Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Festa Unità della Germania

Oggi, tre ottobre, si festeggia la riunificazione della Germania. I risultati delle elezioni politiche, sarebbero già sufficienti a fotografare „lo Stato dell'Unione“. Senza entrare nella complessa disamina del voto, basti dire che , nelle 6 regioni della ex DDR, i partiti che alcuni vorrebbero definire come rappresentanti degli opposti estremismi (Die Linke e AfD) rappresentano il 40% dell'elettorato, una consistenza elevatissima rispetto ai Laender occidentali. Inoltre, in non pochi collegi elettorali entrambe i partiti hanno raggiunto percentuali del 30, 35%. A Berlin, che non perde mai il palma res di metropoli di sinistra, i Die Linke toccano il 18,8% e sono il secondo partito dopo la CDU (22.7%) e lasciano al terzo posto la SPD che arriva a poco meno del 18%, pur essendo il partito che esprime il Sindaco Metropolitano.

In questa colorazione elettorale, dominata dal Nero di quelli che noi chiameremmo „democratici cristiani“, e da concentrazioni di rosa socialdemocratico, di verde ambientalista e di giallo liberale, le regioni dell'Est hanno una connotazione del tutto anomala e specifica che lasciano pensare ad esperienze fallite.

Se il reddito procapite all'Est è di 18.465 euro e all'Ovest è di 22.312 euro, se all'Est la disoccupazione è al 7,1% (non tenendo conto della precarietà dilagante) e all'Ovest è al 5,1%, se i centri di ricerca sono in occidente il triplo che all'oriente, se il pendolarismo da Est verso Ovest è il triplo di quello inverso, se all'Est l'età media degli abitanti è più alta di 4-5 anni, solo per citare alcuni dati, parlare di festa dell'annessione (Anschluss) non è del tutto fuori luogo.

Anche restando in superficie si può comprendere che mantenere dopo 27 anni le „gabbie salariali“, ovvero „disparità di trattamento a parità di lavoro e di qualificazione“ tra ossis e wessis nella stessa città di Berlino e nelle stesse aziende non abbia alcun senso e sia un semplice strumento di mortificazione della dignità dei cosidetti fratelli tedeschi. D'altra parte tutta la storia della unificazione monetaria e della „privatizzazione“, per i tempi e i metodi imposti a forza, avevano l'obiettivo di cancellare 40 anni di storia tedesca dell'est attraverso il sistematico annientamento dell'apparato industriale, la mortificazione della dignità dei lavoratori e il depauperamento dei cittadini, costruendo al contempo le basi per un rilancio dell'apparato industriale dell'Ovest.

L'unificazione economica ha fallito e la convergenza tra Est e Ovest è rimandata a chissà quanti decenni: nel frattempo invece di „sviluppo“ il nuovo mezzogiorno tedesco dovrà accontentarsi di „assistenza“. Come se non bastasse, i Governi tedeschi, con l'appoggio dei media, hanno propagandato per decenni questa fallimentare ed eticamente discutibile operazione, come frutto della generosità dell'occidente verso un popolo di tedeschi di serie B, aggiungendo al danno la beffa

Ovvio che oggi non si farà un bilancio vero ma solo una propaganda magari meno enfatica. Qualche anno fa il Governo, al fine di mettersi qualche penna di pavone per l'anniversario di Ottobre, commissionò un sondaggio sulle opinioni degli abitanti della ex Germania orientale nel merito della qualità della loro nuova vita. I risultati furono molto sorprendenti risultando troppo numerosi coloro che dichiaravano di „stare meglio prima“ e che „la vita nella DDR non era poi così male“. Insomma i parenti poveri, ingrati!!! non si mostravano contenti della bontà dei riccastri. Dopo quella delusione non mi risulta che si siano più fatte indagini del genere.

