Nel panorama drammatico, e sostanzialmente deprimente, che ha fatto da sfondo all’annus terribilis 2020, ogni notizia che non sia proprio pessima getta una luce di speranza, che rischiara le tenebre e che risolleva un po’ il concetto di fiducia. Nel campo dei fenomeni migratori, dell’accoglienza, dei processi d’integrazione, veniamo da anni di passi indietro, negligenze, insufficienze, scelte sbagliate, e spesso vere e proprie nefandezze. Per cui la notizia dell’approvazione in Senato, e speriamo imminente anche alla Camera, del disegno di legge che rivede i famigerati “decreti sicurezza” che portavano la firma di Salvini, non può che essere una buona notizia e in un certo senso fa tirare un sospiro di sollievo. Ma stiamo attenti a non rinunciare allo spirito critico e dormire sugli allori.
Indubbiamente, si ampliano le possibilità per tante persone di ottenere permessi di soggiorno, soprattutto coloro che in passato godevano della cosiddetta protezione umanitaria, e inoltre la convertibilità dei permessi di altro tipo in permessi di lavoro si è allargata, e c’è maggiore protezione, con l’impossibilità di espellere i richiedenti asilo che nei paesi di origine subiscano persecuzioni “di genere”. Molte persone destinate, secondo il Salvini-pensiero, a un destino di irregolarità senza senso alcuno, probabilmente avranno qualche possibilità in più di essere fra “i salvati”.
Doverosamente detto ciò, e davvero pensiamo che non sia poco, bisogna riflettere con attenzione alle insufficienze e agli aspetti negativi – e preoccupanti – della nuova disposizione. Sono tre i punti sui quali bisogna esercitare il dovere di critica e auspicabilmente di mobilitazione.
La gestione delle frontiere rimane per ora pessima, non si affronta di petto – come invece si dovrebbe – la questione della riforma del Regolamento di Dublino, e sostanzialmente si verificherà una situazione in cui la preoccupazione principale dei singoli paesi sarà quella di ridurre al minimo arrivi e accoglimento delle domande d’asilo. Fra l’altro, quelli che vengono definiti “luoghi idonei nelle disponibilità della Pubblica Amministrazione” verranno presumibilmente disposti solo sulle frontiere, senza portare quindi nessun sollievo alle popolazioni delle zone già oggi sotto pressione e con il rischio che si creino “campi”, che proprio nessuno vorrebbe, del tipo di quelli esistenti nelle isole greche.
La presenza di gruppi di soccorso, ONG o altri, che hanno salvato la vita a migliaia di persone, non viene riconosciuta e tanto meno auspicata. Certo, si è lontani un bel po’ da quella demenziale logica di criminalizzazione che portava a istituire di fatto il “reato di solidarietà”, ma rimane un atteggiamento di critica e di fastidio verso tali soggetti, tanto è vero che rimangono stabilite in una certa misura sanzioni e restrizioni per chi effettua vigilanza, ricerca e soccorso in mare e in terra, anche se dovrà essere la magistratura a decidere caso per caso se applicarle e probabilmente in molti casi non si ravviseranno gli estremi per comminare multe o altre ingiunzioni.
E poi il processo di costruzione di una vera accoglienza è tutto da (ri)costruire. La distruzione, da parte dei decreti Salvini, del sistema SPRAR, ha lasciato solo macerie e in un certo senso riportato all’anno zero non solo la nostra organizzazione dell’accoglienza, ma anche la nostra cultura giuridica in questo campo. E senza una mobilitazione vera, che sappia fare pressione nelle sedi giuste, non è detto che le Amministrazioni Locali muoiano dalla voglia di mettersi a studiare le soluzioni più avanzate, sostenibili ed umanamente adeguate. Anche perché il quadro politico non brilla certo né per stabilità né per convinzione solidaristica. Non solo l’attuale maggioranza parlamentare è complessivamente assai tiepida nell’affermare i principi che si dovrebbero affermare (e ricordiamoci che la “frana” nella filiera salvataggio-accoglienza-integrazione ebbe inizio tanto tempo addietro, e subì un’accelerazione particolare durante un governo di centrosinistra, con i decreti Minniti-Orlando), ma anche perché lo spettro di una maggioranza futura prossima di destra aleggia concretamente. Nel qual caso, non osiamo pensare (ma probabilmente lo immaginiamo bene) quali potrebbero essere le conseguenze.
