Il segretario generale della Cgil a Potenza torna all'incontro di ieri a Palazzo Chigi: "Metodo sbagliato. Non c'è alcun confronto, così non si ascoltano lavoratori, pensionati e giovani"
"Il metodo non può essere quello di essere chiamati la domenica sera per provvedimenti già decisi, così il confronto sindacale non esiste". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, commentando l'incontro col governo in occasione del Primo Maggio. "Essere chiamati dopo quattro mesi senza confronto - aggiunge -. Un metodo di questa natura significa non riconoscere a lavoratori, pensionati e giovani il ruolo che il sindacato deve avere per far crescere e migliorare questo Paese".
"L'abbiamo detto in modo molto chiaro, bisogna cambiare il metodo che è sostanza. Nel merito, i cambiamenti sul cuneo contributivo vanno nella nostra direzione, è un primo risultato ma è un'una tantum, transitorio e non strutturale. Un aumento di 50-60 euro al mese che si aggiungono a quelli già ottenuti. Una misura importante, ma insufficiente a rispondere al problema del potere d'acquisto dei salari".
Nello stesso provvedimento, intanto "si allarga la precarietà: si ragiona sull'aumento dei voucher nel turismo, si liberalizzano i contratti a termine, si fa cassa tagliando sul reddito di cittadinanza. Tutto questo è sbagliato, significa non dare un futuro ai giovani. Intanto si vuole fare una riforma fiscale che va verso la flat tax, senza affrontare il problema di fondo
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INTERVISTA. Parla Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil
Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, che Primo maggio è quello del 2023?
Un Primo maggio di lotta perché anticipa le giornate di mobilitazione che avremo a maggio. Io, dopo due volte a Portella della Ginestra, una assieme ad un gigante come Emanuele Macaluso, sarò a Empoli, uno di quei luoghi in cui si è mantenuta la tradizione di una festa di popolo.
Se dal governo non avremo ancora risposte, la nostra reazione sarà ferma e unitaria. Senza escludere nessuno strumento, neanche lo sciopero
Se dovesse incontrare un precario poco convinto di festeggiare e di iscriversi ai sindacati come lo convincerebbe a partecipare alla commemorazione della festa del lavoro?
Premesso che ne incontro tanti di precari, non solo il Primo maggio. Gli direi con semplicità che quando sono stata insegnante precaria anch’io ho capito che solo la lotta collettiva consente di ottenere risultati, solo la consapevolezza di classe. Capisco che sembrano parole d’antan in epoca di individualismo imperante ma bisogna tornare al concetto di classe, di condizioni e interessi di classe perché è l’unico modo di unirci e aiutarci insieme per ottenere risultati. Il sindacato in questi anni ha ottenuto risultati insperati: il blocco dei licenziamenti in pandemia, le conquiste di diritti e salari per i rider e in Amazon. Solo assieme si può
C'È DEL LAVORO DA FARE. Domani il governo vara il taglio al «reddito di cittadinanza» e un’altra spinta alla precarietà. Cgil, Cisl e Uil a Potenza. La loro protesta prosegue a Bologna il 6, a Milano il 13 e a Napoli il 20 maggio. Usb a Bologna e in altre città e organizza uno sciopero generale il 26. Domani Largo Torre Argentina a Roma manifestazione per la difesa e l’estensione del reddito incondizionato. E il 27 maggio corteo nazionale nella Capitale
Primo Maggio a Torino - LaPresse
Insidioso, spregevole e provocatorio. Il «Decreto lavoro» che sarà varato dal governo Meloni domani mattina, lunedì primo maggio festa dei lavoratori, darà un’altra spinta alla precarietà neutralizzando il già insufficiente «Decreto dignità»; taglierà il«reddito di cittadinanza» trasformandolo definitivamente in un sistema di Workfare a due gambe: l’«assegno di inclusione» (Asi) e lo «strumento di attivazione» (Sda) (sempre che restino questi gli acronimi); metterà spiccioli nelle buste paga dei lavoratori con redditi medio-bassi attraverso il taglio di un punto del cuneo fiscale fino a 35 mila euro grazie ai 3,4 miliardi ritagliati dal Documento di Economia e finanza (Def). Presto, questi soldi, saranno mangiati dall’inflazione.
QUELLA DI MELONI & CO. è un’operazione politica a sicuro effetto mediatico attraverso la quale cerca di usare l’indebolito simbolo del Primo maggio. E contrapporre i lavoratori ai «poveri» . Non è un’operazione banale. Intende togliere gli argomenti agli avversari divisi e a inquinare le acque della storia. Da questo punto di vista il Primo maggio è un boccone succulento.
