GIOCO SPORCO. Palazzo Chigi impone la riscrittura dell’emendamento firmato da Lega, Fi e FdI. Tornano le divisioni. Oggi il voto finale al Senato
Al senato si discute decreto migranti Ostellari, Nicola Molteni, Massimiliano Romeo, Lega - LaPresse
Doveva essere la bandierina piantata a suggellare il successo dell’esecutivo e in particolare della Lega di Matteo Salvini, la dimostrazione che il governo delle destre mantiene le promesse fatte agli elettori: in questo caso un taglio drastico alla protezione speciale definita per settimane come un’anomalia tutta italiana.
Ma è bastata una manciata di minuti per trasformare una vittoria che si pensava ormai già in tasca in una disfatta, imbarazzante per palazzo Chigi e la maggioranza. Al momento di votare gli emendamenti all’articolo 7 del decreto Cutro, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni chiede a sorpresa di sospendere i lavori in corso nell’aula di palazzo Madama.
Quando si ricomincia tocca al senatore Maurizio Gasparri comunicare l’intenzione della maggioranza di rimettere mano all’emendamento che Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega avevano sottoscritto proprio per limitare la protezione speciale. Il motivo va cercato in una frase contenuta nel testo e che prevede lo stop agli obblighi costituzionali e internazionali sottoscritti dall’Italia nel valutare la concessione della protezione.
Non proprio una cosetta da poco, perché se
Leggi tutto: Maggioranza e governo litigano sulla protezione Il Pd: «Sono nel caos» - di Carlo Lania
Commenta (0 Commenti)Il ministro Lollobrigida rilancia le teorie di estrema destra del complotto: «No alla sostituzione etnica». E Meloni: «Non servono migranti, ma far lavorare le donne». Mattarella ieri da Auschwitz: «Fascisti complici dei nazisti. Razzismo e indifferenza sono in agguato»
POLITICA. Lollobrigida: «Incentivare le nascite». Schlein: «Parole disgustose». Il ministro insiste: «La nostra etnia va difesa»
Francesco Lollobrigida al congresso confederale della Cisal - foto Ansa
«Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica»: chissà se il ministro Francesco Lollobrigida, pronunciando queste parole dal congresso della Cisal, si rendeva conto di quanto deflagranti fossero. Il testa a testa tra destra leghista e destra tricolore per la palma dei più rigidi e feroci contro l’immigrazione fa brutti scherzi, specialmente se coniugato con la tendenza degli esponenti di maggioranza a riflettere poco prima di parlare. L’affermazione di Lollobrigida, ministro e altissimo ufficiale di FdI oltre che cognato della premier, è una bomba che giustifica in pieno le reazioni corali e sdegnate dell’intera opposizione, a partire dalla segretaria del Pd Schlein: «Parole disgustose e inaccettabili che hanno il sapore del suprematismo bianco. Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze».
È probabile che alla premier la formula poco assennata adoperata dal suo fedelissimo nelle vesti di ministro non sia effettivamente piaciuta, a palazzo Chigi rispondono che «a Lollobrigida è un po’ sfuggita la frizione». Ma nella sostanza Meloni concorda. Anche lei, del resto, è impegnata nel poco nobile testa a testa con Salvini e con la Lega e in passato a sua volta si è scagliata spesso e molto volentieri contro la «sostituzione etnica». La sua formula, dal Salone del Mobile a Rho, è più accorta di quella di Lollobrigida ma altrettanto fuori
Leggi tutto: Il cuore nero dell’esecutivo: «No alla sostituzione etnica» - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)Nel Def, spiega la segretaria confederale Cgil Daniela Barbaresi, nessuna risposta "alle nostre richieste per rilanciare il Ssn. Ora tutti in piazza"
Nulla per le assunzioni, nulla per l’adeguamento delle retribuzioni, nulla per l’innovazione tecnologia. Il destino della sanità pubblica è tracciato ma le tre confederazioni sindacali, anche attraverso la mobilitazione, vogliono cambiare la rotta del declino del Servizio sanitario. Ne parliamo con Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil.
La settimana scorsa è stato presentato il Documento di economia e finanza, dalla lettura dei testi sia per la sanità che per il welfare non solo non c’è aumento di spesa ma si riducono le risorse. Quale allora il destino della sanità pubblica?
È un destino tracciato ma necessariamente da riscrivere. Nel Def si programma la riduzione della spesa sanitaria in maniera pesante, nel 2024 scenderà del 2,4% rispetto all'anno in corso e il fatto che in rapporto al Pil la spesa sanitaria affonderà al 6,2% a partire dal 2025 rappresenta il valore più basso degli ultimi decenni, il valore più basso che si ricordi. E se si consideri che già adesso l'Italia è fanalino di coda in Europa per spesa per la salute, ben al di sotto della media europea e lontanissimi dai paesi più avanzati come Francia e Germania. È una situazione davvero insostenibile. Di fatto si sta programmando e pianificando il collasso del sistema sanitario nazionale, che già oggi è in condizioni di estrema difficoltà. Il paradosso è che mentre si prevede per il prossimo triennio un aumento del Pil del 3,6%, l’aumento previsto per la spesa sanitaria è dello 0,6% un sesto dell’incremento del Pil. Questo significa che si è scelto consapevolmente di programmare il ridimensionamento del sistema sanitario nazionale che non corrisponde ai comunicati dell’ufficio stampa del Ministro della salute. Si mina il diritto alla salute delle persone. In questo contesto il Ministro Schillaci si limita a fare annunci o addirittura auspici: è a dir poco imbarazzante. Ha dichiarato che “spera si trovino le risorse”. Lui è il ministro, spetta al Governo trovarle.