Pippo Tadolini
Pippo Tadolini ha svolto per tutta la vita, e a Ravenna dal 1980, la professione di medico ospedaliero e territoriale. Ha militato nel PCI negli anni '70, poi nei Verdi, nel movimento pacifista e nel volontariato. Ha preso parte e coordinato per molti anni consecutivi missioni medico-chirurgiche in Guatemala con il gruppo "Amici di Rekko 7". E' consigliere territoriale della lista civica "Ravenna in Comune" nel forese sud, dove vive attualmente con la moglie Mirna e sette gatte.
Commenta (0 Commenti)Draghi o non Draghi. Hic Rhodus hic salta
Mi sono dibattuto per giorni, ma di fronte all’ostacolo, da altri (nemici) imposto, non c’è scampo. E’ qui che bisogna scegliere, è sul governo Draghi che bisogna pronunciarsi. Badate bene, sul governo Draghi, non sulla persona Draghi, sul suo passato, sulla sua cultura, sul suo background, sulle sue relazioni, sulla sua beatificazione o altro. Su ciò che sceglierà di essere in questo frangente e sulle garanzie che potrà dare su quello che farà a partire da ciò che è ed è stato. Molti scenari si possono disegnare, molta dietrologia si può immaginare, ma Draghi, capo del governo, farà solo ciò che le forze politiche e gli uomini e le donne che lo appoggiano in parlamento gli consentiranno di fare. Certo lui forte, loro deboli, indeboliti dalla scarsa rappresentatitività degli elettori (il rosatellum e il problema dei nominati, nel caso del Pd poi, in gran parte nominati da Renzi), i sostenitori di Conte (il nuovo centrosinistra) indeboliti dall’essersi lasciati sottrarre l’unico governo possibile basato su un’alleanza politica in questo parlamento; la destra costretta a un ruolo subordinato dalle sue divisioni e dalla sconfitta del 2018 (non dimentichiamolo!).
Valuto e ragiono non facendo finta di essere (come molti fanno sui social) un dirigente politico che deve decidere come schierare le sue truppe, ma come l’omino che sono, che ha dedicato una parte della sua vita quotidiana per molto (troppo) tempo all’impegno ed alla riflessione politica. Convinto che chi ci rappresenta, o per lo meno chi pretende di rappresentarci non può non tener conto di ciò che pensiamo e di ciò che di conseguenza poi faremo.
Prima questione. Sembra che Leu, presente in parlamento, stia per dividersi tra chi ci vuole stare e chi no. Non mi stupisce: LEU non è mai esistita. Nemmeno prima delle elezioni e per la mia piccola esperienza nemmeno durante la campagna elettorale. Pietro Grasso, degna persona, che appoggiai come leader pur considerando la scelta sbagliata, fu rapidamente messo da parte. Le “componenti” preesistenti, nella drammatica sconfitta elettorale prevalsero immediatamente, nel gruppo degli eletti c’è stato un mezzo fuggi fuggi dei soliti noti e note. Che si dividano
Leggi tutto: Dico la mia su Draghi o non Draghi. Hic Rhodus hic salta - di Alessandro Messina
Commenta (0 Commenti) Muoversi leggeri come farfalle e rondini, per vivere meglio.
È questo il senso di una decina di locandine appese, in prossimità delle scuole, da alcuni
attivisti dell'Associazione ambientalista Extinction Rebellion.
Sono disegni attraenti con un messaggio semplice: muoversi in bicicletta migliora la
vivibilità della città e contribuisce alla difesa dell'ambiente.
Si usa la fantasia per dialogare con i bambini, per produrre cittadinanza e creare luoghi
educativi, come insegna la pedagogia poetica di Gianni Rodari.
