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Emilia-Romagna Regione di Pace che ripudia la guerra

Al Presidente della Regione Emilia-Romagna
MICHELE DE PASCALE
Signor Presidente,
l’umanità attraversa un passaggio storico epocale, caratterizzato contemporaneamente dalla crisi sistemica globale – climatica, energetica, idrica, migratoria – e dalla ridefinizione degli assetti di potere globale. Entrambi i processi generano crescenti conflitti internazionali, che degenerano in guerre ed in enormi movimenti migratori, e i cui indicatori sono sempre più preoccupanti: le spese militari – globali e nazionali – non avevano mai raggiunto l’accelerazione in corso (dati SIPRI: 2443 miliardi di dollari nel 2024; dati Milex per l’Italia 32 miliardi di euro), che sottrae risorse agli investimenti civili e sociali; il pericolo di guerra nucleare non è mai stato così alto (dati Bollettino scienziati atomici: 90 secondi dalla mezzanotte nucleare); non era mai avvenuto prima un conflitto bellico in Europa che vede fronteggiarsi, seppur a distanza, due potenze atomiche; non abbiamo mai assistito prima al genocidio di un popolo in diretta televisiva, come quello dei palestinesi a Gaza; le Nazioni Unite non erano mai state bombardate prima d’ora, e non metaforicamente, oltre che rese impotenti nella capacità di interventi di peacekeeping (le cui risorse sono pari allo 0.3% delle spese militari).
Ma la degenerazione bellica dei conflitti è solo la punta dell’iceberg di un sistema di guerra che prepara e legittima questo esito: è il punto di esplosione di una lunga e articolata filiera di guerra. Rispetto alla quale se le Regioni non possono fermare direttamente la violenza delle guerre una volta avviate, possono invece contribuire attivamente a decostruirne la filiera, sui piani culturale, strutturale e normativo, ed a costruirne le alternative. Non solo, peraltro, nell’interesse generale del Paese, ma anche in quello specifico dei suoi cittadini, visti i gravosi e crescenti tagli ai trasferimenti dallo Stato centrale agli Enti Locali a fronte dei crescenti trasferimenti alle spese militari, che nel 2025 rompono per la prima volta la barriera dei 30 miliardi di euro, ma sono destinate a salire ancora di molto. Si tratta, dunque, di mettere in campo politiche attive di pace, a livello territoriale, su molti piani interconnessi. Come richiesto dalla straordinaria mobilitazione per una Emilia-Romagna regione di pace che si è svolta il 1° gennaio 2025 da Piacenza a Rimini.
Ecco, di seguito, alcuni esempi di politiche attive di pace che possono essere adottate.
Sul piano strutturale:
- Monitorare le attività economiche e finanziarie che nel territorio regionale si occupano –direttamente o indirettamente – di produzione di materiale bellico e sostenere i percorsi di riconversione civile delle medesime aziende, istituendo una peace list;
- istituire un fondo regionale, di concerto con i sindacati, per supportare i lavoratori che decidessero di fare obiezione di coscienza all’industria bellica;
- adottare un codice etico war free per gli appalti pubblici regionali, le sponsorizzazioni e le collaborazioni, sotto qualunque forma denominati;
- aderire e promuovere campagne nazionali per il disarmo e l’economia di pace anziché di guerra.
Sul piano culturale:
- Sottoscrivere un protocollo con l’Ufficio Scolastico Regionale per arginare la “militarizzazione delle scuole” dell’Emilia-Romagna e, invece, promuovere e finanziare percorsi di educazione alla pace in tutte le scuole e di formazione alla nonviolenza per insegnanti e educatori;
- organizzare nei luoghi della memoria della nostra regione – da Monte Sole a Fossoli, da Casa Cervi a Villa Emma – soggiorni estivi di formazione alla risoluzione nonviolenta dei conflitti con “gruppi misti” di bambini/e e ragazzi/e provenienti dai paesi in guerra (russi e ucraini, israeliani e palestinesi, ecc.) ed emiliano-romagnoli, in collaborazione con le organizzazioni
pacifiste e nonviolente nazionali e internazionali;
- realizzare di un Festival della Pace e della Nonviolenza, a cadenza annuale, itinerante sui territori della regione in collaborazione con i Comuni e le organizzazioni pacifiste e nonviolente dei diversi territori;
- farsi promotrice di una “Accademia della pace”, in collaborazione con la rete Runipace e i centri di ricerca presenti sul territorio regionale, per promuovere la ricerca e la formazione alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, su tutte le scale, come competenza distintiva della Regione (della quale un primo passo potrebbe consistere nel favorire il confronto su scala regionale tra gli Atenei aderenti a Runipace, il potenziamento degli insegnamenti su nonviolenza e gestione dei conflitti nei diversi corsi di laurea: economia, scienze sociali, psicologia, giornalismo, diritto, ecc.).
Sul piano normativo e delle politiche attive:
- Aggiornare, integrare e finanziare adeguatamente, a questo scopo, la Legge regionale 12/02 sulla cooperazione internazionale e la pace;
- costituire corridoi umanitari per i profughi dai paesi in guerra, in particolare per i minori palestinesi, e strumenti di protezione alle vittime dei conflitti e della violenza;
- riconoscere lo status di rifugiato agli obiettori di coscienza e disertori di tutte le guerre in corso;
- prevedere percorsi di supporto specifici nell’accoglienza dei migranti e delle migranti, di ogni età, che provengono da paesi in guerra e ne portano il trauma e favorire, sul nostro territorio, esperienze di dialogo e di riconoscimento reciproco tra gruppi e comunità che vivono in Emilia-Romagna e i cui paesi di provenienza sono tra loro ostili;
- aderire alla campagna nazionale per la “Difesa civile non armata e nonviolenta” ed avviarne la sperimentazione locale, anche in collegamento con i progetti di servizio civile regionale.
Come vede, Signor Presidente, si tratta di un insieme di misure, coerenti e coordinate, per fare dell’Emilia-Romagna una “Regione di pace che ripudia la guerra”.
La condizione necessaria per poter realizzare progressivamente questa agenda di politiche attive di pace è dotare il governo della Regione di una Delega alla pace ed alla nonviolenza, non simbolica, ma strutturale e strutturata, ossia dotata:
1. di un capitolo di bilancio ad essa specificamente dedicato;
2. di una struttura organizzativa di supporto;
3. di un Tavolo della pace permanente di concertazione con le organizzazioni della società civile impegnate per la pace e la nonviolenza.
La Regione non potrà fermare le guerre ma sicuramente potrà preparare la pace, secondo l’adagio nonviolento, caro ad Aldo Capitini: “se vuoi la pace, prepara la pace”. Per questo Le rivolgiamo fiduciosa richiesta di tempestivo incontro, al fine di ascoltare le Sue indicazioni e condividere le migliori decisioni che vorrà assumere.
Le Reti Centri Comitati e Movimenti per la pace e la nonviolenza in Emilia-Romagna
Reti Europe for Peace e Portico della Pace - BOLOGNA
Rete Overall Faenza Multiculturale - FAENZA
Movimento Nonviolento - FERRARA
Centro per la Pace "Annalena Tonelli" - FORLI
Comitato Pace e Diritti - IMOLA
Rete Tam Tam Tavolo Associazioni di Pace - MODENA
Rete Casa della Pace - PARMA
Rete Europe for Peace - PIACENZA
Rete Europe for Peace REGGIO EMILIA
Rete Pace RIMINI
Bologna, 17 gennaio 2025