Perchè questo pistolottino, piuttosto inusuale? Perchè mi viene il dubbio che il modello di unificazione monetaria (che poi condiziona tantissimo quella politica) adottato per la Germania Est possa essere lo stesso che si pratica per il processo di unificazione europea, purtroppo con gli stessi risultati. Questa storia dei „compiti a casa“ che gli altri paesi dovrebbero fare, delle privatizzazioni imposte agli altri, questa idea luminosa di Schroeder (Cancelliere del Partito Socialdemocratico, partito che, non a caso ha raggiunto il minimo storico dal dopoguerra!) circa la riduzione delle tasse ai ricchi e la riforma del mercato del lavoro (v. Agenda 2010) per creare lavoro precario, trasformando i disoccupati in lavoratori sempre più poveri, questa convinzione nella assoluta superiorità del proprio modello e del proprio punto di vista, questa „tendenza alla totalità“, come qualcuno l'ha chiamata, non potrebbe essere la ripetizione in grande dell'esperimento della unificazione tedesca? E visto come hanno trattato i cugini allora e i greci, più recentemente, che trattamento ci attende se non gli facciamo cambiare idea abbastanza prestino?

La Vox populi afferma che i tedeschi amino gli italiani senza stimarli e che gli italiani stimino i tedeschi senza amarli. Se ci fosse del vero in questi luoghi comuni, sarebbe meglio che ci dessimo da fare per essere amati di meno e stimati di più, così come noi forse faremmo bene ad abbattere molti miti fasulli e vecchi stereotipi sulla Germania, per stimarli il giusto ed amarli un poco di più.

Franco Di Giangirolamo

 

Commenta (0 Commenti)

Penso che la costruzione di un soggetto politico che abbia come missione la difesa dei più deboli e degli oppressi non debba essere un mero assemblaggio delle attuali forze a sinstra del PD. Non debba essere un percorso alla spasmodica ricerca di un leader fatta di sgomitate e ricatti. Non debba essere una conta numerica finalizzata a reggere precari equilibri nei rapporti di forza interni destinati a portare alle ben note scissioni. 

La formazione politica che dovrà andare a comporsi sarà necessariamente di tipo assembleare, aperta a tutti coloro che si riconoscono nei fondamenti della nostra Costituzione ANTIFASCISTA, in un'idea di democrazia partecipata che individua come priorità imprescindibili il diritto al lavoro dignitoso, alla casa, alla salute, all'istruzione a tutti i livelli, il diritto a formare una famiglia tutelata al di là di ogni distinzione di genere in un contesto ambentale sano e accogliente.

L'assemblea, a partire dalle realtà territoriali, dovrà eleggere peridicamente la propria presidenza chiamata a condurre i lavori secondo le esigenze dei vari contesti. Le avanguardie non dovranno mai autoproclamarsi, ma sarà l'assemblea a riconoscerle tali fra coloro che per dignità, impegno e competenza si mosterranno meritevoli di fiducia. 

E' chiaro che un percorso di questo tipo potrà riscontrare la propria efficacia quando la formazione etico-politica dell'assemblea sarà tale da liberarsi da ogni speculazione e strumentalizzione, destinate altrimenti a tradire il fine ultimo della missione. E' necessario riconoscere le diversità dei percorsi che hanno portato le persone ad aderire al progetto per non disperdere i patrimoni di conoscenza e le potenzialità da esprimere.

Certamente i membri dell'assemblea avranno origine sociale differente e questo sarà accolto come patrimonio indispensabile alla costruzione di una proposta politica accogliente ed inclusiva. E' necessario che le ideologie, naturale retaggio delle persone, non diventino uno strumento per l'imposizione di dogmi, ma strumento dialettico di confronto finalizzato alla ricerca delle soluzioni migliori possibili.  Sicuramente saranno necessari tempo e dedizione, non sarà un processo che punta velocemente alle prossime tornate elettorali. Si evidenzia l'esigenza di una composizione progressiva anche fra soggetti che dovranno imparare a dialogare, ma solo così si potranno proporre punti di riferimento solidi e certi.

 

 

Commenta (0 Commenti)

 

Vedo che tutta questa discussione sui vaccini continua ad essere in primo piano su tutti i giornali e su tutte le reti televisive.