Le locandine hanno questa impronta culturale e civica che supera il paradosso della
disobbedienza civile della “affissione non autorizzata”, peraltro ammessa dagli autori.
Per comprendere l'azione degli attivisti bisogna allargare lo sguardo ben oltre l'uso dei
cosiddetti cartelli “educaciclisti”, usati come supporto per affiggere le locandine.
Cartelli di tipo prescrittivo, pressochè invisibili, dedicati ad un'unica categoria, i ciclisti.
L'educazione alla “sicurezza stradale” e sull'uso dello spazio pubblico, andrebbe rivolta ai
vari attori della strada; inoltre, sul piano della comunicazione, aggiungere altri cartelli
stradali non ha alcuna utilità.
La più efficace campagna “sulla sicurezza” passa attraverso la “riconquista” partecipata
dei luoghi, un tema che richiede l'adozione di una pedagogia dello spazio pubblico.
È un approccio basato su percorsi partecipativi (in uso da molti anni anche in Italia) che
coinvolgono tecnici, cittadini, scuole, per la progettazione di spazi e percorsi da
riconvertire e umanizzare.
Luoghi educanti, come dovrebbero essere i percorsi ciclo pedonali, realizzati in modo
appropriato per garantire una mobilità sicura e piacevole; o come molti spazi del centro
storico, di cui va recuperata la naturale funzione socializzante che oggi è negata
dall'invasività del traffico.
Inoltre, è proprio intorno alle scuole, dove gli ingorghi di auto producono evidenti infrazioni
alle norme di legge e al senso civico, che bisogna organizzare uno spazio educante.
Una strategia di cui a Faenza, a tutt'oggi, non vi è traccia, né sul piano culturale e ancor
meno a livello tecnico; basta fare un giro per rilevare una miriade di interventi casuali e
incongruenze di ogni tipo, compresa la stessa segnaletica stradale.
Invece si pensa di semplificare il tema della ciclabilità, richiamando all'ordine i ciclisti
indisciplinati, che certamente esistono.
Ma come dimostra la disciplina urbanistica, anche a Faenza la principale causa dei
comportamenti scorretti deriva dalle storture di una viabilità organizzata a misura di auto,
dove pedoni e ciclisti sono costretti ad “arrangiarsi” in spazi residuali e densi di ostacoli.
Da un tale contesto nasce il movente dei “ribelli” contro il degrado civico e ambientale.
I loro disegni, semplici ma efficaci, sollevano un tema cruciale di urbanità e di progresso
civico: la qualità dello spazio pubblico in relazione ai suoi usi.
Disegni che però “disturbano”; espressione ulteriore di uno sguardo critico sulla mobilità,
sulle lentezze amministrative, sui molti interventi inadeguati in materia di ciclabilità.
Criticità cresciute e stratificate negli anni, che incidono negativamente proprio sulla qualità
dello spazio pubblico, quindi della vivibilità, della mobilità di pedoni e ciclisti.
Nel corso degli ultimi venti anni si sono realizzate, in ambito extra cittadino, alcune piste
ciclabili utili; percorsi che però non si collegano al centro urbano in modo sicuro e agevole.
Un centro urbano in cui i percorsi ciclo pedonali si distinguono per la loro frammentazione,
approssimazione costruttiva, presenza di ostacoli e criticità che non ne favoriscono l'uso.
In centro storico, si è realizzato un unico intervento di rilievo a favore di ciclisti; si tratta
della pedonalizzazione di Piazza del Popolo e di Piazza della Libertà, avvenuta nel 2010.
Già dal 1977 costituivano il cuore dell'area di “rispetto”, istituita dall'Amministrazione
Lombardi che, salvo alcune differenze, è ancora la base dell'attuale delimitazione di area
pedonale e ztl.
Rispetto a 44 anni fa, quando l'indice di motorizzazione era quasi la metà dell'attuale, ben
poco è cambiato per la mobilità ciclo pedonale in centro storico.
Anzi la situazione è nettamente peggiorata col piano sosta del 2013, spacciato come
mobilità sostenibile, per la presenza di un bus elettrico in servizio tra centro e periferia.
