Nel corso di un breve incontro svoltosi venerdì 3 aprile nella sala Bigari, a Palazzo Manfredi, è stata presentata la pubblicazione che raccoglie gli atti del convegno tenutosi il 23 novembre 2013 nel 40º della morte di Adriano Savini.
Promossa dall’Anpi, dai sindacati Cgil Cisl e Uil e dall’Amministrazione comunale, l’iniziativa si propose di ricordare quel tragico evento e il contesto nel quale avvenne. La sera del 7 luglio 1973 Adriano Salvini, un bracciante iscritto alla Cgil, fu brutalmente ucciso a calci e pugni da un noto picchiatore neofascista, già responsabile con altri di una lunga catena di violenze, di intimidazioni e di provocazioni. Erano quelli gli anni delle stragi nere e del terrorismo, dei tentati colpi di Stato, della volontà di destabilizzare l’assetto democratico per aprire la strada a soluzioni autoritarie di stampo fascista.
Le relazioni e le testimonianze presentate nel corso del convegno del 23 novembre del ’73, oltre alla mostra documentaria allestita nel Salone delle Bandiere, riproposero in termini inequivocabili come l’assassinio di Salvini e il ferimento di altre due persone fossero la diretta conseguenza di quel clima e di quel progetto eversivo. Ed evidenziarono la ferma risposta unitaria dei faentini e di tutte le forze politiche e sociali democratiche.
Obiettivo dell’iniziativa era dunque ricondurre la memoria ad una corretta interpretazione di quella tragica pagina della storia recente di Faenza e riaffermare che “in una società civile e democratica violenze simili non devono più ripetersi”. Ma era anche l’invito all’Amministrazione comunale di rimuovere la targhetta fissata a fianco del nome di Adriano Salvini sulla lapide posta sotto il loggiato in piazza del Popolo a ricordo delle vittime del fascismo. Essa, in effetti,
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Commenta (0 Commenti)La proposta avanzata dall'assemblea nazionale dei delegati della Fiom, di rilancio della "Coalizione sociale" di cui abbiamo dato notizia (Finalmente Landini ha confessato...) prevede una serie di iniziative di mobilitazione:
L'Assemblea approva la proposta di iniziative di mobilitazione avanzata dalla Segreteria nazionale:
- una settimana di mobilitazione a partire dal 19 marzo con un pacchetto di 4 ore di sciopero per realizzare iniziative territoriali in difesa dell'occupazione, dei diritti e del lavoro e assemblee;
- di promuovere sull'insieme delle proposte definite una grande manifestazione nazionale per sabato 28 marzo 2015 a Roma;
- la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sugli appalti, a partire dalla giornata nazionale decisa dalla Cgil il prossimo 19 marzo; con il sostegno alla legge di iniziativa popolare sulla cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Inoltre la Fiom aderisce alla "giornata della memoria" per i morti di mafia promossa da Libera che si terrà a Bologna sabato 21 marzo 2015 e partecipa alla commemorazione del 70° della Liberazione e alla manifestazione nazionale promossa dall'Anpi il 25 aprile a Milano.
A questa proposta stanno arrivando diverse adesioni, diamo notizia di quella di un gruppo di militanti di associazioni ambientaliste Coalizione sociale: Noi ci stiamo! invitando associazioni e singoli a discuterne e aderire, anche a livello locale.
Commenta (0 Commenti)Un segnale contro la disaffezione alla politica
Fanno molto piacere, di questi tempi, i segnali di ritorno alla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Nelle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie nei settori del Pubblico Impiego e della Conoscenza (Scuola, Università, Formazione professionale ecc.), in Emilia-Romagna la partecipazione è stata del 70%: il dato è molto interessante, se si considera che alle recenti elezioni Regionali partecipò soltanto il 37% degli elettori. Va inoltre ricordato che, per la prima volta, erano ammessi al voto anche i lavoratori con contratto “precario”.
Si conferma anche in questo caso che la sfiducia nella classe politica e nei partiti non è un rifiuto di partecipare alla vita democratica del Paese:
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Ancor prima che Renzi producesse l'ultima forzatura, licenziando il decreto attuativo senza neppure prendere in considerazione le pur tenui proposte di modifica richieste dal Parlamento, chi ha contrastato l'approvazione del Jobs Act ha precisato come intende continuare ad opporsi.
Il direttivo nazionale della Cgil del 18 febbraio “ha discusso e definito le modalità di prosecuzione della mobilitazione a contrasto della legge delega sul lavoro e relativi decreti attuativi, dando così rappresentanza e continuità alla manifestazione del 25 ottobre 2014 e allo sciopero del 12 dicembre 2014”.
Anche Cisl e Uil hanno manifestato critiche, ma la Cgil non si limita a questo, ha avanzato la proposta di continuare la mobilitazione per contrastare gli effetti della legge delega e prepara una Proposta di Legge per un nuovo Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori, che abbia la caratteristica di riunificare il mondo del lavoro attraverso un processo di innovazione e di rafforzamento dei diritti e delle tutele” e “non esclude che tali percorsi possano essere sostenuti da proposte abrogative”. A questo fine la Cgil attiverà la consultazione straordinaria delle iscritte e degli iscritti...circa la possibilità di intraprendere un percorso abrogativo per il contrasto alla precarietà e per i diritti del lavoro che, qualora deciso, non potrà e non dovrà delegare ad altri questo terreno di iniziativa, che andrà reso autonomo da qualunque tentazione identitaria di nuove e vecchie ambizioni politiche”.