Anche i partiti politici ne hanno fatto e ne stanno facendo motivo di contrapposizione, non si sa quanto per interesse della salute pubblica o invece per interessi propagandistici e di campagna elettorale ormai in essere da parecchi mesi.

Che il provvedimento sia stato adottato dal governo piuttosto male posso essere anche d'accordo, ma che di questo si sia fatto un tormentone durante tutta l'estate se ne ha davvero fin sopra i capelli.

Penso che ci siano delle priorità nella vita di tutti che rimangono sconosciute ai più perchè le persone non vanno a gridarle su tutte le televisioni e su tutti i giornali e nessuno se ne interessa.

Abbiamo avuto un'estate dove non ci siamo fatti mancare niente, siccità, alluvioni, gente senza casa e senza lavoro, sgomberi forzati, tutto quello che sappiamo sui respingimenti in Libia: queste sono state le emergenze, se vi pare poco.

Poi ci sono i mali endemici che non si risolvono mai, che sono diventati cronici e di cui nessuno si occupa più (leggi Servizi sociali).

A leggere quello che dicono gli esperti, i vaccini sono necessari per tutti i motivi che anche la precedente lettera mette in evidenza. La ricerca ci ha fatto il grande regalo di debellare malattie gravi che erano una piaga per l'umanità intera, ma noi abbiamo paura della medicina invece che della malattia.

Il problema è che, come si usa dire, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.

Le generazioni che hanno vissuto quando le pandemie mietevano vittime come mosche non hanno avuto dubbi quando è arrivata la soluzione al problema.

Oggi ci siamo dimenticati cosa sia la poliomelite, la varicella, l'aver visto nascere bambini con malattie e malformazioni e tutte le altre piaghe che hanno funestato la vita delle precedenti generazioni.

C'è da credere che una migliore informazione avrebbe convinto alcuni assertori talmente arroccati sulla loro libertà di scelta che, pur di affermare la loro posizione, pensano che il diritto dei bambini che non possono essere vaccinati per ragioni di salute, venga dopo?

Personalmente penso che si sia smarrito il buon senso e anche il senso delle proporzioni.

Si sono aperte le scuole, speriamo che le cose si risolvano e tutti i bambini possano andare a scuola, anche quelli che già malati hanno bisogno di una classe immunizzata per poter essere presenti nei loro banchi.

 

Rita Menichelli

 

 

 

Commenta (0 Commenti)

Un tema caldo di questa estate, che pure di elementi di discussione ne avrebbe avuti molti altri (ma da anni la nostra politica sa operare il trucco di distogliere l’attenzione), è stato il decreto Lorenzin in tema di vaccinazioni ed in particolare sulla reintroduzione dell’obbligo vaccinale per dieci vaccinazioni.

Ora, da medico infettivologo sono perfettamente consapevole che i vaccini hanno rappresentato uno dei più grandi progressi medici della storia della medicina. Si tratta di interventi di salute pubblica con un grande ritorno in termini di salute, a basso costo e con bassi effetti collaterali.

Sono anche consapevole che la carenza vaccinale sta determinando il riaccendersi di focolai epidemici per malattie come il morbillo, che lungi dall’essere una patologia”per bambini” come è descritta nella narrazione popolare, è un’infezione severa gravata da consistenti complicanze anche a lungo termine.

Quindi non è sull’utilità delle vaccinazioni e sulla loro sicurezza, né sul numero di vaccini co-somministrati (la stimolazione immunitaria nel neonato assomiglia già in via naturale ad un ”bombardamento” e per fortuna la nostra specie è perfettamente attrezzata a rispondere proficuamente agli stimoli immunogeni) che trovo da discutere.

Due sono gli elementi che vorrei evidenziare.

Da un lato, il governo Renzi prima e il governo Gentiloni ora, ci stanno dando un raro esempio di incapacità legislativa promulgando editti che cozzano con l’impianto giuridico in vigore nel Paese e su cui è già intervenuta la Corte Costituzionale, in diversi. casi dichiarandone l’incostituzionalità.

