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Io sono soltanto una comune cittadina, so poco di numeri, di dati statistici, di soluzioni più o meno improbabili. “Aiutiamoli a casa loro” é ormai divenuto un mantra del quale ogni forza politica italiana ne rivendica la primogenitura.

Sono 50 anni che lo sento dire, ma nel frattempo abbiamo continuato a depredare l'Africa di tutto quello che ci abbisognava passando sui cadaveri di uomini donne e bambini senza nessun ritegno.

Immigrati, clandestini, richiedenti asilo, profughi, li sento chiamare in tutti i modi, sui giornali, alla tv, nei bar, in piazza.

Tutte queste persone nessuno le chiama mai con il loro vero nome “esseri umani”.

Certo costoro a volte non hanno più tutte le caratteristiche degli esseri umani, almeno come le intendiamo noi dei cosiddetti paesi civili: nei loro viaggi, nelle loro tribolazioni hanno perso molti di questi segni di riconoscimento.

Nella loro discesa all'inferno hanno conosciuto le violenze, le torture, la fame, gli stupri, la sporcizia, la fogna.

Perciò hanno perduto la dignità, il rispetto di sé, la speranza.

Può un essere umano arrivare a vivere tutto questo senza perdere il senso di sé, senza sentirsi un negletto rifiutato dal mondo intero?

Io mi domando se questo è un uomo”.

Eppure spesso accade che i poveri si accaniscano sui miseri,

come leggiamo spesso anche in letteratura: “difendo il mio pezzo di pane con le unghie e con i denti, non ti permetterò di rubarmelo”.

Questo atteggiamento serve ai padroni del mondo, a coloro che detengono la ricchezza e ne fanno un uso spregiudicato.

Serve loro che il popolo sia un servo ignorante e credulone,

magari abbastanza furbo da lusingare e carezzare l'amor proprio del padrone per strappare all'ingordigia vantaggi personali.

Ma sempre e comunque schiavo.

C'è un proverbio o forse un modo di dire che così recita:

Si stava meglio quando si stava peggio”.

Non so se questo sia vero, certo è che ci sono stati periodi della nostra storia in cui si divideva un pane in 20 persone perchè tanti erano a tavola e poco era il pane.

Ma tutti bisognava mangiare e spesso non era previsto un companatico.

Adesso di pane se ne mangia di meno, la vita e diventata per lo più sedentaria e il companatico è diventato ricco e abbondante, nonostante ciò o forse proprio per questo, se ne spreca in grande quantità insieme a tanto altro cibo che se potesse essere tutto utilizzato per sfamare le persone che non ne hanno salveremmo intere popolazioni.

Le sperequazioni che fino ad ora riguardavano l'occidente e il resto del mondo stanno palesandosi anche da noi con una fascia di povertà sempre più consistente e una ricchezza sempre più concentrata in poche mani, infatti stiamo ritornando ad emigrare.

La vita per le precedenti generazioni è stata dura, gli italiani hanno dovuto subire e superare due guerre, ricostruire l'Italia in tutti i sensi, conquistando diritti che hanno alzato notevolmente la qualità della vita delle persone. Sono riusciti in questo mettendo in pratica le parole divenute simbolo della rivoluzione francese.

LIBERTA’, UGUAGLIANZA, FRATERNITA’

Ai nostri giorni siamo diventati individualisti, ognuno pensa al proprio piccolo giardinetto, prevale l'io, il noi ce lo siamo dimenticato.

Ma quando la nave affonderà non ci saranno superstiti.

Rita Menichelli