“Un punto di partenza, ora serve concretizzare gli obiettivi. Il primo banco di prova sarà la prossima programmazione dei fondi UE.
I buoni obiettivi del Patto non cancellano le contraddizioni esistenti né gli interessi contrapposti che si misureranno nel confronto”.
Legambiente segnala la propria adesione al Patto Lavoro e Clima della Regione. Un’adesione fatta con la chiara consapevolezza che non si tratta di un punto di arrivo ma solo l’inizio di un percorso di confronto che dovrà dimostrare di attuare i principi (e gli obiettivi numerici) contenuti nel documento di intenti.
Di fronte ad un documento dagli obiettivi climatici ambiziosi (il 100% di rinnovabili al 2035 è una sfida enorme) non sfuggono le tante contraddizioni oggi presenti nelle programmazioni vigenti.
“La firma del Patto non elimina dunque le diversità di vedute e di interessi in campo né la nostra contrarietà alle tante opere sbagliate che consumano il territorio e che alimentano i drammatici effetti della crisi climatica. Riteniamo invece positivo che si sia superata l'esclusione a priori del mondo ecologista dal dibattito sulle scelte economiche e sociali e il confronto di questi mesi.” – commenta Legambiente
La scelta dell'associazione è infatti parte di un percorso iniziato da tempo, con l'istanza di superare gli inconcepibili limiti del precedente Patto per il Lavoro. Nella scorsa legislatura il Patto era aperto a tutta la società regionale (compresi, scuola, università, terzo settore), tranne che al mondo ecologista.
Si trattava di un patto dove la parola ambiente e Clima erano drammaticamente assenti, e che restituiva una rappresentanza della società regionale monca di sensibilità fondamentali. Mancanze che Legambiente ha criticato e stigmatizzato pubblicamente nella scorsa legislatura e a cui ha chiesto di porre rimedio subito dopo le ultime elezioni regionali. Dunque un cambio di metodo importante.
Per questo l’associazione ritiene coerente presentarsi al confronto con altri soggetti della società regionale.
“Riteniamo comunque che gli obiettivi numerici indicati dal documento di intenti sugli aspetti climatici siano importanti. Così come le dichiarazioni su diritti, legalità ed inclusione sociale. Sulla mobilità, finalmente è stato introdotto il tema della riduzione delle auto in circolazione.
Che questi obiettivi trovino applicazione, sarà tutto da dimostrare. Anche per questo abbiamo chiesto che ci fosse un sistema di monitoraggio ed indicatori sull'efficacia del Patto. Aspetto entrato nel documento, ma che dovrà poi essere declinato in dettaglio nella pratica. “
Il primo banco di prova dell'approccio della Regione sarà l'impostazione sull’utilizzo dei fondi Next Generation UE a livello locale. Un dibattito che chiama in causa il tema del clima come le modalità di società con cui uscire dalla crisi.
“Su tutti i temi di criticità aperti - dalle nuove autostrade, alle levate di scudi contro l'eolico in Romagna, dai poli logistici alla tutela della naturalità fluviale, allo stoccaggio della CO2 di Eni – manterremo sempre e comunque la piena autonomia di dissenso e di vertenza” – conclude.
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Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna
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