Il decreto Lorenzin non fa eccezione e si conferma “figlio di cotanti padri”, basta pensare alla sventolata possibilità di togliere la patria potestà al genitore che rifiuta di vaccinare il figlio. Ma il diritto di famiglia italiano prevede che la patria potestà possa essere tolta in fattispecie ben diverse.

In sostanza il decreto apre la porta a numerose occasioni di contenzioso, che come al solito peseranno sui conti pubblici e in ultimo sulle nostre tasche. E mi taccio sull’aggravio di lavoro burocratico che ricadrà sugli Uffici di Igiene cui spetterà l’onere delle certificazioni vaccinali ad uso scolastico che fino ad ora non dovevano redigere, né mi risulta che saranno fatte assunzioni ad hoc (sarebbe almeno una ricaduta positiva di questi tempi) per evitare sovraccarichi di lavoro.

L’altro lato – e questo mi preoccupa molto – è stato il tono del dibattito che ha diviso le fazioni fra “colti” e “ignoranti”, mentre le sfumature erano evidenti. Per molti cittadini le perplessità sui vaccini erano una semplice richiesta di chiarimenti, informazioni e rassicurazioni che purtroppo trovano sempre meno tempi e modi di risposta, dato il perdurare dell’impoverimento di organico del Servizio Sanitario Nazionale. In tale senso, probabilmente, reintrodurre la visita con il medico in occasione del calendario vaccinale sarebbe stata la migliore risposta e il modo più efficace di aumentare l’adesione alle vaccinazioni.

Tuttavia la risposta istituzionale è stata arrogante, ha presentato modi da caccia alle streghe e non sono mancate voci autorevoli che suggerivano di fare votare solo chi ha un determinato grado di istruzione.

Così ho una domanda nella testa: quando reintrodurranno il diritto di voto in base al censo e al sesso?

 

 

Commenta (0 Commenti)

 

Minniti attacca le Ong che non firmano il Codice e minaccia: «Se non accettano la polizia a bordo, chiuderemo i porti». Medici senza frontiere: «Inaccettabile». Sulle accuse dei pm di Trapani alla Iuventa spunta la trama tra poliziotti privati e destra identitaria anti-migranti (Secondo un articolo di Famiglia Cristiana)

Ma l'attacco alle ONG e per respingere i migranti non viene più solo dalle destre: "aiutiamoli a casa loro" non è solo lo slogan di Salvini, di Maio si è accodato, Renzi lo ha ripreso (la Sindaca di Codigoro, che vorrebbe aumentare le tasse a chi ospita presunti profughi, è andata ben oltre).

Non vogliamo banalizzare, certo ci sono accentuazioni diverse, ma dietro ci sta comunque una visione del mondo che non riesce, e non vuole, prendere atto della realtà di questa globalizzazione, che inevitabilmente genera queste migrazioni.

Ci sono tante altre realtà che hanno invece un'altra visione del mondo e operano concretamente in un'altra direzione: noi stiamo da questa parte.

Non ci sfugge che la realtà è comunque complessa, che non basta schierarsi dalla parte della solidarietà, dell'accoglienza e dell'integrazione, la campagna in atto contro i migranti pesca in un clima di insicurezza, che la crisi ha generato in tanti strati della popolazione, e che assieme a situazioni di emergenza nell'accoglienza, spesso malgestite, amplificano, anche tra chi dovrebbe avere una cultura democratica e di sinistra, posizioni sbagliate.

Chi condivide queste preoccupazioni ha il dovere di fare di più. Nel nostro piccolo cercheremo di farlo anche in questo sito:

ospiteremo articoli e riflessioni sull'argomento (qui rimandiamo  ad un articolo di Guido Viale "L'Europa ha bisogno di quei migranti" e ad uno di Francesco Gesualdi "Non abbiamo un pianeta di scorta");

vogliamo rilanciare la campagna "ERO STRANIERO, l'umanità che fa bene" per cambiare il racconto dell'immigrazione, una legge di iniziativa popolare per superare la legge Bossi-Fini e investire su accoglienza, lavoro e inclusione" ;  

sollecitiamo chi, a vario titolo, anche a livello locale si occupa delle questioni dell'immigrazione e dell'accoglienza, a raccontare il proprio punto di vista, le criticità che si riscontrano, le proposte e le azioni che si possono avanzare.

