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Nel panorama drammatico, e sostanzialmente deprimente, che ha fatto da sfondo  all’annus terribilis 2020, ogni notizia che non sia proprio pessima getta una luce di speranza, che rischiara le tenebre e che risolleva un po’ il concetto di fiducia. Nel campo dei fenomeni migratori, dell’accoglienza, dei processi d’integrazione, veniamo da anni di passi indietro, negligenze, insufficienze, scelte sbagliate, e spesso vere e proprie nefandezze. Per cui la notizia dell’approvazione in Senato, e speriamo imminente anche alla Camera, del disegno di legge che rivede i famigerati “decreti sicurezza” che portavano la firma di Salvini, non può che essere una buona notizia e in un certo senso fa tirare un sospiro di sollievo. Ma stiamo attenti a non rinunciare allo spirito critico e dormire sugli allori. 

Indubbiamente, si ampliano le possibilità per tante persone di ottenere permessi di soggiorno, soprattutto coloro che in passato godevano della cosiddetta protezione umanitaria, e inoltre la convertibilità dei permessi di altro tipo in permessi di lavoro si è allargata, e c’è maggiore protezione, con l’impossibilità di espellere i richiedenti asilo che nei paesi di origine subiscano persecuzioni “di genere”. Molte persone destinate, secondo il Salvini-pensiero, a un destino di irregolarità senza senso alcuno, probabilmente avranno qualche possibilità in più di essere fra “i salvati”. 

Doverosamente detto ciò, e davvero pensiamo che non sia poco, bisogna riflettere con attenzione alle insufficienze e agli aspetti negativi – e preoccupanti – della nuova disposizione. Sono tre i punti sui quali bisogna esercitare il dovere di critica e auspicabilmente di mobilitazione.  

La gestione delle frontiere rimane per ora pessima, non si affronta di petto – come invece si dovrebbe – la questione della riforma del Regolamento di Dublino, e sostanzialmente si verificherà una situazione in cui la preoccupazione principale  dei singoli paesi sarà quella di ridurre al minimo arrivi e  accoglimento delle domande  d’asilo. Fra l’altro, quelli che vengono definiti “luoghi idonei nelle disponibilità della Pubblica Amministrazione” verranno presumibilmente disposti solo sulle frontiere, senza portare quindi nessun sollievo alle popolazioni delle zone già oggi sotto pressione e con il rischio che si creino “campi”, che proprio nessuno vorrebbe, del tipo  di quelli esistenti nelle isole greche. 

La presenza di gruppi di soccorso, ONG o altri, che hanno salvato la vita a migliaia di persone, non viene riconosciuta e tanto meno auspicata. Certo, si è lontani un bel po’ da quella demenziale logica di criminalizzazione che portava a istituire di fatto il “reato di solidarietà”, ma rimane un atteggiamento di critica e di fastidio verso tali soggetti, tanto è vero che rimangono stabilite in una certa misura sanzioni e restrizioni per chi effettua vigilanza, ricerca  e soccorso in mare e in terra, anche se dovrà essere la magistratura a decidere caso per caso se applicarle e probabilmente in molti casi non si ravviseranno gli estremi per comminare multe o altre ingiunzioni. 

E poi il processo di costruzione di una vera accoglienza è tutto da (ri)costruire. La distruzione, da parte dei decreti Salvini, del sistema SPRAR, ha lasciato solo macerie e in un certo senso riportato all’anno zero non solo la nostra organizzazione dell’accoglienza, ma anche la nostra cultura giuridica in questo campo. E senza una mobilitazione vera, che sappia fare pressione nelle sedi giuste, non è detto che le Amministrazioni Locali muoiano dalla voglia di mettersi a studiare le soluzioni più avanzate, sostenibili ed umanamente adeguate. Anche perché il quadro politico non brilla certo né per stabilità né per convinzione solidaristica. Non solo l’attuale maggioranza parlamentare è complessivamente assai tiepida nell’affermare i principi che si dovrebbero affermare (e ricordiamoci che la “frana” nella filiera salvataggio-accoglienza-integrazione ebbe inizio tanto tempo addietro, e subì un’accelerazione particolare durante un governo di centrosinistra, con i decreti Minniti-Orlando), ma anche perché lo spettro di una maggioranza futura prossima di destra aleggia concretamente. Nel qual caso, non osiamo pensare (ma probabilmente lo immaginiamo bene) quali potrebbero essere le conseguenze.