«IL SOGNO DI UN’ALTRA umanità» l’ha definito ieri la storica francese Danielle Tartakowsky in una splendida intervista sul sito reporterre.net. «Una festa rivoluzionaria contro il lavoro mercificato e alienato» scrisse Il Manifesto in un memorabile editoriale del 1971. Queste, e altre idee, sono state associate al primo maggio nel corso di una storia iniziata con la strage di Haymarket Square a Chicago nel 1886, rilanciata nel 1889 come giornata mondiale a Parigi. Allora il Primo maggio era una lotta per la diminuzione dell’orario di lavoro. Poi ha
Commenta (0 Commenti)Non servono passerelle, ma un luogo di elaborazione collettiva tra forze sociali e politiche che, con metodo democratico definisca una strategia della sinistra che inveri ora la Costituzione
Quel che noi chiediamo alle forze politiche è di uscire dalla retorica della costituzione, per prenderla sul serio, prendere sul serio la portata normativa del nostro patto sociale. Non è, infatti, tollerabile dividere l’Italia in nome di una isolata disposizione costituzionale, letta fuori contesto, (l’art. 116, III co) dimenticando il principio fondamentale dell’articolo 5 che impone l’unità della Repubblica, dell’articolo 3 che prescrive il rispetto del principio d’eguaglianza su tutto il territorio nazionale, dell’articolo 2 che richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Non è sopportabile che si dimentichi che la nostra costituzione dispone di riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo su tutto il territorio nazionale, per andare invece solo alla ricerca delle tutele minime dei diritti sociali e civili mediante una generale e generica “determinazioni” governativa dei Lep. Riscrivendo in tal modo per intero lo stato sociale utilizzando una Cabine di regia, formalmente assistita da una Commissione, la quale, per quanto quest’ultima possa essere ritenuta autorevole, è pur sempre un organo tecnico senza rappresentanza; escludendo invece il vero organo della rappresentanza reale, che è il Parlamento.
Non è accettabile che si favorisca la precarietà perseguendo nelle miopi politiche sulla flessibilità del lavoro sin qui adottate, che si voglia cancellare qualunque forma di
Commenta (0 Commenti)Il Sipri certifica l'incremento esponenziale degli investimenti bellici nel mondo: siamo arrivati a 2.240 miliardi di dollari. L'analisi di Francesco Vignarca
Il 2022 è un anno da record per la spesa in armi dei governi di tutto il mondo: 2.240 miliardi di dollari, pari a un aumento del 3,7% in termini reali rispetto all’anno precedente. Sono i numeri che emergono dal rapporto del Sipri, lo Stockholm International Peace Research Institute. A renderli noti la Rete italiana pace e disarmo, il cui coordinatore, Francesco Vignarca, ci spiega che si stanno rafforzando numerose tendenze, a livello globale come anche nello specifico dei singoli Stati.
“A livello globale l'accelerazione dell’aumento della spesa in armamenti è stata evidente con la guerra in Ucraina, ma la crescita negli ultimi anni è stata continua, tanto che dal 2000 siamo giunti a un 35% in più rispetto alla fine della guerra fredda – dice Vignar
Leggi tutto: Report armi 2022: il record della spesa mondiale - di Simona Ciaramitaro
SCENARI . Il processo della ricostruzione deve essere intrecciato, secondo il governo italiano, a quello dell’adesione dell’Ucraina all’Unione europea e alla sua integrazione nel mercato comune. Ecco il punto dell’ambiguità. Perché quello che avviene in realtà sul terreno dei rapporti tra Ucraina ed Unione europea mostra invece una realtà a dir poco opposta
Il ritorno sulla scena del conflitto ucraino della diplomazia cinese segna la giornata di ieri tra le più importanti per chi pensa ad una soluzione negoziata della crisi che si è ufficialmente aperta con l’invasione russa dell’Ucraina un anno e due mesi fa.
L’attesa telefonata di Xi Jinping è stata per Zelensky «lunga e significativa» accompagnata anche del rilancio degli scambi bilaterali con la nomina dell’ambasciatore ucraino a Pechino; per parte sua Xi ha insistito sulla linea cinese: «Il dialogo e il negoziato per la pace sono l’unica via d’uscita praticabile», aggiungendo che «non ci sono vincitori in una guerra nucleare», con chiaro monito per una crisi appesa all’uso sfrenato di armi sempre più micidiali e che rischia la «linea rossa» dell’atomica; e ribadendo, nonostante che Pechino non abbia messo sanzioni a Mosca e anzi difenda il rapporto «indistruttibile» con la Russia, che «il rispetto reciproco di sovranità e integrità territoriale è la base politica delle relazioni Cina-Ucraina».
Positive ma fredde le reazioni di Mosca e di Washington, ma l’avere allacciato questo dialogo è probabilmente una svolta nei rapporti internazionali appesi alla guerra ucraina, e anche al confronto, per ora solo di teatro, Usa-Cina per la crisi di Taiwan.
Di altro segno, se non opposto, la conferenza bilaterale tra Italia e Ucraina per la ricostruzione della martoriata Ucraina che si è svolta ieri a Roma. A guerra però non ancora conclusa, e anzi ogni giorno più sanguinosa.
Alla conferenza la premier Meloni ha portato come interlocutori del dividendo di guerra che si apre, ben 600 aziende italiane. «Parlare della ricostruzione dell’Ucraina – dice Meloni – significa scommettere sulla vittoria e
Leggi tutto: La Cina dialoga. E dall’Est Europa sì alle armi no al grano - di Tommaso Di Francesco
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