In realtà si tratta di un comunissimo piano di tariffazione della sosta, che ha ridotto il centro
storico ad un unico parcheggio, intasando lo spazio pubblico con stalli a pagamento.
È la negazione della sostenibilità, che invece prevede la priorità di dare più spazio alla
mobilità di pedoni e ciclisti; il piano del 2013 va esattamente in direzione opposta.
Da oltre quattro anni si è in attesa di un PUMS, sul quale si sono prodotti fiumi di annunci.
Di recente si sono visti i primi passi, positivi, in materia di bike to work e i primi parziali
interventi per le zone di rispetto davanti alle scuole.
Nell'attuale scenario sconfortante, non deve sorprendere se un gruppo di giovani e creativi
ambientalisti esercita un motivato dissenso.
“Dimenticare” la norma sulle affissioni non sminuisce la finalità culturale dell'iniziativa;
l'Amministrazione Pubblica, invece di sanzionare l'affissione non autorizzata con una
multa, avrebbe potuto tenerne conto e limitarsi a un richiamo, anche considerando che
alcuni attivisti di Extinction Rebellion appartengono alla FIAB.
Pochi mesi fa, nella vicenda relativa alle barriere installate dall'Amministrazione Comunale
sulla ciclabile di viale Marconi e su quella per Borgo Tuliero, i ruoli si sono invertiti.
In quel caso “la distrazione” è stata dell'Amministrazione Pubblica, come indicato nel
decreto col quale il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha imposto la rimozione
delle suddette barriere in quanto “illegittime” (Prot. 0000443-02/10/2020).
Il suddetto Ministero era stato chiamato in causa da un ricorso inoltrato dalla FIAB.
Senza pensare lontanamente alla cosiddetta regola (non scritta) del contrappasso, cari
ciclisti “disturbatori”: «La legge è legge», come dice Fernandel a Totò.
Una lezione bisognava darla!
Inoltre, i “disturbatori” su due ruote pretendono con insistenza di correggere i tanti errori
della viabilità, che rendono difficile la vita a ciclisti e pedoni.
Anche se, come insegna Rodari, è più urgente “correggere gli errori”, che fare grandi
proclami.
Una lezione di ben altro livello!
Ca va sans dire
Gianmarco Carcioffi
designer
ex consulente di
Progettazione partecipata e comunicativa
Faenza, 1 Febbraio 2021
Adji Mbengue, Imola
Affaticati Carla, Montechiarugolo (PR)
Africano Marinella, Bologna
Agazio Domenico, Bologna
Agnusdei Francesca, Senigallia (AN)
Agresta Andrea, Rimini
Al Halabi Fady, Bologna
Albarani Claudia, Rimini
Alduini Silvia
Almansi Annalisa, Bologna
Ambrosino Daniella, Roma
Anelli Rosolino, Piacenza
Angius S. Paolo, Bologna
Antetomaso Cesare,ROMA
Antonozzi Juri, Roma
Arcangeli Angela, Rimini
Archetti Giorgio, Bologna
Argelli Rosanna, Faenza
Arianii Luciano, Firenze
Arrighi Anna
Aulizio Luigi, Rimini
Aulizio Rita, Cesena
Baccarini Antonella, Faenza
Bacchiocchi Aldo, Bologna
Baicchi Francesco, Pistoia
Baldisserri Marina, Imola
Baldocchi Umberto, Lucca
Balestri Floriano, Casalecchio di Reno (BO)
Barbieri Moreno
Bardi Vittorio