Pippo Tadolini

Pippo Tadolini ha svolto per tutta la vita, e a Ravenna dal 1980, la professione di medico ospedaliero e territoriale. Ha militato nel PCI negli anni '70, poi nei Verdi, nel movimento pacifista e nel volontariato. Ha preso parte e coordinato per molti anni consecutivi missioni medico-chirurgiche in Guatemala con il gruppo "Amici di Rekko 7". E' consigliere territoriale della lista civica "Ravenna in Comune" nel forese sud, dove vive attualmente con la moglie Mirna e sette gatte.

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Draghi o non Draghi. Hic Rhodus hic salta

Mi sono dibattuto per giorni, ma di fronte all’ostacolo, da altri (nemici) imposto, non c’è scampo. E’ qui che bisogna scegliere, è sul governo Draghi che bisogna pronunciarsi. Badate bene, sul governo Draghi, non sulla persona Draghi, sul suo passato, sulla sua cultura, sul suo background, sulle sue relazioni, sulla sua beatificazione o altro. Su ciò che sceglierà di essere in questo frangente e sulle garanzie che potrà dare su quello che farà a partire da ciò che è ed è stato. Molti scenari si possono disegnare, molta dietrologia si può immaginare, ma Draghi, capo del governo, farà solo ciò che le forze politiche e gli uomini e le donne che lo appoggiano in parlamento gli consentiranno di fare. Certo lui forte, loro deboli, indeboliti dalla scarsa rappresentatitività degli elettori (il rosatellum e il problema dei nominati, nel caso del Pd poi, in gran parte nominati da Renzi), i sostenitori di Conte (il nuovo centrosinistra) indeboliti dall’essersi lasciati sottrarre l’unico governo possibile basato su un’alleanza politica in questo parlamento; la destra costretta a un ruolo subordinato dalle sue divisioni e dalla sconfitta del 2018 (non dimentichiamolo!).
Valuto e ragiono non facendo finta di essere (come molti fanno sui social) un dirigente politico che deve decidere come schierare le sue truppe, ma come l’omino che sono, che ha dedicato una parte della sua vita quotidiana per molto (troppo) tempo all’impegno ed alla riflessione politica. Convinto che chi ci rappresenta, o per lo meno chi pretende di rappresentarci  non può non tener conto di ciò che pensiamo e di ciò che di conseguenza poi faremo.

Prima questione. Sembra che Leu, presente in parlamento, stia per dividersi tra chi ci vuole stare e chi no. Non mi stupisce: LEU non è mai esistita. Nemmeno prima delle elezioni e per la mia piccola esperienza nemmeno durante la campagna elettorale. Pietro Grasso, degna persona, che appoggiai come leader pur considerando la scelta sbagliata, fu rapidamente messo da parte. Le “componenti” preesistenti, nella drammatica sconfitta elettorale prevalsero immediatamente, nel gruppo degli eletti c’è stato un mezzo fuggi fuggi dei soliti noti e note. Che si dividano

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 Muoversi leggeri come farfalle e rondini, per vivere meglio.

È questo il senso di una decina di locandine appese, in prossimità delle scuole, da alcuni
attivisti dell'Associazione ambientalista Extinction Rebellion.
Sono disegni attraenti con un messaggio semplice: muoversi in bicicletta migliora la
vivibilità della città e contribuisce alla difesa dell'ambiente.
Si usa la fantasia per dialogare con i bambini, per produrre cittadinanza e creare luoghi
educativi, come insegna la pedagogia poetica di Gianni Rodari.
Le locandine hanno questa impronta culturale e civica che supera il paradosso della
disobbedienza civile della “affissione non autorizzata”, peraltro ammessa dagli autori.

