Si fa un gran parlare dell’articolo 18. L’impressione è che molti, non sapendo di cosa si tratti, finiscano per ricorrere a luoghi comuni e a banalità orecchiati a destra e a sinistra. Non si spiega diversamente la riproposizione di argomenti privi di fondamento. Vediamo quelli più frequenti.
L’art. 18 impedisce il licenziamento nelle imprese con più di 15 dipendenti, assicurando una protezione indebita a lavoratori dei quali l’imprenditore vorrebbe liberarsi nell’interesse dell’azienda.
Non è vero. L’art. 18 prevede una forma di tutela contro il licenziamento illegittimo e quindi privo di una valida giustificazione. Leggi e contratti di lavoro disciplinano il ricorso al licenziamento, oltre che per ragioni economiche e organizzative, nei casi in cui il lavoratore si sia reso responsabile di comportamenti per i quali è prevista la risoluzione del rapporto di lavoro.
In Europa non c’è altro Paese in cui sia previsto il reintegro nel posto di lavoro.
Non è vero. Regole simili esistono in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Germania, in
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Commenta (0 Commenti)Per ragioni familiari mi trovavo già a Roma venerdì 24, perciò sabato mattina me la prendo con calma. Alla fermata dell'autobus di Lungo Tevere della Vittoria (un presagio?), sfoggio la mia felpa rossa della Fiom. Mi si avvicina una signora che mi fa <<...che va alla manifestazione?>> <<No signò, vado alla Leopolda!>> e ci sorridiamo con complicità (altro buon presagio?).
Leggi tutto: 25 Ottobre: io c'ero!
Commenta (0 Commenti)CONSERVATORI DI CORAGGIO
E’ questa l’espressione che, in una giornata di sole, ha accolto l’oceanica folla di Piazza S. Giovanni. Una folla che non era scontata e che ha fatto ricredere chi pensava in un flop dell’iniziativa.
Non solo pensionati, quarantenni e cinquantenni, ma anche tanti giovani precari e in cerca di lavoro, che vivono sulla propria pelle lo sfruttamento delle varie forme di contratto e la mancanza di diritti certi.
Leggi tutto: 25 Ottobre: Conservatori di coraggio
Commenta (0 Commenti)In sei anni, vale a dire dall’ottobre 2008, nel faentino si sono persi 1.653 posti di lavoro. Quando è scoppiata la crisi le lavoratrici e i lavoratori occupati nelle 477 aziende che in questo lungo arco di tempo hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria, speciale e in deroga, contratti di solidarietà) erano 7.650.
La perdita supera dunque il 22 per cento, un posto su cinque. A dirlo è la Cgil provinciale la quale, attraverso il proprio ufficio studi e ricerche, esegue un monitoraggio mensile degli andamenti in tutte le categorie del mondo del lavoro.
Quello dei Comuni della nostra area - Faenza, Castel Bolognese, Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme e Solarolo - appare come il dato peggiore, in termini percentuali, dell’intero territorio preso in esame e quindi rispetto al ravennate e al lughese. Un dato dovuto sì ai pensionamenti e alle dimissioni volontarie, ma soprattutto alle cessazioni di attività, ai fallimenti, alla messa in mobilità. A ciò si aggiunge un altro elemento: attualmente sono 536 i lavoratori che fruiscono di ammortizzatori sociali.
E’ un quadro drammatico quello che emerge, ma che non dice tutto. A questi dati,
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