INTERVISTA. Parla il segretario della Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc-Cgil) Francesco Sinopoli: "Nel decreto aiuti bis il governo ha creato una categoria di 32 mila persone. Sta dicendo che gli altri 800 mila docenti sono "inesperti"? Il provvedimento va stralciato, non esistono ragioni di urgenza. L'agenda Draghi si conferma un disastro: ripropone la solita ideologia neoliberale e non stanzia risorse per il lavoro. Se ne accorgerà chi pensa di sventolarla in campagna elettorale"
Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil
Il «Decreto aiuti bis» varato dal governo Draghi ha istituito la figura del «docente esperto» che guadagnerà 5.650 euro in più sotto forma di «assegno ad personam» percepito in nove anni di formazione continua.
Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil, dopo questo colpo di mano in piena estate cosa lascia l’«Agenda Draghi» in eredità alla scuola?
Lascia un’impostazione basata sulla competizione e ripropone la solita ideologia neoliberale povera di risorse economiche. Si tagliano le risorse e si spingono le persone a competere sulle briciole. Il «docente esperto» è un provvedimento esemplare di questa impostazione. Hanno scelto una definizione offensiva per l’intera categoria. Ai 32 mila «esperti» scelti nei prossimi quattro anni corrisponderanno 800 mila insegnanti «inesperti»? Questo governo è riuscito a fare peggio di un’altra «riforma», quella chiamata «Buona scuola» da Matteo Renzi.
Il provvedimento sarà discusso in Senato dal 5 settembre in poi. Cosa chiedete?
Lo stralcio. Se dobbiamo discutere di formazione dei docenti allora bisogna farlo nel contratto collettivo nazionale, e a partire da un’idea di scuola completamente diversa. Un esempio concreto è il piano quinquennale di formazione che accompagnò la riforma della scuola elementare nel 1990. Non a caso quella che Mariastella Gelmini cercò di distruggere nel 2008.
È sicuro? Diranno che è essenziale altrimenti il «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) si ferma e per l’Italia sarà una catastrofe…
Ma finiamola con questa favola del «Ce lo chiede l’Europa». Perché lo chiede a noi e non alla Spagna, per esempio? A me sembra invece che questo provvedimento sia stato scritto a Roma e sia stato mandato a Bruxelles affinché qualcuno chiedesse la realizzazione di una misura improponibile. Ma perché devono offendere la nostra intelligenza?
Perché il governo Draghi ha finanziato una norma così modesta, ma esemplare, invece di rinnovare il contratto nazionale fermo da più di tre anni?
Perché chi decide sulla scuola non ritiene che la condizione dei docenti sia importante. Il fatto che non siano sufficientemente retribuiti non è considerato un problema per il paese. E si ritiene che lavorerebbero meglio se entrassero in competizione e non per il lavoro che fanno ogni giorno. Le scelte sulla scuola sono state fatte da Palazzo Chigi e dal ministero dell’Economia. Insieme agli altri sindacati della scuola abbiamo fatto due scioperi in meno di un anno contro questo governo che, sin dai primi interventi, si è caratterizzato per la riduzione della spesa per gli «organici Covid» necessari anche per il funzionamento ordinario come i dirigenti scolastici possono confermare.
I partiti dell’ex maggioranza erano divisi su tutto, tranne che sulla scuola. Come lo spiega questo consenso trasversale?
Con l’ideologia neoliberale che ispira da molti anni le politiche dell’istruzione e della ricerca. Poi è arrivata la campagna elettorale e sembra che il «docente esperto» non abbia paternità. Sono degli irresponsabili. Piuttosto stralcino la norma. Non esistono ragioni di urgenza che possano motivare un intervento simile. Se pensano di fare campagna elettorale nelle scuole con in mano l’agenda Draghi forse non hanno capito quanto sia impopolare.
Cosa pensa di una candidatura dell’ex ministra dell’istruzione Mariastella Gelmini con il cosiddetto «centro-sinistra»?
Le sue «riforme» della scuola e dell’università, unite con i tagli di Tremonti e Berlusconi, nel 2008 sono stati disastrosi e giustamente sollevarono un grande movimento di opposizione. Ha rivendicato il provvedimento sul «docente esperto», insieme a Valentina Aprea che all’epoca era sottosegretaria all’Istruzione. Se pensano di andare a chiedere voti nelle scuole credo che diventerà un problema per chi la candiderà.
Tuttavia la scuola non sembra una priorità nella campagna elettorale…
Non mi meraviglia, purtroppo. La priorità è trovare risorse aggiuntive per il rinnovo del contratto nell’istruzione e ricerca. Bisogna dare un segnale di attenzione e rispetto per chi lavora. Aspettiamo di vedere quello delle forze politiche e del prossimo governo. Il nostro programma non cambia.