Per comprendere l'azione degli attivisti bisogna allargare lo sguardo ben oltre l'uso dei
cosiddetti cartelli “educaciclisti”, usati come supporto per affiggere le locandine.
Cartelli di tipo prescrittivo, pressochè invisibili, dedicati ad un'unica categoria, i ciclisti.
L'educazione alla “sicurezza stradale” e sull'uso dello spazio pubblico, andrebbe rivolta ai
vari attori della strada; inoltre, sul piano della comunicazione, aggiungere altri cartelli
stradali non ha alcuna utilità.

La più efficace campagna “sulla sicurezza” passa attraverso la “riconquista” partecipata
dei luoghi, un tema che richiede l'adozione di una pedagogia dello spazio pubblico.
È un approccio basato su percorsi partecipativi (in uso da molti anni anche in Italia) che
coinvolgono tecnici, cittadini, scuole, per la progettazione di spazi e percorsi da
riconvertire e umanizzare.

Luoghi educanti, come dovrebbero essere i percorsi ciclo pedonali, realizzati in modo
appropriato per garantire una mobilità sicura e piacevole; o come molti spazi del centro
storico, di cui va recuperata la naturale funzione socializzante che oggi è negata
dall'invasività del traffico.
Inoltre, è proprio intorno alle scuole, dove gli ingorghi di auto producono evidenti infrazioni
alle norme di legge e al senso civico, che bisogna organizzare uno spazio educante.

Una strategia di cui a Faenza, a tutt'oggi, non vi è traccia, né sul piano culturale e ancor
meno a livello tecnico; basta fare un giro per rilevare una miriade di interventi casuali e
incongruenze di ogni tipo, compresa la stessa segnaletica stradale.

Invece si pensa di semplificare il tema della ciclabilità, richiamando all'ordine i ciclisti
indisciplinati, che certamente esistono.
Ma come dimostra la disciplina urbanistica, anche a Faenza la principale causa dei
comportamenti scorretti deriva dalle storture di una viabilità organizzata a misura di auto,
dove pedoni e ciclisti sono costretti ad “arrangiarsi” in spazi residuali e densi di ostacoli.

Da un tale contesto nasce il movente dei “ribelli” contro il degrado civico e ambientale.
I loro disegni, semplici ma efficaci, sollevano un tema cruciale di urbanità e di progresso
civico: la qualità dello spazio pubblico in relazione ai suoi usi.
Disegni che però “disturbano”; espressione ulteriore di uno sguardo critico sulla mobilità,
sulle lentezze amministrative, sui molti interventi inadeguati in materia di ciclabilità.
Criticità cresciute e stratificate negli anni, che incidono negativamente proprio sulla qualità
dello spazio pubblico, quindi della vivibilità, della mobilità di pedoni e ciclisti.

Nel corso degli ultimi venti anni si sono realizzate, in ambito extra cittadino, alcune piste
ciclabili utili; percorsi che però non si collegano al centro urbano in modo sicuro e agevole.
Un centro urbano in cui i percorsi ciclo pedonali si distinguono per la loro frammentazione,
approssimazione costruttiva, presenza di ostacoli e criticità che non ne favoriscono l'uso.
In centro storico, si è realizzato un unico intervento di rilievo a favore di ciclisti; si tratta
della pedonalizzazione di Piazza del Popolo e di Piazza della Libertà, avvenuta nel 2010.