Bassi Roberto, Piacenza
Bazzi Ernestina, Reggio Emilia
Begliomini Barbara
Begliomini Ombretta
Begliomini Roberto
Bellei Patrizia, Bologna
Belliti Daniela, Pistoia
Bennici Laura, Firenze
Bergonzi Angela, Parma
Bergonzini Mauria, Bologna
Bernardini Monica, Bologna
Bertani Angela
Bertini Andrea, Imola
Bettini Jadranka, Bologna
Biagini Margherita, Firenze
Biondi Monica
Boilini Tania, Maranello (MO)
Bonacchi Rosalba, Pistoia
Bonardi Martino, Parma
Bonfatti Ivano
Borghesi Lucio
Borgioli Claudia, Limite sull'Arno
Bortolone Maria Rosaria, Firenze
Bresci Alberta, Pistoia
Brintazzoli Lya, Bologna
Brogi Giuseppe
Bruni Bianca
Bruni Gianni
Bruno Maura, Piacenza
Bursi Anna Rita
Burzacchini Anna
Busolini Gianni,Treviso
Caggioli Cristina, Bologna
Campagna Giuseppa, Roma
Campani Renata, Parma
Canigiani Loriana
Cannici Vincenzo, Pistoia
Capecchi Chiara
Capecchi Luigi
Casella Chiara, Piacenza
Caserta Sergio, Bologna
Casolari Loretta
Castellan Gianni, Montechiarugolo (PR)
Cesena Maura, Piacenza
Chiodarelli Mauro, Bologna
Ciardelli Luca, Piacenza
Ciarmoli Lucia, Roma
Cinti Paolo, Bologna
Cinti Sergio, Bologna
Ciotta Mirko
Cirillo Dora, Bologna
Ciurlia Maria Luisa, Rimini
Clarke Vanadia Giusy, Catania
ColaJanni Cinzia, Catania
Cottone Maurizio, Rimini
Cremaschi Marina, Bologna
Crepuscoli Corrado, Bologna
D'Amico Sebastiano
D’Orazio, Piacenza
Daghini Roberto, Pistoia
De Nicolo Mery, Rimini
De Rosa Letizia, Reggio Emilia
De Troia Alessandro, Pavia
De Troia Rosella, Rimini
De Troia Teresa, Bari
DeMusso Eleonora, Firenze
Di Capua Antonio, Pordenone
Di Carlo Giuseppe
Di Gennaro Fedele, Bologna
Di Giovanni Umberto, Siracusa
Di Matteo Francesco, Bologna
Di Rienzo Adriana, Bologna
Di Tirro Gennaro
Fadda Anna Rita
Fattori Antonella, Empoli
Fedi Aldo , Pistoia
Ferrari Algo, Reggio Emilia
Fidenzi Valerio, Terni
Fin Marta, Bologna
Fois Barbara, Cagliari
Fortuzzi Francesca, Bologna
Gaggioli Cristina, Bologna
Galizia Davide
Gallo Domenico, Roma
Gallori Ezio
Gamberini Laura, Bologna
Gavelli Liana
Ghinelli Maurizio, Rimini
Giannetto Fanio, Roma
Giontella Sabrina, Pordenone
Girlando Alberto, Parma
Giulietto Antonella, Rimini
Gobbo Laura, Roma
Godano Umberto, Bologna
Golinelli Sergio
Gradella Ferdinando , Parma
Grandi Alfiero, Roma
Groppi Patrizia
Gualerzi Nicoletta, Bologna
Guastini Dario, Pistoia
Gugliantini Giovanni, Roma
Gugliucci Liliana, Salerno
Iandolo Benedetta, Bologna
Innocenzi Elisa, Bologna
La Scala Rosa
Lai Laura
Lamacchia Roberto,Torino
Lazzaro Claudio, Roma
Lenzi Riccardo Loiano (BO)
Leotta Citto, Acireale
Lolli Silvia, Bologna
Lombardi Paolo
Longo Maria, Bologna
Lucchetta Cesare,Venezia
Maglieri Giuliano, Valdinievole (PT)
Manderino Silvia, Mestre
Mangianti Cesare, Rimini
Manna Angela
Marcheselli Laura
Marchini Lina, Parma
Marchini Luisa, Bologna
Marchioro Silvana, Bologna
Martelli Simonetta
Martino Leonarda, Bologna
Marzenka Matas, Firenze
Marzenka Matas, Firenze
Marzi Isabella
Massa Renato, Pistoia
Mastrangelo Rita
Masula Sergio, Rimini