La Fiom è stata più netta, da per scontato che questo deve essere il percorso: “predisporre un progetto di legge di iniziativa popolare per un nuovo Statuto dei diritti...e intraprendere un coerente percorso referendario abrogativo della recente legislazione in materia di lavoro e contrattazione” e a questo fine ha avanzato diverse iniziative di mobilitazione (vedi decisioni assemblea di Cervia).
Contemporaneamente l'Associazione Nazionale dei Giuristi Democratici ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Jobs Act, Presidente non firmi quella legge, nella quale si evidenziano profili di incostituzionalità ed eccessi di delega nel decreto, con la richiesta di rinvio al Governo, ai fini del riesame.. per ...stimolare il Governo ad opportuni ripensamenti.
Più che le interviste e gli articoli su il manifesto o il Fatto quotidiano, o le risposte agli sprezzanti attacchi di Renzi, è stata l'assemblea nazionale dei delegati Fiom, svolta a Cervia il 27 e 28 febbraio, a chiarire cos'è la “coalizione sociale” di cui Landini, e anche Rodotà, hanno tornato a parlare recentemente.
Già nella convocazioni delle manifestazioni e degli scioperi indetti dalla Fiom, e della Cgil, nell'autunno scorso, si poteva leggere: Una manifestazione che serva ad avviare una vertenza che dovrà coinvolgere tutte e tutti, a riunificare le lotte per il lavoro e a costruire una coalizione sociale fatta di lavoratori, studenti, precari, disoccupati e migranti, capace di realizzare un reale cambiamento delle politiche economiche e sociali...; ma nella discussione svolta a Cervia si è precisato meglio cosa si vuole intendere. (Leggi l'articolo di Loris Campetti)
Nel documento finale votato, si legge tra l'altro: “Nella storia degli ultimi 100 anni la Fiom e la Cgil hanno svolto un ruolo di rappresentanza generale degli interessi del mondo del lavoro e di affermazione di un’idea di stato sociale come strumento essenziale per i diritti fondamentali della persona: lavoro, salute, istruzione.
Tutto ciò oggi è messo in discussione, compresa la trasformazione del sindacato da soggetto confederale e generale a sindacato di mercato aziendale e corporativo.
Per queste ragioni la prosecuzione di una mobilitazione capace di realizzare un reale cambiamento delle politiche economiche e sociali del Governo ha bisogno di offrire un terreno di riunificazione del mondo del lavoro attraverso la costruzione di un’ampia coalizione sociale che abbia nella realizzazione dei princìpi fondamentali della Costituzione la propria base programmatica e di trasformazione della società.
Esistono nel paese emergenze fondamentali: quella ambientale, quella del lavoro, la privatizzazione del welfare e dei servizi, quella culturale, il superamento delle diseguaglianze, quella della corruzione e dell'illegalità.
I temi su cui agire hanno una dimensione europea e territoriale: l’Europa indirizza e detta tutte le scelte dei nostri paesi ed è per noi il luogo di unificazione delle rivendicazioni politiche e sociali e di trasformazione generale, per cambiare le regole d’ispirazione liberista che oggi governano l’Ue, per l’unità e la mobilitazione delle lotte e dei sindacati europei su questi temi; il territorio è il luogo di coalizione e azione per rappresentare i bisogni e costruire i nuovi diritti e poteri di tutte le forme del lavoro subordinato.
L'Assemblea nazionale della Fiom dà, pertanto, mandato alla Segreteria nazionale di attivarsi a tal fine a partire dal coinvolgimento delle associazioni, dei movimenti e delle personalità che in questi anni si sono battute nel nostro paese per affermare tali valori e tali princìpi, per coinvolgere tutte e tutti, riunificare le lotte per il lavoro e costruire una coalizione sociale fatta di lavoratori, studenti, precari, disoccupati e migranti, capaci di realizzare un reale cambiamento delle politiche economiche e sociali. Tali iniziative dovranno svilupparsi e qualificarsi anche in diffuse azioni nei territori, in coordinamento con l’azione e l’iniziativa nazionale.
Infatti la Fiom si è già messa in moto, anche a Ravenna venerdì prossimo, 6 marzo alle 15 alla Camera del lavoro, ha indetto un incontro “con tutte le forze politiche e le associazioni con le quali è possibile avere diversi punti in comune”.
Tutte queste forze sono invitate a partecipare attivamente alla preparazione di una grande manifestazione nazionale per sabato 28 marzo 2015 a Roma, sull'insieme delle proposte definite.
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L'imminente tornata elettorale per l'elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Faenza finora ha suscitato un dibattito in sordina. Ogni qual volta è venuto alla ribalta un tema che poteva causare dei rischi per la tenuta della Giunta, Giovani Malpezzi ha manifestato una certa abilità di manovra, riuscendo a dribblarlo.
Così è stato per le tesi revisioniste da lui sostenute nel corso delle commemorazioni ufficiali della Resistenza antifascista, nei primi due anni del suo mandato. La sostanziale equiparazione tra i Partigiani ed i combattenti della RSI, riuniti sotto l'ampio mantello della “buona fede”, fu accolta, a Sinistra, con stupore ed amarezza.
La “vexata quaestio” del piano del traffico si è gradualmente sgonfiata, soprattutto per l'ottusità dei suoi oppositori, tutti tesi a difendere il traffico automobilistico sempre ed ovunque, in un centro storico che rischiava il collasso. Il piano ha raggiunto buona parte dei suoi obiettivi: il traffico nel centro si parzialmente è ridotto; si può, e si deve, ora ragionare del raggiungimento di obiettivi più ambiziosi, come l'ampliamento dell'isola pedonale e l'aumento degli autobus elettrici.
Su questo punto Malpezzi è stato indubbiamente aiutato dal tempo a sua disposizione: la scadenza elettorale
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