Già dal 1977 costituivano il cuore dell'area di “rispetto”, istituita dall'Amministrazione
Lombardi che, salvo alcune differenze, è ancora la base dell'attuale delimitazione di area
pedonale e ztl.
Rispetto a 44 anni fa, quando l'indice di motorizzazione era quasi la metà dell'attuale, ben
poco è cambiato per la mobilità ciclo pedonale in centro storico.
Anzi la situazione è nettamente peggiorata col piano sosta del 2013, spacciato come
mobilità sostenibile, per la presenza di un bus elettrico in servizio tra centro e periferia.
In realtà si tratta di un comunissimo piano di tariffazione della sosta, che ha ridotto il centro
storico ad un unico parcheggio, intasando lo spazio pubblico con stalli a pagamento.
È la negazione della sostenibilità, che invece prevede la priorità di dare più spazio alla
mobilità di pedoni e ciclisti; il piano del 2013 va esattamente in direzione opposta.

Da oltre quattro anni si è in attesa di un PUMS, sul quale si sono prodotti fiumi di annunci.
Di recente si sono visti i primi passi, positivi, in materia di bike to work e i primi parziali
interventi per le zone di rispetto davanti alle scuole.
Nell'attuale scenario sconfortante, non deve sorprendere se un gruppo di giovani e creativi
ambientalisti esercita un motivato dissenso.
“Dimenticare” la norma sulle affissioni non sminuisce la finalità culturale dell'iniziativa;
l'Amministrazione Pubblica, invece di sanzionare l'affissione non autorizzata con una
multa, avrebbe potuto tenerne conto e limitarsi a un richiamo, anche considerando che
alcuni attivisti di Extinction Rebellion appartengono alla FIAB.

Pochi mesi fa, nella vicenda relativa alle barriere installate dall'Amministrazione Comunale
sulla ciclabile di viale Marconi e su quella per Borgo Tuliero, i ruoli si sono invertiti.
In quel caso “la distrazione” è stata dell'Amministrazione Pubblica, come indicato nel
decreto col quale il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha imposto la rimozione
delle suddette barriere in quanto “illegittime” (Prot. 0000443-02/10/2020).
Il suddetto Ministero era stato chiamato in causa da un ricorso inoltrato dalla FIAB.

Senza pensare lontanamente alla cosiddetta regola (non scritta) del contrappasso, cari
ciclisti “disturbatori”: «La legge è legge», come dice Fernandel a Totò.
Una lezione bisognava darla!
Inoltre, i “disturbatori” su due ruote pretendono con insistenza di correggere i tanti errori
della viabilità, che rendono difficile la vita a ciclisti e pedoni.
Anche se, come insegna Rodari, è più urgente “correggere gli errori”, che fare grandi
proclami.

Una lezione di ben altro livello!
Ca va sans dire

Gianmarco Carcioffi
designer
ex consulente di
Progettazione partecipata e comunicativa


Faenza, 1 Febbraio 2021

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Tutte le crisi di governo italiane
Ci troviamo nel pieno di una crisi nazionale e mondiale che l’avvento dell’epidemia Covid-19 ha enormemente aggravato, producendo effetti devastanti sulle vite delle persone che si ripercuoteranno sulle generazioni future.
Conosciamo da un anno quali siano le conseguenze della vita civile in campo sanitario, economico e sociale e sappiamo di esserne solo all’inizio.
 
Il nostro Paese non aveva affatto bisogno di vivere una crisi politica che, allo stato, sta paralizzando le fondamentali azioni esecutive e parlamentari, con il timore, generalizzato, che la situazione non sia sotto il necessario controllo da parte delle istituzioni.
Siamo cittadini italiani che nella Costituzione repubblicana hanno sempre riconosciuto l’irrinunciabile punto di riferimento della vita civile e politica della comunità nazionale.
 
Nel momento in cui si dovrebbe avere massima coesione tra le forze politiche, con disgusto e indignazione stiamo assistendo all’arresto delle indispensabili funzioni di governo da parte di un pugno di parlamentari/ministri confluiti sotto la sigla di Italia Viva, portatori di interessi lontani da quello pubblico e che solo apparentemente sono riconducibili all’egocentrismo e/o all’ansia di visibilità politica di chi se ne dichiara leader.
 