Mattioni Fabrizia, Rimini
Mauceri Corrado, Firenze
Melandri Vittorio, Piacenza
Meliconi Maria Grazia, Bologna
Mezzatesta Francesco, Parma
Michelotti Sabrina, Parma
Minerali Fulvio, Bologna
Missiroli Fulvia, Ravenna
Modesti Paola, Milano
Montali Luca, Terni
Montani Melita
Montani Morgana
Mori Luca, Prato
Morini Angelo, Ravenna
Morini Ivan, Ravenna
Morselli Pierangela, Bologna
Nanni Catia, Imola
Nasuti Pierino, Reggio Emilia
Nepoti Stefania, Budrio BO
Niccolai Cinzia, Firenze
Nicoletti Roberta, Capannori
Onor Giancarlo,
Pacarini Roberto, Reggio Emilia
Pacini Pier Giorgio
Pani Renato,Treviso
Panico Loredana, Battipaglia
Papaleo Maria Grazia, Rimini
Pardi Pancho, Firenze
Parmigiano Gilda
Parmigiano Maria Celeste, Reggio Emilia
Pasolini Walter, Rimini
Pasotti Michele, Imola
Pasquali Roberto, Bologna
Pasquetti Ivo, Pistoia
Pasquino Gianfranco, Bologna
Patanè Rosario, Acireale
Patrizi Rosanna, Parma
Patuelli Maria Paola, Ravenna
Pazzagli Rossano, Val di Cornia
Pederzoli Vania, Modena
Perry Anne
Petris Valeria
Picciau Regina, Napoli
Pinotti Carla, Piacenza
Pisano Romeo, Bologna
Prodi Silvia, Reggio Emilia
Proietto Angela, Parma
Quintavalla Cristina, Parma
Rampello Elena, Parma
Ricci Clelia, Bologna
Ricciardi Giannoni Maria, Montechiarugolo (PR)
Rinaldi Loredana, Bologna
Riverso Roberto, Ravenna
Rizza Gabriele
Rizzitiello Giovanni Michele, Piacenza
Roberti Roberta, Parma
Romagnoli Patrizia, Bologna
Romito Elena
Romito Walter
Ronconi Franco, Forlì
Rosano Maria, Firenze
Rosetti Antonella, Ravenna
Rosi Mara, Bologna
Rota Andrea, Piacenza
Rotter Butera Luciana
Ruggeri Giancarlo, Reggio Emilia
Salerno Francesco, Piacenza
Sani Sandra
Santoro Laura, Firenze
Sasso Renza, Pistoia
Saviotti Massimo
Sbrana Maurizio, Lucca
Scandurra Enzo, Roma
Scandurra Enzo, Roma
Schiavo Luciano, Bologna
Scolari Cecilia, Piacenza
Sentimenti Mauro, Modena
Serio Francesco,Piacenza
Sirin Ghribi
Solimeno Paolo,Firenze
Somarè Elena
Sorrentino Natale, Pordenone
Taccini Maurizio, Maranello (MO)
Tadolini Giuseppe
Tanzini Tiberio, Empoli
Tarasco Pasquale, Avellino
Tentoni Mariolina, Rimini
Tesei Cinzia, Cervia
Tesei Massimo
Tocco Angelo
Tocco Rita, Maranello (MO)
Torrisi Giusy, Acireale
Tosi Saverio
Tough Patricia, Bologna
Trizio Marino
Urbinati Graziano, Rimini
Urbinati Milvia, Piacenza
Urbinati Nadia, Bologna
Vaiani Mauro
Varatta Antonio, Parma
Vermigli Antonio, Quarrata
Villone Massimo, Napoli
Wolf Stefania, Bologna
Zanetti Lodovico
Zardetto Rina, Reggio Emilia
Zoli Moreno, Forlì
Zorzetto Mario,Treviso
Ebbene sì, in questo scontro frontale fra opposti, fra il bianco e il nero, fra vaccinisti e novax, fra juventini e milanisti, fra vegetariani e carnivori, fra spettatori di canale 5 e tutti gli altri, fra amanti del mare e della montagna, fra Sanremo o Sanscemo, fra neomelodici e neolaureati, in questa continua e inutile querelle fra schieramenti contrapposti, una sola cosa mi è divenuta chiara: fra destra e sinistra la differenza è genetica.
