Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Di fronte alle drammatiche notizie che giungono da Venezia è amaro dover constatare che il grido dall'allarme lanciato per trent'anni da quanti di noi si opposero al Mose rimase inascoltato. E' indigna ancor di più constare che ancora nelle scorse settimane Brugnaro e Zaia peroravano la causa delle Grandi Navi e il relativo scavo di nuovi canali.
Non basta quindi esprimere la doverosa solidarietà ai veneziani alle prese con l'acqua alta che invade le loro abitazioni. Occorre prendere coscienza che il Mose è non solo un'opera fonte di corruzione ma anche dannosa per la laguna e la città di Venezia. Che altro deve accadere perché il Paese intero apra gli occhi?
Vi ripropongo un mio articolo apparso nel luglio del 2012 su Rassegna sindacale, purtroppo ancora parzialmente attuale ma soprattutto utile per ricordarci come il potere della propaganda (unito alla corruzione) può essere talmente pervasivo da travolgere una città e un'intero paese.
Di Oscar Mancini.
Gare d’appalto truccate. Fatture gonfiate. Consulenze fasulle. E arresti eccellenti. Ma l'inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per la realizzazione del MoSe, non è ancora conclusa. E rischia di arrivare a Roma. Lo scandalo è di grandi proporzioni. Sette arrestati fra cui l’ex presidente del monopolista Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati e preceduta dalla detenzione in carcere di Piergiorgio Baita, Presidente della società capofila Mantovani. Chissà se gli inquirenti saranno così bravi da individuare a chi - e perché - siano finiti i “fondi neri” creati in Austria con i soldi dei contribuenti? Nel frattempo emergono i beneficiari dei cospicui finanziamenti, sembra in chiaro, di fondazioni nazionali, associazioni, nonché delle campagne elettorali di esponenti eccellenti della maggioranza e dell’opposizione.
Quanto costa il monopolio per la realizzazione del gigantesco sistema delle paratie mobili contestato da molti veneziani, ma che nelle intenzioni di chi l’ha voluto dovrebbe salvare la città dall’acqua alta?
Secondo i piani ufficiali l’imponente struttura, la cui prima pietra fu posta la bellezza di 25 anni fa, doveva essere finalmente pronta nel 2014, slittati al 2016.
L’opera, contestata dalla associazioni ambientaliste e dalla CGIL fin dagli anni ottanta, finisce nel mirino della Corte dei Conti in anni recenti : a proposito degli appalti, dei costi lievitati, delle consulenze e dei collaudi, denuncia che essi sono affidati «con scarsa trasparenza e un rapporto sbilanciato a favore del concessionario».
Il costo della grande opera, scrivevano i giudici contabili, è passato da 2700 milioni di euro a 4271, adesso il «prezzo chiuso» è stato aggiornato a 4 miliardi e 700 milioni. Dei costi originari circa la metà (1200 milioni su 2700) se ne vanno in «oneri tecnici e per il concessionario, somme a disposizione e Iva».
«Ingenti appaiono gli oneri di concessione», scrivono ancora i giudici nella loro ordinanza. E aggiungono: «Alcune di tali risorse si sarebbero potute utilizzare per il rafforzamento dell’apparato amministrativo pubblico». Nel mirino dei giudici contabili finiscono i costi, che lievitano anche a causa della procedura della concessione unica, abolita dalle leggi europee e nazionali ma rimasta in essere per il Mose. «Sotto il profilo dell’economicità dell’agire amministrativo», scrivono nell’ordinanza, «suscita perplessità che la determinazione delle voci di costo e dell’elenco prezzi sia stata rimessa al concessionario».
Perché una denuncia così forte è stata largamente ignorata dai grandi media, dai partiti e dalle istituzioni? In che modo il Consorzio ha potuto esercitare la sua egemonia negli ultimi trent’anni?
Testimoni di quella ormai lontana, ma così attuale, stagione politica, siamo rimasti in pochi. E, con il trascorrere del tempo è facile perdere la memoria. Per fortuna le carte scritte rimangono, ma le ricerche richiedono tempo e fatica.
Come ha scritto anche Massimo Cacciari la procedura degli interventi in laguna era viziata all'origine con la nascita nel 1984 di quel mostro giuridico che è il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico, imposto – aggiungo io - da Gianni De Michelis in accordo con Bernini e confermato da tutti i governi successivi.
Molti si sono fatti affascinare dalla grande opera ingegneristica. Altri, come lo stesso sindaco Cacciari, pur essendo contrari, hanno pensato di poterla bloccare attraverso la tattica del rovesciamento delle priorità, pure saggiamente previste dalla legge: prima il ripristino morfologico della laguna poi altri cinque punti prioritari e solo alla fine “anche” gli interventi alle bocche di porto. Nel frattempo sono state elaborate alternative mai prese in considerazione nonostante l’autorevolezza dei proponenti. La storia ha dimostrato che la forza del Consorzio era così pervasiva che si è preferito partire da quell’”anche” invertendo così quanto prescritto dalla legge e dalla logica. Deleterio fu in questo senso il ruolo del Sindaco Costa succeduto a Cacciari su sua indicazione ma anche di tutti i governi. Purtroppo, nessuno escluso.