Altra questione a dir poco imbarazzante. Schillaci sostiene di aver fatto molto per il personale e invece nel Def si conferma in maniera plastica esattamente l'opposto. Sul fronte del personale non c'è assolutamente nulla, né per i rinnovi dei contratti né per un piano straordinario di assunzioni, né per dare risposte ai professionisti sanitari che hanno mandato avanti il sistema con sacrifici enormi. Tantomeno il superamento del blocco della spesa del personale. In realtà siamo di fronte a due emergenze. La prima è quella di trovare e assumere personale, la seconda è evitare la fuga di medici e infermieri che
Leggi tutto: Sanità al centro della mobilitazione - di Roberta Lisi
(ANSA) - BOLOGNA, 16 APR - Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, condannato in primo grado proprio per la gestione dei migranti nel paese della Locride, sarà l'ospite d'onore alla tradizionale festa del 25 aprile che si svolge ogni anno in via del Pratello, a Bologna.
Ma la cosa - come riporta il Corriere di Bologna - non piace a Fratelli d'Italia che chiede al Comune se "intende autorizzare questa presenza?" e suggerisce di ritirare l'ok alla manifestazione o, quantomeno, spostarla fuori dal centro.
"C'è un filo sottile e spontaneo che da anni lega Riace, una piccola realtà della Calabria che se non fosse stato per i Bronzi nessuno avrebbe mai neanche saputo che esisteva, a Bologna - dice l'ex primo cittadino della Locride al quotidiano - una capitale della Resistenza in cui sono particolarmente contento di poter festeggiare il 25 aprile". Lucano ricorda ancora con piacere le telefonata ricevuta dopo la condanna dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore. "So che la mia presenza potrebbe suscitare polemiche — riconosce — ma non ho chiesto io di essere presente".
Per il centrodestra bolognese si tratta dell'ennesimo scivolone su una manifestazione dove la giunta Lepore "ha dimostrato la sua schizofrenia", dicono il capogruppo in Comune di FdI Stefano Cavedagna e il consigliere Fabio Brinati. "Ora scopriamo che verrà chiamato Mimmo Lucano, ex sindaco condannato in primo grado per la gestione migranti. Il Comune lo sa? Intende autorizzare questa presenza? La manifestazione si può tranquillamente non autorizzare o, come diciamo da tempo, può essere sposata in una zona fuori che non dia fastidio ai residenti". (ANSA).
Dalle pagine del Corriere della Sera, il segretario generale della Cgil si domanda: "Cosa ci fa un dipendente di 40 euro al mese in più se per avere una visita medica in tempi accettabili ne deve pagare 250?"
"Sul carrello della spesa si stanno facendo profitti esagerati, perché negli ultimi mesi i costi di produzione sono molto scesi, pensiamo al prezzo del gas, mentre gli aumenti per le famiglie hanno continuato a correre". A denunciarlo è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in un'intervista al Corriere della Sera. Intanto, "i salari - evidenzia il leader sindacale - devono aumentare. Dall'inizio di quest'ondata d'inflazione si sente parlare solo del rischio che i rinnovi dei contratti inneschino una spirale prezzi-salari".
Quel che si è visto è diverso: "salari fermi e profitti delle imprese in crescita, che ora non ritirano gli aumenti anche se producono a costi molto minori di sei mesi fa. E investimenti delle imprese comunque deboli. A fronte di imprese che non moderano i rincari diventa indispensabile - rimarca - un contributo straordinario di solidarietà sui profitti".
Landini ricorda come in Italia il salario in media è tassato al 40%, "mentre la rendita immobiliare al massimo al 21%. E persino la parte più ricca del lavoro autonomo al 15%. Questa come la vogliamo chiamare,
Leggi tutto: Landini: «Salari fermi, profitti in crescita: così non va»
MIGRANTI. Dall'Etiopia, Meloni rivendica a sé gli emendamenti voluti dalla Lega. Salvini rilancia: li ho voluti io. E tutte le destre ripetono la falsità che solo l'Italia ha una forma di protezione del genere. Schlein: «E' una vergogna»
Giorgia Meloni ieri ad Addis Abeba - Ansa
La rivendicazione di Giorgia Meloni arriva da Addis Abeba, subito dopo le foto abbracciata ai bambini africani e l’inno d’Italia fatto cantare a ragazze e ragazzi etiopi. «Io mi do come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d’Europa». Dunque direttamente la presidente del Consiglio mette la firma sull’operazione all’origine imposta da Salvini al resto della maggioranza. L’emendamento al decreto Cutro, arrivato venerdì in prima commissione al senato, del resto lo hanno firmato i capigruppo di tutti e tre i partiti della destra di governo. Riporta le lancette indietro ai decreti Salvini del governo Conte uno. Dunque è il capo leghista a dover correre a riappropriarsi del successo: «Grazie a un emendamento voluto dalla Lega stop alla protezione speciale allargata a dismisura dalla sinistra – dichiara lesto -. Per colpa di questo status presente unicamente nel nostro Paese l’Italia era diventata una meta ancora più ambita».
Per tutta la giornata di ieri, diversi esponenti di maggioranza ripetono la falsa informazione. Come il
Leggi tutto: «Protezione speciale, sono io che l’abolisco» - di Andrea Fabozzi
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