Sì, mi è finalmente apparso evidente che, mentre in tutti gli altri casi ci si può mescolare, contaminare, odorare e anche assaggiare, l’ideologia non fa sconti e non lascia scampo. In questa divisione fenotipica, in questo attorcigliamento di molecole sta, invero, tutta la differenza ideologica che fa accapigliare tanto. Un muro, anzi una muraglia cinese divide irrimediabilmente i due schieramenti.
Nooo non è possibile, urlerà il sinistro. E la cultura? i libri studiati e letti più volte, i cineforum giovanili e i dibattiti infiniti sull’essere e il nulla? Tutto questo santoddio, dove lo mettiamo se l’apertura dello sguardo sull’infinito e la luce dipende solo da un microscopico vermicello, magari intestinale? Il destro, più sbrigativamente, com’è nella sua inclinazione, liquida tutto commentando solo: cazzate!
A questo punto della discussione, immancabilmente, c’è quello che col suo sorrisetto da prima comunione butta sul tavolo, con nonchalance, i nomi del sicuro poker: Tabacci, Letta e Prodi, i moderati di sinistra. Dimostrazione, a suo dire, della compenetrazione dei generi, nella fattispecie, dei geni genetici. Vero, verissimo, di fronte a quei nomi una volta sarei stramazzato al suolo.
Una volta, però, prima dell’irrompere sulla scena del renzismo, cioè prima che il moderato Lawrence d’Arabia toscano invadesse la scena politica col suo caravanserraglio di maghi e fattucchiere leopoldiane, inneggiando a Macron e a Obama, facendo e disfacendo governi a suo piacimento e declamando il Rinascimento in terra Saudita, un paese dove le donne hanno difficoltà a guidare liberamente per strada…Prima, appunto.
Commenta (0 Commenti)L’uomo ha sempre bisogno di avere dei nemici. E’ una considerazione, sicuramente non originale, che mi è venuta osservando i comportamenti delle persone che mi stanno attorno sui social e che frequentano e scrivono sui media.
Si potrebbe fare l’esempio della pandemia e delle tante posizioni che insorgono contro qualunque provvedimento venga preso, perché nulla va mai bene, ma ciò che meglio testimonia, a mio parere, questa tendenza è la politica. Non si può, ad esempio, non notare come alla semi-scomparsa della sinistra politica (ne rimane solo l’ombra, un pallido surrogato), faccia da contraltare, paradossalmente, una crescita esponenziale e immotivata di voci rabbiose contro di lei, se non addirittura anticomuniste, di stampo quasi maccartista che ci fa ripiombare negli anni cinquanta.
E’ curioso questo fatto: nel momento in cui quella ideologia è tramontata, il mondo è pieno di persone, riviste letterarie, blog, che ne parlano contro, imputandole tutti i mali, non solo del passato ma anche del presente.
Intellettuali e gente comune, che si dichiarano dissidenti e anticonformisti, poi strombazzano unicamente contro una parte, quasi sempre solo quella, però.
Non è che senza quel nemico non riescono a stare?
Anch’io spesso sono in disaccordo, critico e dissento, perché non sopporto chi non sa e non vuole mai mettersi in discussione. Come non amo certo conformismo e buonismo (falso) da sacrestia. Ma se dissento lo faccio a trecentosessanta gradi e piglio, ovviamente, sberle da tutti. E’ questo il giusto prezzo da pagare se ci si vuole veramente appuntare sul petto la medaglia di intellettuali indipendenti!
Ma forse, come insegna la psicologia, quando si esce dal razionale le cose diventano più complesse e difficili da decifrare. Probabilmente siamo entrati in quel campo oscuro e ingestibile dell’aggressività umana, mai doma e mai sazia. Quella dell’estremismo, per intenderci, che deride le posizioni ragionevoli e si placa solo con lo scontro.
E allora sì che abbiamo bisogno di un nemico verso cui scaricare le nostre rabbie e frustrazioni, e ne abbiamo talmente bisogno che, se non esiste, ce lo inventiamo.
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