La CGIL di Venezia fu tra i pochi soggetti sociali a sollevare problemi. Fin dal convegno del’84 quando, scontrandoci con il Ministro De Michelis, contestammo l’idea “dell’inserimento di tre rubinetti alle bocche di porto” per affermare “la necessità di una visione unitaria e sistemica degli interventi” sulla base del principio della “flessibilità, gradualità, sperimentabilità”. Negli anni 80, in qualità di segretario generale aggiunto, intervenni ripetutamente controcorrente sulla stampa e in incontri istituzionali subendo gli strali del “partito del fare” contrapposto alla “laguna di chiacchere”, alla quale fummo immediatamente arruolati.
Tra gli appuntamenti più significativi ricordo:
1. Nel ventennale dell'alluvione,(1986) quando il presidente del consiglio Craxi pronunciò un discorso inedito, rimasto però senza alcuna conseguenza, intervenni criticamente a nome della CGIL di fronte al consiglio comunale e poi a alla Fondazione Giorgio Cini, in presenza del governo;
2. Il lungo colloquio che avemmo nel settembre dell’87 con il Presidente del Consiglio Giovanni Goria. In quell’occasione presentai, a nome di CGIL CISL UIL, un documento che esprimeva la netta contrarietà alla terza convenzione tra lo stato e il Consorzio Venezia Nuova e chiedeva nel contempo il rafforzamento del Magistrato alle acque (che già allora appariva ancella del Consorzio) il rispetto delle priorità in ordine al disinquinamento della laguna e il ripristino morfologico della stessa, gli interventi per il restauro della città e il suo ripopolamento. Questo incontro fu preceduto da una Conferenza stampa che suscitò l'ira scomposta di Maurizio Sacconi, allora braccio destro di De Michelis.
Se si volessero ricostruire le responsabilità politiche sarebbe utile sfogliare i giornali dell'epoca perché i gatti non sono tutti bigi! Non solo la CGIL, ma anche PRI e PCI e la minoranza del PSI, fino alla giunta Casellati, condussero significative battaglie. Gli arresti eccellenti di queste settimane, hanno riportato alla mia memoria alcune pubbliche denunce che formulai, a nome della CGIL, nel corso degli anni contro il meccanismo delle concessioni uniche e, successivamente, contro il perverso meccanismo del projet financing all'italiana (ospedale di Mestre, ospedale di Schio Thiene e delle autostrade). In un saggio pubblicato sul N°47, 1994 della Rivista "Oltre il Ponte" scrivevo :
" L'irresistibile tentazione delle Giunte Bernini prima e Cremonese poi di far ricorso ad un ennesimo consorzio privato, attraverso il meccanismo della concessione, con tutto quello che ne è conseguito sul terreno della lottizzazione e della questione morale, ha fatto si che il giro di boa non avvenisse ed anni preziosi fossero sprecati. La CGIL Regionale denunciò pubblicamente il perverso meccanismo che la Giunta stava approntando con la concessione unica al Consorzio Venezia Nuova e al progettato Consorzio Disinquinamento, di tutti gli interventi afferenti al bacino scolante".
Con una nota a piè di pagina raccontavo un episodio di cui fui testimone. Dopo ripetute denunce sulla stampa locale (in particolare ricordo un'intervista rilasciata a Renzo Mazzaro apparsa sulla Nuova, Mattino e Tribuna) il Presidente della Regione Cremonese convocò a Palazzo Balbi CGIL CISL UIL.
In quella occasione si lamentò dei mei attacchi ed ebbe la spudoratezza di chiedermi se la CGIL avesse avuto delle imprese da segnalargli!!! Come se la nostra avversione al meccanismo della concessione fosse motivata dal non aver partecipato alla lottizzazione del costituendo consorzio!!! Poi arrivò tangentopoli, seguirono le condanne ma, evidentemente gli italiani hanno la memoria corta e la storia si ripete.
Penso che il nostro compito oggi sia quello di sviluppare una forte iniziativa verso il governo affinché sia revocata la concessione “unica” al Consorzio Venezia Nuova per mettere finalmente mano a un progetto generale unitario sulla laguna, interdisciplinare, aperto a diverse evoluzioni e progressivo. Forse siamo ancora in tempo per fermare almeno in parte un progetto devastante anche alla luce del decreto che inibisce il passaggio delle grandi navi nel bacino di San Marco che rende possibile l’innalzamento dei fondali alla bocca di Lido.
Nel lontano 1973 lo storico americano F.C. Lane nel dare alle stampe la sua magistrale Storia di Venezia aggiungeva un’ultima notazione riferita alla prima legge speciale appena approvata, che suona come ammonimento: “L’efficacia della sua applicazione s’incaricherà di dimostrare se la Repubblica italiana è in grado di preservare la città creata dalla Repubblica di Venezia”.
Oggi, a quarant’anni di distanza, l’attuale governo autorizza al massimo pessimismo. Tengono accesa la speranza la nuova consapevolezza che cresce nella società italiana. Venezia è un bene comune dell’umanità e non può essere preda del partito degli affari.