Danni irreversibili si possono produrre al Paese se inqualificabili comportamenti, di inaudita gravità e del tutto distruttivi, fossero facilitati e favoriti dagli esponenti delle forze politiche che costituiscono la maggioranza nel Paese e che in questi giorni si avvicendano nelle consultazioni.
Il nostro Paese ha vissuto l’ultimo anno con un governo in carica che ha saputo gestire le fasi emergenziali della pandemia tuttora in corso, con il doveroso senso di responsabilità e una comunanza di intenti nell’articolato e complessivo operato.
 
Questo è l'esecutivo di cui riteniamo doverosa la riconferma, con a capo il presidente del consiglio Giuseppe Conte, al quale garantire la più ampia maggioranza.
 
Ci rivolgiamo dunque a voi parlamentari perché siano assunte le doverose responsabilità a fronte del grave solco che le attuali vicende stanno scavando fra cittadini e istituzioni.
Un atto di responsabilità che ci aspettiamo si realizzi concretamente, qualunque sia il Gruppo di appartenenza, nella costruzione di un esecutivo affidabile e consapevole delle scelte enormi che il Paese dovrà prendere.
 
Come cittadini, con culture diverse, orgogliosi della sovranità che la Costituzione ci riconosce, Vi chiediamo di operare nel rispetto dell’art. 67 della Costituzione, che vi rende liberi di decidere solo secondo coscienza, per una rapida risoluzione della crisi che consenta la ripresa del lavoro di un Governo che goda della fiducia dei cittadini.
31.1.2021
(prime adesioni ...) ***

Adji Mbengue, Imola

Affaticati Carla, Montechiarugolo (PR)

Africano Marinella, Bologna

Agazio Domenico, Bologna

Agnusdei Francesca, Senigallia (AN)

Agresta Andrea, Rimini

Al Halabi Fady, Bologna

Albarani Claudia, Rimini

Alduini Silvia

Almansi Annalisa, Bologna

Ambrosino Daniella, Roma

Anelli Rosolino, Piacenza

Angius S. Paolo, Bologna

Antetomaso Cesare,ROMA

Antonozzi Juri, Roma

Arcangeli Angela, Rimini

Archetti Giorgio, Bologna

Argelli Rosanna, Faenza

Arianii Luciano, Firenze

Arrighi Anna

Aulizio Luigi, Rimini

Aulizio Rita, Cesena

Baccarini Antonella, Faenza

Bacchiocchi Aldo, Bologna

Baicchi Francesco, Pistoia

Baldisserri Marina, Imola

Baldocchi Umberto, Lucca

Balestri Floriano, Casalecchio di Reno (BO)

Barbieri Moreno

Bardi Vittorio

Bassi Roberto, Piacenza

Bazzi Ernestina, Reggio Emilia

Begliomini Barbara

Begliomini Ombretta

Begliomini Roberto

Bellei Patrizia, Bologna

Belliti Daniela, Pistoia

Bennici Laura, Firenze

Bergonzi Angela, Parma

Bergonzini Mauria, Bologna

Bernardini Monica, Bologna

Bertani Angela

Bertini Andrea, Imola

Bettini Jadranka, Bologna

Biagini Margherita, Firenze

Biondi Monica

Boilini Tania, Maranello (MO)

Bonacchi Rosalba, Pistoia

Bonardi Martino, Parma

Bonfatti Ivano

Borghesi Lucio

Borgioli Claudia, Limite sull'Arno 

Bortolone Maria Rosaria, Firenze

Bresci Alberta, Pistoia

Brintazzoli Lya, Bologna

Brogi Giuseppe

Bruni Bianca

Bruni Gianni

Bruno Maura, Piacenza

Bursi Anna Rita

Burzacchini Anna

Busolini Gianni,Treviso

Caggioli Cristina, Bologna

Campagna Giuseppa, Roma

Campani Renata, Parma

Canigiani Loriana

Cannici Vincenzo, Pistoia

Capecchi Chiara

Capecchi Luigi

Casella Chiara, Piacenza

Caserta Sergio, Bologna

Casolari Loretta

Castellan Gianni, Montechiarugolo (PR)

