dopoguerra hanno saputo fare, al contrario di loro, che non ne hanno mai avuto il coraggio e l’intelligenza.
È vero che il fascismo di Giorgia Meloni non coincide con quello di Benito Mussolini (diversamente da quello di alcuni suoi ministri o sodali), e però per quanto si controlli, poi le sfugge la verità: che anche lei una riflessione critica su quel ventennio non l’ha mai neppure tentata. Mi ha colpito una sua frase rivelatrice, pronunciata pochi giorni fa mentre prendeva l’aereo per Addis Abeba : «È’ un po’ – ha detto con il tono colpevole di una Ong un po’ in ritardo – che non ci occupiamo dell’Africa». Vale a dire: che non l’aiutiamo come in passato.
Una frase terrificante, perché sembra inconsapevole di come sia stata «aiutata» dal nostro paese nei non lontanissimi anni ‘30. C’è da domandarsi se Giorgia abbia mai saputo cosa hanno fatto i fascisti quando dell’Etiopia, della Somalia, e della Libia si sono «occupati». L’epoca di “faccetta nera ti verremo a liberar “ – scritta che, ricordo, campeggiava sulla parete della mia aula scolastica – una delle pagine più vergognose della nostra storia patria.
Certo è vero che ora non andiamo in Africa con le bombe a gas, bensì a fare accordi commerciali e a concordare misure per impedire che gli africani godano degli stess
Leggi tutto: Partigiani con il coraggio del mondo nuovo - di Luciana Castellina
Commenta (0 Commenti)Dalle pagine di Repubblica, il segretario generale della Cgil mette in fila le scelte sbagliate dell'esecutivo su lavoro, fisco, Pnrr, Def, salari, 25 aprile. E rilancia le manifestazioni unitarie di maggio
"Il governo sta facendo scelte sbagliate sulle politiche per il lavoro e il fisco". Lo ha detto a La Repubblica Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. "Prosegue senza un disegno, con interventi non strutturali. Ci fa arretrare sul Pnrr. Ha fatto un Def sbagliato che taglia la spesa pubblica. E procede solo a colpi di propaganda. I lavoratori sono stufi dei salari troppo bassi e di essere il bancomat per chi fa grandi profitti e non paga le tasse. Noi ci mobiliteremo. Lo faremo, assieme a Cisl e Uil, con tre manifestazioni interregionali il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli. E andremo avanti fino a quando non avremo risposte alle nostre richieste dal governo. Anche con lo sciopero se necessario".
"Vogliamo aumentare i salari - ha aggiunto Landini -. Chiediamo un taglio di 5 punti del cuneo fiscale. E il fiscal drag, l'adeguamento delle detrazioni all'inflazione, per garantire aumenti reali di salari troppo bassi. Chiediamo di superare la precarietà anziché procedere a colpi di voucher e liberalizzazione dei contratti a termine senza causale. Chiediamo una riforma fiscale che sani disuguaglianze ormai non più accettabili con il lavoro tassato al 40%, la rendita immobiliare al 21%, quella finanziaria fino al 20%, il reddito degli autonomi al 15%. Vogliamo una vera riforma delle pensioni. Chiediamo di non tagliare, come fa il governo nel Def, la sanità e la scuola pubblica. Il governo sta smantellando il servizio sanitario nazionale. Ci sono liste d'attesa di anni. E per accedere alle prestazioni sanitarie troppo spesso bisogna pagare il privato. Medici e infermieri sono allo stremo. Serve un piano
RIFORME. Schlein, Conte, Fratoianni e altri alla Casa delle Donne. Gelo del leader 5 stelle sul Pd: «Non mi fido»
Assemblea per una agenda sociale condivisa presso la casa internazionale delle donne, Roma 22 aprile 2023. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Metti un pomeriggio a Trastevere, alla Casa delle donne, tutti i leader dell’opposizione a confrontarsi con la Rete dei numeri pari (network di centinaia di associazioni laiche e cattoliche) su una agenda sociale che mette al centro la lotta alle diseguaglianze. Ci sono Elly Schlein (in videocollegamento), Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Luigi De Magistris e Maurizio Acerbo di Rifondazione.