 

 

 

Commenta (0 Commenti)

Io sono soltanto una comune cittadina, so poco di numeri, di dati statistici, di soluzioni più o meno improbabili. “Aiutiamoli a casa loro” é ormai divenuto un mantra del quale ogni forza politica italiana ne rivendica la primogenitura.

Sono 50 anni che lo sento dire, ma nel frattempo abbiamo continuato a depredare l'Africa di tutto quello che ci abbisognava passando sui cadaveri di uomini donne e bambini senza nessun ritegno.

Immigrati, clandestini, richiedenti asilo, profughi, li sento chiamare in tutti i modi, sui giornali, alla tv, nei bar, in piazza.

Tutte queste persone nessuno le chiama mai con il loro vero nome “esseri umani”.

Certo costoro a volte non hanno più tutte le caratteristiche degli esseri umani, almeno come le intendiamo noi dei cosiddetti paesi civili: nei loro viaggi, nelle loro tribolazioni hanno perso molti di questi segni di riconoscimento.

Nella loro discesa all'inferno hanno conosciuto le violenze, le torture, la fame, gli stupri, la sporcizia, la fogna.

Perciò hanno perduto la dignità, il rispetto di sé, la speranza.

Può un essere umano arrivare a vivere tutto questo senza perdere il senso di sé, senza sentirsi un negletto rifiutato dal mondo intero?

Io mi domando se questo è un uomo”.

Eppure spesso accade che i poveri si accaniscano sui miseri,

come leggiamo spesso anche in letteratura: “difendo il mio pezzo di pane con le unghie e con i denti, non ti permetterò di rubarmelo”.

Questo atteggiamento serve ai padroni del mondo, a coloro che detengono la ricchezza e ne fanno un uso spregiudicato.

Serve loro che il popolo sia un servo ignorante e credulone,

magari abbastanza furbo da lusingare e carezzare l'amor proprio del padrone per strappare all'ingordigia vantaggi personali.

Ma sempre e comunque schiavo.

C'è un proverbio o forse un modo di dire che così recita:

Si stava meglio quando si stava peggio”.

Non so se questo sia vero, certo è che ci sono stati periodi della nostra storia in cui si divideva un pane in 20 persone perchè tanti erano a tavola e poco era il pane.

Ma tutti bisognava mangiare e spesso non era previsto un companatico.

Adesso di pane se ne mangia di meno, la vita e diventata per lo più sedentaria e il companatico è diventato ricco e abbondante, nonostante ciò o forse proprio per questo, se ne spreca in grande quantità insieme a tanto altro cibo che se potesse essere tutto utilizzato per sfamare le persone che non ne hanno salveremmo intere popolazioni.

Le sperequazioni che fino ad ora riguardavano l'occidente e il resto del mondo stanno palesandosi anche da noi con una fascia di povertà sempre più consistente e una ricchezza sempre più concentrata in poche mani, infatti stiamo ritornando ad emigrare.

La vita per le precedenti generazioni è stata dura, gli italiani hanno dovuto subire e superare due guerre, ricostruire l'Italia in tutti i sensi, conquistando diritti che hanno alzato notevolmente la qualità della vita delle persone. Sono riusciti in questo mettendo in pratica le parole divenute simbolo della rivoluzione francese.

LIBERTA’, UGUAGLIANZA, FRATERNITA’

Ai nostri giorni siamo diventati individualisti, ognuno pensa al proprio piccolo giardinetto, prevale l'io, il noi ce lo siamo dimenticato.

Ma quando la nave affonderà non ci saranno superstiti.

Rita Menichelli

 

 

Commenta (0 Commenti)