Cesena Maura, Piacenza

Chiodarelli Mauro, Bologna

Ciardelli Luca, Piacenza

Ciarmoli Lucia, Roma

Cinti Paolo, Bologna

Cinti Sergio, Bologna

Ciotta Mirko

Cirillo Dora, Bologna

Ciurlia Maria Luisa, Rimini

Clarke Vanadia Giusy, Catania

ColaJanni Cinzia, Catania

Cottone Maurizio, Rimini

Cremaschi Marina, Bologna

Crepuscoli Corrado, Bologna

D'Amico Sebastiano

D’Orazio, Piacenza

Daghini Roberto, Pistoia

De Nicolo Mery, Rimini

De Rosa Letizia, Reggio Emilia

De Troia Alessandro, Pavia

De Troia Rosella, Rimini

De Troia Teresa, Bari

DeMusso Eleonora, Firenze

Di Capua Antonio, Pordenone

Di Carlo Giuseppe

Di Gennaro Fedele, Bologna

Di Giovanni Umberto, Siracusa

Di Matteo Francesco, Bologna

Di Rienzo Adriana, Bologna

Di Tirro Gennaro

Fadda Anna Rita

Fattori Antonella, Empoli

Fedi Aldo , Pistoia

Ferrari Algo, Reggio Emilia

Fidenzi Valerio, Terni

Fin Marta, Bologna

Fois Barbara, Cagliari

Fortuzzi Francesca, Bologna

Gaggioli Cristina, Bologna

Galizia Davide

Gallo Domenico, Roma

Gallori Ezio

Gamberini Laura, Bologna

Gavelli Liana

Ghinelli Maurizio, Rimini

Giannetto Fanio, Roma

Giontella Sabrina, Pordenone

Girlando Alberto, Parma

Giulietto Antonella, Rimini

Gobbo Laura, Roma

Godano Umberto, Bologna

Golinelli Sergio

Gradella Ferdinando , Parma

Grandi Alfiero, Roma

Groppi Patrizia

Gualerzi Nicoletta, Bologna

Guastini Dario, Pistoia

Gugliantini Giovanni, Roma

Gugliucci Liliana, Salerno

Iandolo Benedetta, Bologna

Innocenzi Elisa, Bologna

La Scala Rosa

Lai Laura

Lamacchia Roberto,Torino

Lazzaro Claudio, Roma

Lenzi Riccardo Loiano (BO)

Leotta Citto, Acireale

Lolli Silvia, Bologna

Lombardi Paolo

Longo Maria, Bologna

Lucchetta Cesare,Venezia

Maglieri Giuliano, Valdinievole (PT)