La Rete, per bocca del coordinatore Giuseppe De Marzo e del giurista Gaetano Azzariti chiede un «tavolo permanente» con le forze politiche, per «elaborare insieme un pensiero critico», che significa costruire un fronte fuori e dentro il Parlamento per fare argine alla destra e rimettere al centro della politica la Costituzione. Che vuol dire, innanzitutto, fare muro contro l’autonomia differenziata «che distruggerebbe lo stato sociale». E poi contro le politiche che generano precarietà e bassi salari, quelle sui migranti. E, in positivo, per il diritto all’abitare e la conversione ecologica. Barbara Tibaldi, della Fiom, ricorda come «il fascismo inizio a finire tra gli operai della Fiat con una serie di scioperi del 43 che nascevano da rivendicazioni salariali». E lancia il cuore oltre l’ostacolo: «Abbiamo liberato il paese una volta, possiamo farlo ancora».
Sulla natura della destra al governo ci sono pochi dubbi. «Quella di La Russa è propaganda fascista, non post fascista», dice Maura Cossutta. Anche Conte non si tira indietro. «C’è un progetto neoconservatore molto ambizioso, con venature reazionarie e autoritarie, che va contrastato in ogni modo. Questo governo è stato sottovalutato». Conte risponde sì all’appello sul tavolo permanente, e così fa anche la coordinatrice del Pd Marta Bonafoni, che segnala la novità avvenuta con
REPUBBLICA CIECA. Il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista non è una specifica norma, bensì un vero e proprio «paradigma» della Carta
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Eppure il presidente del Senato dice che «nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo».
Evidentemente non ha avuto tempo per leggere tutto il testo e non è riuscito ad arrivare alla XII disposizione transitoria e finale. Oppure – il che sarebbe peggio – ritiene che i principi scritti nella parte conclusiva del testo della Carta fondativa della nostra Repubblica democratica non abbiano un particolare valore. In effetti, egli ha dichiarato che solo la prima parte sarebbe «condivisa e incontestabile».
Mi dispiace deludere la seconda carica dello Stato, ma persino uno studente di giurisprudenza sa che le costituzioni devono essere interpretate «sistematicamente», mentre è la Consulta ad affermare la necessità di far riferimento all’insieme dei principi costituzionali e questi sono contenuti in tutte le disposizioni del testo, comprese quelle «finali».
IN PARTICOLARE, il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista rappresenta non solo una specifica norma, bensì è espressione di quel che è stato definito un vero e proprio «paradigma costituzionale», qualificando pertanto il nostro tipo di democrazia. La quale non è una democrazia «invertebrata», ma «pluralista e conflittuale», ovvero che rifiuta il principio autoritativo che invece si pone a fondamento di quei regimi politici che hanno assunto le forme storiche del fascismo e del nazismo in Europa nel corso del Novecento.
CHE NON BASTI dirsi «democratici» è dimostrato dal fatto che anche
Leggi tutto: La Carta straccia della seconda carica dello Stato - di Gaetano Azzariti
Commenta (0 Commenti)DIRITTI. L’abrogazione quasi totale della protezione speciale ripropone gli stessi dubbi di costituzionalità sollevati già nel 2018 anche dalla Presidenza della Repubblica
Le disposizioni previste dal decreto legge n. 20 del 2023, adesso approvato dal Senato, appaiono ben distanti dall’obiettivo conclamato nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio dei ministri a Cutro. Non si offre alcuna alternativa a coloro che sono costretti a tentare la via dell’attraversamento del Mediterraneo.
Per fare ingresso in Italia, e c’è il rischio che, con gli accordi con i paesi terzi, e con le loro guardie costiere, si peggiori significativamente la condizione dei potenziali richiedenti asilo in transito in quei paesi, che potrebbero essere soggetti a procedure indiscriminate di respingimento e di espulsione collettiva. Come si sta verificando in questi ultimi mesi proprio in Turchia, in Libia, soprattutto nella parte orientale, ed in Tunisia.
MENTRE, ALL’OMBRA dei servizi segreti, si intrecciano connessioni criminali in continua evoluzione, che raggiungono i livelli più elevati delle autorità di governo. Come è provato nel caso di diverse autorità libiche, quando non si finisce per agevolare l’involuzione autoritaria come è accaduto in questo periodo nel caso della Tunisia.
Il maggior ruolo che si vorrebbe attribuire in questi paesi all’Unhcr (l’Organismo dei diritti umani dell’Onu) trascura
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