Manderino Silvia, Mestre

Mangianti Cesare, Rimini

Manna Angela

Marcheselli Laura

Marchini Lina, Parma

Marchini Luisa, Bologna

Marchioro Silvana, Bologna

Martelli Simonetta

Martino Leonarda, Bologna

Marzenka Matas, Firenze

Marzenka Matas, Firenze

Marzi Isabella

Massa Renato, Pistoia

Mastrangelo Rita

Masula Sergio, Rimini

Mattioni Fabrizia, Rimini

Mauceri Corrado, Firenze

Melandri Vittorio, Piacenza

Meliconi Maria Grazia, Bologna

Mezzatesta Francesco, Parma

Michelotti Sabrina, Parma

Minerali Fulvio, Bologna

Missiroli Fulvia, Ravenna

Modesti Paola, Milano

Montali Luca, Terni

Montani Melita

Montani Morgana

Mori Luca, Prato

Morini Angelo, Ravenna

Morini Ivan, Ravenna

Morselli Pierangela, Bologna

Nanni Catia, Imola

Nasuti Pierino, Reggio Emilia

Nepoti Stefania, Budrio BO

Niccolai Cinzia, Firenze

Nicoletti Roberta, Capannori

Onor Giancarlo,

Pacarini Roberto, Reggio Emilia

Pacini Pier Giorgio

Pani Renato,Treviso

Panico Loredana, Battipaglia

Papaleo Maria Grazia, Rimini

Pardi Pancho, Firenze

Parmigiano Gilda

Parmigiano Maria Celeste, Reggio Emilia

Pasolini Walter, Rimini

Pasotti Michele, Imola

Pasquali Roberto, Bologna

Pasquetti Ivo, Pistoia

Pasquino Gianfranco, Bologna

Patanè Rosario, Acireale

Patrizi Rosanna, Parma

Patuelli Maria Paola, Ravenna

Pazzagli Rossano, Val di Cornia

Pederzoli Vania, Modena

Perry Anne

Petris Valeria

Picciau Regina, Napoli

Pinotti Carla, Piacenza

Pisano Romeo, Bologna

Prodi Silvia, Reggio Emilia

Proietto Angela, Parma

Quintavalla Cristina, Parma

Rampello Elena, Parma

Ricci Clelia, Bologna

Ricciardi Giannoni Maria, Montechiarugolo (PR)

Rinaldi Loredana, Bologna

Riverso Roberto, Ravenna

Rizza Gabriele

Rizzitiello Giovanni Michele, Piacenza

Roberti Roberta, Parma

Romagnoli Patrizia, Bologna

Romito Elena

Romito Walter

Ronconi Franco, Forlì

Rosano Maria, Firenze

Rosetti Antonella, Ravenna

Rosi Mara, Bologna

Rota Andrea, Piacenza

Rotter Butera Luciana

Ruggeri Giancarlo, Reggio Emilia

Salerno Francesco, Piacenza

Sani Sandra

Santoro Laura, Firenze

Sasso Renza, Pistoia

Saviotti Massimo

Sbrana Maurizio, Lucca

Scandurra Enzo, Roma

Scandurra Enzo, Roma

Schiavo Luciano, Bologna

Scolari Cecilia, Piacenza

Sentimenti Mauro, Modena

Serio Francesco,Piacenza

Sirin Ghribi

Solimeno Paolo,Firenze

Somarè Elena

Sorrentino Natale, Pordenone

Taccini Maurizio, Maranello (MO)

Tadolini Giuseppe

Tanzini Tiberio, Empoli

Tarasco Pasquale, Avellino

Tentoni Mariolina, Rimini

Tesei Cinzia, Cervia

Tesei Massimo

Tocco Angelo

Tocco Rita, Maranello (MO)

Torrisi Giusy, Acireale

Tosi Saverio

Tough Patricia, Bologna

Trizio Marino

Urbinati Graziano, Rimini

Urbinati Milvia, Piacenza

Urbinati Nadia, Bologna

Vaiani Mauro

Varatta Antonio, Parma

Vermigli Antonio, Quarrata

Villone Massimo, Napoli

Wolf Stefania, Bologna

Zanetti Lodovico

Zardetto Rina, Reggio Emilia

Zoli Moreno, Forlì

Zorzetto Mario,Treviso

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Il bizzoso, ovvero l'autorottamazione di Matteo Renzi | minima&moralia

Ebbene sì, in questo scontro frontale fra opposti, fra il bianco e il nero, fra  vaccinisti e  novax, fra  juventini e  milanisti, fra  vegetariani e  carnivori, fra spettatori di canale 5 e tutti gli altri, fra amanti del mare e della montagna, fra Sanremo o Sanscemo, fra neomelodici e neolaureati, in questa continua e inutile querelle fra schieramenti contrapposti, una sola cosa mi è divenuta chiara: fra destra e sinistra la differenza è genetica.

Sì, mi è finalmente apparso evidente che, mentre in tutti gli altri casi ci si può mescolare, contaminare, odorare e anche assaggiare, l’ideologia non fa sconti e non lascia scampo. In questa divisione fenotipica, in questo attorcigliamento di molecole  sta, invero, tutta la differenza ideologica che fa accapigliare tanto. Un muro, anzi una muraglia cinese divide irrimediabilmente i due schieramenti.

Nooo non è possibile, urlerà il sinistro. E la cultura? i libri studiati e letti più volte, i cineforum giovanili e i dibattiti infiniti sull’essere e il nulla? Tutto questo santoddio, dove lo mettiamo se l’apertura dello sguardo sull’infinito e la luce dipende solo da un microscopico vermicello, magari  intestinale? Il destro, più sbrigativamente, com’è nella sua inclinazione, liquida tutto  commentando solo: cazzate!

A questo punto della discussione, immancabilmente, c’è quello che col suo sorrisetto da prima comunione butta sul tavolo, con nonchalance, i nomi del sicuro poker: Tabacci, Letta e Prodi, i moderati di sinistra.  Dimostrazione, a suo dire, della compenetrazione dei generi, nella fattispecie, dei geni genetici. Vero, verissimo, di fronte a quei nomi una volta sarei stramazzato al suolo.

Una volta, però, prima dell’irrompere sulla scena del renzismo, cioè prima che il moderato Lawrence d’Arabia toscano invadesse la scena politica col suo caravanserraglio di maghi e fattucchiere leopoldiane, inneggiando a Macron  e a Obama, facendo e disfacendo governi a suo piacimento e declamando il Rinascimento in terra Saudita, un paese dove le donne hanno difficoltà a guidare liberamente per strada…Prima, appunto.    

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foto sulla confusione mentale? :3 | ask.fm/Le_migliori_frasi_di_sempre

L’uomo ha sempre bisogno di avere dei nemici. E’ una considerazione, sicuramente non originale,  che mi è venuta osservando i comportamenti delle persone che mi stanno attorno sui social e che frequentano e scrivono sui media. 

Si potrebbe fare l’esempio della pandemia e delle tante posizioni  che insorgono contro qualunque provvedimento venga preso, perché nulla va mai bene,  ma ciò che meglio testimonia, a mio parere, questa tendenza  è la politica.  Non si può, ad esempio, non notare   come alla semi-scomparsa della sinistra politica (ne rimane solo l’ombra, un pallido surrogato), faccia da contraltare, paradossalmente, una crescita esponenziale e immotivata di voci rabbiose  contro di lei, se non addirittura anticomuniste, di stampo quasi maccartista che  ci fa ripiombare negli anni cinquanta. 

E’ curioso questo fatto: nel momento in cui quella ideologia è tramontata, il mondo è pieno di persone, riviste letterarie, blog, che ne parlano contro, imputandole  tutti i mali, non solo del passato ma anche del presente.

Intellettuali e gente comune, che si dichiarano dissidenti e anticonformisti,  poi strombazzano unicamente contro una parte, quasi sempre solo quella, però.

Non è che senza quel nemico non riescono a  stare?

Anch’io spesso sono in disaccordo, critico e dissento, perché non sopporto chi non sa e non vuole mai mettersi in discussione. Come non amo  certo conformismo e buonismo (falso) da sacrestia. Ma se dissento lo faccio a trecentosessanta gradi e piglio, ovviamente, sberle da tutti. E’ questo il giusto prezzo da pagare se ci si vuole veramente appuntare sul petto la medaglia di intellettuali indipendenti!

Ma forse, come insegna la psicologia, quando si esce dal razionale le cose diventano più complesse e difficili da decifrare. Probabilmente siamo entrati in quel campo oscuro e ingestibile dell’aggressività umana, mai doma e mai sazia. Quella dell’estremismo, per intenderci, che deride le posizioni ragionevoli e si placa solo con lo scontro.

E allora sì  che abbiamo bisogno di un nemico verso cui scaricare le nostre rabbie e frustrazioni, e ne abbiamo talmente bisogno che, se non esiste, ce lo inventiamo.

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